Pisa, 3 luglio 2001 - Lunga conversazione tra Adriano Sofri e Marco Pannella, in visita al carcere di don Bosco, di Pisa dove Sofri è detenuto, per la condanna a 22 anni di reclusione per l'omicidio Calabresi.
Nel corso del dialogo incentrato la vicenda giudiziaria di Adriano Sofri, i due protagonisti affrontano numerosi altri temi concernenti fatti della vita politica e giudiziaria italiana.La parte iniziale della conversazione, è caratterizzata da una riflessione sul valore del "passato", sulla tradizione orale ed archivistica dei radicali, sulle differenze tra chi come i radicali operano … in piena continuità, e chi invece ha segnato nella propria vita dei momenti di discontionuità, rinnegando esperienze precedenti e divenendo dunque, un "ex".Quindi si entra nel vivo della discussione del caso Sofri, la sua vicenda umana, politica e giudiziaria.
Pannella critica la "scelta disaramante" di Sofri, il "lusso" di "non pesare", di non aver trasformato la propria battaglia personale e giudiziaria in momento di scontro che potesse essere utile, o quantomeno un monito affinchè la medesima ingiustizia non accadesse in futuro a qualcun altro.
"Il problema vero è il mancato guadagno per tutti di Sofri libero che è in gioco, non la mancanza di liberà fisica per Sofri".La replica di Sofri è anzitutto affidata alla constatazione della propria mancanza di scelta: "sono letteralmente in ceppi".
Quindi affronta una lunga ricostruzione delle motivazione e dello spirito che lo hanno animato nella sua battaglia giudiziaria: "Mi sono dichiarato da subito 'prigioniero apolitico'" ricorda l'ex leader di Lotta Continua, che prosegue rivendicando il proprio 'imperativo categorico' di lottare sul piano giudiziario contro le accuse mosse nei suoi confronti.
"Su questo piano ritengo di aver vinto" afferma Sofri, nonostante la sentenza.
La sconfitta - ammette Sofri - è giunta su tutt'altro fronte, nella impossibilità di affermare la verità.
E questa riflessione consente ai due interlocutori alcune divagazioni sulle recenti sentenze giudiziarie, ma anche su episodi della storia politica italiana, e sul concetto stesso di 'affermazione della verità'.La prima parte si conclude con un confronto serrato tra Pannella e Sofri che - a partire dal rifiuto di quest'ultimo di esercitare il diritto ai benefici penitenziari - discutono sul concetto stesso di esercizio di un diritto.
La seconda parte della conversazione vede proseguire il serratissimo confronto sulla modalità con la quale Sofri ha inteso affrontare la propria vincenda giudiziaria.
A Pannella che propone un confronto con i precedenti di Braibanti ed Enzo Tortora e rivendica il proprio "dovere d'ingerenza" per lottare per una battaglia che "lasci un segno", Sofri oppone la convinzione che nella propria vicenda non ci sia "via d'uscita".
Nella terza ed ultima parte al centro della discussione le vicende dei radicali, con Sofri che critica sia il "tono" delle proposte dei radicali che di dichiara perlplesso anche su alcune scelte politiche.
Le osservazioni di Sofri danno vita ad un confronto con Pannella sia sui temi della democrazia e della legalità, che sulle riforme economico-sociali, sia - in conclusione - sul rapporto con i movimenti di contestazione violenti, attuali e passati.
Al momento del commiato, dopo quasi tre ore e mezza di colloquio, Pannella, però, ribadisce la promessa di "ingerirenza" nel 'caso Sofri'.
Nel corso del dialogo incentrato la vicenda giudiziaria di Adriano Sofri, i due protagonisti affrontano numerosi altri temi concernenti fatti della vita politica e giudiziaria italiana.La parte iniziale della conversazione, è caratterizzata da una riflessione sul valore del "passato", sulla tradizione orale ed archivistica dei radicali, sulle differenze tra chi come i radicali operano … in piena continuità, e chi invece ha segnato nella propria vita dei momenti di discontionuità, rinnegando esperienze precedenti e divenendo dunque, un "ex".Quindi si entra nel vivo della discussione del caso Sofri, la sua vicenda umana, politica e giudiziaria.
Pannella critica la "scelta disaramante" di Sofri, il "lusso" di "non pesare", di non aver trasformato la propria battaglia personale e giudiziaria in momento di scontro che potesse essere utile, o quantomeno un monito affinchè la medesima ingiustizia non accadesse in futuro a qualcun altro.
"Il problema vero è il mancato guadagno per tutti di Sofri libero che è in gioco, non la mancanza di liberà fisica per Sofri".La replica di Sofri è anzitutto affidata alla constatazione della propria mancanza di scelta: "sono letteralmente in ceppi".
Quindi affronta una lunga ricostruzione delle motivazione e dello spirito che lo hanno animato nella sua battaglia giudiziaria: "Mi sono dichiarato da subito 'prigioniero apolitico'" ricorda l'ex leader di Lotta Continua, che prosegue rivendicando il proprio 'imperativo categorico' di lottare sul piano giudiziario contro le accuse mosse nei suoi confronti.
"Su questo piano ritengo di aver vinto" afferma Sofri, nonostante la sentenza.
La sconfitta - ammette Sofri - è giunta su tutt'altro fronte, nella impossibilità di affermare la verità.
E questa riflessione consente ai due interlocutori alcune divagazioni sulle recenti sentenze giudiziarie, ma anche su episodi della storia politica italiana, e sul concetto stesso di 'affermazione della verità'.La prima parte si conclude con un confronto serrato tra Pannella e Sofri che - a partire dal rifiuto di quest'ultimo di esercitare il diritto ai benefici penitenziari - discutono sul concetto stesso di esercizio di un diritto.
La seconda parte della conversazione vede proseguire il serratissimo confronto sulla modalità con la quale Sofri ha inteso affrontare la propria vincenda giudiziaria.
A Pannella che propone un confronto con i precedenti di Braibanti ed Enzo Tortora e rivendica il proprio "dovere d'ingerenza" per lottare per una battaglia che "lasci un segno", Sofri oppone la convinzione che nella propria vicenda non ci sia "via d'uscita".
Nella terza ed ultima parte al centro della discussione le vicende dei radicali, con Sofri che critica sia il "tono" delle proposte dei radicali che di dichiara perlplesso anche su alcune scelte politiche.
Le osservazioni di Sofri danno vita ad un confronto con Pannella sia sui temi della democrazia e della legalità, che sulle riforme economico-sociali, sia - in conclusione - sul rapporto con i movimenti di contestazione violenti, attuali e passati.
Al momento del commiato, dopo quasi tre ore e mezza di colloquio, Pannella, però, ribadisce la promessa di "ingerirenza" nel 'caso Sofri'.
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