07 AGO 2001

Radicali Italiani: Di Michele intervista Capezzone, Ecco perchè l'Italia ha ancora bisogno di noi

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Negli studi di Radio Radicale, Stefano Di Michele, giornalista de «Il Foglio», intervista Daniele Capezzone, il neosegretario di Radicali Italiani illustra le prospettive che intende dare al movimento, parla della posizione assunta nel dibattito sulla globalizzazione e sui fatti di Genova e delle iniziative che propone subito, a partire da un Ferragosto a San Pietro.Roma, 7 agosto 2001 - L'Italia ha ancora bisogno dei Radicali.

Ne è certo Daniele Capezzone.

Proprio le vicende di questi ultimi anni, e di questi ultimi giorni, che spesso hanno visto come protagonisti suoi coetanei, lo
testimoniano.

«In questo momento - afferma il leader radicale - accade che le nostre cose maturano e ci vengono buttate addosso rovesciate».

Pensa al Popolo di Seattle, il segretario di RI, ma anche all'idea di una politica transnazionale, di un partito internazionale telematico.

«L'Italia - rileva Capezzone - ha bisogno di una forza che sappia usare i due pedali, quello della libertà e quello della democrazia».

Questi due pedali i Radicali li usano, e da sempre.

Basti pensare alla posizione «scomoda» assunta in tema di globalizzazione.

Una scomodità che, secondo il leader radicale, deriva soprattutto dalla qualità dell'informazione proposta dai media, che rende una piccola minoranza consapevole del fatto che «chi marcia con Bovè marcia per difendere quella politica agricola comune che uccide le speranze dei Paesi in via di sviluppo».

La posizione radicale, al di là di quello che resta uno slogan - «Globalizzazione? Sì, grazie» -, è invece articolata.

Basti pensare alla proposta formulata proprio ieri dal segretario di Radicali Italiani di tenere su Internet i vertici internazionali.

L'idea radicale - spiega ancora il segretario - non si limiterebbe a tagliare i costi.

Rendendo disponibile ordini del giorno sul sito e consentendo un'interattività degli utenti, sul modello di Radio Radicale e Radioradicale.it, sarebbe possibile realizzare alcune delle richieste urlate in piazza a Genova, come a Seattle.

La proposta, dunque, «è tutto tranne che è una provocazione».

Il ruolo di Radicali Italiani diventa ancora più chiaro se si pensa ai due schieramenti che occupano i banchi della Maggioranza e dell'Opposizione nel Parlamento italiano.

Da una parte - osserva Capezzone - c'è una destra che subisce l'inferiority complex, che da neofita pensa che essere liberali significhi «fare il tavolo con Agnoletto», ma poi fallisce perchè per «alzare la bandiera liberale» non ha lo «spessore».

C'è un uomo, Berlusconi che vive un «film» ben diverso da quello del '94, in cui era realmente «nuovo e solo, obiettivamente contrapposto al sistema di potere italiano».

Dall'altro c'è una sinistra incerta che è «tre volte responsabile» rispetto ai fatti accaduti a Genova.

«C'è Casarini - chiarisce Capezzone - poi c'è Bertinotti che insegue Casarini, e infine la sinistra che insegue Bertinotti».

Alla fine il vincitore risulta appunto il primo, Bertinotti ne trarrà le sue «royalties» elettorali, mentre la sinistra perde se stessa.

Come governare dunque le masse di Genova? Un'idea il segretario di Radicali Italiani c'è l'ha.

«Occorreva una maggioranza liberale che blairaniamente prendesse per il bavero gli oppositori.

L'unico che fa dei tentativi è il Ministro degli Esteri, ma non è molto ascoltato».

Resta spazio per informare sulle prossime iniziative del movimento nato il 15 luglio scorso.

I Radicali Italiani non vanno in vacanza e sono invece subito in piazza, il 15 agosto prossimi a San Pietro, con Luca Coscioni, per la libertà di cura e di ricerca.

«E' un'occasione per il popolo liberale che c'è di qua e di là di trovare un di qua comune».

- dichiara Capezzone.

Ma le inizative sono molte.

Dalla sollecitazione al Governo del decreto-legge che consenta l'estradizione del sacerdote Don Attanasio Sumba Bura, accusato dal Tpi ad hoc sul Ruanda di aver organizzato e favorito il massacro di 2000 persone, alle dichiarazioni di Marco Pannella che, se entro dieci giorni non riceverà notizie sullo stato del procedimento di grazia per Ovidio Bompressi, inizierà un presidio davanti al Ministero della Giustizia e alla Presidenza della Repubblica. .

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  • La proposta dei vertici on-line: «E' tutto tranne che è una provocazione»

    <strong>Indice</strong>
    0:00 Durata: 9 min 40 sec
  • Globalizzazione? Sì, grazie: «Chi marcia con Bovè marcia per difendere quella politica agricola comune che uccide le speranze dei Paesi in Via di sviluppo»

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  • Carlo Giuliani e Giorgiana Masi: «C'è una verità da rispettare di una ventenne che raccoglieva firme ed una altra verità, sempre da rispettare, di un ventitreenne che tira un idrante»

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  • Fini e la Polizia: «E' l'inferiority complex. Cos'è essere liberali? E' fare il tavolo con Agnoletto. Ma non hanno lo spessore di alzare la bandiera liberale»

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  • La metamorfosi di Berlusconi: «Il film del '94 è quello di un uomo nuovo e solo, obiettivamente contrapposto al sistema di potere italiano»

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  • L'iniziativa del 15 agosto a San Pietro: «E' un'occasione per il popolo liberale che c'è di qua e di là di trovare un di qua comune»

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