Giornata del ricordo 2005 Torino, prima capitale d'Italia nel giorno del ricordo delle genti istriane, fiumane e dalmate

Prende ora la parola l'onorevole Sergio Chiamparino sindaco della città di Torino
Autorità signore e signori benvenuti a Torino sono particolarmente onorato di salutare dei in occasione della prima celebrazione della giornata nazionale del Ricordo istituita un anno orsono dal Parlamento italiano
Per il giorno appunto dieci di febbraio
Mi permetterete
Di dare un un benvenuto e un saluto particolarmente caloroso al
Presidente della Federazione delle Associazioni degli edili Guido braccio duro che ha già avuto modo avete sentito che ha avuto modo di salutare questa mattina nella cerimonia di deposizione della corona di alloro nel cimitero monumentale di Torino
E mi permetterete anche anche un pochino per ragioni personali di salutare anche con una forte stretta di mano l'onorevole Lucio Toth che ho avuto modo di conoscere in Parlamento quando diciamo abbiamo fatto insieme una parte del percorso del
Dei tanti tratti della legislazione che ha cercato di risarcire
Gli esuli da quelle terre ed è stato per me è un incontro molto proficuo e poi tutti voi sapete meglio di me il medico vuol mica detto che Lucio Proto avuto nel sostenere nel tenere alta la bandiera degli esuli di quelle terre quindi lo saluto con particolare cordialità e anche con particolare simpatia e un ringraziamento lo vorrei fare anche i presidenti delle tre istituzioni balli ero Marino e Rossi che hanno ha avuto la hanno lavorato a questa riunione istituzionale dei tre consiglieri perché oggi sono i tre Consigli provinciale comunale regionale che sono formalmente riuniti per dare la giusta enfasi istituzionale a una data che è prima di tutto una data istituzionale
Io sono vorrei quando noi abbiamo scritto insieme a Enzo Ghigo e Antonio Saitta abbiamo meglio allora era ancora Mercedes Bresso credo Presidente della provincia quando abbiamo scritto per a vere per chiedere di celebrare a Torino questa prima giornata del ricordo lo abbiamo fatto
Almeno per me per con due motivazioni di fondo
La prima
Legata alla l'importanza e al ruolo che la comunità degli esuli ha avuto e ha nella nostra città
E quindi celebrare quindi la prima giornata del ricordo vuole esponeva essere e il fatto che sia stato accolto vuol dire che è un riconoscimento particolarmente significativo per la capacità con cui questo in gruppo di persone ha saputo nella città e a livello nazionale che nere alta la bandiera di quelle persone in un modo do che ricco ricco riflette esattamente le parole che abbiamo testé sentito nel messaggio del presidente Ciampi e cioè non il nome di vecchi rancori ma per per ricordare le ragioni storiche che che c'è aiutino a capire quello che è successo quindi ragioni e non rancori
Questo è il grande merito che ha avuto la comunità degli esuli qui a Torino una comunità numerosa parecchie le cicche arrivata da vere parecchie decine di migliaia all'inizio che ha avuto come ha detto stamattina
La sua Eccellenza il prefetto è stata accolta bene ma che non ha avuto esattamente vita facilissima come sono difficili specie nelle prime pagine sempre la vita di chi perde tutto quello che aveva alle spalle a cominciare dal proprio elementi di base della propria identità per arrivare poi quelli più materiali come il lavoro la casa si trova in un ambiente completamente diverso
Ma che ha saputo il non soltanto inserirsi nella nostra città ma ha saputo direi arricchire la comunità torinese era saputo arricchire soprattutto facendo vivere quello che era il comprensibile dolore dell'esilio come un elemento di maggior conoscenza della realtà
Che ha arricchito la comunità torinese io ho avuto il piacere la di conoscere cito le due persone con cui da anni o stretti rapporti a cui Dante quando era lavorava ed era impegnato alle Ferriere FIAT dove adesso si stanno costruendo i villaggi olimpici e
Vatta
Che era lavorava poco distante alla Michelin Dora dove adesso è già sorto il centro commerciale ed altre strutture di intrattenimento e
Posso testimoniare direttamente come diciamo questa loro identità di esuli fosse trasfuse fosse tutt'uno con la partecipazione alle problematiche erano anni difficili quelli alle problematiche della comunità torinese
E credo che sia per questa ragione che hanno diciamo che hanno saputo in fondo in sede nazionale affermare questa loro forza questa loro identità questa loro grande dignità e quindi credo che fare oggi qui
La prima giornata del ricordo ossia innanzitutto un riconoscimento a loro e io vorrei a nome di tutta la città dire a Vatta da cui Dante e a tutti i loro associati un grazie di cuore con grande affetto per tutto quello che avete fatto in questi anni
La seconda ragione
E quella
Verrà cultura della nostra città
La nostra città è una città che sempre stata è e io mi auguro continuerà ad essere molto attenta alla verità della storia alla con ricostruzione della verità della storia
Che tutto deve fare a meno che essere piegata alle esigenze della politica quotidiane della politica di oggi
Io penso che
Aver rimorso perché questo credo sia la parola giusta una fase della storia italiana
E aver superato questa rimozione sia il merito più grande che tutta la comunità degli esuli avuti ha avuto per se stessi ma anche per il contributo che ha dato alla ricostruzione della memoria nazionale
Che non vuol dire riscrivere la storia ma vuol dire evidentemente nel momento in cui si toglie il velo a ciò che fino ad allora era coperto vuol dire arricchire il ricordo e quindi farsi che ricordo diventi sempre più memoria e quindi storia che serve non solo per ricordare ma per capire il presente per spiegare il futuro
E questo questa particolare sensibilità alla ricostruzione della memoria storica nella nostra città
è segnato dal fatto che cui una parte significativa del lavoro fatto dalla comunità degli esuli è fatta insieme gomito a gomito con l'Istituto storico della Resistenza
Segno che davvero la l'obiettivo eh la ricostruzione della verità della storia è la rito lo svelamento di ciò che è stato per ragioni quelle sì politiche
Rimorso e non è quello di una reinterpretazione della storia finalizzata a ragioni politiche contingenti e io di questo voglio ringraziare tutti quelli ah torinesi e non torinesi che hanno contribuito a questa ricco ricostruzione della Beretta
Della storia e credo che di questo la nostra città debba essere orgogliosa grazie a tutti di essere cui comma
Grazie al signor Sindaco adesso la parola ad Antonio Saitta presidente della provincia di Torino
Autorità presidente Guido grossa duro signore e signori anch'io non posso che esprimere una sincera soddisfazione per questa iniziativa assunta dal Consiglio regionale dal consiglio comunale dal consiglio provinciale
Credo che abbia perfettamente ragione del Capo dello Stato
Quanto nel suo messaggio e anche delle dichiarazioni riportate oggi sui quotidiani
Ci ricorda come le foibe e l'esodo dall'Istria dalla Dalmazia sono una ferita sulla quale nel nostro Paese è stata stesa una cortina di silenzio e finalmente si fa luce sono stati migliaia di italiani uccisi e gettati nelle grandi fenditure carsiche
Tra gli otto e i dieci mila secondo i calcoli più accreditati e noi studiosi e centinaia di migliaia sono le persone che sono state costrette ad abbandonare le loro case lavoro occupazione Volterra
Tra duecento e trecento mila dicono di spine sono un dramma di dimensioni immense che come è noto come sanno sicuramente i profughi come sanno gli esuli hanno completamente mutato la geografia umana delle terre Giuliano dalmate
Per decenni la portata del peso delle Foibe e in generale del dramma complessivo dalla Venezia Giulia non è stata accolta pienamente e non è stata inserita
Come invece doveva essere nella memoria della Società italiana nella storia del Paese
Perché gli istriani furono italiani che duramente hanno dovuto pagare sulla loro pelle per tutti la guerra di aggressione scatenata dal regime di Mussolini e le scellerate politiche di repressione attuata dal fascismo in quelle regioni e tecnicamente plurali
Gli hanno in più dovuto pagare l'ostracismo imposto nei loro confronti dal regime comunista di Tito
Per tutti hanno pagato quindi istriani che furono costretti ad abbandonare i loro luoghi da sempre segnati dal contributo decisivo del loro lavoro
Purtroppo di questa vicenda si è parlato solo a Trieste
E delle comunità dei profughi
Hanno taciuto gli storici come sappiamo hanno taciuto i mezzi di informazione
Hanno anche taciuto anche taciuto la politica
Come tanti altri italiani qui presenti io non ho mai trovato nessun cenno a questo dramma dei manuali storici su quale ho studiato non ho visto né emolumenti non abbiamo visto nei monumenti né indicazioni nella toponomastica che lo ricordassero
Non l'abbiamo mai sentito il Meretz universitarie né conferente in proposito così come altre vincente
Legate alla seconda guerra mondiale sono state sopite messe da parte penso alla vicenda dei vostri soldati a Ceppaloni
Ed è oggi Istituto slittando Chiaretto le ragioni di questo silenzio
Delle torri sono diverso ragioni internazionali prima di tutto
Quanto al quarantotto il maresciallo Tito è stato scomunicato da Stalin e dal come coliformi dell'Occidente lo sappiamo è diventato un interlocutore
Conosciuto come leader dei Paesi non allineati
L'interlocutore si sa lo si è detto le difficoltà con domande imbarazzanti e così lei poi delle persecuzioni degli italiani d'Istria Dalmazia sono usciti dalla gente dal razionale
Poi ci sono anche ragioni di partito perché bisogna di Roland e poi gli storici con molta chiarezza
Ed è per il partito comunista la questione del cortile al nord orientale dal terreno insidioso
Che metteva in risalto anche l'ambiguità della politica estera l'oscillazione tra la difesa degli interessi nazionali e quella degli interessi internazionali
E poi ci sono state anche ragioni di Stato
Ma di cosa vedi Tito era un paese confinante col quale bisognava rapportarsi senta riaprire contenziosi relativi alle stragi della primavera del quarantacinque alla semplificazione etnica successiva
Sono trascorsi ormai sessant'anni dalla fine dalla guerra e cinquanta dalla restituzione di Trieste all'Italia
Finalmente con la caduta del muro di Berlino
Sono venuto meno le interferenze ideologiche
Che hanno così a lungo condizionato i giudizi sul passato recente sulla storia spesso costruita su quelle gabbie del dopoguerra oggi siamo più liberi anche nel modo col quale guardare alla nostra storia e quindi una fase importante
La giornata del ricordo del dieci febbraio anniversario della firma del trattato di pace che ha fissato i confini tra Italia e Jugoslavia e l'occasione per tentare di ricomporre una memoria comune
Per ricomprendere nell'immaginario collettivo della nostra nazione ciò che è accaduto alle genti Giuliani Dharma
Certo ricordare le foibe significa anche affermare giustamente lo condivido lo condividiamo che tutte le vittime sono uguali
Le vittime delle foibe alcune delle quali antifascisti militanti sono cadute per mano di coloro che consideravano amiche amica alleati la lotta contro il nazifascismo non valgono meno delle vittime dall'amico
Ma non si possono storicamente equiparare ci ricorda oggi Claudio Magris sul Corriere
Le foibe non si possono equivale coi dalla Shoah e non tanto per il divario numerico
Ma perché in un caso si è trattato del pianificato Progetto di sterminio di un popolo intero e nell'altro di una violenta nazionalista socialista ideologica
Simile a tanti altri episodi accaduti in analoghe circostanze di guerra e di collasso civile ma non per questo e meno orribile e più giustificabile
Quindi la giornata del ricordo rappresenta un indennizzo Unicredito postumo che non vada a ripagare delle sofferenze
Delle Visco non solo a quelli che sono stati uccisi ma anche alla migliaia di profughi di prima generazione che hanno trascorso anni nei centri di raccolta sparsi per tutta la penisola divento spesso in condizioni drammatiche di emergenza sì di promiscuità
Vicepresidente
Il Consiglio l'applauso
Ma questo intervento postumo è un debito che vale per noi
Vale per le nuove generazioni che crescono essere consapevoli di quanto è accaduto è lo strumento attraverso cui una nazione prova la propria identità la propria forza la propria coesione
Parlare di foibe di esodo analizzare i contesti per quali fatti sono maturati capire colpevoli e ragione di tanto silenzio è un modo per crescere sicuramente come l'azione per questo lo scorso anno di amministrazione dalla Provincia e del Comune della Regione hanno voluto finanziare la costruzione di un monumento
Del ricordo nel cimitero monumentale Rocco città per questo oggi siamo qui riuniti in questo palazzo pieno di storia siamo qui a ricordare gli infoibati
E i profughi a restituire memoria la loro tragedia ma incolto siamo soprattutto noi oggi a giovarsi di quanto scrivo fa cento perché da quella storia che storia d'Italia e Storia degli italiani riceviamo un insegnamento è un monito che ci aiuteranno a essere cittadini più consapevoli e più coerente
Ha raggiunto all'onorevole Giancarlo fra Gianfranco Fini vicepresidente del Consiglio dei ministri ministro degli Esteri
Che salutiamo e ci fa particolarmente piacere che sia arrivato adesso mentre sono ancora formalmente riuniti consigliera vediamo come va formati stima ed apprezzamento nei confronti delle nostre istituzioni grazie al vicepresidente
Ora la parola all'onorevole Enzo Ghigo presidente della regione Piemonte prego
Signor vicepresidente del Consiglio
Signori presidenti dei consigli autorità colleghi signore e signori ritengo che per Torino
Sia un onore sia per il Torino che per sia per Torino che per il Piemonte un onore ospitare come prima sede nazionale la celebrazione del Giorno del ricordo
Istituito con legge dello Stato il trenta marzo del due mila quattro
L'argomento che qui oggi viene trattato è quello di una memoria storica da trasmettere anzi quello di una limitazione etnica e di una diaspora da non dimenticare
La tragedia delle foibe e dell'esodo appartengono ad una specifica parte di popolazione italiana
In una ben definita area territoriale
Forse per questo è rimasta in margine della critica storica del dopoguerra
O forse anche perché la divisione dell'Europa nei due blocchi a di fatto impedito una comune sentire di condanna per ogni forma di dittatura di totalitarismo e di alienazione delle libertà formali e sostanziali
C'è inoltre da sottolineare che i fatti della Venezia Giulia dell'Istria e della Dalmazia si sono verificati in un clima di rivendicazione territoriale e in un'atmosfera di accesi nazionalismi perciò le vittime degli esuli sono stati colpiti per il semplice motivo di essere e voler restare italiani
Se gli eccidi delle foibe furono episodi di clandestina criminalità lei sotto di oltre trecento mila persone
Verso l'Italia fu un dramma visibile
Ma se ne parlò poco quasi fosse una migrazione normale di popolazioni povere in cerca di fortuna
Insediamenti provvisori che però durarono anni furono centonove nella nostra regione Torino fu col Novara Asti Alessandria Aosta e Tortona fra le città che ospitarono molte profughi che progressivamente si integrarono del tessuto economico e sociale di queste e di altre città del Piemonte
I profughi spesso avevano lasciato non solo la propria terra
Ma anche i loro beni un alloggio negozio un laboratorio il loro esodo in Italia veniva commisero i bagagli e qualche mobile come ben testimoniano le fotografie che illustrano la triste realtà delle partenze dai porti di Pola Zara e piume
Sì profughi disponevano però di volontà laboriosità e grande spirito di adattamento
Quasi tutti avevano un mestiere era una professione e si dettero da fare con tenacia e coraggio per superare le difficoltà della situazione del momento
Tant'è che già negli anni Sessanta l'emergenza era finita e l'integrazione era quasi pienamente ragione
Certo si trattava di italiani che rimanevano nella loro patria chiamava ma lo sradicamento dalle terre di origine è sempre e comunque un trauma difficile da superare e impossibile da annullare
Quale lezione dopo sessant'anni possiamo dunque trarre da quegli avvenimenti italiani che perirono nelle foibe e quelli che decisero di abbandonare la propria terra a causa delle persecuzioni messe in atto sulla base di un programma di pulizia etnica
Non avevano armi che non avevano usato violenza contro alcuno
Quelle vittime che gli esuli oggi vedono riconosciuto il loro sacrificio
Senza retorica e senza spirito di rivalsa una democrazia matura non deve nascondere nulla e non deve avere paura della verità
Oggi noi viviamo una democrazia matura con leggi nazionali e statuti regionali improntati a principi di eguaglianza tolleranza sussidiarietà e rispetto per le diversità
La riflessione comune sulle grandi ferite del ventesimo secolo deve essere fonte fondamento per una democrazia in continua e alta evoluzione il mio appello è quindi quello di non rimuovere ma ricordare affinché la storia sia veramente maestra di vita il continuo riferimento certo per la nostra azione di politici ed i cittadini
Proprio la storia infatti ci ha concesso in questi ultimi anni la possibilità di alzare il velo sulla questione delle foibe e dell'esodo
Certo tramandare nella memoria non solo tutto il nostro popolo ma tutti i popoli europei compresi i cittadini sloveni e croati con cui condividiamo il destino di vicini di casa nella nuova grande Europa la verità coniugata la libertà deve essere il fondamento comune la matrice morale dei popoli e degli stati d'Europa
Il riconoscimento delle atrocità delle foibe del dramma dell'esodo segna un passo avanti in un'altra sulla strada della verità e della condivisione in Italia ed in Europa di un sentire comune che si esprime senza reticenze e senza indugi contro i mali oscuri che hanno attraversato nel secolo scorso il vecchio continente
Perché tutto ciò non accada mai più
Come ebbe a dire Primo Levi a proposito dell'Olocausto dobbiamo ricordarcelo sempre
Con l'intervento dell'onorevole Enzo Diego a termine la riunione congiunta dei consigli comunale e provinciale
Regionale
Invito quindi l'autorità accomodarsi in prima fila per lasciare spazio invece alla tavola rotonda dal titolo le Regioni Giuliana e dalmata e nel processo di unificazione nazionale ideali e realtà e prospettive di convivenza nella nuova Europa
Coordinata dal vicedirettore del quotidiano la Stampa Alberto Sinigaglia
Al quale prenderanno parte l'onorevole Gianfranco Fini vicepresidente del Consiglio dei ministri ministro degli Esteri l'onorevole Luciano Violante presidente dei deputati dei DS l'onorevole Lucio Toth presidente l'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e Pia Franco quali vieni presidente del Centro parlo
Signori buonasera autorità buonasera scusate queste piccole formalità ma cominciamo subito rispettando i tempi anche perché l'onorevole Fini deve partire assolutamente dico alle sedici e trenta cercheremo di stare tutti nel nel nell'orario dunque è stato già detto me lo ricordo perché questi sono i compiti del moderatore il tema di questa tavola rotonda che è l'approfondimento di questa giornata in questa prima di questo primo dieci febbraio Giorno del ricordo il tema è le regioni Giuliane Ekdal nate nel processo di unificazione nazionale ideali realtà e prospettive di convivenza nella nuova Europa do anch'io il benvenuto alla tavola rotonda all'onorevole Gianfranco Fini vicepresidente del Consiglio ministro degli esteri reduce
Da dalla dalle celebrazioni appena arrivato tra Trieste
E dove ha partecipato alle celebrazioni nazionali all'onorevole Luciano Violante del presidente dei deputati DS al professor Pierfranco qua vieni presidente del Centro Pannunzio
All'onorevole Lucio Toth presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Al quale dopo il primo la parola rinviando però un saluto al professor Carlo Chiesa Alberti docente di Storia contemporanea all'università alla Sapienza di Roma che essendo indisposto non ha potuto lasciare la capitale e tuttavia a inviato un testo che li leggeremo tra poco prego onorevole Totti
Sente
La ringrazio la regione la Provincia il Comune di questa occasione
Inizio subito dicendo le ragioni per cui noi sulle abbiamo voluto questo giorno del ricordo perché abbiamo dato il nostro consenso alla nostra collaborazione all'approvazione della legge novantadue del due mila e quattro
Ecco i nostri quattro perché primo riaffermare l'italianità storica delle nostre terre d'origine l'Istria il Quarnaro e la Dalmazia
Regione di frontiera con altre culture che avevano saputo convivere pacificamente per secoli
Italianità che non pone in discussione la stabilità degli attuali confini
Secondo onorare i nostri sacrifici e l'eroismo di tutti gli italiani per difendere questa nostra identità nazionale latina e veneta ricordarle eccidi delle foibe le persecuzioni patite sotto le diverse occupazioni straniere lei esodo di trecentocinquanta mila italiani dalla terra natale tra il mille novecentoquarantaquattro e il mille novecentocinquantaquattro terzo rivendicare il nostro diritto di far parte della memoria condivisa della nazione
E costruire intorno alle nostre vicende umane Maurya comune senza differenze di idee politiche o di fede religiosa quarto lanciare un monito all'Europa e a tutti i popoli per la salvaguardia delle diversità territoriali
E il rispetto dei diritti delle minoranze etniche linguistiche religiose a vivere nella propria terra in pace con le altre componenti senza doversi piegare ai diktat distanti nazionaliste o totalitari a cominciare da i nostri fratelli che risiedono ancora nelle nostre terre d'origine e perché Torino per questa celebrazione
Perché fu Torino alla capitale di Italia unita per la prima volta e fu il Piemonte a dare asilo a tanti esuli dalmati e Giuliani da Pier Alessandro Paravia ad alzare che fu professore qui nella vostra Università di Torino insegnante di italiano ai repubblicani e federalisti Nicolò Tommaseo da Sebenico e Federico sei insignite Doda da Ragusa diventato quest'ultimo ufficiale dell'Armata piemontese e poi ministro di cricket malgrado fossero repubblicani Cavour diede loro asilo qui fino a tanti altri nostri conterranei come ad esempio il generale Vittorio su pelli da Capodistria ufficiale dell'Armata Sarda e ministro della guerra tra il mille novecentoquindici mille novecentodiciotto capo di Striano
Perché Piemonte fu l'unica Stato italiano che dopo la sconfitta del mille ottocentoquarantanove aveva conservato il tricolore e le garanzie liberali dello Statuto Albertino
E perché in Piemonte come è stato ricordato hanno trovato casa e lavoro decine di migliaia dei nostri profughi
Su questa ricorrenza sia Cesone in media un dibattito piuttosto acceso annoia isole non interessa tanto individuare i colpevoli per quelli individuali avrebbe dovuto pensarci la giustizia dei tribunali e non è mai troppo tardi per le ideologie del passato non occorre molta conoscenza per avere nella nostra coscienza collettiva
Vorrei ad attribuire a regime fascista la responsabilità di una guerra funesta senza la quale i confini nazionali sarebbero rimasti intatti
E di un ottuso tentativo distance ovalizzazione delle minoranze slava e di una guerra altrettanto sfortunata quanto spesso combattuta con metodi discutibili
Lei ci servono grandi indagini storiografiche anche se ringraziamo chi le ha fatte
Per sapere che il PC offrì le nostre terre alla Jugoslavia comunista di Tito sia militarmente nel quarantaquattro quarantacinque privando il Comitato di liberazione nazionale
Della sua arma politica
Perché nel momento in cui fu dato ordine alle nostre formazioni partigiane dico nostri perché erano fatte da italiani di passare agli ordini del nono Corpus sloveno e dello analogo Corpus partigiano croato il CLN dell'Istria e di Fiume rimase senza armi rimase senza suo sostegno militare e questo fu il primo errore
E poi sappiamo che le foglie furono opera dei partigiani jugoslavi che vi gettarono dentro anche i partigiani e i resistenti che volevano restare italiani
Comunisti compresi che ebbero il coraggio di opporsi ai comitati del popolo alla strage dei loro compaesani
Possiamo dimenticare quelli che si chiamano i ragazzi di Salò
Che si sacrificarono a Fiume nella Selva di Tarnova in un'ultima difesa disperata
Così una guerra fratricida si rivelava sul confine orientale in tutto il suo orrore
Tra la Risiera di San Sabba e le carceri giudiziarie diventate luoghi di tortura di opposte aguzzini gli orli da quelle carceri io le ricordo ancora bambino
Non c'è nessuna parificazione le ho sentite prima e gli ho sentite dopo
Non c'è nessuna parificazione
E nessun revisionismo perché noi non abbiamo bisogno di revisionismi
La nostra gente caduta numerosa anche tra le file della Resistenza sono centinaia i decorati tra le file della Resistenza a cominciare dal fratello di Ottavio Missoni
Di tutti i nostri caduti siamo soltanto orgoglio così perché hanno testimoniato l'amore per la nostra patria
Della Dc
Sappiamo che fece quello che poteva per assisterci in un momento in cui anche altri italiani avevano bisogno di assistenza
Anche se nessuno di noi ha perdonato l'inutile accordo di Osimo contro il quale votarono senza distinzione di parte tutti parlamentari esuli che si devono allora in Parlamento
Così come abbiamo aveva votato contro l'iniquità del trattato di pace il fiumano Leo Valiani nel mille novecentoquarantasette
Quanto alla congiura del silenzio credo che l'Italia del dopoguerra fosse un Paese che è uscito da una guerra civile era terrorizzato dall'idea di ripiombare cinque
Sì a De Gasperi che Togliatti non avevano interesse a fomentare odi che avrebbero potuto scatenare nuovi scontri cruenti
Malgrado la contrapposizione tra i due blocchi anzi proprio perché c'era la guerra fredda bisognava tenere il nostro Paese è fragile e diviso un po'sotto sedativo scusatemi l'espressione ma un po'così
Dire la verità sulle foibe e dare loro risalto avrebbe rischiato di gettare gli italiani l'uno contro l'altro perché quello che mancava ormai era l'idea di una patria comune
Un valore che era stato compromesso dalla retorica del regime
Dalla sconfitta militare dagli eventi dell'otto settembre vissuti più come una vergogna che con un'occasione di riscatto come invece vorrebbe il Presidente della Repubblica Ciampi giustamente come un'occasione di riscatto
L'Italia faceva finta di aver vinto ma tutti sapevano che non era vero malgrado la resistenza
La morte della patria portava dimenticare sonora disprezzare
Chi per questa parte aveva sofferto oggi evidentemente c'è una ricerca di verità soprattutto fra i giovani e anche d'identità nazionale
Pur nello spirito dell'unità dell'Europa e dell'Occidente ed è un sentimento di fratellanza universale che comune al popolo italiano come dimostrano le vicende ad esempio in Iraq e per questo commuove oggi la consapevolezza di un piccolo popolo come quello Giuliano Dalmata che lasciato in balia della storia ha sofferto per amore di una patria che in quel momento non c'era più
Ma se il nostro Paese ha finalmente raggiunto un punto di convergenza comune su questo tema
Grazie alla maturazione democratica della cultura politica italiana via Rocco il riconoscimento dei nostri torti verso le minoranze etniche sia quelle slava e che quelle tedesche
Stiamo ancora aspettando che qualcosa del genere avvenga al di là della frontiera del quarantasette settantaquattro
Settantacinque
L'opinione pubblica slovena sembra ancora lontana dal voler riconoscere la semplice realtà storica del nostro è solo e continua a coltivare nei libri di scuola la tesi di un confine etnico oltre Aquileia contestando ancora oggi l'italianità di Trieste e di Gorizia e delle cittadine italiane del Golfo mentre in Italia nessuno contesta la sua vita delle vallate Giulie e di molti Paesi le liste interno
Anche in corazze esistono pregiudizi e resistenze a riconoscere l'antico carattere latino italiano della penisola istriana e delle città costiere della Dalmazia
Italiche come dice presto duro fin da prima della lunga e plurisecolare dominazione della Repubblica di Venezia
Un mito mai spento nel nostro cuore che nel suo dialetto ci riconosciamo
Un mito lontano di dignità nazionale di indipendenza di splendore culturale
Di rispetto per le persone di tolleranza religiosa di convivenza intera etnica con sloveni croati e serbi con i quali dividevamo l'amore per la comune terra natale
Non possono corazze sul venne a proclamare di appartenere all'Europa se non si inchinano con rispetto davanti alle foibe le all'iniquità del nostro insomma
Altrimenti l'Europa sarà solo nei protocolli delle cancellerie no nel cuore degli uomini e delle donne che aspirano ad una pratica comune e quanto la vogliamo noi una patria comune
Noi che siamo stati privati della nostra piccola patria e qui a Torino ricordiamo questa nostra storia di tre generazioni un Risorgimento quale abbiamo partecipato con entusiasmo accorrendo volontari alla Repubblica di Venezia la Repubblica romana
Ed arruolandosi poi appunto nelle armate sarde
E poi l'autonomismo istriano una lunga storia dall'ottocentosessantuno fino alla fine del secolo scorso no del secolo beh l'altro dell'Ottocento
Di cui siamo stati lasciati soli perché l'Italia era legata dalla triplice e poi l'irredentismo che fu una grande pagina
Perché aspirava alla libertà di tutti i popoli che stavano sotto la monarchia asburgica quindi anche i popoli slavi anche il popolo ungherese i nostri antismog non era un le Pen teso perché escludeva
Ernesto sesta ci ha lasciato poi pagine indimenticabili sull'involuzione nazionalista del nostro irredentismo Giuliano che purtroppo c'è stata dopo il mille novecentoventi
E poi ho già parlato della resistenza divisa preoccupazione dico slava della pulizia etnica le foibe le baracche delle delle lunghi decenni che molti di noi sono stati nelle baracche
Poi il lungo silenzio la mistificazione della nostra storia come se all'amputazione territoriale
Dovesse seguire l'amputazione della nostra appartenenza alla cultura della nazione
Dagli umanisti del Quattrocento ai protagonisti della lettura per altura del cinema del teatro del Novecento non si ricerca sono nati a Pola o Azzaro Sebenico come se fossero nati in un posto inesistente in mezzo a agli astri del cielo
E invece sono gente nostra italiani che dal dal Medioevo
Dal istidina cimento hanno fatto la storia dell'Italia nelle arti della filosofia nel pensiero nella cultura nella musica questo per noi anche questo è il giorno del ricordo
Sott'occhio ora la parola al presidente del Centro io Pannunzio Franco Palmieri prego
Oggi ho ricevuto una telefonata di Enzo Bettiza
è stato tra i primi a testimoniare il dramma
L'uno e il figlio che lui stesso ha sofferto
Voleva essere qui con noi ha espresso il desiderio
Che io lo richiamasse qui questa sera
Anche perché e vicepresidente del trentuno Pannunzio e molto più adeguatamente di quello che potrà impara io Enzo Bettiza avrebbe potuto fare perché
A sofferto in prima persona il dramma delle isole
La giornata del ricordo che con un voto quasi plebiscitario
è stata approvata dal Parlamento italiano neppure un anno fa ci porta oggi finalmente arrendere in triplice al mente omaggio alle vittime delle polizze
E ai trecento trecentocinquanta mila italiani istriani dalmati e di piume
Che hanno dovuto abbandonare
Gli affetti e punto pervenire in un'Italia che va detto non li accolse e
Abbraccia tutte
Quando noi parliamo dell'esito dopo confrontiamo questo Edolo a quello degli ebrei ma gli ebrei trovarono una terra che li accolse la differenza dei nostri esuli e questa
è stato quello di quasi un anno fa un volto che fa onore al Parlamento repubblicano
E va detto che alla radice di questa scelta c'è il contributo determinante
Peggy perché abbiamo qui questa scena
Che si sono rivelati
Non li date soltanto ma vuoto mi visto tatto intendendo per stato non certo alla ragion di Stato ma quei valori dello stato che è più che mai noi riteniamo e ci sarà essenziali è fondamentale
Dicevo
Noi dobbiamo al lavoro di preparazione che è stato a patto negli anni precedenti
Da buon mini di Stato che partendo da posizioni lontane e contrapposte
Hanno fatto crescere l'idea di una storia condivisa di una storia nella quale gli italiani si possono ritrovare
Personalmente io non credo che la storia si possano iscrivere al secondo impostazioni pregiudiziali ideologici
Ma credo che si possano ci debba scrivere secondo i principi di una democrazia senza aggettivi
Perché e la democrazia che si è rivelata vincente
E la democrazia che rappresenta il comune terreno di incontro e di confronto di confronto civile di opinioni
Credo che
Certamente ci siano delle difficoltà
Ad affrontare un discorso storico grafico anche a tanti anni di distanza
Però chiaramente potrei affermare che nella storia contemporanea le passioni contribuiscono a vanificare le le verità a mettere in crisi le le verità
E per altri versi Crotti e spesso
Ha osservato che ogni storia è sempre storia contemporanea per cui ogni generazione rivive
Anche la storia del passato
Ma per altri versi ancora
Però c'è una mente io credo che la storia non sia mai giustizia era ma sia sempre giustificata dice
Giustificatrice nel senso
Il scrive la storia
Deve cercare di comprendere i fatti prima di giudicare
E questo credo che sia il tentativo verso cui si debba andare
Si è spesso stata in Italia una storiografia
Molto ideologica che tendeva
Non tanto a lasciar parlare i fatti ma addirittura commentarli primari ancora di indagarli
è quella
Omodeo
Il grande storico del Risorgimento che in questa sede io qui voglio ricordare chiamava
Loria n-esimo
Risorgimento e nella nostra storia
Quell'organo esimo che tendeva a semplificare che tendeva a vedere attraverso la schematizzazione
Si direbbe oggi gli slogan
Una storia che invece non è mai né semplice né facile ma è sempre un qualcosa di complesso
Di Complesso
Il manicheismo settario la semplificazione a mio modo di vedere hanno avuto la
La prevalenza
Tanti e tanti anni
E non è credo un qualcosa di fuori dalla realtà il fatto che molti che oggi si occupano visto
Storia si trovano impreparati di fronte ad una anticipazione che è avvenuta a livello parlamentare
Normalmente
La politica dovrebbe seguire la riflessione degli studi storici qui è avvenuto il contrario ma questo è un fatto a mio modo di vedere estremamente motivo
Giunti alla giornata del ricordo io credo che ci sia da interrogarci
Se essa sia un punto di arrivo soltanto e certamente è un punto di arrivo o se non sia anche un punto di partenza di partenza per il riconoscimento non soltanto simbolico degli esuli e credo che questo sia estremamente importante da l'arma
Si può discutere
Sulle ragioni dell'italianità
Delle terre il repubblicano Imbriani chiamava i radente
Certo non basta invocare la romanità non basta invocare il secco lì
Veneziani
Certamente io credo che
Se ci vuole
Comprendere le ragioni di quella italianità
Sia necessario ricondursi alla partecipazione e altri tributo di sangue che l'Italia ha dato dal mille novecentoquindici al mille novecento e diciotto
Una guerra quella a cui anche uomini istituzioni era convinzione di democrazia
Considerarono il coronamento del Risorgimento italiano
Per altri versi va detto
Che la seconda guerra mondiale
Con i suoi esiti aveva oggettivamente ha rimesso in discussione il risultato a cui si giunse faticosamente non senza errori all'indomani della guerra vinta
Ma a questo punto
Se io mi spingo a mettere in discussione certe affermazioni
Bisogna anche aggiungere credo interrogativo persino ovvio se la Jugoslavia non sia stata invece una spinta all'azione
Creata dalla diplomazia per riempire i vuoti lasciati dall'Impero asburgico
E a rivitalizzata dal
Comunismo dalla ideologia nel corso della Seconda guerra
Per altri versi io credo che vada anche ha ricordato
Come è già stato fatto il contributo
I predecessori di questi esuli hanno dato al nostro Risorgimento basterebbe ricordare Nicolò Tommaseo
Che proprio è esule in questa nostra città nel mille ottocentocinquantaquattro ebbe l'incarico di redigere il Grande dizionario della lingua italiana
Basterebbe ricordare
Oberdan basterebbe ricordarsi sarebbero ricordare gli errori nella prima guerra mondiale
Da Nazario Sauro Fabio
Questa gente ha scritto con il sangue
Con il loro sangue
La loro italianità
E non è neanche vero
Che l'irredentismo sia stato assorbito dal nazionalismo
Che non di
Il solo a spingere verso la guerra nel maggio del quindici
Perché Durst Alberghini a Bissolati
C'è stato un interventismo che vedeva negli imperi centrali una minaccia alla democrazia europea
E questo non va dimentica
E per altri versi ci sono profonde ragioni che legano le terre irridente all'Italia
Mentre la Jugoslavia non ha una storia dietro di sé non aveva una storia dietro disse
Era un'invenzione diplomatico
Pensiamo a
A Garibaldi da una parte e a Carducci dall'altra che sentirono il Risorgimento come rivolto anche all'altra sponda dell'Adriatico
Ma il fatto incontestabile io qui debbo parlare di nazionalità e ho cercato di
A Sennar soltanto ma il fatto incontestabile sul quale non si può non convenire
E che comunisti slavi realizzarono tra il quarantatré e il quarantacinque
Un'operazione di pulizia etnica che non può trovare la sua spiegazione con la repressione fascista che certo ci fu effettua anche a fra ma non basta a giustificare questa realtà
è stato scritto giustamente
Che nessuna violenza precedente può giustificare una violenza successiva
E non si può cercare di spiegare certi accanimenti inserendoli nella storia non novecentesca nella storia di un secolo di stragi di utopie assassine
Dietro il mattanze etniche di ogni genere
Se si finisce di edulcorare tutto di contestualizzare il tutto si finisce lì noi comprendere cosa davvero è accaduto
A meno di accettare un comizietto dis storia che come diceva Hegel è il mattatoio dell'umanità
Ma noi ci rifiutiamo di pensare che la storia sia il mattatoio dell'umanità
Diversamente io credo che ciascuno Collina
Limpidezza con onestà debba assumersi le sue responsabilità come finalmente si è incominciato a fare
E voglio qui ricordare e un maestro della mia generazione che è già stato ricordato
Quelle Valiani
Originario di piume uomo della Resistenza
Che votò contro il trattato di pace del quarantasette ebbene una volta negli anni settanta mi intrattenne a lungo
Su quello che lui chiamò allora l'infamia del Trattato di Osimo del mille novecentosettantacinque
Leo Valiani
Che combatte la battaglia contro i terroristi a viso aperto
In quegli stessi anni
Mi diceva
Mi diceva che
Bisognava
Scrivere delle foibe e dell'ex e una testimonianza solitaria ma certo assai importante
Io penso spesso a quella sera alza improprio Pannunzio al termine di una lezione di Valiani Susan ribelli anche un significato a questo ma il discorso ci porterebbe assai distanti
Io credo che si possa ecco concludono e con quella che è sciapo chiamava l'idea di Europa
L'idea di Europa credo sia la strada da seguire
Per andare oltre per non fermarsi a scrutare con lo sgomento il passato
Quell'idea di Europa che l'idea che pur degli spiriti migliori del nostro Risorgimento
Da Cavour a Maldini da Cattaneo Mantovani
Ed è credo che proprio nel quadro di questa Europa le diverse nazionalità e le diverse etnie avranno la possibilità di convivere civilmente
E con questi sentimenti che io credo che la giornata del ricordo assuma una valenza di particolare auspicio anche per le nuove generazioni e credo che abbia un grande significato celebrarla in questa sede
Che vide schiudersi il Risorgimento italiano
Credo che abbia un significato a parlare ai giovani evitare una prospettiva che vada oltre un passato solo però ad una condizione
Che la storia sia insegnata senza reticenze e senza vergogna
Senza rimozioni preventive senza schematismi ideologici senza obblighi di senta vaccini giustificato sionismo
Per questi queste questioni
Oggi si rivelano più che mai incompatibili con l'onestà intellettuale e alla fine con la più elementare intelligente
Grazie
Grazie dove di solito avviene
Toccherebbe al professor Carlo Ghisalberti storico della Sapienza di Roma che come vi ho detto prima è trattenuto nella capitale da nominare
Da un'influenza allora leggero io il suo intervento brevemente
Nel giorno del ricordo e doveroso rievocare le vicende svoltesi sulla frontiera orientale italiana durante la seconda guerra mondiale e gli anni che l'hanno seguita
Sono vicende fatta di distruzioni e stragi che hanno provocato l'abbandono dell'Istria di Fiume viziata da parte di trecento mila italiani che in quelle terre da secoli abitavano allo scopo di votare totalmente il carattere dell'identità nazionale dell'area nord adriatica
Obiettivo palese che tristemente collega quell'abbandono alle tante vicissitudini che hanno connotato con gli esodi e i trasferimenti forzati di milioni di persone la definizione dei confini dell'Europa centrorientale
Questo collegamento non vuole sminuire il senso e la portata delle vicende svoltesi sul nostro confine orientale tra le quali onoriamo oggi le vittime di una spietata però c'è
Rievocando anche il dolore le sofferenze di coloro che con l'esilio perse lo bene e affetti
Vorrei soltanto sottolineare come dopo le immani tragedie che hanno accompagnato il seguito il secondo conflitto mondiale la coscienza civile non può che condanna dell'impiego di simili mezzi per la soluzione di problemi etnici e confinarie
L'unificazione europea dovrà nella libertà e nell'e autonomia facilitare la convivenza dei popoli e delle minoranze residuali che in mezzo a questi convivono per lingua costumi e cultura le terre dell'area nord-orientale adriatica grazie dottor alla dominazione veneziana nel passato erano assimilabili alla civiltà italiana
Vissute sotto lo scudo della dominante che le difese sia contro gli ottomani sia contro le pretese egemoniche dell'Austria insediatasi in Trieste in fiume
L'Istria veneta e la Dalmazia mutua erano dalla Serenissima il modo di vivere e di pensare della sua gente
Molta della quale amministratori marinai commercianti ed artigiani vi abitavano fra ministri ad altri in un felice amalgama
Tutto ciò ebbe come è noto una crisi col Trattato di Campoformio che segnò la fine della Repubblica di Venezia peraltro resa dal pacifismo imbelle di una classe dirigente oligarchica
Stanca delle tante guerre combattute ormai del tutto incapace di sopravvivere
Da allora
Comincia il lento e graduale ritiro dall'Adriatico orientale di questa italianità periferica sottoposta inizialmente alla dominazione austriaca poi a quella Franco napoleonica mediata dapprima dal Regno italico
Poi con le Province Illiriche governata direttamente da Parigi quindi dalla restaurazione nuovamente soggetta all'Austria che poté così realizzare la cognata egemonia adriatica
Dopo Campoformio molti veneziani avevano abbandonato quei centri adriatici orientali rientrando nella città lagunare
Si verificava così quel mutamento ambientale che faceva scrivere nel mille ottocentotredici
Dal prefetto decisa può dal ministro dell'interno di Parigi come dall'ottica gliene e tappe noto antichi Duncan quel piglio leland altri fili Creek e l'idioma di clienti per i più e mentre l'abuso quasi è difficile accertare la veridicità dell'affermazione del funzionario napoleonico essa appare comunque quasi profetica sul destino dell'area in quanto sotto gli Asburgo i rapporti tra le diverse nazionalità
Erano destinati a modificarsi a danno dell'italiana
Rendendosi conto di ciò nel mille ottocentoquarantotto inizialmente per Nostalgia della Serenissima
Poi omologa Andolfi dei sentimenti indipendentisti ci della penisola gli istriani e i dalmati di lingua italiana parteciparono alla rivoluzione in atto
In tutto l'Impero d'Austria sfidando la dura repressione delle truppe del vano croato i villaggi certo fedelissimo subito degli Asburgo
Se a Trieste al fiume per il più alto tenore di vita e forse per amore per il quieto vivere la popolazione ancora alla metà dell'Ottocento appariva scarsamente sensibile
Alle idealità risorgimentali che investivano tutta l'Italia in Istria e in Dalmazia
Quelle idealità trovavano un'udienza non indifferente anche per il contrasto ormai evidente con le aspirazioni egemonica delle genti croate
La terza guerra di indipendenza che con la sconfitta e
Diana di lista pose fine alle illusorie aspirazioni al congiungimento dell'Adriatico orientale all'Italia segno una svolta nella realtà dell'Arena
L'Austria infatti favorendo l'immigrazione slava nei centri costieri e al tempo stesso modificando il sistema elettorale
Con l'allargamento del suffragio i ceti che ne erano esclusi per motivi di capacità e di censo
Provocò la caduta progressiva delle amministrazioni delle città dalmate limano croata l'ultima di queste a cadere negli anni ottanta fu las Palatina retta dal podestà Baiamonti in questo quadro ancorché non appoggiato dai governanti di Roma timorosi di rompere gli equilibri europei garantiti dalla triplice alleanza
Cominciava a diffondersi non senza contrasti l'irredentismo destinato a sostituire l'antico autonomismo grato alla borghesia liberale di Trieste e di molti centri istriani
La condanna a morte Dio Oberdan scavò un solco profondo nell'animo di molti mettendo in contrasto le due anime di Trieste dura io redenta e nazionale desiderosa di unirsi all'Italia
L'altra cosmopolita e conservatrice paga della prosperità che la cita ricavava presso il maggior porto il più ricco Emporio della duplice monarchia
Il timore comunque della crescita slava croata in Istria e Dalmazia Slovenia a Trieste e dintorni
Finiva con l'alimentare l'irredentismo degli italiani portati a vivere nell'annessione alla madrepatria lassù la via per la difesa della propria individualità nazionale minacciata non sono da Lecce monismo austro-ungarico
Va anche e forse soprattutto dalla crescente pressione di quelle popolazioni Slade alle quali si erano sottovalutati per troppo tempo lo sviluppo
Delle quali siano sottovalutati per troppo tempo lo sviluppo civile la formazione della coscienza politica
La prima guerra mondiale conclusa vittoriosamente avrebbe dovuto creare una prospettiva di convivenza tra le genti rivierasche per l'Adriatico ma questo non fu il mito della vittoria mutilata e le aspirazioni nazionaliste al controllo totale di quel mare per l'Italia
L'opposto desiderio di unire al Regno dei serbi croati e sloveni gli slavi rimasti al di qua
Del nuovo continente il nuovo confine riportandolo dal nervoso al Madison e le maldestre operazioni di nazionalizzazione delle minoranze ed infine la follia nel secondo conflitto mondiale con gli attori e soprattutto con gli orrori credo contrassegnato no
Hanno portato alla fine è un processo storico ormai secolare il cui inizio era stato assegnato a Campoformio
Il punitivo trattato di pace del mille novecentoquarantasette
La mancata istituzione del Territorio libero di Trieste la definitiva sulla spartizione del mille novecentocinquantaquattro hanno segnato il nuovo confine
Se l'Italia firmando gli Accordi di Osimo con la Jugoslavia accettato negli anni settanta la nuova realtà il suo rapido riconoscimento degli Stati successori dopo la fine di quella Repubblica a definitivamente convalidato quel confine
Tocca ora all'Unione Europea far sì che quella frontiera perda significato che l'intera area dell'Adriatico orientale torni a essere luogo d'incontro tra i diversi popoli che vi abitano
E che le ragioni della convivenza prevalgano su quelle dell'appartenenza e dell'identità questo era l'intervento di Carlo i Salvetti ora passo la parola all'onorevole Violante
Signore e signori permettetemi di iniziare questo breve intervento con due ricordi personali
Uno vicino nel tempo la Giunta
Quello vicino risale a qualche mese fa quando con celebra il suo duro ed altri colleghi parlamentari abbiamo fatto una visita
Alle comunità italiane dell'Istria
Uno di questi piccoli paesi abbiamo visto una Raffarin Marmo
Poggiata contro un muro
E rappresentava milione di Venezia
E mi spiegarono che soltanto da poco tempo era stata girata
Perché il regime jugoslavo preferiva che quel tipo di targhe che documentavano la presidenza italiana come non fascista ma sin dall'epoca di Venezia era simbolico come dire di un dato contraddittorio con la teoria del nazionalismo comunista jugoslavo e quindi quelle quelle lastre devono essere messe contro il muro devono essere viste quella cosa mi ha colpito molto perché ha fatto capire più di tante altre cose qual era il dato di fondo di quel tipo di cultura il secondo dato che del secondo ricordo personale risale invece a molti anni fa quando ero ragazzino io sono profugo anch'io d'Africa mio padre al presidente della citazione dei profughi compresi quelli già condannati a Bari e questi profonde con un campo tutt'altro quindi molto duro da vivere
E ne diamo atto spesso la polizia
E una volta chiesi a mio padre ma perché vengono così spesso e venivano così spesso perché temevano che ci fossero delle spie comuniste infiltrate
Tre profughi e quindi credeva che queste persone che dopo partito quello che un partito che ero fuggite edili per incompatibilità con quel vecchio perché scacciate venute in patria era un po'i sospettate
Dico questo perché io credo che dobbiamo considerare qual è stata la specificità
Di questa espulsione Beta ha scritto Günter Grass che il secolo ventesimo è stato il secolo delle espulsioni se guardiamo da Sud a Nord greci turchi bulgari rumeni
Poi ungheresi polacchi ucraini
Dall'altra parte ci Cheney tedeschi polacchi
Sono milioni di persone che sono state costrette a spostarsi con la violenza con la posta sradicate
Ma qual è la specificità delle espulsione della quale parliamo oggi io credo che non può dimenticarsi una quota di fondo che la comunità girò L'Armata
è stata unità non si è dispersa
E si è impegnata in una lotta civile con grande dignità per affermare è le radici del loro essere il senso dello stare qui
Sarebbe stato facile disperdersi trecento mila persone quattrocentocinquanta mila in un Paese di cinquantacinque mila abitanti cosa volete
Invece è molto importante che siamo stati uniti e la lunga
Battaglia civile fatte in tutti questi anni
Tu vai in questi giorni un tipo di riconoscimento nazionale io credo che vada reso onore alla fatica lo sforzo di chi ha guidato con grande pazienza e molto spesso nelle ignoranza nell'isolamento questo tipo di impegno
Va reso onore perché oggi vedete questa vicenda non è più una vicenda del confine orientale
Non è stata noi più confinata nella periferia del paese come è stata per tanti anni ma diventa una grande questione nazionale continua ad essere una pagina nazionale
Terzo dato alcuni anni fa quando al presidente Fini abbia avuto un dibattito a Trieste su questi temi che aperto fosse in qualche modo una pagina questa Pizzi perizie professor Pagnini
Non tutta quella pagina non fu gradita quell'apertura
A tutti né da una parte né dall'altra sia chiaro
E ancora oggi ho visto un libro molto importante che è stato pubblicato in questi giorni il professor Pupo
Una spiegazione di quel tipo di incontro come un tentativo di legittimazione reciproca
E poi dopo al piano ha parlato ancora eccellente recentemente di un uso politico della storia
Permettetemi per pochissimi minuti di fissare dei concetti
Le forze politiche non hanno bisogno di legittimarsi reciprocamente sono legittimate per come si comportò nella società per quello che fanno per il consenso che prendono per come gestiscono il consenso che acquisiscono punto e basta tutto il resto o non esiste o l'imbroglio
Il problema vero che devono porsi le classi politiche dirigenti un altro
E come si costruisce una coesione nel nostro Paese come si costruisce una unità e chiedo che cala responsabilità di essere classe dirigente sacche unità e coesione non si costruiscono né sulla menzogna né sull'oblio
Per verità possono essere dure difficili possono portare vedere pagine della propria storia come necessario ma vanno affrontate e credo che questo sia il senso del lavoro che si è fatto e che a chi parla di uso politico della storia quando si fa riferimento a queste vicende mi permetterei di dire che chi a responsabilità politiche partecipato alla costruzione della storia
Ed ha diritto di parlare e discutere come qualunque altro cittadino cui si sbaglia ci stavano gli storici Walter glielo diranno non è che ci sia in campo che deve essere come dire chiuso alla responsabilità politica alla riflessione politica credo che questo sarebbe un errore
Ora in questo quadro
Io credo che costruire una memoria condivisa in parte crea questo che diceva il professor Paglieri della cosa molto difficile ognuno appartiene a comunità mnemoniche proprio
Sulla base delle idee che ha letto il personale che ha frequentato le sue radici familiari i luoghi in cui è vissuto e difficile che le memorie siamo le stesse per tutti questo credo che capite per tutto però
Il lavoro che dobbiamo fare chiedo che sia di un altro tipo come citava un attimo fa
Il problema forse non è tanto quello di costruire more condivisa ma di costruire un sentimento di appartenenza condiviso
Un'appartenenza complessiva ad un Paese che ha una storia dura difficile
E cercare di superare le la divisività italiana
Questo carattere per cui
Nella stretta agli accessi e più contrapposti che uniti perché nessun Paese riesce ad essere competitivo se non a una sua unità interna
Se ci si identifica per contrapposizione per lacerazioni non credo che si fa fare il nostro Paese molti passi avanti
Se invece crediamo che bisogna pur differenti posizioni storiche o politiche
Religiose o altro
Comunque lavorare insieme quello che importa è che questo Paese sia unito e sia competitivo combattivo e vincente perché unito
Io credo che sia importante considerare momenti giorni come questi quel mettere quali contribuiamo tutti insieme a costruire questa coesione
Infine io vorrei dire a
Gianfranco Fini avversario Nico che stimo come lui Saddam oggi che lavoro della politica non è finito
Non abbiamo chiuso l'anno scorso con l'approvazione di questa legge
C'è la grande questione di riconoscimenti dei risarcimenti
Che dobbiamo affrontare
Il Parlamento
E noi siamo assolutamente disponibili come tutor affrontarlo positivamente
C'è poi da parte di tutti evitare negli anni che verranno la retorica per ricordo
Ci ricorda come pure esercitazione retorica vedere come realtà questo può essere un elemento che entra a fondo diciamo così nella nella storia del Paese come fatto che costituisce la nostra identità
E terzo dato io credo che dobbiamo in ogni modo
Sostenere la Federazione delle associazioni perché alloro siamo debitori di una insegnamento che non bisogna mai accendere non bisogna mai considerarsi battuti o sconfitti come dire dall'isolamento
E quello che loro ci hanno insegnato in questi anni chiedo che deve essere capace di farli diventare una pagina di di consapevolezza che riguardi un po'non solo noi ma anche le generazioni che verranno
Presidente Violante usa la parola al presidente Fini
Un doveroso un iniziale grazie doveroso ringraziamento in altri
Urna doveroso ringraziamento innanzitutto alla associazione che da tanti anni tutela quelli che sono i diritti gli esuli dei profughi Giuliano Dalmata al Comune alla Provincia di Torino alla Regione Piemonte
Per aver organizzato questa bella manifestazione per avermi invitato a partecipare
Con un ha uno spirito lo dico subito che vuole essere innanzitutto quello di chi
Avendo in questo momento le responsabilità istituzionali pur tuttavia nomina dimentica
E non vuol dimenticare quella che la doverosa passione politica
E in questo lo dico subito a Luciano Violante
Avversario che stimo e non da oggi per riprendere testualmente le stesse parole
Non vi è poi una grande differenza
In che senso
Nel senso che oggi credo che tutti gli italiani tutti per lo meno gli italiani che sono degni di questo nome
Possano essere lieti del patto che finalmente dopo tanti anni di oblio
Dopo tanti anni di ignavia dopo molti anni di ignoranza
Dopo anni e anni in cui per molte ragioni si era strappato una pagina del libro della storia nazionale credo che oggi tutti gli italiani degni di questo nome debbano essere soddisfatti del clima che si è creato
è un clima che si respira in queste manifestazioni è un clima che si ritrova nella messaggio importante il Capo dello Stato ha voluto inviare in occasione delle manifestazioni che ricordano il dieci di febbraio è un clima che in qualche modo invita
A guardare in avanti
Dopo aver finalmente ricomposto con la storia non all'insegna di una verità di parte ma all'insegna della verità
Perché può sembrare una banalità ma da questo voglio partire non esiste una verità di sinistra o una verità di destra non c'è una verità italiane è una verità slovena o croata dice la verità quando si parla di storia quando si leggono in modo critico quelli che sono gli avvenimenti
Poi è evidente che è compito della politica e trarre qualche volta insegnamento dalla storia
Compito dalla politica e tramandare quegli insegnamenti che si ritengono in qualche modo meritevoli di essere conosciuti dalle giovani generazioni compito della politica e delle istituzioni è quello di proiettare in avanti quello che è il lascito morale certo punto di vista della storia
Ecco in questo contesto io credo
Che quella legge voluta dal Parlamento
Che istituisce la giornata dalla memoria
Voluta dal Parlamento con una larga maggioranza
Io non so professoresse
La destra politica la mia persona tutto un piccolo merito nella
Farrah marciare una
Per far avanzare una momento di riconciliazione che fino a qualche anno fa sembrava certamente lontana non sta a me dirlo
Credo però che quel voto parlamentare sia la dimostrazione di come
Il tempo sia galantuomo di come per davvero l'Italia sia uscita dalla fase della contrapposizione ideologica di come la passione politica che deve rimanere guai se si perde
Sia giunta ad un livello di consapevolezza tale da considerare l'altro non il nemico tipica espressione di una concezione ideologica ma l'avversario
Nel tentativo che sta riuscendo non di riscrivere la storia tra storia è una
Se mai per molti anni la storia è stata insegnata ad usum del film
Semmai per molti anni la storia è stata conosciuta soltanto in parte semmai per molti altri molti anni la storia è stata interpretata in ragione di quelle che erano le convenienze anche dettate dalla realtà internazionale qui non si tratta di riscrivere la storia
Qui si tratta sostanzialmente di riconoscere quelli che sono stati gli avvenimenti e di trarne un insegnamento
Io non spenderò una parola per ricordare che cosa è stato l'esodo
E nemmeno per
Tentare di costruire dal mio punto di vista le ragioni per cui l'esodo
E la pagina ancor più gloriosa delle foibe furono in qualche modo strappate dal Libro della memoria state anziana
Ma io credo che il compito oggi chi ha delle responsabilità nello stesso momento in cui c'è una ricostruzione storico oggettivo onesta
C'è quello di targa dell'insegnamento
Sì a quello di insegnare ai più giovani che cosa è accaduto perché quegli errori e quelle tragedie non si ripetano
E poi ovviamente visto il contesto storico in cui ci troviamo il compito di chi ha delle responsabilità sia quello di lanciare insieme alla ricordo il monito e la speranza
Cerco di spiegarmi
Qual è l'insegnamento che deriva
Da una vicenda che su questo ha ragione Violante non riguarda il confine orientale
Continua dentale per noi italiani è stato il momento in cui la tragedia ha preso corpo ma è tutto il Novecento e tutto il secolo breve tutto il secolo in qualche modo delle forti passioni dell'ideologia e che è costellato di
Genocidi etnici i massacri
Di momenti in cui un popolo presume di essere superiore ad un altro
Qual è l'insegnamento insegnamento è innanzitutto
Nella necessità
E bene ha fatto il ministro Moratti a chiedere e ottenere che nei dieci di febbraio ci fosse anche un messaggio rivolto in particolar modo ai più giovani per ragazzi che non conoscono la storia
Quei ragazzi che scoprono la vicenda delle foglie unicamente da una pura importanti X in televisiva qual è l'insegnamento più profondo della giornata dalla memoria
Che cosa ci chiedono le associazioni che cosa avrebbero avuto potere coloro che hanno chiuso gli occhi prima che si giungesse ad un momento simbolico come questi io credo che l'insediamento sia uno solo
Bisogna essere orgogliosi
Delle proprie identità
Delle radici
Delle tradizioni della lingua con la quale la mamma si rivolge a bambini
Che cos'è la patria e la terra dei parte
Ma tensione perché tutto il Novecento
Partendo da questo valore che l'identità l'appartenenza il radicamento
La percezione che ogni uomo non è
Un atto mo'ma al contrario all'interno di una comunità la più piccola la famiglia la più grande la patria tutto il Novecento
Ha determinato la degenerazione del concetto sano valido di patriottico
In un concetto
Che non a caso è ben colto dal messaggio del Capo dello Stato
Che è divenuto quello in alcuni momenti
E il nazionalismo aggressivo in altri momenti del razzismo in altri momenti ancora di un malinteso concetto di superiorità e allora il primo insegnamento da trarre
è che
è un orgoglio legittimo quello di dire io sono figlio della mia terra
Perché non si sono dispersi dieci perché sentivano ancora la terra dei loro padri come la patria
Non era più la parte all'interno del confine dello Stato italiano
Ma non si può negare che quelle terre fossero terre italianissimi perché prima ancora di essere italiani erano state terre venete prima ancora erano state terre romane è chiaro che quelle comunità disperse in quattro angoli del mondo quando pensavano alla loro patria
Pensavano ovviamente all'estero la Dalmazia
Senso di appartenenza ad una comunità il valore rappresentato dal patriottismo
Che questo è il compito della politica questo è compito delle istituzioni queste compito della cultura queste compito della scuola deve sempre essere inteso all'insegna della reciproco rispetto
Quelle che il patriottismo può degenerare
Quand'è che dà un valore sia non solo un disvalore ma una catastrofe
Quando partendo dall'orgoglio e dalla propria identità si presume che quell'identità siano soltanto altre ma sia migliore
Sia in qualche modo gerarchicamente subfornitori o subordinata
Pastori piena in momenti come questo
Con motivazioni diverse credo che l'insegnamento oggi da Pravex innanzitutto quello
Per i più giovani di rivendicare le proprie identità le proprie radici e di concepire il confronto con le altre non come un momento necessariamente riscontro ma al contrario come momento di reciproco arricchimento
Tanto viviamo in un momento
La fine
Dell'ideologia la riunificazione dell'Europa l'Unione europea
Il venir meno delle frontiere
Non voglio Lampedusa e la passione politica io non ho dimenticato quanto un po'più giovane senza responsabilità istituzionali
Pensavo fosse doveroso abbattere quel muretto che a Gorizia divideva le due parti della città non sono affatto pentito di aver provato all'epoca ad abbatterlo perché perché c'erano ancora i muri ma oggi non ci sono più oggi dobbiamo partire dal presupposto che viviamo in un momento storico senza precedenti largamente positivo
In cui l'Unione europea prende corpo attraverso il Trattato costituzionale partendo per l'appunto dalla sottolineatura di quel concetto da cui mi sono permesso di partire nel mio ragionamento
Vale a dire che l'Europa è un'Europa fatta di diversità e l'Europa delle differenze
è un'Europa in cui ognuno parla in qualche modo la lingua dei suoi padri è un'Europa in cui ognuno si sente profondamente legato a quelle che sono le tradizioni di un popolo
Ma al tempo stesso è un'Europa che si pensa all'insegna di valori comuni
è un'Europa che memore degli insegnamenti tragici della storia
Cerca e riesce a cancellare le frontiere
è un Europa densità non solo delle regole economiche ma dei valori di fondo e allora e giusto oggi ricordare il dieci di febbraio
E giusto rendere onore a coloro che hanno tenuto viva la memoria è giusto ma non è compito mio è compito degli storici scavare nelle pieghe di una storia non sufficientemente conosciuta per individuare le responsabilità
Ma credo che
Quella ricordo se vuol diventare monito e speranza deve in qualche modo essere proiettati in avanti
Siamo alla vigilia di passi ulteriormente importanti nel processo della comunità europea
Prima che arrivi soltanto una piccola punta polemica
Si è detto giustamente
Quando fu approvato il trattato di Osimo molto probabilmente si perse l'ultima storico occasione
Perché accanto al riconoscimento della verità
Si desse vita anche
Ad un atto di giustizia
Non voglio perché non ne sarei all'altezza
Esaminare il rapporto che esiste tra la verità e la giustizia
Oggi siamo in un momento in cui la verità storica c'è è largamente condivisa
Credo che alcune dichiarazioni politicamente coraggiose gli esponenti della sinistra politica
Coraggiose
Ma onesta
Ci può essere a volte anche un coraggio che finisce per sotto intendere una sorta torna conto politico tutt'altro che legittima
Quello che ha detto il sindaco Veltroni
Messaggio del segretario dei DS Fassino non parlo del presidente Violante perché abbiamo cominciato insieme questo è un dato di fatto a discutere qualche anno fa quando era nel magico
Oggi la verità c'è
Oggi si dice tranquillamente giustamente che quello fu un tentativo di pulizia etnica ispirato da un motivo che era l'odio ideologico non era una ideologico astratto Donato ideologico legato ad una ben precisa ideologia
Oggi
Un fatto di grande rilievo se la destra si riconosce la responsabilità la colpa del comunismo in quella vicenda
Così da sinistra così come da destra si è riconosciuto che durante il secolo scorso fascismo avuto delle responsabilità nello stesso momento in cui l'amor patrio assunto il connotato aggressivo che portò l'Italia scende lingue
Ma non è di questo che si tratta
Oggi siamo in una fase in cui accanto alla verità storica da impegnarsi a garantire la giustizia la giustizia
A coloro che per anni e anni hanno continuato a chiedersi ma perché l'Italia non si capisce perché l'Italia non ci vuole per quale motivo siamo reietti al tempo stesso dannati in patria
Anch'io voglio rapidissimamente inserire nel ragionamento un ricordo personale la prima volta che mi è capitato conoscere
Qualche cosa pendenti sotto Foibe
è stato sui banchi di scuola ma non perché insegnante raccontassero cercasse di far capire ma unicamente perché il mio compagno di banco deriva dal fiume e quando gli chiesi da dove vieni lui mi disse da un posto che non c'è più
E non capivo
E poi nel corso del tempo ovviamente
In una città Alania all'epoca Bologna
Che tra i tanti momenti di incomprensione forse si distinse per uno dei comportamenti più faziosi impedendo ad un treno che portava degli esuli di fermarsi perché in quel caso se si fosse fermato conseguì sarebbe stata la prospettiva la possibilità di una da parte dei militanti
Più estremisti dell'allora sindacato legato al pc ma questa è la storia di ieri oggi c'è la memoria
C'è una verità in qualche modo di consolidata ricostruita satellitare giustizia cosa vuol dire
Alcune cose le deve fare il Parlamento italiano
è inutile che ci nascondiamo dietro un dito da questo punto di vista
Credo che si debba fare un po'di di reciproca ammenda governo adesso il centrodestra ha governato il centrosinistra il tema dell'indennizzo per coloro che persero tutto è un tema che in qualche modo abbiamo sempre rinviato a disponibilità di bilancio
è giusto dire facciamo la Sonata la memoria è giusto dire Ricon poniamo una sorta di storia non di memoria condivisa però qui credo che sia altrettanto giusto
Dar corso ad una politica
Che garantisca
Il riconoscimento di un torto subito i primi qualche modo pazzo giusti
Non è questo che mi preoccupa gli interessi per questo dipende da noi
Ho detto viviamo in Europa ho detto il trattato di Osimo forse è stata un'occasione perduta
Aggiungo è stato un'occasione perduta lo stesso momento in cui si è dissolta l'ex Jugoslavia il fatto che la Slovenia si entrata nell'Unione
Senza che da parte del governo italiano dell'epoca vi fosse consapevolezza del fatto che quello era il momento per ottenere giustizia perché accanto al dovere iscrivere una verità storica Puccio il dovere di garantire un atto di giustizia
Oggi siamo alla vigilia di un altro appuntamento importante
Riguarda la parte
Non so quanti poi sanno che la Repubblica croata
Avvierà il negoziato per l'adesione europea di qui a qualche settimana ad una condizione che non è posto alla nomi e posta dai venticinque Paesi dell'Unione
Ed in particolar modo i britannici e gli olandesi sono quelli più tenaci
Convinti nel dire è giusto la frase europea la corazza deve entrare nell'Unione Europea approvata ha bisogno dell'Europa in un Europeo abbiamo bisogno di stabilizzare i Balcani né da un bisogno che accanto alla Slovenia in cui anche la Croazia una sola condizione però
Che le autorità di Zagabria collaborino con il Tribunale dell'Aja per consegnare alla corte di giustizia europea un criminale di guerra
O per lo meno no no non vedo
O di chi vi chiedo scusa ma non vedo davvero la ragione per applaudire nel senso che nel senso che
Poi sarà il tribunale a giudicare generale Gotovina è una delle conseguenze di quella pulizia etnica ecco perché la storia poi va insegnata
Ecco perché la storia non deve essere un fatto musicale ecco perché la storia deve avere positive ricadute che
Coinvolgano i giovani quindi in qualche modo anni Mino quello che può essere l'identità di un popolo pulizia etnica quando si parla di Europa quando si parla di Balcani
Beh non significa tornare al mille novecentoquarantacinque o ancor prima basta andare con la memoria che a volte è corta a pochi anni fa vi è un generale croato ricercato perché accusato di pulizia etnica di genocidi come vede sono serbi come sono e kosovari come persona montenegrini
è un problema come dire chi ha qualità ma perché parto dal presupposto secondo verità che l'approvate potrà avviare i negoziati di adesione soltanto se collaborerà con l'Unione europea
Perché l'Unione europea esige
E ha ragione di perché si tratta di grandi principi
Si tratta di valori si tratta in qualche modo di stelle polari del comportamento di una comunità non soltanto per un governo come si può pensare di entrare nell'Unione europea se non si riconosce innanzitutto
Il principio in base al quale chi si rende responsabile di crimini così orrendi deve essere giudicato non dico non dico condannato giudicato
Ecco il fatto che l'Unione europea si è esigente
Io credo che debba essere l'occasione per una riflessione che mi piacerebbe presidente Violante
Fare
Al di là della dialettica maggioranza opposizione
Qual è la riflessione più o meno in questi
Io credo che l'Europa abbia l'interesse
A stabilizzare i Balcani abbia l'interesse che la Croazia si unisca alla Slovenia fra qualche tempo
Ma passeranno anni anche Serbia e Montenegro saranno agganciati sempre di più prima con una partnership stretta poi speriamo con il pieno ingresso nell'Unione
E quindi lungi da me
La tentazione di dire no accurate non deve entrare guai se prima non
Risolvendo peso della sua storia no sarebbe come dire un un atteggiamento non soltanto poco lungimirante ma secondo me un atteggiamento in qualche modo sbagliato oltre che ingeneroso
Partendo dal presupposto che la curate chiede di entrare in Europa partendo dal presupposto che interessa i dell'Italia che confinante dell'Europa quella qualche impedirlo spunta la Slovenia
Ecco l'occasione
Per
Far capire agli amici trova
Che anche loro si devono liberare in qualche modo dei demoni e delle nostalgie del passato
Far capire che è arrivato il momento di riconoscere quei valori e quei principi perché l'Europa non è soltanto una grande opportunità di tipo economico
L'Europa non è soltanto una soggetto politico che può diventare protagonista nello scenario internazionale l'Europa innanzitutto il riconoscimento di valori i principi
E quali sono questi valori beh il primo
E quello che proprio a vedere strettamente
Con la questione
Degli esuli degli impegni i
In qualche modo del reciproco rispetto il primo valore dell'Europa
E che non si può non si deve mai discriminare in ragione delle identità perché certo è l'Europa delle differenti ma sono differente che non possono essere visti in conflitto l'una con l'altra
è arrivato il momento di dire chiaro e forte
Che proprio perché la Croazia e europee poi perché nell'Europeo abbiamo interesse che la Croazia entri degli amici di Zagabria
Tutti devono a loro volta essere consapevoli
Che le minoranze devono essere riconosciute come i loro diritti
L'Italia riconosce i diritti delle minoranze guai se non fosse così
E si entra nell'Unione europea quando si sottoscrivono questi impegni questi valori quelli si traduce in realtà
Riconoscere il diritto della minoranza di italiana che divide oltre quello che attualmente è il confine confine che chiaramente immodificabile significa in qualche modo aiutare l'acqua che ad essere sempre più europea
Così come un altro diritto che deve essere non soltanto declamato ma poi applicato
E quello forse
Più antico
Il diritto di poter apprendere la lingua delle ma della madre il diritto di poter tornare laddove in qualche modo di sono le radici di una famiglia il che non vuol dire non vuol dire necessariamente
Vedersi restituito il bene che magari non c'è più
Ma vuol dire ad esempio
Far capire chiaramente a Zagabria che non è pensabile che rimanga in vigore una legge che ancora oggi impedisce ad un italiano di andare ad acquistare un bene nella Repubblica croata l'Europa la cancelliera una legge di questo allora ci aiuta
Facendolo poi
Così come così come
Si può forse negare
A chi è nato
Spalti
Di poter essere sepolto
Laddove è sepolta la famiglia
Pochi lo sanno ma in questo momento ci sono grosse difficoltà con la croati e su questi aspetti e allora il senso del ragionamento quale
Anche per cogliere forse quello che doveva essere almeno un po'il filo conduttore dei nostri ragionamenti l'Europa
è una grande aspetti
L'Europa del reciproco rispetto all'Europa per il riconoscimento degli altrui identità l'Europa del dialogo
Oggi da approvarsi ha bisogno dell'Europa
Noi italiani che non siamo soltanto tra i Paesi fondatori dell'Unione ma che abbiamo avuto la capacità soprattutto in questi anni di fare tesoro degli errori del passato
Noi italiani dobbiamo aiutare gli amici croati a liberarsi e a loro volta delle nostalgie dei demoni di quelle paure che in qualche modo ancora oggi vi sono e che in alcuni casi alzano incerto un muro nei confronti della comunità italiana
Non mi riferisco solo a certi accenti nazionalisti nella politica croata
Mi riferisco al fatto che qualcuno pensa di poter entrare in Europa
Senza riconoscere quello che l'inalienabile diritto di ogni uomo e di ogni donna di essere se stesso ed essere se stessi vuol dire per una parte della repubblica croata
Essere italiani
Si può essere italiani e cittadini croati così come si può essere italiani i cittadini di cultura o di tradizione slava perché queste l'Europa perché questo è il superamento delle frontiere perché si sta all'interno di uno stato di cui vi sono ovviamente delle leggi comuni ma poi le identità le tradizioni le lingue il rapporto che in qualche modo sia con un certo filone di quella grande cultura europea non può essere
Oggetto di discriminazione men che meno di un di imposizione ecco credo che così
Se ne vorremmo discutere in Parlamento in altra sede
Si possano andar forte al pubblico il fiato ma sì posso in qualche modo dar corso ad una grande azione di riconciliazione
Qualcuno ha detto e finisco inizio estate in Italia la riconciliazione nazionale rinviamo all'altro momento credo che la realtà di oggi sia migliore rispetto a quella di qualche anno fa
Credo che oggi ci sia pure in una dialettica politica che a sprechi e giusto che sia così il reciproco riconoscimento chi tra l'altro alle spalle
La stagione dei cosiddetti anni di piombo chi ricorda quando l'altro era davvero il nemico beh non soltanto non potere Nostalgia di quel momento ma lavora convintamente per far sì che non si riproponga ma campa quella fase della storia nazionale
Forse chiusa
Perché non pensare proprio perché l'Italia e centrale terranno proprio perché l'Italia può dar vita
Insieme ad altri paesi in tutti i Paesi che come il nostro si affacciano Mediterraneo ad un Polo che non è solo economico ma anche culturale ecco perché non pensare di cogliere il dieci di febbraio non solo come data della memoria
Non solo come data del monito perché non si ripeta più ma anche come data della speranza quale speranza
Nella speranza che Istria dal Marsiglia
Le regioni in qualche modo che stanno al di qua e al di là bene Friuli
Siano le Regioni che torna ad essere
Come è stato nel corso di qualche tempo nella storia regioni
In cui gli è pluralismo culturale regioni in cui gli è reciproco rispetto
Regioni in cui vi è riconoscimento dell'altrui identità
Lanciare nel nome della ricordo e nel nome del dolore indiscriminato
Un grande appello per la speranza di una riconciliazione europea che parta da ciò che ci è più vicino quella riconciliazione lungo il confine orientale
Che non può essere soltanto il ricordo di una pagina brutta del passato ma deve essere soprattutto il monito ad agire perché possano essere la realtà del futuro
è intervenuto grazie a chi ci ascolta si conclude qui un pomeriggio credo di alta qualità che Torino dicono da Torino non sarà dimenticata grazie