04 LUG 2001

Energia e gas: La relazione annuale dell'Authority denuncia il caro tariffe e chiede più concorrenza

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Roma, 4 luglio 2001, h11:12 - A fronte di un caro tariffe "accelerato", si pone l'assoluta necessità di aprire il mercato italiano dell'energia, ma anche - lo dimostra la recente scalata di Edf a Montedison - un'esigenza di tutela della concorrenza nella delicata fase di transizione verso un mercato europeo più integrato.

Questi i dati salienti della Relazione annuale sullo stato dei servizi e sull'attività svolta, presentata questa mattina dal Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, Pippo Ranci.

Il caro tariffeGli ultimi dati disponibili confermano che i prezzi medi
dell'elettricità italiani superano, al netto delle imposte, la media europea.

La differenza a svantaggio dei consumatori italiani ammonta al 20%.

Analogamente, nel servizio del gas, i prezzi italiani superano quelli medi europei, ed i divari si accrescono se i confronti sono fatti al netto delle imposte.

Solo nell'ultimo anno e mezzo il costo della luce è cresciuto del 10 per cento, aumentando il "divario" con i partner europei.

A pesare, informa il presidente dell'Authority, gioca non solo la sensibilità dell'Italia all'andamento dei prezzi del petrolio (34% contro una media Ue del 10%), ma anche "la scarsa efficienza del sistema di un parco di generazione obsoleto" e "l'elevato livello dei cosiddetti oneri generali che incidono per l'8% su ogni chilowattora".L'urgenza della liberalizzazione A questo punto, "va attuata e portata a compimento in tempi ravvicinati e certi" la liberalizzazione dei settori energetici.

Il Presidente dell'Autorithy sottolinea come un percorso di riforma "rallentato e incompleto" corra il rischio di accentuare i contrasti tra esigenze delle liberalizzazione e quelle delle privatizzazione dei settori di pubblica utilità.La necessità di fissare 'condizioni di parità' In questo quadro desta non poche preoccupazioni l'allargamento di Edf in Europa.

Le iniziative di espansione di Edf in Europa, dice Ranci, "fanno sorgere forti perplessità" e diventa "urgente che tutte le imprese, preesistenti e nuove, si confrontino ad armi pari".

Per questo è necessario fissare "condizioni di parità competitiva".

"E' altamente auspicabile che imprese estere entrino in Italia, fornendo stimolo ad una concorrenza capace di insidiare posizioni di rendita che ancora penalizzano il nostro sistema", rileva Ranci.

Ma non è "ammissibile" il fatto che un impresa pubblica monopolistica si "affacci su mercati concorrenziali".

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