Marina di Pietrasanta, 22 luglio 2001 - Avrebbe preferito non parlare, Fausto Bertinotti, dopo le drammatiche vicende di Genova, ma si accinge a farlo rispettando «un ruolo pubblico ed una relazione di amicizia» con un luogo, la Versiliana, che l'ha ospitato più volte.
Intervistato da Mario Bernardi Guardi e Romano Battaglia, il segretario del Prc coglie primaditutto l'occasione per una dura replica all'editoriale comparso nella stessa giornata sul Corsera con l'autorevole firma di Francesco Merlo.
Per Bertinotti, in sintesi, Merlo è «un giornalista molto ricco che usa l'editoriale come … una pallottola».La replica a Francesco MerloNell'editoriale di prima pagina, Francesco Merlo, denuncia le «colpevoli indulgenze» di una sorta di brain trust costituitosi sulla piazza genovese nel quale spiccano (tra politici, parroci, registi) i dirigenti di Rifondazione, ed accusa Bertinotti di «concorso esterno» in terrorismo urbano.
(Link: L'editoriale di Francesco Merlo).
Di seguito riportiamo integralmente la replica del segretario del Prc.
«E' proprio un cascame della cultura reazionaria-fascista, lo fa un giornalista ricco, lo fa un giornalista molto ricco che usa l'editoriale del Corriere della Sera come una pallottola, scritto da Parigi, senza sentire l'umore di una città.
Io non preferisco nulla, ma se dovessi preferire preferirei i giornalisti di cronaca, cioè quelli che stanno sul posto e vedono».«Io mi prendo la responsabilità, perchè io a Genova c'ero.
Io non ho tirato un sasso, non ho spinto nessuno, ho lavorato perchè la manifestazione riuscisse esattamente.
Lui stava da un'altra parte e usa un linguaggio che potrebbe essere sottoposto ad un giudizio per diffamazione.
Vorrei invitarvi a guardare in controluce quelli che vengono attaccati in questo miserabile articolo.
Sono tutti coloro che esercitano un impegno e una critica nel movimento di lotta.
Un comunista, dei sacerdoti, degli intellettuali.
Vi ricordate quel vecchio motto nazista di Goebbels? Appena sento odore di intellettuali metto mano alla pistola.
Guai ad avere un regista.
Perchè fa paura un regista? Perchè sta sulle strade e filma.
Si vede che a fare le provocazione sono i neri e la polizia e non i manifestanti.
I sacerdoti? Perchè a loro piacerebbero le chiese che stanno nel mondo dei ricchi, non quella che cammina nel mondo dei poveri.
Loro vogliono difendere la ricchezza e l'arroganza e noi invece stiamo dalla parte dei poveri e ci becchiamo anche queste accuse».«In quest'articolo non c'è una riga che parli delle responsabilità delle forze dell'ordine.
Allora io vi chiedo: si dice io e gli altri avremmo dovuto consegnare i neri.
Ma se io lo facessi verrei accusato di essere la polizia rossa.
Anch'io dovrei armarmi.
No, signori, noi non ci sostituiamo alla polizia, è la polizia che deve fare la polizia, prendere i neri e metterli in prigione, cosa che non ha fatto e che noi abbiamo chiesto facesse».«E' rinata una generazione, e questa generazione dice 'Il mondo futuro deve essere il mio'».
«Non sarà nulla più come prima».
Riecheggiano, invece, le parole della Piccola Posta di Adriano Sofri, nel primo commento ai fatti di Genova.
Le manifestazioni di questi giorni - preciserà poi Bertinotti - infondono un gran senso di speranza.
Sono due le ragioni dell'ottimismo del leader del Prc.
La prima è che «i G8 in realtà con questa vicenda finiscono».
Con loro, commenta Bertinotti, «finisce una pretesa arrogante di costituire un governo del mondo del tutto illegittimo».
Otto capi di governo democraticamente eletti nei loro paesi, infatti, «non hanno alcun titolo per governare le centinaia di altri paesi del mondo che non li hanno eletti».
La soluzione praticata fino a Genova, deve lasciare spazio ad un'altra strada, «quella per cui tutti i paesi in amicizia possano incontrarsi per stabilire le sorti future dell'umanità».
Seconda ragione: i giovani manifestanti antiglobal, facce simili - secondo il segretario del Prc - a quelle viste nello sciopero dei Metalmeccanici qualche settimana fa, ricordano i ragazzi dalle «magliette a strisce», e lo portano ad affermare che «è rinata una generazione».
Bertinotti in particolare rammenta di una manifestazione «quella bellissima di giovedì - è il suo racconto -, che si chiamava dei "migranti" e che ha visto una festa gioiosa, allegra di fraternità in giro per Genova.
Di gente che si dava la mano pur in mezzo ai tanti guai di questo mondo».
Uno spirito che è ritornato ieri, «malgrado la tragedia».
«Ed era uno spettacolo straordinario - rileva ancora Bertinotti - quello, a meno del lutto.
Li avevamo visti nelle piazze d'Italia qualche settimana fa, nella manifestazione dei metalmeccanici per il rinnovo del contratto.
Una nuova generazione di ragazzi che scoprono la politica, ma non quella del palazzo.
Ricordo un'altra generazione così, la mia, quella delle "magliette a strisce".
Siamo sotto l'incubo di questa notte e sotto una vita spezzata, ma questi non riescono, perchè non lo vogliono, ad offuscare questo straordinario fatto: è rinata una generazione, e questa generazione dice 'Il mondo futuro deve essere il mio'».
Intervistato da Mario Bernardi Guardi e Romano Battaglia, il segretario del Prc coglie primaditutto l'occasione per una dura replica all'editoriale comparso nella stessa giornata sul Corsera con l'autorevole firma di Francesco Merlo.
Per Bertinotti, in sintesi, Merlo è «un giornalista molto ricco che usa l'editoriale come … una pallottola».La replica a Francesco MerloNell'editoriale di prima pagina, Francesco Merlo, denuncia le «colpevoli indulgenze» di una sorta di brain trust costituitosi sulla piazza genovese nel quale spiccano (tra politici, parroci, registi) i dirigenti di Rifondazione, ed accusa Bertinotti di «concorso esterno» in terrorismo urbano.
(Link: L'editoriale di Francesco Merlo).
Di seguito riportiamo integralmente la replica del segretario del Prc.
«E' proprio un cascame della cultura reazionaria-fascista, lo fa un giornalista ricco, lo fa un giornalista molto ricco che usa l'editoriale del Corriere della Sera come una pallottola, scritto da Parigi, senza sentire l'umore di una città.
Io non preferisco nulla, ma se dovessi preferire preferirei i giornalisti di cronaca, cioè quelli che stanno sul posto e vedono».«Io mi prendo la responsabilità, perchè io a Genova c'ero.
Io non ho tirato un sasso, non ho spinto nessuno, ho lavorato perchè la manifestazione riuscisse esattamente.
Lui stava da un'altra parte e usa un linguaggio che potrebbe essere sottoposto ad un giudizio per diffamazione.
Vorrei invitarvi a guardare in controluce quelli che vengono attaccati in questo miserabile articolo.
Sono tutti coloro che esercitano un impegno e una critica nel movimento di lotta.
Un comunista, dei sacerdoti, degli intellettuali.
Vi ricordate quel vecchio motto nazista di Goebbels? Appena sento odore di intellettuali metto mano alla pistola.
Guai ad avere un regista.
Perchè fa paura un regista? Perchè sta sulle strade e filma.
Si vede che a fare le provocazione sono i neri e la polizia e non i manifestanti.
I sacerdoti? Perchè a loro piacerebbero le chiese che stanno nel mondo dei ricchi, non quella che cammina nel mondo dei poveri.
Loro vogliono difendere la ricchezza e l'arroganza e noi invece stiamo dalla parte dei poveri e ci becchiamo anche queste accuse».«In quest'articolo non c'è una riga che parli delle responsabilità delle forze dell'ordine.
Allora io vi chiedo: si dice io e gli altri avremmo dovuto consegnare i neri.
Ma se io lo facessi verrei accusato di essere la polizia rossa.
Anch'io dovrei armarmi.
No, signori, noi non ci sostituiamo alla polizia, è la polizia che deve fare la polizia, prendere i neri e metterli in prigione, cosa che non ha fatto e che noi abbiamo chiesto facesse».«E' rinata una generazione, e questa generazione dice 'Il mondo futuro deve essere il mio'».
«Non sarà nulla più come prima».
Riecheggiano, invece, le parole della Piccola Posta di Adriano Sofri, nel primo commento ai fatti di Genova.
Le manifestazioni di questi giorni - preciserà poi Bertinotti - infondono un gran senso di speranza.
Sono due le ragioni dell'ottimismo del leader del Prc.
La prima è che «i G8 in realtà con questa vicenda finiscono».
Con loro, commenta Bertinotti, «finisce una pretesa arrogante di costituire un governo del mondo del tutto illegittimo».
Otto capi di governo democraticamente eletti nei loro paesi, infatti, «non hanno alcun titolo per governare le centinaia di altri paesi del mondo che non li hanno eletti».
La soluzione praticata fino a Genova, deve lasciare spazio ad un'altra strada, «quella per cui tutti i paesi in amicizia possano incontrarsi per stabilire le sorti future dell'umanità».
Seconda ragione: i giovani manifestanti antiglobal, facce simili - secondo il segretario del Prc - a quelle viste nello sciopero dei Metalmeccanici qualche settimana fa, ricordano i ragazzi dalle «magliette a strisce», e lo portano ad affermare che «è rinata una generazione».
Bertinotti in particolare rammenta di una manifestazione «quella bellissima di giovedì - è il suo racconto -, che si chiamava dei "migranti" e che ha visto una festa gioiosa, allegra di fraternità in giro per Genova.
Di gente che si dava la mano pur in mezzo ai tanti guai di questo mondo».
Uno spirito che è ritornato ieri, «malgrado la tragedia».
«Ed era uno spettacolo straordinario - rileva ancora Bertinotti - quello, a meno del lutto.
Li avevamo visti nelle piazze d'Italia qualche settimana fa, nella manifestazione dei metalmeccanici per il rinnovo del contratto.
Una nuova generazione di ragazzi che scoprono la politica, ma non quella del palazzo.
Ricordo un'altra generazione così, la mia, quella delle "magliette a strisce".
Siamo sotto l'incubo di questa notte e sotto una vita spezzata, ma questi non riescono, perchè non lo vogliono, ad offuscare questo straordinario fatto: è rinata una generazione, e questa generazione dice 'Il mondo futuro deve essere il mio'».
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