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Martino: se la risoluzione 1441 fosse violata sarebbe uno "smacco" per l'Onu.
Per Rumsfeld, falliti gli sforzi diplomaticiRoma, 7 febbraio 2003 - Conferenza stampa congiunta del ministro della Difesa italiano Antonio Martino con il suo collega ameriano Donald Rumsfeld, al termine dei colloqui avuti anche con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.Martino ha sottolineato come Italia e Stati Uniti condividano la posizione sull'Iraq, ha avvertito che è "in gioco la credibilità dell'Onu", perché "se anche questa 17/a risoluzione dovesse essere disattesa sarebbe uno smacco immenso per la … credibilità delle Nazioni Unite"."E' auspicabile - ha quindi affermato - una seconda risoluzione dell'Onu sull'Iraq, anche se sarebbe meglio che non ce ne fosse bisogno e che l'Iraq decidesse di disarmare".Rispondendo ad una domanda sulla prossima visita di Tarek Aziz dal Papa, il ministro ha commentato che "il Vaticano ha una sua politica estera e sarebbe inappropriato che un ministro della Repubblica italiana si mettesse a commentare questa politica".La relazione degli ispettori dell'Onu e quella di Colin Powell, dimostrano "che c'è una violazione materiale da parte del governo iracheno.
Tuttavia - ha precisato il ministro - non perdiamo la speranza che ci possa essere il disarmo iracheno, non possiamo comunque nasconderci il fatto che un regime dittatoriale in possesso di armi di distruzione di massa rappresenterebbe una minaccia terrorrizzante per il resto del mondo".Rumsfeld: "Non agire può essere ancora più devastante che agire"Rumsfeld ha ringraziato l'Italia "per l'impegno contro il terrorismo" e Berlusconi per la leadership esercitata sul documento degli 8 paesi europei a sostegno degli Stati Uniti sulla questione irachena.Il segretario alla Difesa Usa ha constatato il fallimento degli sforzi diplomatici: "La discussione in atto in Europa e nella comunità internazionale su un'eventuale guerra all'Iraq è sicuramente salutare, ma il mondo deve sapere che le armi in possesso di Saddam Hussein sono sicuramente molto più pericolose delle armi convenzionali e in grado di uccidere centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini"."La comunità internazionale deve fare qualcosa per prevenire questo rischio.
Abbiamo a che fare con un regime dittatoriale che ha invaso già due suoi vicini ed è in grado di utilizzare armi di distruzione di massa che possono avere effetti devastanti sul mondo intero.
Non agire può essere ancora più devastante che agire".
Per Rumsfeld, falliti gli sforzi diplomaticiRoma, 7 febbraio 2003 - Conferenza stampa congiunta del ministro della Difesa italiano Antonio Martino con il suo collega ameriano Donald Rumsfeld, al termine dei colloqui avuti anche con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.Martino ha sottolineato come Italia e Stati Uniti condividano la posizione sull'Iraq, ha avvertito che è "in gioco la credibilità dell'Onu", perché "se anche questa 17/a risoluzione dovesse essere disattesa sarebbe uno smacco immenso per la … credibilità delle Nazioni Unite"."E' auspicabile - ha quindi affermato - una seconda risoluzione dell'Onu sull'Iraq, anche se sarebbe meglio che non ce ne fosse bisogno e che l'Iraq decidesse di disarmare".Rispondendo ad una domanda sulla prossima visita di Tarek Aziz dal Papa, il ministro ha commentato che "il Vaticano ha una sua politica estera e sarebbe inappropriato che un ministro della Repubblica italiana si mettesse a commentare questa politica".La relazione degli ispettori dell'Onu e quella di Colin Powell, dimostrano "che c'è una violazione materiale da parte del governo iracheno.
Tuttavia - ha precisato il ministro - non perdiamo la speranza che ci possa essere il disarmo iracheno, non possiamo comunque nasconderci il fatto che un regime dittatoriale in possesso di armi di distruzione di massa rappresenterebbe una minaccia terrorrizzante per il resto del mondo".Rumsfeld: "Non agire può essere ancora più devastante che agire"Rumsfeld ha ringraziato l'Italia "per l'impegno contro il terrorismo" e Berlusconi per la leadership esercitata sul documento degli 8 paesi europei a sostegno degli Stati Uniti sulla questione irachena.Il segretario alla Difesa Usa ha constatato il fallimento degli sforzi diplomatici: "La discussione in atto in Europa e nella comunità internazionale su un'eventuale guerra all'Iraq è sicuramente salutare, ma il mondo deve sapere che le armi in possesso di Saddam Hussein sono sicuramente molto più pericolose delle armi convenzionali e in grado di uccidere centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini"."La comunità internazionale deve fare qualcosa per prevenire questo rischio.
Abbiamo a che fare con un regime dittatoriale che ha invaso già due suoi vicini ed è in grado di utilizzare armi di distruzione di massa che possono avere effetti devastanti sul mondo intero.
Non agire può essere ancora più devastante che agire".
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