La scelta del Governo è stata oggetto di aspre critiche da parte del mondo ambientalista e non solo.
Vincenzo Carriero, direttore della testata on-line Cosmopolis, ha tra l’altro dichiarato: "Il decreto sull'Ilva mischia ulteriormente le carte.
Si è scelto di seguire un approccio giuridico e politico di basso profilo.
C’è poco da festeggiare.
Taranto ha perso … un'altra volta".
Di certo la scelta del Governo posticipa i termini per l'applicazione dell'AIA.
A Taranto, nonostante inchieste e sequestri, la bonifica di un territorio letteralmente devastato dai veleni continua ad essere una chimera e la città continua a pagare un inaccettabile prezzo in termini di salute per scelte miopi e scellerate, che, testardamente, da oltre 50 anni piovono su uno degli angoli più belli e suggestivi dello Stivale.
Il provvedimento governativo rievoca quella felice espressione che Ernesto Rossi ebbe a dedicare a certa italica imprenditoria abituata a privatizzare i profitti e a socializzare le perdite.
Ed è altrettanto certo che a Taranto, così come in molte altre parti d’Italia, il principio del "chi inquina paga", sancito in direttive comunitarie, continua ad essere bellamente vilipeso.
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