"Passato e prospettive della politica estera italiana"

Noi lo consideriamo un pochino il predominio Honda tra la politica militare la politica estera politica militare che noi riteniamo essere parte integrante della politica estera ambasciatore Romano è stato ed è un notevole rappresentante della politica estera in generale
A Bassano Romano nato a vicenza si è laureato in giurisprudenza a Milano e ha frequentato la scuola di scienze sociali dell'università di Chicago
Nel cinquantaquattro entrare in carriera diplomatica io oserei dire rubato al giornalismo perché c'era una vocazione di base iniziale che spingeva ambasciatori il futuro ambasciatore
Verso il giornalismo comunque nel cinquantaquattro invece entrato a vele spiegate nella carriera diplomatica carriera che gli ha consentito di numeri di ricoprire numerosi incarichi
Segretario all'Ambasciata a Londra consigliere ministro consigliere all'ambasciata di Parigi direttore generale delle relazioni culturali al ministero degli affari esteri rappresentante permanente italiano presso il Consiglio atlantico è solo un momento
Di tangenza con il mondo militare ambasciatore a Mosca
E da questa carica si è dimesso agli inizi del mille novecentottantanove dalla carica e dalla carriera non accettando un nuovo incarico diplomatico a Parigi
è dottore honoris causa all'Institut e chiude politiche di Parigi è stato visiting forse professorale diversi divi California Berkeley per un corso di Storia della politica estera italiana
Le minori centonovanta era Howard University per un corso di storia italiana
Ha collaborato con il proprio nome con uno pseudonimo infatti l'ambasciatore Sergio Romano era Carlo Maurizi alla RAI al Resto del Carlino la Nazione al Corriere della Sera e al Figaro
Collabora attualmente alla stampa
E a varie riviste tra cui Storia contemporanea affari esteri come intere relazioni internazionali epoca eccetera
Numerosi sono i suoi libri ne rammento solo alcuni Giolitti lo stile del potere la Russia in bilico Giovanni Gentile la filosofia al potere disegno della storia d'Europa partitamente interessante dall'ottantanove Allotta dal mille settecentottantanove al mille novecentottantanove un arco di due secoli
I falsi Protocolli guida alla politica estera italiana
Noi siamo particolarmente lieti di avere con noi l'ambasciatore Romano perché stiamo vivendo il primo seminario congiunto tra i frequentatori ordinari del case e invece rappresentanti del mondo del giornalismo nel mondo accademico del mondo degli altri dicasteri
Dell'industria della finanza del
Tantissimi di queste non li cito tutti e mi si perdoni e ed è l'abbiamo affrontato i problemi di diritto costituzionale e di diritto pubblico
Interrogandoci reciprocamente anche il conforto di notevole accademici sulla costituzionalità dell'impiego delle forze italiane all'estero o abbiamo discusso i problemi della politica
Dell'industria della difesa nel contesto del nuovo modello di difesa e oggi ci libri amo nella politica estera grazie tutto questo l'ambasciatore Romano a cui cedo molto le chiede la parola grazie
Parlare della politica resterà italiana
Della politica estera italiana negli ultimi quarantacinque anni della sua situazione oggi e delle sue prospettive
Credo che il giorno in cui dovessimo affrontare sistematicamente il problema della politica estera italiana dal mille novecentoquarantatré a oggi
Dovremmo anzitutto individuare alcuni snodi alcuni momenti cruciali
Dei corsi dei quali la politica estera italiana si è definita si è precisata o ha subito l'impatto di avvenimenti esterni che ne hanno fortemente modificato il profilo credo che gli snodi principali ve li ricordo perché può essere utile ai fini della analisi che cercherò di fare siano anzitutto il periodo fra il mille novecentoquarantatré e il mille novecentoquarantanove gli anni in cui usciti dalla sconfitta cominciamo gradualmente a ricostruire le grandi linee di una presenza internazionale dapprima su basi piuttosto tradizionali successivamente a partire dal mille novecentoquarantotto
Quando scoppiò la guerra fredda o con una scelta di campo che fu completata
Sottolineata dalla firma del Patto Atlantico a Washington nell'aprile del mille novecentoquarantanove
Il secondo periodo che occorrerebbe prendere in considerazione e quello che va per l'appunto dal mille novecentoquarantanove firma del Patto Atlantico
Al mille novecentocinquantasei
Hanno della fallita spedizione anglo francese assumo l'ex anno in cui alcune forze politiche italiane su cui ritornerò più diffusamente nel corso della mia analisi riproposero al Paese un modello di politica mediterranea
Che avrebbe dovuto per certi aspetti soddisfare le sue ambizioni
Nazionali
Il periodo fra il mille novecentocinquantasei e il mille novecentosessantatré per l'appunto quello in cui impegno atlantico e l'impegno mediterraneo procedono più o meno parallelamente
è il mille novecentosessantatré naturalmente lo snodo successivo quello che occorrerebbe esaminare con maggiore attenzione perché è l'anno di formazione del primo Governo di centrosinistra
E
La formazione del centrosinistra benché l'episodio della politica interna italiana non fu primo di addentellati internazionali
I nostri rapporti con gli Stati Uniti più generale i nostri rapporti con gli alleati finiranno per condizionare il modo di realizzare questo allargamento della coalizione e condizionarono poi anche per molti aspetti
Il profilo della politica estera italiana negli anni successivi
Comincia un periodo nuovo quello del centro sinistra in cui la politica estera italiana e non soltanto caratterizzata da doppio binario Atlantico e Mediterraneo ma anche dalla presenza in seno al governo di forze il Partito Socialista comunque quelle aree di pensiero politico che facevano capo al Partito socialista che naturalmente non avevano una tradizione atlantica filo americana
Quel periodo che io avrei tendenza a delineare fra il mille novecentosessantatré e il mille novecentosettantanove è probabilmente il periodo di graduale indebolimento del profilo internazionale dell'Italia ma alla fine della decennio nel mille novecento settantanove con la conclusione dei governi di solidarietà nazionale
La formazione di un governo presieduto da Francesco Cossiga l'impegno Atlantico sembra ridiventare il tema dominante della politica estera italiana
è alla fine del mille novecentosettantanove vi ricordo che l'Italia insieme ad altri alleati sottoscrisse a Bruxelles a doppia decisione
Per l'installazione di missili in cinque Paesi dell'Alleanza e in particolare di missili Crusoe nel territorio italiano a Comiso
Comincia così una nuova fase della politica estera italiana quella che va dal mille novecentosettantanove
Al mille novecento ottantanove in cui ritroviamo con gradazioni diverse gli stessi ingredienti impegno atlantico e impegno mediterraneo
Fase che bruscamente conclusa dalla caduta del muro di Berlino dal crollo dell'ideologia comunista dalla fine della guerra fredda e naturalmente in prospettiva dal disintegrazione dell'Unione Sovietica
E l'ultimo Periodo di fine quello ancora terzo e quello che va dal mille novecento ottantanove a oggi
Sono questi credo i grandi snodi della politica estera italiana dal mille novecentoquarantatré a oggi non cercherò di esaminarli dettagliatamente non è questa l'occasione per farlo
Cercherò invece di portare nei limiti del possibile uno sguardo d'insieme sull'evoluzione della politica estera italiana dal quarantatré a oggi
Terminata la guerra il Governo italiano credette di dover riorientare ogni suo sforzo verso il recupero dello Stato sperduto
Gli uomini che giunsero al potere dopo la caduta del fascismo
E che per una parte importante nella ricostruzione della politica estera italiana uomini come De Gasperi come Sforza
Come Brosio Pella Presidente del Consiglio all'epoca di una delle più gravi crisi di Trieste erano certamente quale che fosse la loro matrice partitica e ideologica dei liberal seminaristi
Cercarono di non perdere le colonie di riprendere possesso dei territori conquistati da Tito alla fine della seconda guerra mondiale e cercarono soprattutto di valorizzare soprattutto in una fase iniziale la posizione geopolitica dell'Italia nel Mediterraneo
Paese era stato sconfitto aveva perduto gli strumenti della potenza ma era pur sempre titolare di un territorio
Questo territorio continuava ad avere un capitale geopolitico soprattutto in una delle aree più difficili anche per i rapporti fra gli alleati il Mediterraneo
Ed ecco che lo sfruttamento del capitale geopolitico significò soprattutto in questa fase nella fase iniziale il tentativo di sfruttare se possibile nei limiti del possibile a vantaggio del Paese e quelle divergenze che cominciavano a manifestarsi fra gli alleati
Fu Pietro Quaroni in un famoso rapporto a Einaudi che disse quando si è perduta una guerra
L'unica cosa che si può fare e cercare di sfruttare le divergenze fra i vincitori e che divergenze si andavano effettivamente manifestando fra i vincitori l'altra gli anglo americani sovietici anzitutto tra gli inglesi e gli americani
Tra gli americani francesi le divergenze fra gli americani e francesi furono quelle che ci permisero di conservare la Valle d'Aosta
Le divergenze fra gli anglo americani e sovietici furono quelle che fra il quarantaquattro e il quarantacinque ci permettono ci permisero di riannodare un rapporto con l'Unione Sovietica lo stabilimento dei rapporti
Diplomatici nell'aprile del mille novecentoquarantaquattro e di dare in tal modo all'URSS quel piede nel Mediterraneo che gli alleati le avevano costantemente negato
Non è certamente privo di significato quindi se uno delle primi passi in una delle prime iniziative diplomatiche del governo italiano
Nella primavera del quarantaquattro fu il tentativo di riannodare un rapporto con Mosca
In altre parole potremmo dedurne che
L'Italia fece politica estera a partire dal mille novecentoquarantatré certamente fino al mille novecentoquarantasette mille novecentoquarantotto come se il mondo non fosse cambiato
Come se le condizioni internazionali fossero sostanzialmente quelle di prima della guerra e addirittura di prima della grande guerra mondiale
Gli uomini al potere continuavano a pensare che il modo migliore per trarre vantaggio dalla nuova situazione internazionale era nei limiti del possibile quello di non impegnarsi a fondo con nessuno
Di fare da sé
Motto ricorrente della tradizione politica e diplomatica italiana dal Risorgimento in poi insomma di essere per quanto possibile ago della bilancia o peso determinante anche queste frasi ricorrenti nel lessico della politica estera italiana
E questa politica Godiva sostanzialmente godette fra il mille novecentoquarantatré e il mille duecentoquarantasette quarantotto di larghi consensi
Perché recuperava
I tic mentali le furberie della diplomazia pre fascista e soprattutto corrispondeva a un diffuso neutralismo della opinione politica italiana in quegli anni
Dalla sinistra
Soprattutto i socialisti ai cattolici dove badate neutralismo non significa la politica estera della Svizzera o del Belgio significa semplicemente il desiderio di non impegnarsi a fondo con nessuno
Questo quadro il quadro in cui l'Italia credette di poter continuare a fare politica estera più o meno come nel passato
Fu naturalmente sconvolto dagli avvenimenti del mille novecentoquarantotto dallo scoppio della guerra fredda principalmente dal colpo di Praga del marzo di quell'anno
Furono certamente Sforza e De Gasperi gli uomini politici che si accorsero per primi che l'Italia era troppo debole per fare gli asset
Troppo debole per continuare a non impegnarsi né a fianco dell'uno né a fianco dell'altro
Anzitutto per ragioni internazionali in una situazione che stava diventando sempre più conflittuale sempre più tesa
Di blocchi contrapposti l'Italia mancava di degli unici strumenti di potere tra l'altro forte esercito che gli avrebbero consentito di difendere la propria neutralità
Non si può essere neutrali
Mai ma soprattutto in momenti di grande tensione internazionale se non si hanno la forza materiale e morale per difendere il proprio territorio
Gli svizzeri furono neutrali perché tutti sapevano che la conquista della svizzera avrebbe comportato un prezzo estremamente elevato
E non soltanto per ragioni internazionali sforzo e degli altri furono i primi a capire
Che in una situazione internazionale quale quella che si andava delineando a partire dal mille novecentoquarantotto
L'Italia era troppo fragile sul piano interno sul piano della politica interna perché aveva una situazione nazionale caratterizzata dalla presenza di una fortissima quinta colonna
Il Partito Comunista con due milioni di membri di gran lunga il più forte dei partiti comunisti
Della dell'Europa occidentale significava semplicemente che mai e poi mai
E l'Italia quell'Italia debole appena uscita dal conflitto senza forze armate capaci di garantire l'integrità del territorio nazionale
Avrebbe potuto garantire la stabilità del proprio regime
Forse basterebbero queste considerazioni a mettere Gladio in una prospettiva storica ed è qualche volta sorprendente
Che ci si dimentichi così rapidamente di ciò che è accaduto di ciò che abbiamo noi stessi visto con i nostri occhi
Ebbene se occorreva fare una scelta di campo Degasperi a Sforza la fecero
E la fecero nell'aprile del mille novecentoquarantanove con la firma del Patto Atlantico
Ma fu una scelta molto contrastata molto difficile
Gli americani che ancora agli inizi del mille novecentoquarantotto insistevano perché l'Italia facesse una scelta di campo
E furono a un certo punto assai indispettiti dalla politica di De Gasperi che alla vigilia delle elezioni dell'aprile del mille novecentoquarantotto non voleva assumere impegni di tale natura ebbene gli americani erano arrivati nel corso dell'anno
Alla conclusione che l'Italia rappresentava tutto sommato
All'interno di un'alleanza politico-militare una palla al piede
Una una passività un all'Aja biglietti
Di cui se possibile era meglio fare a meno
E quindi occorreva convincere anzitutto gli americani
E poi non bastava convincere gli americani occorreva convincere non tanto l'opposizione all'opposizione eventualmente il Patto Atlantico lo si sarebbe anche potuto far digerire così come poi effettivamente accadde nel famoso dibattito parlamentare per la ratifica ma a quella parte della Democrazia Cristiana che dall'interno della Democrazia Cristiana
E del Governo si opponeva risolutamente all'Alleanza atlantica
Era la sinistra democristiana
Forse molto più influente intellettualmente di quanto non fosse
Quantitativamente ma certamente molto importante nel quadro degli equilibri interni del partito e quell'ala della Democrazia cristiana era fondamentalmente ostile all'alleanza atlantica perché veniva nell'Alleanza atlantica una scelta di campo internazionale a fianco della potenza militarista e imperialista fra virgolette così naturalmente
Appariva loro l'America e perché temevano che quella scelta di campo avrebbe anche condizionato
Lo sviluppo economico e sociale dell'Italia sarebbe stata in altre parole una scelta di campo capitalista
Per convincere gli americani fu necessario mobilitare i francesi non possiamo e non dobbiamo dimenticare che se l'Italia entrò nell'Alleanza atlantica nell'aprile del mille novecentoquarantanove
Lo deve soprattutto all'azione del governo francese a Washington
La Francia desiderava l'Italia nell'Alleanza atlantica perché ritenne dal punto di vista francese correttamente
Che soltanto la presenza dell'Italia nell'alleanza avrebbe garantito quella protezione del fianco Sud cioè dell'Algeria che in quel momento stava particolarmente a cuore
Al governo francese e i francesi si mobilitarono per convincere gli americani
Fu ma non fu mai veramente convinto sul piano intellettuale dell'utilità della presenza dell'Italia
Nella alleanza atlantica ma cedette ai francesi nel timore che il dissenso franco americano esposto di fronte alla pubblica opinione avrebbe indebolito l'alleanza nel momento stesso della sua costituzionale
Per convincere la Democrazia Cristiana De Gasperi Sforza con grande efficacia argomentativa e dialettica è una forte presenza politica in Parlamento
Presentarono la NATO come una necessaria tappa intermedia sulla strada dell'unità europea
Fu quello al momento della ratifica l'argomento vincente la NATO non era spiegano Sforza soprattutto Sforza
Un'alleanza politico-militare fine a se stessa era in qualche modo il quadro embrionale
All'interno del quale le potenze dell'Europa continentale avrebbero potuto realizzare quei piani unitari
Che cominciavano ad essere già da allora l'obiettivo più largamente desiderato dall'opinione politica italiana
Condannato con la firma del Patto Atlantico i due maggiori statisti italiani dell'immediato dopoguerra ottennero quindi un duplice risultato
Collocarono la sinistra al di fuori del quadro costituzionale
E misero anche le briglia al collo
Su
Sul collo dei nazionalisti
Di larga parte del mondo cattolico
Ma dovettero tuttavia per raggiungere questo risultato sminuire l'importanza politico militare dell'Alleanza atlantica
Insomma l'Italia aderire alla NATO nel mille novecentoquarantanove così come aveva aderito alla Triplice Alleanza nel mille ottocentottantadue
Per allontanare l'ipotesi di uno scontro di uno scontro militare dal novero delle cose possibili e per consolidare il proprio regime politico vi era in altre parole nello spirito con cui l'Italia aderì all'Alleanza atlantica nell'aprile del mille novecento e quarantanove il germe di una contraddizione tondi obiettivi politico militari delle alleanze
E quelle due motivazioni iniziali finiranno per condizionare inevitabilmente la partecipazione dell'Italia lo stile il profilo dell'Italia all'interno dell'alleanza atlantica
Negli anni successivi e soprattutto finirono per stabilire uno stretto intreccio fra politica interna e politica estera
Perché quando una scelta internazionale destinata non soltanto a perseguire obiettivi internazionali del Paese ma anche e forse soprattutto a consolidare il regime interno a garantirlo contro il proprio nemici non soltanto esterni ma soprattutto interni
Ecco che politica internazionale politica interna
Diventano fratelli siamesi aspetti complementari di una stessa realtà
Le briglie le briglia sul collo
Dei nazionalisti dei cattolici di sinistra
Resistettero grossomodo sino alla prima metà degli anni cinquanta e per questo il secondo snodo per la politica estera italiana rappresentato dalla spedizione anglo francese assumersi
Gradualmente DOP durante la presidenza Gronchi e nei periodi in cui Fanfani ebbe responsabilità di governo cominciò a farsi strada
La convinzione che l'Italia avrebbe forse potuto recuperare nel Mediterraneo
L'autorità perduta al momento della sconfitta diventare un Paese leader
Della regione
La svolta fu appunto la fallita spedizione
Anglo francese assumersi che fu percepita o comunque rappresentata da questa parte dell'opinione politica italiana come il fallimento delle potenze imperiali e colonialista e classiche e se le potenze imperiali avevano fallito
Forse ci sarebbe stato uno spazio un vuoto
Che l'Italia avrebbe potuto occupare
Cerchiamo brevemente di delineare gli aspetti essenziali di questa politica ma prima di farlo ricordiamo che una politica estera e nazionale quando lo stesso obiettivo è fortemente desiderato da molte forze politiche non ha grande importanza che le forze politiche di esili Gavino quello stesso obiettivo per ragioni fondamentalmente diverse questo è normale di qualsiasi dibattito democratico l'importante è che si accordino per perseguire uno stesso obiettivo
Ebbene la politica mediterranea ed è per l'appunto per l'Italia questa caratteristica di piacere a un largo ventaglio della Società nazionale
Piaceva ai nazionalisti perché dimostrava che il Paese non aveva rinunciato interamente nelle sue vecchie ambizioni piaceva ai cattolici di sinistra perché era un modo per liberarsi dall'abbraccio degli Stati Uniti
E soprattutto perché non costringeva l'economia italiana competere con le società del capitalismo avanzato laddove la competizione era maggiormente regolata dalle leggi del mercato
Piaceva in generale al mondo cattolico perché teneva conto delle sensibilità del Vaticano in un'area cruciale per gli interessi cattolici Mediterraneo il mondo arabo
Piaceva alle sinistre
Perché in questo modo l'Italia si allontanava di un passo dallo schieramento atlantico esercitava un ruolo potenzialmente di dialogante di conciliatore di onesto Sensale di pacificatori di piacere
Di pace e piaceva naturalmente a molti uomini d'affari
Perché il Mediterraneo era una un ideale terreno di caccia
Per quelle industrie in Italia sono sempre state molto numerose che amano lavorare compatta statali con crediti garantiti sotto l'ombrello del proprio governo
I maggiori protagonisti se dovessimo cercare di
Fissare sulle pareti della politica estera italiana una galleria di ritratti una galleria degli antenati i maggiori protagonisti di questa politica estera italiana furono un Presidente della Repubblica che proveniva dal sindacalismo cattolico
Gronchi
Un uomo di governo che aveva creduto alle corporazioni fasciste e aveva insegnato economia corporativa all'Università di Milano Fanfani
Un piccolo industriale che aveva Salvatore valorizzato lente petrolifero di Stato creato dal fascismo Mattei
E un un filosofo cattolico che sperava di fare di Firenze quando ne fu sindaco
La nuova Gerusalemme del Mediterraneo la pianura
Sostanzialmente noi ritroviamo nella politica mediterranea dell'Italia a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta
Gli stessi ingredienti intellettuali le stesse forze politiche che favorirono l'occupazione della Tripolitania e della Cirenaica nel mille novecentoundici i nazionalisti
Che si erano costituiti in associazione del mille novecentodieci i sindacalisti rivoluzionari che improvvisamente si erano spostati
Su opposizioni di nazionalismo radicale
Di sinistra i cattolici che furono molto attratti nel mille novecentoundici dalla possibilità di esercitare una funzione di apostolato morale intellettuale
Nel mondo arabo e una parte del mondo finanziario ed economico nazionale fu la Banca di Roma il Banco di Roma scusate del mille
E novecentoundici uno dei fattori che maggiormente operarono per l'occupazione della Tripolitania
E della Cirenaica ma a differenza di quello che accade nel mille novecentoundici gli argomenti con cui fare politica estera del Mediterraneo cambiano radicalmente
I due argomenti di cui l'Italia si vale per fare politica estera nel Mediterraneo a partire dalla seconda metà degli anni cinquanta sono la sua innocenza coloniale
E il suo militante pacifismo
In altre parole l'Italia cercò di sfruttare la perdita delle colonie per presentarsi alle rese alle muove i Paesi postcoloniali della regione come più virtuosa
Delle potenze coloniali classiche e cercò di sfruttare la sconfitta nella Seconda guerra mondiale per fare un uso aggressivo e dinamico del proprio pacifismo della propria volontà di pace
E così comincia una politica estera italiana in cui nazionalismo e pacifismo diventano molti complementari di una stessa diplomazia buona parte della politica estera italiana da allora è stata nazional pacifista
Ho detto che la scelta atlantica fu determinata anche forse soprattutto dalla presenza della Società italiana di un forte partito comunista
Che fu considerato per molti anni non senza ragione una potenziale quinta colonna dell'Unione Sovietica quindi ripeto esiste da quegli anni un forte legame fra politica interna e politica estera
Più forte molto più forte di quello che è possibile registrare in qualsiasi altra democrazia europea
La prima cioè la politica estera lo ripeto non serve soltanto all'interesse nazionale serve anche a proteggere
I Paesi ma i suoi nemici interni
Ciò significa sostanzialmente due cose prima di tutto che l'Italia contrari un debito con il suo alleato maggiore naturalmente con gli Stati Uniti
Il più forte di qua non avrebbe contratto se gli obiettivi fossero stati soltanto di politica internazionale e non può ficcare il proprio equilibrio interni senza chiedere il permesso dell'alleato maggiore
Il permesso fu concesso da Kennedy al momento del centrosinistra
Nel mille novecentosessantatré ma fu negato da carta quando venne in discussione alla fine degli anni Settanta l'ingresso dei comunisti nei governi di solidarietà nazionale presieduti da Giulio Andreotti
Ebbene questo peccato d'origine a naturalmente condizionato l'evoluzione della politica estera italiana negli anni seguenti
Se gli impegni internazionali dell'Italia influiscono sulla politica interna
Ebbene l'evoluzione della politica interna non può non avere automaticamente immediate ripercussioni a sua volta sulla diplomazia e sul profilo internazionale del Paese
Ogni qualvolta i partiti italiani di governo decisero di allargare il Governo ad altre forze politiche la famosa questione dell'allargamento del consenso ebbene dovettero tener conto della cultura politica delle esigenze dei tic mentali delle idiosincrasie delle forze politiche che venivano imbarcate
All'interno completate all'interno del club
Ciò accadde
All'inizio degli anni sessanta con la costituzione del governo di centrosinistra e a tante negli anni settanta con i governi di solidarietà nazionale a cui i comunisti non parteciparono ma che i comunisti sostennero
Dall'esterno insomma ad ogni allargamento del consenso corrisponde un'attenuazione dell'impegno Atlantico e una accentuazione della politica mediterranea come politica nella quale possono convergere per le ragioni che ho cercato di spiegare finalità diverse orientate verso lo stesso obiettivo
Un altro fattore ebbe grande influenza sulla politica estera italiana e naturalmente ne accentuò il nazional pacifismo
La instabilità politica e sociale dell'Italia alla fine degli anni sessanta
Il fallimento della centro sinistra la crisi sociale il Pan sindacalismo degli anni settanta le grandi crisi petrolifere dopo la guerra arabo-israeliana del mille novecentosettantatré
Non poterono che degradare il quadro all'interno del quale l'Italia si muoveva internazionalmente attenuare l'anno
Sempre di più incisività dell'Italia
Sulla politica internazionale vi ricordo ciò che rappresentò di caricaturale di grottesco la guerra del Vietnam combattuta in tutti i consigli municipali italiani a con mozioni a favore del della guerriglia vietnamita
Vi ricordo che cosa rappresentò per l'Italia la catastrofica scelta antinucleare degli anni settanta
Quando non soltanto di me divenne ma maggiormente vulnerabili nei confronti dei Paesi produttori di petrolio ma non riuscendo neppure ad equilibrare quella vulnerabilità con una politica energetica nazionale
Naturalmente questo non impedì all'Italia di assumere all'occorrenza
Delle posizioni decise coraggiose come la double cioè se sulla duplice decisione del dicembre del mille novecentosettantanove per l'installazione dei missili Crusa a Comiso
A non impegna i governi Spadolini e Craxi di accentuare l'impegno Atlantico della politica estera italiana prima governo Cossiga e successivamente ai governi Spadolini e Craxi Craxi
Però io credo che debba
Aggiungersi alla conclusione che l'Italia complessivamente dette prova di fedeltà atlantica nei momenti più cruciali dei rapporti Est Ovest
Proprio per conquistarsi il diritto di essere infedele all'Alleanza del Mediterraneo
Scambio l'installazione dei con USA compreso degli aerei americani in Calabria che poi realizzata per le circostanze internazionali
Che conosciamo lo scambio tutto questo contro il diritto di avere rapporti privilegiati con Arafat rapporti privilegiati con Gheddafi
Insomma divenne la portaerei degli americani nel Mediterraneo per avere il diritto di intrattenere buoni rapporti con la con i nemici dell'America nella regione
Vi furono per la verità alcuni momenti in cui i due volti della politica estera italiana rischiarono di entrare in rotta di collisione l'uno con l'altro
Uno fu il caso della killer altro nell'ottobre del mille novecentottantacinque e poi naturalmente io lei disse americani sulla Libia nel corso del mille novecentottantasei ma c'era la guerra fredda fortunatamente
E la guerra fredda impediva che queste contraddizioni venissero al pettine impediva fortunatamente l'estendersi dei conflitti e permetteva l'Italia di continuare a praticare impunemente nei rapporti Est Ovest nel Mediterraneo una sorta di micro gollismo
L'ideale
Per i governi italiani era un mondo in cui il loro Paese con potesse continuare ad esercitare le sue funzioni di paciere di mediatore
Io ne sto Sensale senza mai raggiungere lo scopo perché il giorno in cui lo scopo fosse raggiunto il ruolo dell'Italia sarebbe scomparso un mondo insomma in cui l'Italia potesse avere degli alleati
Ma essere al tempo stesso amica dei loro nemici insomma un mondo in cui se possibile la pace e la guerra fossero egualmente impossibile
Ebbene quel mondo naturalmente finito nel mille novecentottantanove
Il crollo dell'impero sovietico in Europa centrale la fine della guerra fredda hanno concluso l'epoca della Grande guerra impossibile
E hanno aperto l'epoca delle piccole guerre possibili
Non esiste più
Una terra di nessuno fra due blocchi contrapposti in cui l'Italia
Possa fare qualche occasionale scorribanda assi senza gravi conseguenze per la propria incolumità è quella più in generale della contesto internazionale
Come abbiamo visto all'epoca della guerra del Golfo esistono ormai conflitti che sfuggono
Al controllo delle superpotenze o conflitti in cui una superpotenza può impegnarsi senza che questo comporti necessariamente l'ostilità ho indetto
Dell'altra
La NATO
Quale fu costituita
Dopo la firma del patto del mille novecentoquarantanove è morta
E l'Italia ha perduto il valore geopolitico è strategico che aveva all'epoca della guerra fredda
La NATO l'Italia può sempre naturalmente a essere all'occorrenza se lo desidera
La portaerei dell'America nel Mediterraneo ma in una situazione in cui nessuno può essere più incerto che gli interessi dell'America coincidano sempre necessariamente con l'interesse nazionale italiano
E non può più essere l'eterno paciere perché pace e guerra non sono più ipotesi altrettanto le note sono ormai alternative reali
Per le quali occorre impegnarsi concretamente con armi con denari
E forse vale la pena di prendere brevemente in considerazione in questo contesto la politica italiana nei confronti della Jugoslavia
Con il trattato di Osimo del mille novecentosettantacinque l'Italia seppellì definitivamente il suo vecchio contenzioso con il regime di Tito
Per la verità il contenzioso era stato sepolto già nel mille novecentocinquantaquattro il trattato che noi firmammo a Osimo ventun anni dopo
Non fece che ratificare gli accordi di Londra del mille novecentocinquantaquattro se aspettammo ventun'anni credo che le ragioni furono semplicemente anagrafiche occorreva che lo stato civile si dirà tasse che morissero delle persone la cui memoria rappresentava ancora un ostacolo alla formalizzazione di quell'accordo
E dal mille novecentosettantacinque in poi
La Jugoslavia divenne per certi aspetti il fiore all'occhiello della diplomazia italiana
La dimostrazione che l'Italia poteva fare una politica di conciliazione fra i due blocchi che poteva essere modello esempio agli altri all'avanguardia di una politica di dialogo dopotutto Italia e Jugoslavia erano per certi aspetti le potenze anomale dei due blocchi ed era normale che il dialogo cominciasse proprio dalle due potenze anomale
Quando lo Stato jugoslavo cominciò a scricchiolare
Ma dopo la morte di Tito non dico dopo il fallimento dell'autogestione ma certamente dopo la morte di Tito
L'Italia girò gli occhi dall'altra parte ignorò il fenomeno nella speranza di esorcizzare lo come altri ma forse con maggiore responsabilità dato l'importanza che la Jugoslavia aveva avuto nel contesto della politica estera italiana
E anche con maggiori responsabilità per la lunga dimestichezza che l'Italia aveva con gli affari jugoslavi
L'Italia non fece nulla per impedire la disgregazione e naturalmente avendo sperato fino all'ultimo momento che questa disgregazione non avesse luogo
Fu del tutto impreparata ad affrontarne le conseguenze nell'estate del mille novecento e novantuno
La mancanza di una linea politica produsse i risultati che sempre produce
La mancanza di una linea politica cioè il vuoto
E nel vuoto altre forze altre voci tendono necessariamente a inserirsi
Mentre il ministro degli Esteri continuava a perseguire il miraggio di una Jugoslavia unità la Chiesa cattolica scendeva in campo
Per l'indipendenza delle repubbliche settentrionali e naturalmente si trascinava dietro una parte
Della democrazia cristiana quella parte che tradizionalmente più sensibile
Gli interessi superiori della chiesa
E e naturalmente nel vuoto finì per prevalere ma di questo ripeto non si può portare il non si può dare colpa esclusivamente l'Italia nel vuoto Fini per prevalere il dettati Gancia
Che nel dicembre del mille novecentonovantuno ci costrinse a riconoscere formalmente l'indipendenza della Croazia e della Slovenia
Poco male per la Slovenia male per la Croazia perché il riconoscimento della Croazia costrinse naturalmente la Bosnia a
Scegliere fra un tragico dilemma o proclamare la propria dipendenza da Belgrado o proclamare la propria indipendenza e scatenare Intel moto una guerra civile
Naturalmente in circostanza in cui nessuno dette prova di particolare lungimiranza di particolare saggezza
Credo che la politica estera italiana abbia molte attenuanti però
Fu più grave per l'Italia dato il peso e l'importanza che la Jugoslavia aveva assunto nel quadro della politica estera italiana come il modello ed esempio di ciò che l'Italia desiderava essere nel contesto dei rapporti est-ovest
Quindi la crisi jugoslava ha messo in evidenza molto rapidamente i vizi della politica estera italiana nelle nuove condizioni create dalla guerra fra i e siamo alloggi siamo cioè a una situazione in cui ci dobbiamo interrogare sulla possibilità di ricostruire una politica estera italiana
Di dare alla politica estera italiana dignità efficacia organicità
E qui vi ricordo che il problema della politica estera non è mai
O non è mai prevalentemente un problema di obiettivi gli obiettivi si inventano lungo la strada a seconda delle circostanze sugli obiettivi e nessuno può influire se non molto marginalmente è fondamentalmente un problema di strumenti
Per fare politica estera occorrono determinati strumenti credo che mi occorrono quattro di cui l'Italia mi sembra essere attualmente priva ecco primo strumento un esercito moderno composto prevalentemente da professionisti
Da unità capaci di intervenire rapidamente in situazioni di crisi
L'Italia ha tuttora un esercito di coscritti
Modestamente attrezzato modestamente addestrato
Questo esercito era certamente sufficiente quando il contributo dell'Italia alla NATO
Consisteva nel fornire basi agli americani
E nel riempire formulari alla fine dell'anno in cui indicare la percentuale delle forze alle armi la percentuale della prodotto lordo destinato alle spese militari la percentuale del Bilancio ma è
Del tutto insufficiente
In una situazione in cui occorre mobilitare
Unità efficienti trasportarle rapidamente sul luogo della crisi metterle soprattutto in condizione di combattere
L'Italia può certamente affidare alle proprie truppe dei compiti umanitari di grande respiro e anche con una con una serie di esempi che anni hanno dimostrato l'efficacia è accaduto per esempio in Albania
E accade tuttora nell'ambito dell'operazione Pellicano
Ma quando scoppia la guerra del Golfo può andare soltanto una squadriglia di tornato
Secondo strumento di cui l'Italia ha bisogno una organizzazione civile per la raccolta e la distribuzione degli aiuti umanitari
Mai come oggi mai come una single in una situazione in cui i grandi Stati dell'Europa centrorientale si stanno disintegrando e sono minacciati o da guerre civili o da potenziali guerre civili gran parte della politica estera consiste per il momento nello sfornare
Le popolazioni nel proteggerle per quanto possibile dai disastri della guerra civile
Noi l'Italia a una importante organizzazione umanitaria
Ma si chiama Caritas e dipende come noto dalla Santa Sede
Non sembra del resto che il governo italiano abbia intenzione di fare concorrenza alla Santa Sede in questo settore uno degli ultimi atti del governo Andreotti prima delle elezioni del cinque aprile
Fu una legge che avrebbe trasformato l'obiezione di coscienza in diritto universale
Delitto indiscriminato e prescritto agli obiettori un periodo di servizio civile in un'organizzazione di volontariato
La legge fu approvata dal Parlamento ma non venne mai firmata dal Presidente della Repubblica e quindi non venne mai promulgata se divenisse opera
Grandoni sono minacciati o da guerre civili o da potenziali guerre civili gran parte della politica estera consiste per il momento nello sfornare le popola nel proteggerle per quanto possibile dai disastri della guerra civile noi l'Italia a una importante organizzazione umanitarie
Ma si chiama Caritas e dipende come noto dalla Santa Sede
Non sembra del resto che il governo italiano abbia intenzione di fare concorrenza alla Santa Sede in questo settore uno degli ultimi
Gli atti del governo Andreotti prima delle elezioni del cinque aprile fu una legge che avrebbe trasformato l'obiezione di coscienza in diritto universale
Delitto indiscriminato e prescritto agli obiettori un periodo di servizio civile in un'organizzazione di volontariato la legge fu approvata dal Parlamento ma non venne mai firmata dal presidente d'la Repubblica e quindi non venne mai promulgata se divenisse operante quella legge favorirebbe di fatto la Caritas e le affiderebbe una larga parte della gioventù italiana
Insomma le reclute italiane diventerebbero in buona parte soldati della Caritas o se preferite una versione aggiornata in moderna degli zuavi pontifici
Terzo strumento
La capacità di intervenire economicamente con crediti prestiti joint ventures agevolazioni fiscali zone franche
Per orientare la politica dei Paesi di nuova indipendenza come Slovenia e Croazia o quelli dell'area danubiana e balcanica che sono appena emersi dal tunnel del socialismo reale
E a questo obiettivo effettivamente rispondeva teoricamente
Quell'organizzazione a geometria variabile quadrangolare pentagonale poi esagonale e che il precedente ministro degli Esteri concepì alla fine del mille novecentottantanove con la partecipazione di Jugoslavia Austria
Elia in un secondo tempo Cecoslovacchia in un terzo tempo Polonia l'iniziativa presentata qualche vantaggio offriva ai Paesi della regione una specie di sala d'aspetto in attesa del loro ingresso nella comunità
E offriva loro soprattutto la possibilità di attenuare comunque altri vincoli la loro dipendenza dalla Germania in altre parole allargava il ventaglio delle opzioni possibile
Però la collaborazione prevista dall'esagonale
Soprattutto nell'unico settore in cui l'esagonale poteva realizzare compiti particolarmente utili quello dei trasporti è quello delle infrastrutture richiedeva mezzi finanziari a cui nessuno mise veramente
Mano e che l'Italia certamente non era in condizioni di fornire
Quattro strumento il più intangibile il più difficile da costruire
Un largo mandato all'esecutivo sull'azione necessaria per difendere gli interessi del Paese
Vi sono certamente delle circostanze eccezionali in cui necessario che una politica estera sia largamente condivisa dalle maggiori forze politiche del Paese
Sono quei periodi che gli americani definiscono di dai palazzoni sul abbai parte se non certo o che potremmo definire di vasto consenso nazionale o di unione sacra come si sarebbe detto all'epoca della Prima guerra mondiale
Ma abitualmente una politica estera non vuole larghi consensi vuole esattamente il contrario
Vuole esecutivo forte che abbia implicitamente il mandato di agire con prontezza e con efficacia salvo essere criticato il condannato se commette errori al momento opportuno
L'allargamento del consenso a partire dagli anni sessanta ebbene perfetto l'attenuazione dell'impegno Atlantico e più generalmente una contro audizione potenziale tra l'impegno mediterraneo e l'impegno atlantico del Paese vale a dire una politica estera contraddittoria che soltanto la guerra fredda rese è possibile
Oggi tali contraddizioni non sono più Lecce
Ma
Individuare l'interesse nazionale
Nelle zone da cui dipende la sicurezza del Paese e creare soprattutto questi strumenti senza i quali non è possibile credo fare politica estera
Difficoltà che coincide per di più con la più grave crisi politico e costituzionale della Repubblica dopo la sua costituzione nel mille novecentoquarantasei
In altre parole non occorre soltanto una politica estera occorre anche e soprattutto uno Stato nuovo
Mi limito a concludere osservando che ancora una volta
Nella storia italiana dopo la seconda guerra mondiale politica estera è politica interna sono veramente aspetti di uno stesso problema per fare una politica estera corrispondente ai propri interessi nazionali
Il Paese deve modificare il proprio regime politico deve fare in altre parole una diversa politica interna grazie