23 SET 2012
rubriche

Conversazione settimanale con Marco Pannella

RUBRICA | di Valter Vecellio - RADIO - 17:09 Durata: 2 ore 8 min
A cura di Enrica Izzo
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Puntata di "Conversazione settimanale con Marco Pannella" di domenica 23 settembre 2012 condotta da Valter Vecellio con gli interventi di Valter Vecellio (giornalista), Marco Pannella (presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito), Sandro Gozi (deputato, Partito Democratico).

Tra gli argomenti discussi: Politica, Radicali Italiani.

La registrazione video di questa puntata ha una durata di 2 ore e 8 minuti.

Questa rubrica e' disponibile anche nella sola versione audio.
  • Introduzione

    Valter Vecellio

    giornalista

    Direttore di Notizie Radicali e membro della Direzione di Radicali Italiani Gli scandali all’interno dei governi regionali. Le primarie del Pd. La festa dell’Italia dei Valori a Vasto
    17:09 Durata: 2 min 15 sec
  • Pannella sull'incontro dell'IDV a Vasto: “Ho fatto su Twitter un breve messaggio per Tonino Di Pietro: si sa che ci sono due sinonimi dei Radicali. Quando si dice ‘quasi tutti i partiti di regime’, quel ‘quasi’ siamo noi. E poi anche ‘nessuno’. Tu hai detto che ‘non abbiamo escluso nessuno’, non è vero perché a me non mi hai invitato, quindi sei anche bugiardo”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Marco Pannella: “Cominciamo da Vasto, visto che anche a livello radiofonico usciamo per fortuna da un giorno di quasi completa trasmissione dei lavori di Vasto. Ho riportato una battuta che oggi ha messo due giorni fa su Twitter, nel senso che nel modo sommario e affermativo di Tonino, egli aveva detto: ‘Abbiamo invitato tutti, non abbiamo escluso nessuno’. Allora ho fatto su Twitter un breve messaggio per Tonino: si sa che ci sono due sinonimi dei Radicali. Quando si dice ‘quasi tutti i partiti di regime’, quel ‘quasi’ siamo noi. E poi anche ‘nessuno’. Tu hai detto che ‘non abbiamo escluso nessuno’, non è vero perché a me non mi hai invitato, quindi sei anche bugiardo”. L’accenno critico a Christian Rocca, giornalista del Sole 24 Ore. “Questa mattina ho voluto sottolineare una cosa, che c'erano tutti quanti: Leoluca Orlando, il sindaco di Napoli, quello di Genova e quello di Milano, insomma il vero sindacato tra Vendola, Orlando, eccetera”. “Mai uno che abbia fatto un solo accenno all’area radicale”. Nichi Vendola “ha molto poco da narrare”. Mentre “la giovane nuovo capogruppo della Regione Lazio ha esistenzialmente a che fare con un gruppo dell’area ex Meloni e dei giovani di destra, e figurarsi se per me è un problema, ma si ispira al nazista romeno per definizione. Quindi andiamo di bene in meglio”
    17:12 Durata: 9 min 15 sec
  • Sulla questione giustizia e sull’amnistia come soluzione “il Presidente della Repubblica, da noto europeista e comunista buono e tutte le cose, è lui che non fa messaggi alle Camere su questo, pur avendone l’obbligo, dopo 25 anni che noi siamo stiamo distruggendo il valore della giurisdizione europea”. La mancanza di un messaggio alle Camere contribuisce “in un modo determinante a evitare che su questo vi sia un minimo di informazione e quindi di dibattito”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    La gestione Polverini della Regione Lazio e i diversi scenari che ci sarebbero stati con l’elezione di Emma Bonino alla Regione Lazio. Pannella sulla fattiva complicità di ampi settori del Pd che hanno lavorato per l’elezione della Polverini: “Giustissimamente, essendo che quei settori lì capivano con il senso comune di chi è del popolo, ed erano terrorizzati dall'idea delle capacità e dalla adeguatezza di Emma rispetto alle proposte ufficiali che si potevano attribuire a un partito che aveva scelto di chiamarsi come adesso ‘Partito democratico’”. “Mi interessa partire da un’affermazione perché c'è quasi a livello psicologico e patologico non solo il rifiuto di una informazione rispetto al proprio popolo per ogni gruppo politico, ma è sintomatico - solo da trent'anni, Prima, Seconda e Terza Repubblica, è stata una costante - occorre impedire al popolo di ascoltare la parola del diavolo e il diavolo è sempre stata l’alterità rispetto alla loro storia, i Radicali con la ‘r’ maiuscola”. “C'è un termine che dobbiamo riuscire a mutare. Adesso tutti noi stessi diciamo la politica. Su questo noi non possiamo continuare a usare questo termine che è peggio che equivoco, assolutamente menzognero per nascondere quello cui ci si vuole riferire. Si intende sempre, anche a livello scientifico, qui si dice ‘politica’ per non dire ‘regime’, come in qualsiasi testo universitario si parla di ‘regime politico democratico’ o altro”. “Ieri a Pontignano si è tenuta una riunione fra istituzioni, parlamento italiano, britannico ed europeo, e lì devo dare un saluto davvero a una compagna parlamentare laburista, Ellen Kennedym che visto che anche lì - non so se un messaggio del presidente del Consiglio, facendo una grassa apologia della democrazia dell'Europa – questa ha preso la parola e ha detto: ‘Come è possibile che proprio voi che siete i primi nelle liste nere per comportamenti europei e anti democratici, anti Stato di diritto, facciate questo?’”. L’eco delle istanze sovraniste britanniche e di una certa critica all’ampliamento dei poteri della giurisdizione europea. “Mi interessa arrivare in questo momento a fare un'affermazione. Tutte le cose per le quali, a livello tecnico e a livello incontestato sul piano della esattezza della constatazione, noi da più di trent'anni occupiamo nella statistica degli anti-prestigio europeo, dei comportamenti negativi criminali nei confronti dei diritti e della giurisdizione europei, proprio noi oggi lo siamo, ma in un modo da vecchio regime. Cioè c'è una cosa sulla quale oggi il nostro Presidente della Repubblica eccelle; c'è una cosa della quale il popolo italiano non deve sapere, perché i Radicali rischiano di trasmettere informazioni che al popolo italiano non si possono dare. Il Presidente della Repubblica, da noto europeista e comunista buono e tutte le cose, è lui che non fa messaggi alle Camere su questo, pur avendone l’obbligo, dopo 25 anni che noi siamo stiamo distruggendo il valore della giurisdizione europea”. La mancanza di un messaggio alle Camere contribuisce “in un modo determinante a evitare che su questo vi sia un minimo di informazione e quindi di dibattito”. L’intervento esplicito ma non ufficiale del Quirinale sul caso di Sallusti, direttore del Giornale. “A Vasto c’era la quinta essenza delle immagini delle regime che cerca di salvarsi di fronte alla decomposizione fisica e morale, alla evidenza di quello che è. A questo punto non solo loro non parlano, ma addirittura ci escludono, e abbiamo trionfanti sindaci della novità, la Rete”. Il parallelo con la Rete degli anni 90, il movimento di Leoluca Orlando: “Odiavano Sciascia, lo Stato di diritto, Falcone”. “Ma è anche sintomatico questo. Se vi sono centinaia di migliaia di persone che hanno potuto seguire Vasto, non mi risulta che vi fossero state altre occasioni o possibilità se non quelle offerte da Radio Radicale”. “Il Presidente della Repubblica non può parlare di 25-30 anni di condanna del nostro Stato e non può quindi rischiare, facendo conoscere la condizione criminale nella quale l'Italia si trova, dinnanzi al Paese che altrimenti dice ‘no, usciamo da questa condizione criminale’. Ma siccome c’è il mezzo tecnico per farlo, ed è l'amnistia, a questo punto è chiaro che l'Italia si trova in una situazione come Stato più grave a livello di diritto dello Stato nazista, fascista e comunista. Perché a quel tempo il diritto internazionale degli anni 30 era quello della Società delle Nazioni. Stato di diritto e diritti umani come diritti costituiti non erano chiari. Oggi tutto questo rappresenta la legalità, rappresenta il diritto”. “Noi siamo in una condizione di flagranza criminale”. Sul Presidente della Repubblica: “Sicuramente lui omette di fare atti dovuti. Se io cittadino cammino per strada e vedo uno che aggredisce l'altro e non cerco di interrompere, non corro in soccorso, compio un reato. Anche lui è omissivo e commissivo al massimo”. Ma il Parlamento non potrebbe forse intervenire senza la sollecitazione del Presidente della Repubblica? Pannella: “Per noi questo è un parlamento partitocratico di un regime partitocratico e la regola di regime, di cui Vasto e il Presidente della Repubblica rappresentano i più lucenti e accecanti sintomi”. Rita Bernardini e le depenalizzazioni nemmeno iscritte all’ordine del giorno del Parlamento. I film di Bellocchio, la figura di Maria Teresa di Lascia (cofondatrice di Nessuno Tocchi Caino). Pannella: “Vorrei che sia chiaro che dall'attualità mi è imposta una cosa evidente. Questo regime, non la politica, che è un regime per me peggio di quello fascista, se non altro perché dura da 60 anni”. “Sappiamo che il peggior pericolo che possiamo cogliere antropologicamente e lasciarli andare al loro piazzale Loreto o nei loro bunker, perché una cosa hanno in comune ed è questo quello che mi importa. Questo Presidente della Repubblica che è contro, nella pratica e per sua cultura, il diritto, non lo pratica e ne impedisce la conoscenza, e l'affacciarsi a Vasto non parlano mai della giustizia e non hanno mai parlato dell’amnistia”
    17:21 Durata: 43 min 45 sec
  • Sandro Gozi (Pd) in collegamento: “Ci siamo chiusi in un tatticismo delle alleanze che ha avuto sempre un approccio aritmetico, per cui si prende l’ultimo sondaggio e si vedono i risultati di Di Pietro, Casini e Vendola, poi sommiamo le percentuali e attorno a questo costruiamo le proposte politiche e le leggi elettorali. Credo che questo sia profondamente sbagliato e uccida la politica e faccia molto male anche al Pd”. La necessità di un dialogo con i Radicali

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Sandro Gozi

    deputato (PD)

    In collegamento telefonico c’è Sandro Gozi, deputato del Pd. Pannella: “Lui da ventenne, come studioso e come diplomatico, ha vissuto la storia delle istituzioni europee e della lotta politica, e non è un caso che di Altiero - il grande profeta dell'Europa, ma lui è stato anche un parlamentare a lungo, un politico, il manifesto di Ventotene tratta addirittura dell'ambiente quando parla dell'impossibilità dello Stato nazione a rispondere alle esigenze del tempo, non sono ideali ma addirittura antropologiche. E anche lui notava che Altiero era fra i primissimi firmatari dei nostri documenti federalisti, delle nostre cose laiche e delle nostre iniziative antiproibizioniste”. Spinelli vedeva anche “i segni del possibile fallimento delle speranze ormai mondialmente acquisite di questa Europa. E lui venne a Firenze al nostro Congresso per dare questa indicazione. Disse: ‘Temo che se non vi impegnerete con la vostra follia per questo nostro ideale, temo molto per quello che incombe’”. Gli spinelliani di oggi. “Per questo credo che una storia Erasmus, la storia di Sandro Gozi, è l’affidarsi e il voler essere elemento di affidamento, di aiuto determinante, proprio per questo”. “Sono felice Sandro se adesso ci dici che intenzione hai con questa candidatura, e come ci si può aiutare, credo che ne abbiamo grande necessità, non bisogno, rispetto a tutto il paese”. Gozi: “Grazie dell'invito. Vi ringrazio molto e confermo a Vecellio che condividiamo la Romagna e anche molte battaglie politiche. Vecellio faceva riferimento all'intervista sul Corriere della Sera nel quale davo la mia disponibilità a candidarmi alle primarie del centrosinistra, anche se le regole vanno ancora stabilite. Saranno stabilite il 6 ottobre, in realtà è da aprile che le chiedo regole chiare e certe, il più possibile trasparenti. Sarebbe stato meglio avere prima le regole e poi della disponibilità a candidarsi, ma così non è stato. Credo anche che queste primarie debbano servire ad affrontare alcuni nodi politici mai sciolti, alcuni approcci che io ritengo sbagliati da parte del Partito democratico, perché ritengo che ci siamo chiusi in un tatticismo delle alleanze che ha avuto sempre un approccio aritmetico, per cui si prende l’ultimo sondaggio e si vedono i risultati di Di Pietro, Casini e Vendola, poi sommiamo le percentuali e attorno a questo costruiamo le proposte politiche e le leggi elettorali. Credo che questo sia profondamente sbagliato e uccida la politica e faccia molto male anche al Pd”. I rapporti con i Radicali, “nascosti nelle liste del Pd”, a differenza di Di Pietro “unico alleato di cui dovevamo parlare, ma poi con Monti siamo passati a Di Pietro unico nemico”. Gozi critica anche la “chiusura netta del Partito democratico nei confronti dei Radicali, con i quali condividiamo in toto – ormai anche nei fatti e non solo a parole – l’approccio federalista ai temi europei. Credo che un Partito democratico e della sinistra moderna non possa non collocare l'Europa al centro della sua politica”. “Ma anche sulla battaglia dei diritti, gli iscritti, i simpatizzanti e gli elettori del Partito democratico condividono le battaglie dei Radicali molto di più dei vertici. Se questo è, perché da due anni aver chiuso le trasmissioni tra Partito radicale e Partito democratico? Perché avere chiuso qualsiasi dialogo politico?”. Pannella: “Se ti capita di rivedere Romano Prodi, potreste fargli presente che lui stesso ha dovuto riconoscere che ci siamo comportati - non solo io - come gli ultimi giapponesi del Presidente del Consiglio della Rosa nel pugno? Fummo i primi nel senso che fu determinante il voto della Rnp per colmare il divario con Berlusconi, ma abbiamo retto anche dopo. Dopo la fine violenta del governo, siccome c'era il ‘loft’ che incalzava bisognava chiudere Palazzo Chigi. E siccome Di Pietro e i padre Pintacuda del momento erano contro l’amnistia, perché quel governo stava per produrre non solo l'indulto ma anche l'amnistia, allora si mandava Tonino Di Pietro in tv e si fece cadere il governo su questo. Digli che c'è una cosa che mi colpì; io dopo la caduta del governo continuavo a telefonargli e quello che mi colpì è che io chiedevo: ‘Come stai?’. E lui diceva: ‘Guarda che io sto benissimo, mi sono liberato…’. Mentre tutti noi giapponesi o americani eravamo molto occupati dalla situazione del loft oltre tutto resto”. “Allora digli che l’ultimo giapponese non si è affatto pentito”. Gozi accenna anche al “disastro laziale” compiuto da alcuni esponenti del Pd. Pannella sulle doppie tessere del Partito radicale e sul confronto tra componenti giacobile e cattolico liberali nella storia europea e radicale. “Ho detto l'altra sera che sicuramente oggi il 20 settembre fra i due Stati contraenti il Concordato, quella alla quale l’una può chiedere conto all'altra non è come può sembrare a noi che quella del Quirinale possa chiedere conto all’altra dei quattrini che si ruba. Piuttosto sarebbe il caso di dire: io ho fatto quel concordato con Craxi e con l’Italia aveva certe posizioni, ma adesso l'Italia è condannata da trent'anni dall'Europa, dalla Costituzione e dalla coscienza civile. Allora mi auguro che da San Pietro si ponga il problema del carattere tecnicamente criminale con cui quel Concordato si trova a essere stretto”. I cattolici e le battaglie radicali su aborto e obiezione di coscienza
    18:05 Durata: 36 min 44 sec
  • Appello di Pannella a Benedetto XVI sulla giustizia: “Allora di' a Cesare che è un criminale, e allora tu con tutti i guai che pure combini, senti il dovere di rappresentare e di dire che finché dura questa condizione va sospeso ufficialmente il Concordato, perché non hai fatto Concordato con uno Stato criminale”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Pannella torna a criticare la condotta del Presidente della Repubblica. L’idea che il Vaticano possa denunciare il Concordato per la questione giustizia che attanaglia l’Italia. “Intanto noi sappiamo che non siamo in democrazia, siamo sotto quella forma di regime che è partitocrazia, con tutto quello che comporta. Noi stessi partecipiamo a momenti liturgici di questa forma di regime, cercando di inserire momenti di contraddizione, come quando Napolitano era candidato e siamo stati favorevoli anche noi a votarlo”. Sull’incontro del 27 settembre tra Napolitano e i giuristi guidati da Andrea Pugiotto, dopo “il veto a Rita Bernardini”. “Volevo dire a questo Papa incerto ma non disattento. Se io fossi non al posto tuo, per carità, ma al posto del tuo povero maggiordomo che credo ti voglia bene davvero, ti direi: rivolgiti a Cesare, e il tuo Cesare oggi è il Quirinale e lo Stato italiano, e rompi il Concordato e dì che tu hai concordato con lo Stato italiano che la ratio di questo Concordato è un contributo al bene comune dell’Italia. Allora di' a Cesare che è un criminale, e allora tu con tutti i guai che pure combini, senti il dovere di rappresentare e di dire che finché dura questa condizione va sospeso ufficialmente il Concordato, perché non hai fatto Concordato con uno Stato criminale”
    18:41 Durata: 36 min 28 sec