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Roma, 18 novembre 2002 - Ventiquattro anni di reclusione per concorso in omicidio premeditato.
Una volta corretto l'errore materiale presente nel dispositivo della sentenza letto dai giudici ieri in aula (art.
573 n.3 in luogo di 577 n.3), risulta questa la condanna emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Perugia a carico del boss mafioso Gaetano Badalamenti e del senatore a vita Giulio Andreotti.
La sentenza, che riforma in parte quella di primo grado, concede agli imputati le attenuanti generiche, ritenute equivalenti alla circostanza aggravante della premeditazione, ed esclude la circostanza … aggravante che normalmente si applica ai reati commessi da cinque o più persone.
Confermata invece l'assoluzione del boss Giuseppe Calò, dei presunti esecutori Massimo Carminati e Michelangelo La Barbera, e dell'ex senatore Claudio Vitalone.
Il collegio giudicante era presieduto da Gabriele Lino Verrina.
Con lui il giudice a latere Maurizio Muscato e sei giudici popolari.
A rappresentare l'accusa i magistrati Alessandro Cannevale, il pm che ha seguito l'inchiesta dal primo momento e appositamente applicato per l'appello, e il sostituto procuratore generale Sergio Matteini Chiari.
La decisione è stata presa dopo 54 ore di camera di consiglio.
La motivazione, «considerata la particolare complessità del caso», sarà depositata nel termine di 90 giorni.
Con la notifica della sentenza si apriranno i termini per l'eventuale ricorso in Cassazione.
Una volta corretto l'errore materiale presente nel dispositivo della sentenza letto dai giudici ieri in aula (art.
573 n.3 in luogo di 577 n.3), risulta questa la condanna emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Perugia a carico del boss mafioso Gaetano Badalamenti e del senatore a vita Giulio Andreotti.
La sentenza, che riforma in parte quella di primo grado, concede agli imputati le attenuanti generiche, ritenute equivalenti alla circostanza aggravante della premeditazione, ed esclude la circostanza … aggravante che normalmente si applica ai reati commessi da cinque o più persone.
Confermata invece l'assoluzione del boss Giuseppe Calò, dei presunti esecutori Massimo Carminati e Michelangelo La Barbera, e dell'ex senatore Claudio Vitalone.
Il collegio giudicante era presieduto da Gabriele Lino Verrina.
Con lui il giudice a latere Maurizio Muscato e sei giudici popolari.
A rappresentare l'accusa i magistrati Alessandro Cannevale, il pm che ha seguito l'inchiesta dal primo momento e appositamente applicato per l'appello, e il sostituto procuratore generale Sergio Matteini Chiari.
La decisione è stata presa dopo 54 ore di camera di consiglio.
La motivazione, «considerata la particolare complessità del caso», sarà depositata nel termine di 90 giorni.
Con la notifica della sentenza si apriranno i termini per l'eventuale ricorso in Cassazione.
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