08 GEN 2018
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FaiNotizia - Fuga dalla Cina

RUBRICA | - Roma - 19:11 Durata: 7 min 32 sec
A cura di Fabio Arena
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A cura di Cecilia Ferrara e Xavier Mussard Plagaro.

Tra il 2015 e il 2016 il numero verde per i richiedenti asilo, gestito da Arci e Anci (Associazione nazionale dei comuni) ha iniziato a ricevere strane telefonate da cittadini cinesi che volevano capire come si faceva a chiedere asilo religioso e per comunicare con gli operatori volevano un interprete che non fosse cinese.

Sono i cristiani delle cosiddette "chiese domestiche", chiese evangeliche o pentecostali che vengono vissute all'interno delle case dei fedeli dove si ritrovano in una decina di persone al massimo per pregare e cantare.

In
Cina pero` si può professare la fede solo all'interno delle chiese ufficiali che ricadono all'interno del comitato delle Three-Self Patriotic Movement o del China Christian Council, mentre i cattolici devono appartenere alla Chinese Patriotic Catholic Association.

Tutto quello che non rientra in queste associazioni - soprattutto se viene fatto proselitismo - per il governo cinese e` un "evil cult" e in quanto tale deve essere perseguito.

Secondo i racconti dei cristiani cinesi arrivati in Italia c'è un episodio, un omicidio in un McDonald's, che segna l'inizio di una persecuzione molto piu` intensa nei confronti degli evil cults e in particolare della chiesa di Almighty god che e` la setta piu` forte.

Secondo i media cinesi un uomo e una donna in un McDonalds nello Shandong avrebbero ucciso un'altra donna perche´ si rifiutava di dare loro il numero di telefono.

Questi due sempre secondo le ricostruzioni ufficiali appartenevamo all'Almighty god e l'omicidio era un esempio di quanto fosse brutale il loro modo di fare proseliti.

Ovviamente i cristiani dicono che si tratta di un episodio creato ad arte dal Partito comunista cinese per screditarli.

In Italia sono arrivati in massa nel 2015 e 2016, sono passati dagli 84 del 2014 agli oltre 800 del 2016 (dati Ministero dell'Interno).

Alcuni passano dai centri per richiedenti asilo, ma la maggior parte trova casa tramite il canale dei connazionali.

In genere lavorano con altri cinesi in ristoranti o negozi ma non rivelano mai il loro essere cristiani e quindi non fanno mai vedere il loro permesso di soggiorno che sarebbe per richiedenti asilo.

La prima volta che due donne cinesi sono capitate in un centro dell’ong "A Buon Diritto" hanno comunicato con google translate che ha tradotto la loro richiesta in "Cerco un manicomio religioso", racconta Valentina Brinis di "A Buon diritto".

La stessa ong, legata a Luigi Manconi, ha redatto un dossier su questo fenomeno chiamandolo proprio "Manicomio Religioso".

"Sono paranoici e hanno paura che il governo cinese li possa controllare e raggiungere anche in Italia - dice Filippo Miraglia dell’Arci - per questo chiedono traduttori non cinesi".

Dall'altra parte non sono mai stati cosi` liberi di professare la propria fede, di ritrovarsi in tanti senza la paura dei raid della polizia ed in genere di socializzare tra di loro in liberta`.

Hanno costituito un'associazione a Roma che raggruppa un centinaio di loro e stanno combattendo per ottenere protezione internazionale.

Dopo le prime decisioni positive emesse dalle commissioni territoriali per il diritto di asilo infatti le maglie dell'accoglienza italiana si sono strette radicalmente: il 90% delle richieste viene respinto, tutti stanno facendo ricorso ma sono molto spaventati da quando c'e` stato il primo rimpatrio di due richiedenti asilo cinesi.

Sono convinti che in patria troveranno solo la galera e i lavori forzati.

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riduci

  • Filippo Miraglia

    responsabile nazionale Immigrazione dell'ARCI

    Valentina Brinis

    responsabile immigrazione dell'associazione A Buon Diritto

    Carlo Ripamonti

    presidente Centro Astalli

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