23 SET 2006
intervista

Intervista a Enrichetta Buchli sul libro "Il mito dell'amore fatale"

INTERVISTA | di Diego Galli - RADIO - 10:49 Durata: 24 min
A cura di Guido Mesiti e Iva Radicev
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C’è un lato torbido e distruttivo dell’amore che viene celebrato da artisti e poeti dal Medioevo fino a oggi.

Sin dall’epoca di Tristano, infatti, si afferma in Occidente il mito dell’Amore Assoluto che, per essere alimentato, crea impedimenti, mentali e reali, all’unione effettiva con l’altro.

Nell’illusione di amare una persona reale si insinua l’Amore per l’Amore, sentimento che tende invece ad annientarlo: l’amato è solo un mezzo per scatenare un’immaginazione sfrenata che colma il vuoto interiore, infliggendo intollerabili sofferenze.

E così, l’amore fatale
coincide con l’amore-morte.

L’autrice analizza questa «malattia» indagandone le sue varie forme: dalla letteratura (Madame Bovary), al cinema (Adele H.), alla mitologia (Amore e Psiche).

Nelle pene della letteratura cortese, ma anche nelle violenze della cronaca nera e nella fugacità dell’attuale «amore liquido», rintraccia il filo rosso di una logica crudele che, nell’idealizzazione o nella denigrazione, trionfa sull’umanità dell’altro.

E individua infine nell’«amore civile» l’unico antidoto possibile alla schiavitù dell’amore fatale.

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  • Enrichetta Buchli

    psicanalista

    Filosofa, psicoanalista, diplomata all'Istituto Jung di Zurigo, membro del CIPA, didatta e docente della Scuola di Psicoterapia. Ha lavorato all'Università Cattolica di Milano nel campo della Filosofia e delle Scienze dello Spettacolo, e in Rai. Attualmente collabora con la Cattedra di Storia del Teatro e scrive di clinica, cinema, teatro per numerose testate specialistiche
    10:49 Durata: 24 min