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Se Borrelli invita a «Resistere, resistere resistere» e Berlusconi non è certo «il premier liberale di un paese liberale», l'Italia per gli organi di giustizia internazionale non è né più né meno che è «un deliquente abituale»Torino, 14 maggio 2002 - Daniele Capezzone e Marco Travaglio si erano scontrati a Torino circa tre mesi fa.
«Giustizia: l'anomalia italiana» era il titolo del convegno di allora, a cui partecipava anche il senatore dei Verdi Giampaolo Zancan.
Il segretario di Radicali Italiani era all'undicesimo giorno di sciopero della fame per chiedere un'audizione alla … Vigilanza Rai dopo l'oscuramento della tv pubblica sulle 25 proposte di legge.Quelle proposte oggi sono tornate nei discorsi di Capezzone, per spiegare una volta per tutte che le posizioni dei radicali in materia di giustizia sono molto distanti da ciò che concretamente sta operando il governo Berlusconi.
Agli studenti del liceo classico Massimo D'Azeglio di Torino riuniti al Cinema Lux, il giovane segretario radicale racconta che di giorni di sciopero della fame, poi, se n'è fatti 28, affinché «in Parlamento arrivasse una serie di proposte di legge».Cinque proposte di legge per una «giustizia giusta» Rispetto all'emergenza giustizia - afferma Capezzone - «a me non piace il modo in cui il governo ha risposto in questi mesi».
Non piace ai radicali la politica degli «avvocati-deputati», la pratica di «sfilare i giudici dalle corti» intrapresa dal ministro della Giustizia, quella «separazione delle funzioni» chiamata «separazione delle carriere».
Non è Berlusconi, insomma, quel «premier liberale di un paese liberale» che i radicali vorrebbero.
Quello, spiega Capezzone, «affronterebbe un certo tipo di giustizialismo in modo duro ma aperto».
Non certo con accordi sottobanco come fa il presidente del Consiglio con l'Anm.
Tra le proposte di legge citate da Capezzone, 5 sono intitolate «Giustizia giusta».
Questi testi, infine approdati in Parlamento, propongono l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale, la separazione delle carriere dei magistrati, la responsabilità civile dei magistrati, la riforma in senso uninominale e maggioritario del sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura, la riduzione dei termini di custodia cautelare, la riforma delle procedure in materia di liberazione anticipata.Nessuno apparentemente è contrario alle riforme Ebbene, nonostante le assonanze con alcuni dei temi della campagna elettorale del centrodestra e le affermazioni di tanti, come lo stesso Travaglio, si dicono non contrari a priori alle proposte radicali, quelle riforme nel nostro paese sembrano di là da venire.
Ma Capezzone spiega che non c'è nulla da meravigliarsi.
Siamo in un paese in cui «dopo sette anni di lotta a Previti», l'opposizione «manda alla Corte Costituzionale un suo amico».
Dove La Padania, quotidiano della Lega, fino a pochi anni fa titolava «a nove colonne»: «Berlusconi mafioso».
Dunque, nessuno si meravigli di quei «57.000 stipati come bestie nelle carceri italiane».
Dei «milioni di procedimenti pendenti».
Dei «16.000 fascicoli non ancora esaminati» dalla Procura di Napoli.
E dei «680.000 casi che provengono dalla soppressa pretura» che mai lo saranno.
L'«anomalia italiana» è già sancita con una condanna al giorno dagli organi di giustizia internazionale.
E se Francesco Saverio Borrelli affermava: «Resistere, resistere resistere», l'Italia non è né più né meno che è «un deliquente abituale».
«Giustizia: l'anomalia italiana» era il titolo del convegno di allora, a cui partecipava anche il senatore dei Verdi Giampaolo Zancan.
Il segretario di Radicali Italiani era all'undicesimo giorno di sciopero della fame per chiedere un'audizione alla … Vigilanza Rai dopo l'oscuramento della tv pubblica sulle 25 proposte di legge.Quelle proposte oggi sono tornate nei discorsi di Capezzone, per spiegare una volta per tutte che le posizioni dei radicali in materia di giustizia sono molto distanti da ciò che concretamente sta operando il governo Berlusconi.
Agli studenti del liceo classico Massimo D'Azeglio di Torino riuniti al Cinema Lux, il giovane segretario radicale racconta che di giorni di sciopero della fame, poi, se n'è fatti 28, affinché «in Parlamento arrivasse una serie di proposte di legge».Cinque proposte di legge per una «giustizia giusta» Rispetto all'emergenza giustizia - afferma Capezzone - «a me non piace il modo in cui il governo ha risposto in questi mesi».
Non piace ai radicali la politica degli «avvocati-deputati», la pratica di «sfilare i giudici dalle corti» intrapresa dal ministro della Giustizia, quella «separazione delle funzioni» chiamata «separazione delle carriere».
Non è Berlusconi, insomma, quel «premier liberale di un paese liberale» che i radicali vorrebbero.
Quello, spiega Capezzone, «affronterebbe un certo tipo di giustizialismo in modo duro ma aperto».
Non certo con accordi sottobanco come fa il presidente del Consiglio con l'Anm.
Tra le proposte di legge citate da Capezzone, 5 sono intitolate «Giustizia giusta».
Questi testi, infine approdati in Parlamento, propongono l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale, la separazione delle carriere dei magistrati, la responsabilità civile dei magistrati, la riforma in senso uninominale e maggioritario del sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura, la riduzione dei termini di custodia cautelare, la riforma delle procedure in materia di liberazione anticipata.Nessuno apparentemente è contrario alle riforme Ebbene, nonostante le assonanze con alcuni dei temi della campagna elettorale del centrodestra e le affermazioni di tanti, come lo stesso Travaglio, si dicono non contrari a priori alle proposte radicali, quelle riforme nel nostro paese sembrano di là da venire.
Ma Capezzone spiega che non c'è nulla da meravigliarsi.
Siamo in un paese in cui «dopo sette anni di lotta a Previti», l'opposizione «manda alla Corte Costituzionale un suo amico».
Dove La Padania, quotidiano della Lega, fino a pochi anni fa titolava «a nove colonne»: «Berlusconi mafioso».
Dunque, nessuno si meravigli di quei «57.000 stipati come bestie nelle carceri italiane».
Dei «milioni di procedimenti pendenti».
Dei «16.000 fascicoli non ancora esaminati» dalla Procura di Napoli.
E dei «680.000 casi che provengono dalla soppressa pretura» che mai lo saranno.
L'«anomalia italiana» è già sancita con una condanna al giorno dagli organi di giustizia internazionale.
E se Francesco Saverio Borrelli affermava: «Resistere, resistere resistere», l'Italia non è né più né meno che è «un deliquente abituale».
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