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Bertinotti vuole una Rai pubblica, autonoma e pluralista, Zaccaria attacca Gasparri: avrebbe dovuto dimettersi e avrebbe danneggiato la Rai sulla mancata cessione di RaiWayRoma, 11 gennaio 2002 - Nella Sala del Cenacolo si è svolto un convegno organizzato dal PRC sul tema: "L'occhio, l'orecchio, la bocca: la riforma del sistema della comunicazione ed il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo".
Erano presenti, fra gli altri, il presidente della Rai Roberto Zaccaria, Paolo Serventi Longhi, presidente Fnsi, Fausto Bertinotti, segretario PRC.Per una Rai pubblica, autonoma, pluralista, non … omologataNel suo intervento Fausto Bertinotti ha fortemente criticato tutta la tv, compresa la Rai, "che tende all'omologazione senza cogliere le diversità che esistono nel paese su temi importanti come la guerra o l'economia neoliberista".Il segretario di Rifondazione ha chiesto tre cose per la Rai: che sia "pubblica, autonoma e pluralista, soprattutto non omologata culturalmente"."Il sistema della comunicazioni - ha aggiunto - non esiste senza autonomia perché diventa solo macchina di consenso".Riguardo le nuove nomine al Cda ha affermato: "Bisogna smettere di scegliere i vertici sulle facce e iniziare a sceglierli per i programmi".Il centrosinistra ha la vocazione alla sconfittaCritiche da parte di Bertinotti anche al centro sinistra che avrebbe finora affrontato la riforma del sistema radiotelevisivo con "la vocazione alla sconfitta, che ha come manifestazione estrema la proposta della Margherita di privatizzare la Rai, mentre il valore del pubblico è insostituibile".Zaccaria difende la Rai dalle accuseE' intervenuto al dibattito anche il presidente della Rai Zaccaria, che ha ricordato come l'attuale Cda abbia garantito l'indipendenza e l'autonomia dell'informazione, il che sarebbe dimostrato dalle richieste di dimissioni pervenute da "ben cinque ministri, Fini, Gasparri, Bossi, Buttiglione, Urbani, fatto di una gravità senza precedenti".Zaccaria ha però difeso la Tv di Stato dalle accuse di omologazione mosse da Bertinotti: "L'aver consentito la libertà alle strutture può aver portato all'omologazione in un certo tipo di intrattenimento, non sull'informazione, sui programmi per bambini, sulla satira, sulla fiction, sul cinema sui programmi culturali".Zaccaria riprende la polemica con GasparriIl presidente della rai è anche tornato su vecchie polemiche con il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri: "Dopo l'errore commesso con la telefonata in diretta a 'Quelli che il calcio', avrebbe dovuto dimettersi.
Quando un ministro aggredisce una trasmissione dall'interno in maniera ruvida ed improvvida e poi ammette lo sbaglio in altri paesi questa ammissione è accompagnata dalle dimissioni.
Qui basta una tardiva letterina di scuse".Il no alla cessione del 49% di Rai way ha avvantaggiato MediasetSecondo Zaccaria inoltre il no del ministero delle Comunicazioni alla cessione del 49% di Rai Way alla Crown Castle avrebbe favorito, nei fatti, Mediaset: "Il no del ministro Gasparri non risponde solo ad un gesto di stizza nei confronti di un Cda considerato non amico ma anche alla volontà di non consentire alla Rai di investire sul digitale terrestre per non mettere in difficoltà il concorrente privato verso il quale si nutrono simpatie"."Non dico - ha spiegato - che c'è una correlazione automatica tra le due cose.
Ma nei fatti il risultato è questo: se la Rai avesse avuto gli 800 miliardi di Rai Way avrebbe costretto Mediaset a rincorrerla sul terreno tecnologico.
Invece si vuole tenere la Rai in ginocchio perché così è più condizionabile nei suoi contenuti".I Verdi contro la privatizzazione della RaiNel suo intervento, Alfonso Pecoraro Scanio ha affrontato la questione delle nuove nomine per il Cda Rai: "Spero che i presidenti di Camera e Senato sappiano scegliere per il Cda Rai persone con capacità manageriali e di cultura, garantendo un pluralismo culturale, più che una lottizzazione tra partiti"."Ma soprattutto - ha auspicato - la nomina sia fatta dopo il voto finale sul conflitto di interessi, con il Cda attuale fermo in regime di 'prorogatio'.
La cosa peggiore sarebbe il monopolio totale dell'informazione".Riguardo la privatizzazione dell'azienda Pecoraro Scanio ha ribadito la contrarietà dei Verdi: "La privatizzazione della Rai non è una soluzione: i Verdi continuano ad essere contrari e ritengono che il servizio pubblico serva a questo paese.
Una Rai in cui ci sia più merito e più cultura, meno lottizzazione e meno partitocrazia".Le proposte del PRC per la riforma del servizio pubblico radiotelevisivoIl convegno era stato aperto dalla relazione di Sergio Bellucci (PRC) che aveva illustrato le proposte del partito per la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo: "Un nuovo quadro di sviluppo per il servizio pubblico, con nuove regole per la responsabilità dei vertici aziendali e per la pubblicità, con un'azienda nazionale per la radiodiffusione con i compiti di garanzia per l'accesso al diritto di antenna, con un accesso diretto alla comunicazione radiotelevisiva e con un fondo unico, e trasparente, per la comunicazione"."Hanno sbagliato e continuano a sbagliare - aveva aggiunto - le forze del centrosinistra a porre il problema della riforma della Tv come un problema del presidente del Consiglio.
E' un problema che attiene al destino della nazione, e per questo serve un progetto, non per punire Berlusconi, al quale si è fatto passare indenne, dal punto di vista delle regole del sistema comunicativo, un'intera legislatura".Il Conflitto d'interessiIl senatore Falomi (Ds) si è soffermato sulla questione del conflitto d'interessi: "Hanno fatto bene i presidenti delle Camere a legare il rinnovo del Cda con il conflitto di interessi, ma questa non deve essere una presa in giro: le nomine dovranno essere fatte dopo l'approvazione e non con il testo proposto dal governo che mette nelle mani della maggioranza parlamentare la verifica dell'esistenza di un conflitto di interessi".La difficile situazione delle pay TvSono intervenuti anche il presidente di Tele+ Emanuel Gout, che ha parlato della difficile situazione delle pay tv italiane, "se non si riuscirà ad arrivare a un'unica piattaforma", e Paolo Serventi Longhi, segretario Fnsi, che ha sottolineato come l'omologazione "in particolare sui temi sociali, sia il frutto dell'assetto proprietario dei media, in mano a 3, 4 grandi gruppi".
Erano presenti, fra gli altri, il presidente della Rai Roberto Zaccaria, Paolo Serventi Longhi, presidente Fnsi, Fausto Bertinotti, segretario PRC.Per una Rai pubblica, autonoma, pluralista, non … omologataNel suo intervento Fausto Bertinotti ha fortemente criticato tutta la tv, compresa la Rai, "che tende all'omologazione senza cogliere le diversità che esistono nel paese su temi importanti come la guerra o l'economia neoliberista".Il segretario di Rifondazione ha chiesto tre cose per la Rai: che sia "pubblica, autonoma e pluralista, soprattutto non omologata culturalmente"."Il sistema della comunicazioni - ha aggiunto - non esiste senza autonomia perché diventa solo macchina di consenso".Riguardo le nuove nomine al Cda ha affermato: "Bisogna smettere di scegliere i vertici sulle facce e iniziare a sceglierli per i programmi".Il centrosinistra ha la vocazione alla sconfittaCritiche da parte di Bertinotti anche al centro sinistra che avrebbe finora affrontato la riforma del sistema radiotelevisivo con "la vocazione alla sconfitta, che ha come manifestazione estrema la proposta della Margherita di privatizzare la Rai, mentre il valore del pubblico è insostituibile".Zaccaria difende la Rai dalle accuseE' intervenuto al dibattito anche il presidente della Rai Zaccaria, che ha ricordato come l'attuale Cda abbia garantito l'indipendenza e l'autonomia dell'informazione, il che sarebbe dimostrato dalle richieste di dimissioni pervenute da "ben cinque ministri, Fini, Gasparri, Bossi, Buttiglione, Urbani, fatto di una gravità senza precedenti".Zaccaria ha però difeso la Tv di Stato dalle accuse di omologazione mosse da Bertinotti: "L'aver consentito la libertà alle strutture può aver portato all'omologazione in un certo tipo di intrattenimento, non sull'informazione, sui programmi per bambini, sulla satira, sulla fiction, sul cinema sui programmi culturali".Zaccaria riprende la polemica con GasparriIl presidente della rai è anche tornato su vecchie polemiche con il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri: "Dopo l'errore commesso con la telefonata in diretta a 'Quelli che il calcio', avrebbe dovuto dimettersi.
Quando un ministro aggredisce una trasmissione dall'interno in maniera ruvida ed improvvida e poi ammette lo sbaglio in altri paesi questa ammissione è accompagnata dalle dimissioni.
Qui basta una tardiva letterina di scuse".Il no alla cessione del 49% di Rai way ha avvantaggiato MediasetSecondo Zaccaria inoltre il no del ministero delle Comunicazioni alla cessione del 49% di Rai Way alla Crown Castle avrebbe favorito, nei fatti, Mediaset: "Il no del ministro Gasparri non risponde solo ad un gesto di stizza nei confronti di un Cda considerato non amico ma anche alla volontà di non consentire alla Rai di investire sul digitale terrestre per non mettere in difficoltà il concorrente privato verso il quale si nutrono simpatie"."Non dico - ha spiegato - che c'è una correlazione automatica tra le due cose.
Ma nei fatti il risultato è questo: se la Rai avesse avuto gli 800 miliardi di Rai Way avrebbe costretto Mediaset a rincorrerla sul terreno tecnologico.
Invece si vuole tenere la Rai in ginocchio perché così è più condizionabile nei suoi contenuti".I Verdi contro la privatizzazione della RaiNel suo intervento, Alfonso Pecoraro Scanio ha affrontato la questione delle nuove nomine per il Cda Rai: "Spero che i presidenti di Camera e Senato sappiano scegliere per il Cda Rai persone con capacità manageriali e di cultura, garantendo un pluralismo culturale, più che una lottizzazione tra partiti"."Ma soprattutto - ha auspicato - la nomina sia fatta dopo il voto finale sul conflitto di interessi, con il Cda attuale fermo in regime di 'prorogatio'.
La cosa peggiore sarebbe il monopolio totale dell'informazione".Riguardo la privatizzazione dell'azienda Pecoraro Scanio ha ribadito la contrarietà dei Verdi: "La privatizzazione della Rai non è una soluzione: i Verdi continuano ad essere contrari e ritengono che il servizio pubblico serva a questo paese.
Una Rai in cui ci sia più merito e più cultura, meno lottizzazione e meno partitocrazia".Le proposte del PRC per la riforma del servizio pubblico radiotelevisivoIl convegno era stato aperto dalla relazione di Sergio Bellucci (PRC) che aveva illustrato le proposte del partito per la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo: "Un nuovo quadro di sviluppo per il servizio pubblico, con nuove regole per la responsabilità dei vertici aziendali e per la pubblicità, con un'azienda nazionale per la radiodiffusione con i compiti di garanzia per l'accesso al diritto di antenna, con un accesso diretto alla comunicazione radiotelevisiva e con un fondo unico, e trasparente, per la comunicazione"."Hanno sbagliato e continuano a sbagliare - aveva aggiunto - le forze del centrosinistra a porre il problema della riforma della Tv come un problema del presidente del Consiglio.
E' un problema che attiene al destino della nazione, e per questo serve un progetto, non per punire Berlusconi, al quale si è fatto passare indenne, dal punto di vista delle regole del sistema comunicativo, un'intera legislatura".Il Conflitto d'interessiIl senatore Falomi (Ds) si è soffermato sulla questione del conflitto d'interessi: "Hanno fatto bene i presidenti delle Camere a legare il rinnovo del Cda con il conflitto di interessi, ma questa non deve essere una presa in giro: le nomine dovranno essere fatte dopo l'approvazione e non con il testo proposto dal governo che mette nelle mani della maggioranza parlamentare la verifica dell'esistenza di un conflitto di interessi".La difficile situazione delle pay TvSono intervenuti anche il presidente di Tele+ Emanuel Gout, che ha parlato della difficile situazione delle pay tv italiane, "se non si riuscirà ad arrivare a un'unica piattaforma", e Paolo Serventi Longhi, segretario Fnsi, che ha sottolineato come l'omologazione "in particolare sui temi sociali, sia il frutto dell'assetto proprietario dei media, in mano a 3, 4 grandi gruppi".
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