"Lo chiamavano Jeeg Robot" di Gabriele Mainetti. Storia di un supereroe di periferia

Un saluto agli ascoltatori di Radio Radicale
Le ragioni dello spettacolo e della polizia raramente si conciliano tra loro
Ciò che è spettacolare tende a meravigliarci ad abbagliare ACI stravolgendo le proporzioni della realtà o servendosi del falso
La poesia invece si sa indaga la verità e in particolare la verità interiore costituita anche dei nostri sentimenti più segreti più intimi
è vero però che qualche volta gli artifici dello spettacolo il senso di vendita dell'arte riescono ad amalgamarsi tra loro
Uno di questi casi mio Paride è il film di Gabriele Mainetti intitolato lo chiamavano oggi gruppo
Dello spettacolo poli Modiano voi di cartoni animati giapponesi Marinetti Trai un elemento dei più convenzionali Magni loco enti che il mito del supereroe un uomo cioè dotato di facoltà sopra umane
Nella fattispecie di una forza prodigiosa che gli consente di arrestare un tram con le mani o di scardinare a mani nude gli sportelli di un blindato
L'ambientazione del racconto realistica e che dunque si contrappone a questo elemento fantastico per ruba in particolare la periferia degradata di Tor Bella Monaca
In effetti delinquenti truci e grezzi che popolo il quartiere
Il più sinistro riduttivo un giovane boss sanguinario affetto da megalomania ecco sono tutti i tipi da fumetto anche loro per quanto sono elementari ha una dimensione
Che lo stesso supereroi un solitario solo perché ha schifo del mondo in Borsa sito piccolo delinquente anche lui vada cane sciolto
Che preferisce alla Compagnia delle donne quella dei film metti pornografici è un tipo in fondo elementare
Eppure la sua misantropo via la sua amarezza inveterata il suo nichilismo
L'incarna quel particolare spirito Romano che è il vero nucleo del film il sentimento sincero del racconto che si irradia negli ambienti
Sempre cupi esteti di
Si avvalora attraverso l'umanità brutale repellente che quasi senza eccezioni anima l'azione si sfoga mi riferisco in particolare la mise en propria negli omicidi volenti che costellano tutta la storia
Uno dei momenti migliori del film
è forse l'amplesso tra il supereroe e una ragazza che si innamora di luglio e che lui finisce per amare a sua volta una ragazza che soffre di infantilismo che crede nell'effettiva esistenza dei personaggi dei cartoni animati giapponesi
Ma che nella sua idiozia rappresenta l'unico elemento tenero dolce del mondo che viene raffigurato dal film come che tenerezze dolcezza non potessero appartenere al mondo adulto ma solo all'infanzia sia pure un'infanzia come in questo caso
Patologicamente prolungata
L'amplesso e compiuto dall'uomo quasi contro se stesso e brutale
Eppure tutta la scena sembra dimostrare che quando un uomo non crede più in nulla del mondo che lo circonda l'unico rifugio che gli resta nel seno di una donna
Si tratta di un film a suo modo sincero originale si intitola vi ricordo lo chiamavano Gig Robot e lo ha diretto Gabriele Mainetti un saluto da Gianfranco Cercone