Roma, 18 giugno 2001 h10.20 - Roberto Iezzi ha intervistato per i microfoni di Radio Radicale il capogruppo della Margherita al Senato, Willer Bordon sui temi dell'attualità politica, in particolare per esprimere le proprie opinioni sulle dichiarazioni di Bossi a Pontida, ma anche sul futuro della Margherita e dell'Ulivo.
"Un fatto gravissimo" che dovrebbe essere "chiarito immediatamente" questo il giudizio di Bordon sulle dichiarazioni di Bossi che ha parlato di 'giuramento da padano'.
L'ipotesi paventata dal capogruppo della Margherita al Senato è che "Bossi abbia ora qualche preoccupazione … di fronte ad un elettorato che perde di spiegare come mai chi voleva la secessione adesso abbia giurato fedeltà alla Repubblica e alla sua Costituzione e come mai sta in un governo con il Berluskaiser, come lui lo definiva".
Preoccupazioni per le dichiarazioni del leader leghista, ora ministro, dovrebbero averle - secondo Bordon - "tutte le istituzioni garanti degli affari costituzionali, ivi compreso il Presidente della Repubblica".
"I reati di opinione vanno aboliti" - ha ribadito Bordon - ma "che qualcuno che ha espressamente dichiarato di voler utilizzare la bandiera del proprio Paese come carta in un luogo di decenza possa diventare ministro" attiene a questioni di "serietà più che di libertà di opinione".
Per quanto riguarda poi l'incongruenza tra le dichiarazioni di Berlusconi al Consiglio europeo di Göteborg e quelle del ministro per le Riforme Istituzionali, sul trattato di Nizza e l'allargamento dell'Ue, Bordon ha sostenuto che "in un Paese con un Governo minimamente seri" il presidente del Consiglio avrebbe dovuto reagire con forza ponendo un aut aut per cui o Bossi prenderà atto della dissociazione della politica governativa dalle sue "valutazioni personali" oppure dovrebbe "uscire dal Governo".
Su questo punto, quando si voterà la fiducia al Governo, Bordon auspica che "Berlusconi esprima anche se non delle giustificazioni, quantomeno delle valutazioni" in merito.Passando a giudicare la situazione nell'Ulivo ed in particolare della cosiddetta 'gamba centrista' della coalizione, Bordon ha affermato che "gli elettori hanno visto nella Margherita qualcosa in più della semplice sommatoria di tre partiti".
A questo punto, però, la sfida è far diventare "la Margherita quello che hanno intravisto gli elettori", una sorta di "Forza Italia del centrosinistra" formula di cui l'ex ministro all'ambiente rivendica la paternità.
Cruciale per il futuro dell'Ulivo, anche il congresso dei Ds dove "dovrà esserci un'indicazione molto netta che dovrà partire innanzitutto da Rutelli" per un processo di unificazione della coalizione.Per quanto concerne la controversa questione del mancato intervento di Rutelli nel dibattito sulla fiducia alla Camera a nome di tutto l'Ulivo, Bordon così ha spiegato: "Nessuno ha mai messo in discussione la leadership di Rutelli, ma si è posto un problema per cui il regolamento della Camera e del Senato non prevede ancora la possibilità, e evidentemente bisognerà modificare il regolamento, che il capo della coalizione intervenga in quanto tale e quindi è inevitabile che chi interviene lo faccia nello spazio assegnato ai singoli gruppi".Quello di Rutelli - ha assicurato - "sarà comunque quello del leader dell'opposizione".
Il capogruppo della Margherita al Senato ha inoltre affrontato il tema del dialogo con i Radicali, che ha definito "fondamentale" per la crescita del centrosinistra in quanto il mondo radicale ha la capacità di proporre temi estremamente importanti nella vita politica pur rischiando di "rimanere isolati" nei confronti delle due coalizioni maggiori.
"Un fatto gravissimo" che dovrebbe essere "chiarito immediatamente" questo il giudizio di Bordon sulle dichiarazioni di Bossi che ha parlato di 'giuramento da padano'.
L'ipotesi paventata dal capogruppo della Margherita al Senato è che "Bossi abbia ora qualche preoccupazione … di fronte ad un elettorato che perde di spiegare come mai chi voleva la secessione adesso abbia giurato fedeltà alla Repubblica e alla sua Costituzione e come mai sta in un governo con il Berluskaiser, come lui lo definiva".
Preoccupazioni per le dichiarazioni del leader leghista, ora ministro, dovrebbero averle - secondo Bordon - "tutte le istituzioni garanti degli affari costituzionali, ivi compreso il Presidente della Repubblica".
"I reati di opinione vanno aboliti" - ha ribadito Bordon - ma "che qualcuno che ha espressamente dichiarato di voler utilizzare la bandiera del proprio Paese come carta in un luogo di decenza possa diventare ministro" attiene a questioni di "serietà più che di libertà di opinione".
Per quanto riguarda poi l'incongruenza tra le dichiarazioni di Berlusconi al Consiglio europeo di Göteborg e quelle del ministro per le Riforme Istituzionali, sul trattato di Nizza e l'allargamento dell'Ue, Bordon ha sostenuto che "in un Paese con un Governo minimamente seri" il presidente del Consiglio avrebbe dovuto reagire con forza ponendo un aut aut per cui o Bossi prenderà atto della dissociazione della politica governativa dalle sue "valutazioni personali" oppure dovrebbe "uscire dal Governo".
Su questo punto, quando si voterà la fiducia al Governo, Bordon auspica che "Berlusconi esprima anche se non delle giustificazioni, quantomeno delle valutazioni" in merito.Passando a giudicare la situazione nell'Ulivo ed in particolare della cosiddetta 'gamba centrista' della coalizione, Bordon ha affermato che "gli elettori hanno visto nella Margherita qualcosa in più della semplice sommatoria di tre partiti".
A questo punto, però, la sfida è far diventare "la Margherita quello che hanno intravisto gli elettori", una sorta di "Forza Italia del centrosinistra" formula di cui l'ex ministro all'ambiente rivendica la paternità.
Cruciale per il futuro dell'Ulivo, anche il congresso dei Ds dove "dovrà esserci un'indicazione molto netta che dovrà partire innanzitutto da Rutelli" per un processo di unificazione della coalizione.Per quanto concerne la controversa questione del mancato intervento di Rutelli nel dibattito sulla fiducia alla Camera a nome di tutto l'Ulivo, Bordon così ha spiegato: "Nessuno ha mai messo in discussione la leadership di Rutelli, ma si è posto un problema per cui il regolamento della Camera e del Senato non prevede ancora la possibilità, e evidentemente bisognerà modificare il regolamento, che il capo della coalizione intervenga in quanto tale e quindi è inevitabile che chi interviene lo faccia nello spazio assegnato ai singoli gruppi".Quello di Rutelli - ha assicurato - "sarà comunque quello del leader dell'opposizione".
Il capogruppo della Margherita al Senato ha inoltre affrontato il tema del dialogo con i Radicali, che ha definito "fondamentale" per la crescita del centrosinistra in quanto il mondo radicale ha la capacità di proporre temi estremamente importanti nella vita politica pur rischiando di "rimanere isolati" nei confronti delle due coalizioni maggiori.
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