Sono intervenuti: Augusto Sainati (critico cinematografico).
Tra gli argomenti discussi: Cannes, Cinema, Critica, Cultura, Donna, Film, Iran, Italia, Societa'.
La registrazione audio ha una durata di 3 minuti.
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Nel fine settimana il concorso di carne è stato all'insegna delle donne
Uno dei film in concorso sui Faces del regista iraniano Jafar Panahi
Assente Accame perché recluso in patria per motivi politici
Racconta una storia tutta al femminile di tre attrici in una società maschilista come quella iraniana una è in realtà una giovane aspirante attrice e mando un video un'affermata star del suo Paese
Per denunciarne la disattenzione verso chi gli ha chiesto già in passato un aiuto
In quel video si impicca o almeno così pare
Sconvolta la donna parte con lo stesso regista del film Panahi per i villaggi perduti dell'Iran per verificare che il video corrisponda a verità
Scopre così che la ragazza non si era uccisa ma aveva soltanto simulato
E scopre una realtà culturalmente lontana in cui c'è fra l'altro un'altra ex attrice di prima della rivoluzione che vorrà dire dimenticata in margine villaggio
Con un'andatura calmarla regia delicata sui fini SIS mostra lo scontro di mentalità che pervade il Paese lasciando intuire il ruolo decisivo per il futuro del Paese che hanno avranno le donne
Il concorso ha visto anche la proiezione di due film firmati da registe donne
Il deludente le Figi uso lei di Eva più so che pure tocca un argomento di grande drammaticità come quello della guerra in Kurdistan nella quale sono impegnate anche le donne contro gli abusi e le violenze che sono state costrette a subire ma che ha dei limiti di scrittura che lo rendono a volte pesante e didascalico
D'altra parte c'è stato l'ottimo Lazzaro felice di Alice Rohrwacher accolto molto bene dalla posizione ufficiale accanto
Il film e centrata attorno alla figura di Lazzaro giovane ragazzo di famiglia contadina toccato dalla bontà e dunque dalla felicità
Lazzaro si prodiga con gli altri in tutti i modi non sente il peso delle prevaricazioni e degli inganni che lo circondano
Vive in una dimensione sua dimensione della parabola della favola lo porta a sopravvivere alla morte a non invecchiare
Il suo nome del resto non è casuale
Dopo una caduta dalla montagna Lazzaro infatti risorge quando i suoi si sono trasferiti in città
Dove vivono la stessa storia di esclusione marginalità che vivevano da contadini in campagna
Qui però non invecchia sembra un personaggio fuori dal tempo ha una sua innocenza di fondo che lo salva e gli permette di attraversare la vita unito solo della sua fionda arma altrettanto innocente e simbolicamente infantile
Il banchiere incornicia la storia in un paesaggio molto italiano eppure quasi astratto
Marcato cioè dei segni del tempo per i quali le case le strade le campagne le metropoli recano tutte l'impronta della storia ma anche della sua battuta
L'esodo dei contadini dalla campagna verso la città non è migliore condizione la storia passa inutilmente su di loro
In questo senso Lazzaro felice è un film che le sue intenzioni molto politico
D'altra parte anche un film molto poetico perché proprio questa volatilità della storia e ciò che permette al lager di restarne immune e dunque di restare felice fino alla fine armato solo della sua fionda
Da Cannes radio radicale Augusto Sainati
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