12 SET 2017
intervista

Le rivendicazioni degli indios argentini e la sparizione di Santiago Maldonado a poche settimane dalle legislative argentine, Intervista a Ricardo Merlo

INTERVISTA | di Lanfranco Palazzolo - Radio - 13:36 Durata: 7 min 54 sec
A cura di Delfina Steri
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Cos’è successo a Santiago Maldonado? È la domanda che anima il popolo argentino, dalle aule delle scuole alle fabbriche, le sedi di sindacati, giornali e intellettuali.

Già virale sui social e nelle piazze di tutta Buenos Aires, da un mese associazioni per i diritti civili chiedono a gran voce una verità scomoda per il governo argentino.

Lo scorso primo settembre migliaia di persone si sono riunite in Plaza de Mayo, luogo simbolo dei desaparecidos argentini, per esprimere solidarietà al ragazzo, spingendo il presidente Mauricio Macri a interrompere il suo silenzio sulla vicenda per
sollecitare le indagini degli inquirenti.

Ripercorriamo i fatti di queste ultime settimane.

La celebre azienda italiana United Colors of Benetton negli anni grazie alle sue abili strategie di marketing ha saputo costruirsi un’immagine schierata sulle questioni sociali, divenendo un brand sinonimo di apertura e multiculturalismo.

Pochi conoscono però la controversa realtà del popolo indigeno dei Mapuche, storicamente abitante delle terre patagoniche acquisite nel 1991 dalla famiglia Benetton dalla Argentine Southern Land Company Limited per un valore di oltre 50 milioni di dollari.

Un territorio di oltre 900 mila ettari a cui il “Popolo (che) della Terra (mapu)” non ha voluto rinunciare, rivendicando il proprio diritto ad abitarla.

Quando l’azienda italiana ne ha acquisito la proprietà non vi sono state esitazioni nello sgomberare villaggi, sfollando intere famiglie con l’ausilio delle forze di polizia dello Stato.

Lo scorso 1 agosto la Gendarmeria Nacional, forza armata guidata dal Ministero della Sicurezza del Governo, aveva fatto irruzione nella comunità Pu Lof per sedare una manifestazione di attivisti in difesa della causa dei Mapuche: è qua che si perdono le tracce di Santiago, un giovane artigiano di 28 anni impegnato nei diritti civili delle comunità indigene.

Capelli neri, barba folta, occhi intensi, un viso che non si dimentica e infatti il caso esplode ben presto in tutto il paese, unendo diverse generazioni nella comune ricerca di verità.

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