Tra gli argomenti discussi: Animali, Arte, Cinema, Cultura, Giappone, Violenza.
La registrazione audio di questa puntata ha una durata di 5 minuti.
Rubrica
Manifestazione
15:30
10:00, Roma
12:00
15:00 - Camera dei Deputati
10:00 - Roma
12:00 - Roma
11:00 - Torino
14:00 - Milano
15:00 - Milano
15:30 - Milano
Un saluto agli ascoltatori di radio radicale
L'estetismo al cinema ma forse in genere in arte si accompagna spesso al difetto della superficialità
Per spettatori ci può succedere di ammirare sullo schermo un gioco di movimenti di colori di incastri di immagini che appaga l'occhio diverte ma che non si accompagna a un'emozione
è insomma il gioco della bellezza fini a se stesse ma separata cioè da quella verità dei sentimenti che dovrebbe essere l'oggetto la sostanza di ogni opera d'arte
Almeno il sospetto dell'estetismo
Può essere suscitato dal cinema di Wes Henderson non però almeno molto meno dal suo ultimo film un film di animazione che ha vinto il premio per la migliore regia al Festival di Berlino perché si intitola l'Isola dei cani
Intendiamoci anche l'Isola dei cani che parte un film estetizzante si svolge in Giappone Giappone fantasticando proiettato nel due mila trentasette e le immagini spesso rievocano quella particolare compostezza dei gesti quel gusto della decorazione
Quel senso della ritualità insomma quell'idea di bellezza che associamo comunemente alla cultura all'iconografia del Giappone
Ma ecco quando per esempio durante il film assistiamo alla preparazione di un piatto nella cucina di un ristorante giapponese
E a un granchio ancora vivo sono strappate le interiora
E a un polipo che ancora palpita sono amputate le spire
Il risultato nei piatti e poi composto di piccole serie di cilindri come dilegua di piccoli eleganti quadri astratti capiamo che nel film alla bellezza e associato un lato d'ombra e cioè la crudeltà
E se si parla letteralmente della crudeltà contro gli animali
Ci si riferisce che Effetti anche e soprattutto alla crudeltà degli uomini contro gli uomini
Del Giappone e dell'Isola dei cani domina un dittatore che seguendo la tradizione della sua Dinastia e per conquistarsi il consenso della massa dei sudditi
Ha indetto una guerra contro i cani i cani della logica della favola hanno la funzione tradizionale di un capro espiatorio
Accusati di diffondere il virus di una malattia mortale per l'uovo un virus che ne infetti gli stessi scienziati al soldo del dittatore Annolino curato i loro i cani solo esiliati in un'isola che funge anche da discarica e sono destinati a essere lì sterminati
Inventandosi questo nemico immaginario il dittatore dimostra di avere a cuore la salute del suo popolo
E di essere determinato per tutelarla a usare tutta la necessaria violenza controlli dannosi sentimentalismi degli animalisti che vorrebbero invece curare salvare quei cani
La metafora è trasparente e duttile
Può riferirsi ad esempio a piacimento dello spettatore alle persecuzioni delle minoranze durante il nazismo o del presente all'istigazione all'odio contro gli immigrati
Fatto sta che Lourdes la simmetria la compostezza rituale
Sono del film messi in contrasto con la sporcizia dei cani randagi con i cumuli di immondizia che costituiscono il paesaggio dell'isola con la violenza disperata delle zuffe tra branchi di cani
La bellezza del film in effetti è un po'un filtro che serve a distanziare arrendere con una certa leggerezza umoristica un aspetto del mondo che non è però per niente dissimulato e che è il suo orrore
Così la rassegnazione dei cani emarginati oppure la rabbia degli uni contro gli altri attraverso la quale si sfogano la loro frustrazione
Il senso di dignità che a volte comunque riescono a strappare la loro condizione
Perfino la violenza del desiderio erotico sono resi nel film pure attraverso la stilizzazione dei disegni con un realismo incisivo
Si potrebbe dire che nel film i cani risultano più umani degli umani
Ma forse più precisamente la morale della favola perché a tutti gli uomini
Può capitare per tanti versi di essere cani
Si tratta di un film da vedere L'Isola dei Cani di Wes Henderson un saluto da Gianfranco Falcone
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