Roma, 20 aprile 2001 - Documento audiovideo dell'intervista-filodiretto con il leader di Democrazia europea e candidato candidato sindaco al comune di Roma, Segio D'Antoni.
In studio, Roberto Iezzi. "Abbiamo un progetto di lunga durata".
Così D'Antoni risponde ai dubbi circa una possibile sconfitta elettorale di Democrazia europea, che dopo la rottura delle trattative con la Casa delle libertà rischia di non superare lo sbarramento del quattro per cento al proporzionale e di non entrare in Parlamento.
"Quello del 13 maggio è un appuntamento sicuramente importante, ma noi puntiamo molto più … avanti, verso la ricostruzione del centro nel nostro paese, verso il superamento degli attuali schieramenti e di questo falso bipolarismo".
L'ex leader della Cisl ribadisce le critiche agli schieramenti di centrodestra e centrosinistra, e li mette sullo stesso piano.
"È vero - spiega - che la sinistra non è stata capace di governare in questi cinque anni e di affrontare i problemi veri del paese come il divario tra nord e sud e la disoccupazione.
Ma è anche vero che le contraddizione interne alla coalizione i centrodestra sono enormi e che quindi, una volta al potere, avrà gli stessi problemi di governabilità che ha avuto il centrosinistra". La proposta politica di Democrazia europea va quindi nella direzione di un superamento dell'attuale sistema politico.
E D'Antoni vede nella riforma istituzionale e in una nuova legge elettorale sul modello tedesco l'unica via per attuare questo superamento.
L'obiettivo è quello di una "riaggregazione al centro", cioè una riproposizione dell'equilibrio politico precedente all'introduzione del maggioritario col referendum votato dagli italiani nel '93. Questa, in sostanza, la proposta politica di Democrazia europea, che proprio sula sua realizzazione è pronta a cercare un accordo nel prossimo Parlamento con la coalizione che vincerà il 13 aprile le elezioni.
D'Antoni assicura infatti che nella prossima legislatura sarà all'opposizione, ma avrà "un atteggiamento collaborativo" con quella maggioranza "che farà questa legge elettorale". Comunque, il leader di Democrazia europea non parla solo di legge elettorale e affronta anche il tema della scarsa informazione politica nel nostro paese, che soprattutto negli ultimi mesi i radicali hanno ripetutamente denunciato, fino a coinvolgere lo stesso Presidente della Repubblica.
"Più crescevamo, più c'era un'azione di oscuramento".
Questa l'accusa di D'Antoni che, dopo la scelta di correre da solo alle politiche, si è visto chiudere in faccia gli spazi televisivi che gli erano stati invece garantiti quando sembrava possibile un suo accordo elettorale con uno dei due poli. Adesso D'Antoni associa la sua voce a quella dei Radicali e denuncia la "lesione degli spazi democratici di questo paese".
Anche se non condivide la proposta avanzata nei giorni scorsi da Emma Bonino di istituire un osservatorio internazionale e per assicurare le garanzie democratiche e la regolarità delle elezioni nel nostro paese.
"Penso - spiega a questo proposito il leader di Democrazia europea - che l'Italia abbia una sua solidità democratica e non abbia bisogno di questi interventi esterni". Polemica con i radicali anche sui temi della libertà di ricerca scientifica e della libertà economica.
Per D'Antoni, "l'embrione è vita".
E aggiunge: "la posizione della Chiesa, e quella che tanti cattolici, come me, hanno circa i limiti della ricerca scientifica, va rispettata".
Questo perché - spiega "non è dimostrato il rapporto tra la libertà di ricerca e la possibilità di curare malattie che non si possano curare rispettando anche certi limiti etici nella ricerca". Anche sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori la pensa diversamente da chi lo scorso anno propose un refendum per abolirlo.
"È un articolo di tutela e di deterrenza, circa comportamenti unilaterali di molti imprenditori, che altrimenti ricorrerebbero molto più spesso al licenziamento.
Il problema vero è garantire in tempi brevissimi, al massimo tre mesi, la soluzione dei contenzioni tra lavoratori e imprese". .
In studio, Roberto Iezzi. "Abbiamo un progetto di lunga durata".
Così D'Antoni risponde ai dubbi circa una possibile sconfitta elettorale di Democrazia europea, che dopo la rottura delle trattative con la Casa delle libertà rischia di non superare lo sbarramento del quattro per cento al proporzionale e di non entrare in Parlamento.
"Quello del 13 maggio è un appuntamento sicuramente importante, ma noi puntiamo molto più … avanti, verso la ricostruzione del centro nel nostro paese, verso il superamento degli attuali schieramenti e di questo falso bipolarismo".
L'ex leader della Cisl ribadisce le critiche agli schieramenti di centrodestra e centrosinistra, e li mette sullo stesso piano.
"È vero - spiega - che la sinistra non è stata capace di governare in questi cinque anni e di affrontare i problemi veri del paese come il divario tra nord e sud e la disoccupazione.
Ma è anche vero che le contraddizione interne alla coalizione i centrodestra sono enormi e che quindi, una volta al potere, avrà gli stessi problemi di governabilità che ha avuto il centrosinistra". La proposta politica di Democrazia europea va quindi nella direzione di un superamento dell'attuale sistema politico.
E D'Antoni vede nella riforma istituzionale e in una nuova legge elettorale sul modello tedesco l'unica via per attuare questo superamento.
L'obiettivo è quello di una "riaggregazione al centro", cioè una riproposizione dell'equilibrio politico precedente all'introduzione del maggioritario col referendum votato dagli italiani nel '93. Questa, in sostanza, la proposta politica di Democrazia europea, che proprio sula sua realizzazione è pronta a cercare un accordo nel prossimo Parlamento con la coalizione che vincerà il 13 aprile le elezioni.
D'Antoni assicura infatti che nella prossima legislatura sarà all'opposizione, ma avrà "un atteggiamento collaborativo" con quella maggioranza "che farà questa legge elettorale". Comunque, il leader di Democrazia europea non parla solo di legge elettorale e affronta anche il tema della scarsa informazione politica nel nostro paese, che soprattutto negli ultimi mesi i radicali hanno ripetutamente denunciato, fino a coinvolgere lo stesso Presidente della Repubblica.
"Più crescevamo, più c'era un'azione di oscuramento".
Questa l'accusa di D'Antoni che, dopo la scelta di correre da solo alle politiche, si è visto chiudere in faccia gli spazi televisivi che gli erano stati invece garantiti quando sembrava possibile un suo accordo elettorale con uno dei due poli. Adesso D'Antoni associa la sua voce a quella dei Radicali e denuncia la "lesione degli spazi democratici di questo paese".
Anche se non condivide la proposta avanzata nei giorni scorsi da Emma Bonino di istituire un osservatorio internazionale e per assicurare le garanzie democratiche e la regolarità delle elezioni nel nostro paese.
"Penso - spiega a questo proposito il leader di Democrazia europea - che l'Italia abbia una sua solidità democratica e non abbia bisogno di questi interventi esterni". Polemica con i radicali anche sui temi della libertà di ricerca scientifica e della libertà economica.
Per D'Antoni, "l'embrione è vita".
E aggiunge: "la posizione della Chiesa, e quella che tanti cattolici, come me, hanno circa i limiti della ricerca scientifica, va rispettata".
Questo perché - spiega "non è dimostrato il rapporto tra la libertà di ricerca e la possibilità di curare malattie che non si possano curare rispettando anche certi limiti etici nella ricerca". Anche sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori la pensa diversamente da chi lo scorso anno propose un refendum per abolirlo.
"È un articolo di tutela e di deterrenza, circa comportamenti unilaterali di molti imprenditori, che altrimenti ricorrerebbero molto più spesso al licenziamento.
Il problema vero è garantire in tempi brevissimi, al massimo tre mesi, la soluzione dei contenzioni tra lavoratori e imprese". .
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