14 MAR 2001

Intervento di Olivier Dupuis sulla situazione della Macedonia e sulla prevenzione dei conflitti nei Balcani

STRALCIO | - PARLAMENTO EUROPEO - 00:00 Durata: 4 min 7 sec
A cura di Andrea Maori
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Registrazione video di "Intervento di Olivier Dupuis sulla situazione della Macedonia e sulla prevenzione dei conflitti nei Balcani", registrato a Parlamento Europeo mercoledì 14 marzo 2001 alle 00:00.

Sono intervenuti: Olivier Dupuis (parlamentare europeo, Lista Bonino).

Tra gli argomenti discussi: Albania, Balcani, Consiglio Europeo, Crisi, Esteri, Governo, Grecia, Guerra, Kosovo, Macedonia, Milosevic, Parlamento Europeo, Serbia, Studenti, Unione Europea, Universita', Xhaferi.

La registrazione video ha una durata di 4 minuti.

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  • Olivier Dupuis

    parlamentare europeo (LISTA BONINO)

    14 marzo 2001 Prevenzione dei conflitti e gestione delle crisi Dupuis, (TDI ). - (FR) Signor Presidente, signora Presidente in carica del Consiglio, signor Commissario, onorevoli colleghi, non condivido affatto le parole della signora Lindh che parla di "esperienza dei Balcani". Ritengo che quanto accade oggi in Macedonia sia la dimostrazione che non abbiamo visto nulla, sentito nulla, imparato nulla o piuttosto che voi non avete visto, sentito, imparato nulla. Ciò che accade oggi in Macedonia riguarda la Macedonia e non serve creare alibi e dire, come fanno molti, che la crisi deriva dal Kosovo, dal trasferimento di persone, di ex membri dell'UCK, in Macedonia. La crisi della Macedonia è una crisi che è nata ed è stata alimentata dalla nostra mancanza di una politica seria riguardo alla Macedonia nel corso dell'ultimo decennio. I colleghi socialisti si ricorderanno dell'insistenza con la quale la onorevole Pack ed io stesso siamo tornati continuamente sul valore di un progetto che pareva marginale, che i colleghi socialisti e comunisti consideravano con una certa condiscendenza: mi riferisco al progetto dell'università di Tetovo, di fondamentale importanza per rispondere ad una delle frustrazioni degli albanesi di Macedonia. Venivamo guardati con condiscendenza, come succedeva anche quindici anni fa quando, in questo Parlamento, chiedevamo l'adesione della Jugoslavia di allora alla Comunità europea, come unica via per evitare l'esplosione che in effetti ha avuto luogo alcuni anni più tardi. Si pone la questione del senso di frustrazione del popolo albanese, che ha origini in un passato remoto e che ha trovato una prima risposta solo dopo la salita al potere del governo Georgievski. Tali frustrazioni sono state in effetti, durante i primi otto anni d'indipendenza della Macedonia, coltivate dal governo social-democratico di Crvenkovski che ha letteralmente comprato alcuni albanesi, alcuni kiesling , offrendo loro posti marginali nel suo governo ed alcuni posti d'ambasciatore qua e là. Per contro, il governo Georgievski, integrando al suo interno il partito di Xhaferi, che i colleghi socialisti consideravano un estremista - ed hanno dovuto aprire gli occhi vedendo il ruolo sostenuto da Xhaferi durante la crisi del 1999, quando centinaia di migliaia di kosovari sono stati cacciati dal Kosovo dal regime criminale e guerrafondaio di Milosevic - di certo ha salvato la Macedonia da un immenso disastro. La Macedonia in quel periodo era sul punto di esplodere, e se ciò non è accaduto è stato grazie all'estremista Xhaferi. Ancor oggi, se ciò non è ancora avvenuto, possiamo dire grazie, innanzitutto, a Xhaferi e di sicuro non alla nostra azione, all'azione dell'Unione europea. Il Commissario Patten ha dunque preso in mano il dossier . La questione dell'università dovrebbe essere risolta, ma si tratta di un problema urgente in quanto riguarda 6 000 studenti che dovrebbero poter essere trasferiti in questa nuova università ufficiale. Se non vengono trasferiti, non avranno la possibilità di ottenere il riconoscimento dei diplomi, e se ciò non avviene entro fine anno, ci saranno altri 6 000 disperati a nutrire ulteriormente la crisi alla quale abbiamo tanto contribuito nel corso degli scorsi anni. Questa è la situazione della Macedonia. Oggi è ancora peggiorata poiché alle frustrazioni del popolo albanese si aggiunge un'enorme inquietudine della controparte macedone. Ne consegue che le soluzioni di ieri, che potevano essere graduali, compresa questa università, che potevano consistere in un lento processo di smantellamento dello Stato nazionale slavo-macedone per arrivare ad uno Stato federale, richiedono oggi di accelerare il ritmo. Sarà infatti necessario proporre agli interlocutori macedoni nuove soluzioni che vadano molto, molto oltre per far fronte sia al senso di frustrazione degli albanesi sia alle inquietudini profonde del popolo slavo-macedone. Per quanto riguarda la prevenzione dei conflitti in tale contesto, assistiamo da dieci anni ad un comportamento assolutamente intollerabile da parte dei nostri amici e colleghi greci. Infatti, invece di anticipare i tempi e di cercare di convincere la popolazione greca della necessità di dare, tramite il nome "Macedonia", un'identità al popolo macedone, sia albanese che slavo-macedone, essi ostacolano con sfacciataggine, per non dire altro, qualsiasi processo che possa permettere ai macedoni di avere infine una repubblica che non si chiami più FYROM, signora Presidente in carica del Consiglio, ma "Macedonia". Forse sarebbe ora che all'interno del Consiglio si tentasse di convincere il rappresentante greco affinché il problema venga finalmente risolto e i macedoni abbiano pieno diritto a tale nome. Nel quadro attuale da me delineato, ritengo urgente agire, accelerare le iniziative e ridare fiducia sia al popolo macedone che al popolo albanofono della Macedonia.
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