14 APR 2004

CSM - Plenum del 14 aprile 2004, seduta antimeridiana

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 3 ore 24 min

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Registrazione di "CSM - Plenum del 14 aprile 2004, seduta antimeridiana", registrato mercoledì 14 aprile 2004 alle 00:00.

La registrazione ha una durata di 3 ore e 24 minuti.
  • Presidente apre i lavori e riassume il percorso seguito dal CSM nella scrittura della relazione

    Discussione sugli emendamenti concordati <strong>Indice</strong><br>La seduta ha inizio <strong>alle 9.48</strong><br>Presidenza del vicepresidente <strong>Virginio Rognoni</strong> <strong>Relazione al Parlamento ex art. 28 del regolamento del CSM: relazione sullo stato dell'amministrazione della giustizia in conformità all'ordine del giorno approvato dal Senato della Repubblica il 29 gennaio 1969</strong> <br>E' presente il Ministro della Giustizia
    0:00 Durata: 2 min 41 sec
  • Presidente e poi il relatore Berlinguer che fà propri gli emendamenti di Aghina

    0:02 Durata: 24 sec
  • Presidente su alcune correzioni formali da accogliere

    0:03 Durata: 44 sec
  • Giovanni Berlinguer (membro laico(DS)), Presidente della Sesta Commissione, relatore

    Relazione
    0:03 Durata: 20 min 58 sec
  • Wladimiro De Nunzio (Unicost), Giuseppe Salmè (MD), Francesco Lo Voi (MI)

    Discussione
    0:24 Durata: 46 min 47 sec
  • Giuseppe Di Federico (membro laico(FI)), Presidente della Nona Commissione, Ernesto Aghina (Movimento per la giustizia), Presidente dell'Ottava Commissione, Maria Giuliana Civinini (MD)

    1:11 Durata: 39 min 33 sec
  • Nicola Buccico (membro laico(AN)), Carmine Stabile (Unicost), Gianfranco Schietroma (membro laico(SDI))

    1:51 Durata: 36 min 6 sec
  • Giovanni Salvi (MD), Presidente della Prima Commissione,Giovanni Mammone (MI), Giuseppe Meliadò (Unicost)

    2:27 Durata: 24 min 19 sec
  • Luigi Marini (MD), poi De Nunzio in replica segnala un errore di Di Federico

    2:51 Durata: 7 min 14 sec
  • Giovanni Berlinguer (membro laico(DS))

    Replica del relatore
    2:58 Durata: 15 min 53 sec
  • Virginio Rognoni, vicepresidente CSM, si rivolge direttamente a Roberto Castelli, ministro della Giustizia, presentando la relazione; interviene brevemente il relatore per una precisazione

    3:14 Durata: 4 min 57 sec
  • Antonio Marotta (membro laico(UDC)), Presidente della Quarta Commissione; il Presidente commenta la dichiarazione di voto e poi indice la votazione

    <em>Approvata</em> con 5 voti contrari<br>La seduta termina <strong>alle 13.14</strong> <strong>Il CSM nelle agen</strong> GIUSTIZIA: ROGNONI, RELAZIONE CSM CONTRIBUTO A RIFORMA <br>FORMAZIONE TOGHE UTILE PER INDIPENDENZA,EFFICIENZA ED EUROPA (ANSA) - ROMA, 14 APR - La relazione in Parlamento che il Csm sta discutendo stamani alla presenza del ministro Castelli, e' ''un arricchimento di quel contributo di idee e di esperienza istituzionale'' che il Csm ha gia' dato sulla riforma dell' ordinamento giudiziario ''con ben due pareri sui disegni legislativi del Governo''; un contributo ''da cui si auspica possa trarre beneficio una riforma ordinamentale capace di dare adeguate risposte ai crescenti bisogni di giustizia della societa' italiana ed europea''. Cosi' il vicepresidente del Csm, Virginio Rognoni, ha aperto la discussione sulla relazione che e' dedicata al tema della formazione dei magistrati. Il documento, ha spiegato Rognoni, ''coglie l' utilita' della formazione professionale sul piano dell' irrobustimento dei principi di autonomia e di indipendenza, su quello dell' incremento di efficienza del servizio giudiziario, su quello, infine, della contribuzione al rafforzamento della cooperazione giudiziaria europea e, meglio ancora, della diffusione di una cultura giudiziaria di tipo europeo''. ''L' affinamento delle capacita' professionali - ha insistito il numero due di Palazzo dei Marescialli - e' la via privilegiata per dare effettivita' ai valori costituzionali di autonomia e indipendenza''. Oltretutto, ha fatto notare ancora Rognoni, ''la pluralita' delle fonti normative e la crescente difficolta' delle questioni da risolvere esigono un continuo sforzo formativo''; sforzo ''ancor piu' necessario nell' attuale contesto storico-istituzionale, in cui matura una fase importante del processo di unificazione dell' Europa, come luogo di diritti e di liberta', che non puo' fare a meno di un forte apporto della giurisdizione''. GIUSTIZIA: CSM; SCUOLA AUTONOMA E NO A CONCORSI SEPARATI <br>APPROVATA RELAZIONE AL PARLAMENTO (ANSA) - ROMA, 14 APR - No a concorsi separati di accesso in magistratura per giudici e pm, e riconoscimento dell' ''autonomia necessaria'' alla Scuola della magistratura, cui dovranno essere garantiti comunque gli indispensabili ''collegamenti con il Csm''. Al Consiglio spetta, infatti, in base alla Costituzione,''coordinare e indirizzare la crescita professionale dei magistrati'', che deve costituire la vera ''priorita' '' di un programma riformatore della giustizia, a maggior ragione in vista della costruzione di uno spazio giuridico europeo e dunque di un diritto comune. E' il messaggio che Palazzo dei Marescialli rivolge al Parlamento nella sua relazione annuale alle Camere approvata dal plenum del Csm alla presenza del ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Il documento e' passato a larga maggioranza (21 si') con il voto contrario dei cinque laici del Polo, che hanno contestato sia i contenuti della relazione sia la ''tendenza del Csm a farsi consulente del Parlamento''. Tra i favorevoli anche il vice presidente del Csm, Virginio Rognoni, il primo presidente della Cassazione, Nicola Marvulli, e il procuratore generale dela cassazione Francesco Favara. Si tratta di una novantina di pagine, dedicate alla questione della formazione di giudici e pm e in cui ci sono riferimenti espliciti alla riforma dell'ordinamento giudiziario cosi' come approvata dal Senato. Della riforma licenziata dal Senato, il Csm contesta apertamente alcune delle scelte compiute. Come quella di aver previsto di fatto ''una duplicita' di concorsi'' per l'accesso in magistratura, diversi per giudici e pm. Un'innovazione che ''sembra scarsamente funzionale all'obiettivo prefisso'', quello di ''privilegiare una valutazione di attitudine specialistica alle funzioni'', visto che finira' per cancellare l'attuale tirocinio generico, in cui sperimentare entrambe le funzioni, con il risultato che ''l'unico vaglio di adeguatezza alle funzioni sara' costituito dal momento concorsuale''. Ma che e' anche ''incoerente'' con il sistema della formazione pre- concorsuale delle Scuole di specializzazione, il cui obiettivo formativo principale ''e' esaltare i caratteri culturali comuni delle professioni di magistrato, giudice e pubblico ministero, ed avvocato''; tanto piu' che giudice e pm, fa notare il Csm, ''per previsione costituzionale appartengono allo stesso ordine giudiziario''. Al di la' del concorso di accesso, il Csm pone i suoi ''paletti'' sulla formazione che deve accompagnare tutta la vita professionale del magistrato. Non ci deve essere ''imposizione di modelli di comportamento o valori precostituiti, che finirebbero inevitabilmente per intaccare l'autonomia'' di giudici e pm, avverte il Consiglio. E alla Scuola della magistratura va assicurata ''ampia autonomia, riconoscendole liberta' di programmazione e di gestione dei corsi e indipendenza culturale''; il tutto prevedendo pero' ''i necessari collegamenti con il Consiglio superiore, cui la Costituzione assegna la funzione, nell'ambito delle attribuzioni previste dall'art. 105 di coordinare e indirizzare la crescita professionale dei magistrati nella salvaguardia dei valori dell' indipendenza e dell'autonomia''. La formazione dei magistrati, che - e' stato detto - e' condizione per assicurare efficienza al servizio giustizia e per rendere concreta l'autonomia e l'indipendenza dei magistrati, deve costituire una priorita' della politica della giustizia; a maggior ragione nel momento in cui si sta costruendo un diritto europeo e dunque non e' piu' possibile ragionare in termini solo nazionali: questo il filo conduttore del dibattito che ha preceduto il voto. E sulla prospettiva europea ha insistito soprattutto il relatore del documento licenziato dal plenum, il laico dei Ds Luigi Berlinguer, presidente della Commissione Riforma di Palazzo dei marescialli, che giudica questo processo ''inarrestabile'' e percio' considera gli euroscettici ''sconfitti in partenza'' : ''il diritto comune europeo va avanti loro malgrado'', i nostri giudici sono gia' ''sempre meno giudici italiani e piu' giudici europei'' , ha avvertito. E per favorire al meglio la costruzione di uno spazio giuridico comune bisogna ''cambiare la mentalita' dei nostri magistrati, la loro cultura giuridica, la loro preparazione''. Dunque ''l'adeguata formazione professionale dei magistrati deve divenire parte di una strategia politica''. Le uniche voci dissonanti, quelle dei laici della Cdl. Al di la' del problema se il Csm possa o no rivolgersi al Parlamento con una sua relazione, il gruppo ha espresso aperto dissenso per l'indicazione di lasciare affidata agli stessi magistrati la loro formazione: ''l'autoformazione autarchica e' del tutto insoddisfacente - ha fatto notare Nicola Buccico (An)- ed e' un limite culturale che va superato nell'interesse della stessa magistratura''. PLENUM APPROVA RELAZIONE, LAICI CDL VOTANO CONTRO Roma, 14 apr. - (Adnkronos) - Scuola della magistratura si', a patto pero' che abbia ''ampia autonomia'' e assegnando al Csm ''un potere generale di indirizzo programmatico'', cosi come e' scritto in Costituzione. No ad un sostanziale doppio concorso per l'accesso in magistratura di pm e giudici, che mette a ''rischio'' l'unitarieta' della funzione giudiziaria. E' il messaggio che il Csm invia al Parlamento nella 'Relazione' approvata dal plenum oggi, alla presenza del ministro della Giustizia Roberto Castelli. Un documento che era stato proposto dalla Commissione Riforma all'unanimita'. Un consenso che non si e' raggiunto anche in plenum: la relazione e' stata infatti approvata a larga maggioranza, con il voto contrario dei cinque consiglieri laici della Cdl. A favore hanno votato invece i 16 togati, i due laici di centrosinistra, il primo presidente e il pg della Cassazione, assieme al vicepresidente del Csm Rognoni. I laici del centrodestra hanno contestato innanzitutto la competenza del Csm ad intervenire con un documento come quello approvato oggi: il Consiglio, ha spiegato Giuseppe Di Federico (Fi), non e' legittimato ''ad essere il consulente del Parlamento''. Ma il loro 'no' e' stato dettato anche da una non condivisione di ''contenuti e prospettive'' della relazione: ''Un sitema di autoformazione non e' il migliore'', ha detto Nicola Buccico, sottolineando comunque come la formazione dei magistrati sia ''un problema centrale che riguarda tutta la societa'''. Nella 'Relazione' il tema della formazione delle toghe e' indicato come la ''priorita''' di un programma di riforma: rappresenta ''uno strumento fondamentale per garantire l'effettiva indipendenza e autonomia'' di giudici e pm e ''per elevare qualitativamente il servizio reso dalla magistratura alla comunita''', sostiene il Csm. Ed e' importante anche per l'affermarsi di una ''cultura giuridica europea'' dei magistrati italiani. Nel documento l'organo di autogoverno delle toghe affronta anche alcuni capitoli della riforma dell'ordinamento giudiziario, secondo la versione approvata dal Senato. Un testo del quale il Csm contesta apertamente alcune delle scelte. La formazione dei magistrati, e' scritto nella Relazione di quasi 90 pagine, deve essere ''di qualita'''. Una formazione ''permanente di alto livello'' che deve fornire gli strumenti per interpretare ''autonomamente'' le norme e avere ''piena responsabilita' delle decisioni''. Si entra quindi nel merito di alcune delle proposte di riforma dell'ordinamento giudiziario. A cominciare dalla ''duplicita' di concorsi'' per entrare in magistratura, che ''attenua l'efficacia valutativa delle specifiche attitudini'' assicurata invece dall'attuale meccanismo di accesso, ''fondato sull'unico concorso e sull'unico tirocinio''. ''Ma quel che piu' sembra incoerente -segnalano i consiglieri di Palazzo dei Marescialli- e' che si senta il bisogno di diversificare sin da subito, e ancor prima dell'accesso in magistratura, i profili funzionali del giudice e del pm, che comunque, per previsione costituzionale, appartengono allo stesso ordine giudiziario, quando invece l'obiettivo formativo principale e' di esaltare i caratteri culturali comuni delle professioni di magistrato, giudice e pm, e avvocato. Il rischio -si avverte- e' che si sacrifichi, in nome di una esasperata specializzazione professionale, il bisogno di mantenere l'unitarieta' della funzione giudiziaria''. Ma, al di la' del concorso di accesso, il Csm fissa i suoi 'paletti' sulla formazione che deve accompagnare tutta la vita professionale del magistrato. Senza pero' ''imposizione di modelli di comportamento o valori precostituiti, che finirebbero inevitabilmente per intaccare l'autonomia'' di giudici e pm, avverte il Consiglio. Si arriva cosi' all'organismo che dovra' occuparsi della formazione delle toghe, la 'Scuola della magistratura'. La struttura attuale ha ''limiti intrinseci'', ammettono i consiglieri di Palazzo dei Marescialli, mentre ''soltanto un organismo dotato di risorse, mezzi e strutture proprie, di personale a tempo pieno, di autonomia gestionale, puo' essere in grado di erogare la formazione professionale in modo regolare, programmatico e universale''. Si tratta della struttura che dovra' formare i 9.132 magistrati attualmente in servizio (l'organico dovrebbe essere di 10.109), ai quali sarebbe bene aggiungere anche le quasi 10.000 toghe onorarie, che ''andrebbero coinvolte, quanto meno al momento della nomina, in un programma di formazione''. La realizzazione di una 'Scuola della magistratura' ''non e' piu' rinviabile'', sostiene ancora il Csm, che considera necessaria ''una formazione stabile e strutturata al suo interno''. Sarebbe ''una delle riforme in grado di coniugare al meglio l'espansione qualitativa del lavoro giudiziario con la tutela dei valori propri della giurisdizione''. Ma c'e' un ''rischio'' da evitare: la formazione dei magistrati non deve tradursi ''in uno strumento di omogeneizzazione delle soluzioni giurisprudenziali''. Non si tratta infatti di ''costruire percorsi decisionali precostituiti'', ma di ''fornire gli strumenti'' che consentano al magistrato ''di trovare da solo le soluzioni sostanziali piu' corrette e adeguate al caso concreto''. Il progetto della 'Scuola della magistratura' va realizzato quindi nel solco dei principi scritti in Costituzione, premette l'organo di autogoverno delle toghe: sia sul ruolo del Csm che sui compiti che spettano al ministero della Giustizia. In questo contesto, la struttura formativa deve avere ''ampia autonomia'', ''liberta' di programmazione e gestione dei corsi'' e la ''necessaria indipendenza culturale''. Ma non va ''isolata e avulsa dal contesto ordinamentale'', mantenendo quindi ''i necessari collegamenti con il Csm, cui la Costituzione assegna la funzione, nell'ambito delle attribuzioni previste dall'art. 105 di coordinare e indirizzare la crescita professionale dei magistrati nella salvaguardia dei valori dell'indipendenza e dell'autonomia''. Per questo, al Csm va riconosciuto ''un potere generale di indirizzo programmatico e di verifica degli indirizzi'' della 'Scuola', in modo da rendere il Consiglio ''motore di indirizzo e coordinamento'' dell'attivita' formativa. Deve essere garantita poi ''una forma di collegamento istituzionale con il ministero della Giustizia'', sia nella ''scelta e nomina'' dei dirigenti della 'Scuola'' che nella ''interlocuzione'' con il Csm sui programmi. Autonomia va assicurata sul piano delle risorse. Infine, il capitolo sull'Europa unita. Occorre non solo ''un adeguamento degli standard di giustizia'' tra gli Stati membri, ma anche ''la realizzazione di una cultura nuova che faccia sentire il giudice nazionale come partecipe di una realta' giuridica che va oltre i confini statuali''. In questo ambito, sottolinea il Csm nella Relazione al Parlamento, riveste una ''importanza centrale'' la ''diffusione di una cultura della giurisdizione fra i magistrati europei, quale premessa e strumento della promozione di forme sempre piu' tempestive e incisive di cooperazione giudiziaria''. GIUSTIZIA: CASTELLI, IO VADO A LEZIONE, PERCHE' TOGHE NO ?<br>'DI RELAZIONE CSM NON CONDIVIDO NECESSITA' AUTOFORMAZIONE' Roma, 14 apr. (Adnkronos) - ''Io vado ancora a lezione adesso, a 60 anni. Se lo fa il ministro, lo possono fare anche i magistrati. Non c'e' nulla di disdicevole nell'imparare...''. Il ministro della Giustizia Roberto Castelli, a conclusione dei lavori del plenum del Csm che oggi ha approvato la relazione al Parlamento, spiega di non condividere un passaggio del documento: quello in cui l'organo di autogoverno della magistratura sottolinea la ''assoluta necessita' dell'autoformazione''. Una relazione della quale invece il Guardasigilli spiega di ''condividere la necessita' di costruire una scuola di formazione permanente, anche alla luce -sottolinea- di cio' che sta venendo avanti in Europa''. Castelli ricorda che il testo approvato oggi ''dovrebbe essere definito piu' una relazione al ministro che al Parlamento'', visto che questo ''prevede la legge''. ''Naturalmente -aggiunge- se il Parlamento vuole prenderne visione, saro' ben lieto di trasmetterla. Su questo interpellero' i presidenti di Camera e Senato''. Dichiarazione di voto
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