10 NOV 2001

Radicali: 100 tavoli per la globalizzazione dei diritti e per accogliere i 5 nonviolenti di ritorno dal Laos

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Roma, 10 novembre 2001 - I radicali hanno partecipato con 100 tavoli all'Usa day, l'iniziativa promossa da Il Foglio di Giuliano Ferrara e realizzata da Forza Italia, cui hanno deciso di prendere parte molte forze politiche.

Con via del Corso arricchita da palloncini e bandiere britanniche, israeliane, statunitensi e gandhiane, i radicali hanno dato il benvenuto ai 5 militanti arrestati in Laos che sono tornati in Italia questa notte dopo 15 giorni di prigionia.

Diritto e libertà in Italia e nel mondoLa battaglia per il diritto e la libertà nel mondo dovrebbe partire con il far rispettare il
principi fondamentali della democrazia in Italia, questo il messaggio lanciato con l'iniziativa dei 100 tavoli.

"Se i radicali servono a qualcosa - ha dichiarato Daniele Capezzone - è per lottare anche per questo.

La complessità radicale, anche la complicazione radicale, l'umiltà delle proposte di legge e le battaglie di diritto e di libertà transnazionali".

Sergio Augusto Stanzani Ghedini , presidente 'Non c'è pace senza giustizia', ha evidenziato che "i nostri compagni hanno dimostrato che quello che è vero in Italia, che c'è bisogno di libertà e di diritto, è vero anche per tanti posti nel mondo in cui non c'è democrazia perché manca libertà e diritto.

Il nostro impegno sembra spropositato - ha aggiunto - perché siamo pochi, ma di fatto siamo vivi e vitali" "Credo - ha dichiarato Emma Bonino - che in questo momento in cui si torna a parlare di patriottismo, forse i veri patrioti della democrazia e della libertà sono i nostri compagni, che adottando 5 altri non violenti laotiani hanno fatto quest'azione molto costosa, come è sempre la non violenza aggressiva.

La non violenza è interferenza, con mezzi altri.

Spero che saremo in tanti a dare il benvenuto ai nostri compagni ma spero soprattutto che questo sia l'inizio di un altro impegno".Il mancato invito di Forza ItaliaForza Italia non ha invitato i radicali a partecipare alla manifestazione, né ha chiesto ai 5 tornati dal Laos di intervenire durante il comizio del pomeriggio.

"Si sperava - ha affermato il segretario di Radicali Italiani - in un invito formale da parte di Forza Italia.

Non c'è stato, però invitiamo loro alla nostra manifestazione" "A volte - ha rilevato Emma Bonino - la generosità di riconoscere l'impegno degli altri non è una materia prima molto abbondante.

Mi sembra di capire che anche gli amici di Forza Italia non vorranno riconoscere l'impegno di Olivier Dupuis, Massimo Lensi, Silvja Manzi, Bruno Mellano, Nikolaj Kramov.

Mi dispiace per loro, perché doveva e poteva esser patrimonio di tutti"Le prossime iniziative"Dopo quelli per i dissidenti comunisti, con i dissidenti dell'Est europeo, ora abbiamo aperto il fronte asiatico".

Così Emma Bonino che ha auspicato che questa iniziativa sia "l'inizio di un altro impegno".

"Ora - ha annunciato Olivier Dupuis - lavoreremo anche per un'iniziativa partita dalla famiglia reale laotiana in esilio per la riconciliazione, visto che un'altissima percentuale di laotiani è dovuta fuggire".

Il segretario del PRT ha individuato "il prossimo passo" nell'ottenere che "l'Ue non porti più avanti una politica di aiuti a pioggia, ma che strutturi progetti che obblighino la classe dirigente laotiana a fare delle riforme"La prigionia "È stata un'esperienza dura, bella e anche importante.

È stato lo spunto per il rilancio di una lotta radicale per la democrazia nel mondo".

Così Massimo Lensi ha sintetizzato i 15 giorni in cella di isolamento nelle carceri laotiane.

Nikolaj Kramov, responsabile del Partito Radicale Transnazionale in Russia: ha parlato di "carcere sopportabile in confronto a quello sovietico di 20 anni fa, sopportabile - ha precisato - per 15 giorni, ma non lo è per i detenuti laotiani che vivono in queste prigioni per 13-19 anni senza sentenza, senza ricevere visite dai loro familiari.

Noi - ha puntualizzato Kramov - eravamo detenuti privilegiati, ma la situazione dei detenuti politici e non solo è orribile: anni di attese senza speranze e senza processo".

"Ringrazio - ha aggiunto - tutti coloro che si sono attivati per il nostro rilascio e il governo italiano, che è stato l'unico a fare passi politici oltreché diplomatici".

"La nostra faccia da occidentali - ha raccontato Olivier Dupuis - ci ha evitato le pratiche che dai racconti dei detenuti abbiamo scoperto essere usuali, quali torture e violenze".

Per quanto riguarda i 5 studenti desaparecidos dal 1999, la risposta da parte delle autorità laotiane a Margherita Boniver è, per Olivier Dupuis, "un'ottima risposta, perché per la prima volta viene riconosciuta l'esistenza e forse grazie a questo non saranno più desaparecidos, grazie all'attenzione della stampa internazionale potranno forse avere un processo un po' meno farsesco e avranno modo di vedere i loro familiari e un avvocato più o meno fasullo, ma rispetto al niente di oggi è già un passo nella direzione giusta"Interviste e commenti a cura di Alessio Falconio, Andrea de Angelis e Donatella Poretti.

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