10 OTT 2002

Radicali: «Pensioni, una riforma ineludibile» (con Pannella, Della Vedova, Brunetta ed altri)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 38 min

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La riforma previdenziale è una bomba a tempo innescata sotto i conti pubblici.

Ne sono convinti cinquanta esperti di ogni orientamento politico che, con i radicali, chiedono un intervento immediato del governoRoma, 10 ottobre 2002 - «Ineludibile», come ha osservato lo stesso Berlusconi.

Una parte mancante nella Finanziaria del governo, come ha ammesso Piero Fassino.

Eppure puntualmente «elusa».

La riforma delle pensioni è oggetto di un appello sottoscritto da cinquanta autorevoli economisti.

«Cinquanta firme - come nota l'autore del documento, Benedetto Della Vedova - di tutte le regioni e
di tutti gli orientamenti politici».

Convinti che la questione previdenziale sia «una bomba a tempo innescata sotto i conti pubblici», sono tra gli altri, il deputato europeo di Forza Italia Renato Brunetta ed il vicepresidente Fabrizio Cicchitto, l'esperto previdenziale Giuliano Cazzola, il senatore dell'Ulivo Franco Debenedetti, il professore di scienza delle finanze Domenico da Empoli, il direttore del Centro studi di Confindustria Gianpaolo Galli, il professore di finanza pubblica Giuseppe Pennisi.Un problema soprattutto politico Al loro richiamo - in una conferenza stampa tenuta nella sede del Partito Radicale - si aggiunge oggi quello di Marco Pannella.

Il presidente-coordinatore del Pr spiega che si tratta innanzitutto di «un problema sociale», in particolare, «di avvicendamento sociale».

E non nasconde che la strada passa anche attraverso la «radicalizzazione della lotta».

Pannella si riferisce ad una «radicalità moderata del governare i fatti» che, insieme ad una pratica inconsueta in queste materie come la «nonviolenza gandhiana», potrebbe compiere quella «rivoluzione dell'opportunità» che Salvemini auspicava quasi cent'anni fa.

E in effetti il problema è soprattutto politico.

Nota un autorevole commentatore come Enrico Cisnetto: «Il fatto che la maggioranza abbia circa il 60% dei seggi parlamentari significa che non ci sono le condizioni dentro la maggioranza, non dentro il Parlamento in assoluto».

Benedetto Della Vedova aggiunge che per discuterne i firmatari dell'appello chiederanno un incontro al presidente del Consiglio.

Le proposte partono dalla difesa dell'asse portante dell'attuale disegno di legge-delega del Governo, con lo smobilizzo generalizzato degli accantonamenti di tfr, l'avvio di un processo di decontribuzione a partire dai nuovi assunti, insieme ad interventi mirati a contenere la spesa pensionistica «assai più seri e credibili di quelli, modesti e probabilmente inutili, ora previsti».Una riforma che potrebbe partire subito Per quanto riguarda i tempi della riforma, le parole sono quelle di un'economista ed europarlamentare iscritto a Forza Italia, Renato Brunetta: «Va fatta subito, già con questa Finanziaria o, se ciò non fosse possibile, in parallelo».

Potrebbe bastare davvero poco.

Come spiega l'esperto di previdenza, Giuliano Cazzola, consulente del ministero del Welfare a capo, tra l'altro, del gruppo di tecnici a cui è stato affidato il «Rapporto sulle strategie nazionali per i futuri sistemi pensionistici (Italia 2002)» destinato alla Commissione Europea.

«Se si bloccassero per due anni le pensioni d'anzianità, - osserva Cazzola - si produrrebbero risparmi pari a 8 miliardi di euro».

Allo stesso modo, con molto poco, una volta respinti «gli inviti ipocriti» menzionati nell'appello, il governo potrebbe affrontare la crisi Fiat.

C'è una legge - spiega Cisnetto -, la n.236 del 1993 art.8, comma 3, che riguarda il comando o distacco.

«Un'alternativa - osserva il noto opinionista - ai vecchi arnesi della cassa integrazione, del prepensionamento e della mobilità che potrebbe evitare allo Stato di spendere dei quattrini, evitare di creare del lavoro nero e, allo stesso tempo, risolvere i problemi di segno opposto di altre aziende del Nord-Est, ma non soltanto del Nord-Est».

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