Sono intervenuti: Augusto Sainati (critico cinematografico).
Tra gli argomenti discussi: Cannes, Chiesa, Cinema, Cristianesimo, Critica, Cultura, Film, Francesco, Politica, Razzismo, Usa, Wenders.
La registrazione audio ha una durata di 4 minuti.
09:30
10:01 - SENATO
8:45 - Camera dei Deputati
9:15 - Senato della Repubblica
9:20 - Camera dei Deputati
9:30 - Camera dei Deputati
11:10 - Camera dei Deputati
14:00 - Camera dei Deputati
9:30 - Evento online
10:00 - Roma
critico cinematografico
Ieri al Festival di Cannes è stata una giornata di emozioni umanitarie rivendicazioni politiche sia pure di segno diverso
Il film di Wim Wenders papa Francesco un uomo di parola nato da una richiesta del Vaticano a regista e da alcune conversazioni con il Papa racconta il percorso di Francesco sottolineandone la dimensione umana è aperta
Il Francesco di Wenders è un papà attento ai grandi temi che plasmano la politica mondiale non sempre sintonizzando tutti sulla stessa lunghezza d'onda
L'ambiente le migrazioni lavoro la libertà anche la libertà di non amare fratello vicino dice Francesco mostrando una volta di più intensità laica del suo discorso profondamente cristiano
Non dunque un papà che evangelizzazione condona chiave canonica ma un innovatore capace di leggere a fondo il messaggio delle scritture e di farlo proprio con gli atti e con le parole
Capace cioè di evangelizzare nei suoi pellegrinaggi in giro per il mondo attraverso una testimonianza di condivisione del dolore te la povertà della differenza
Frutto di uno sguardo stupefatto su questo rivoluzionario della cristianità
Il film di Wenders lascia largo spazio anche le immagini di repertorio che testimoniano gli incontri papà in ascolto degli ultimi più che al colloquio con i potenti della terra ai quali esprime le proprie priorità il film eccede semmai in un certo compiacimento come quando in cornice il Papa su sfondi di dieci indebolendo appena un po'a forza nelle sue parole
Di tutt'altro segno il film di Spike Lee Black Klaus Mann presentato in concorso anche qui il discorso e sociale e politico e tocca il problema del razzismo col quale l'America non riesce a fare i conti a partire da storie realmente accadute li racconta una vicenda ambientata negli anni settanta per alludere però i sentimenti razzisti suprema attivisti che oggi la presidenza tanto ha riportato in primo piano
Un nero di nome Ron riesce a farsi assumere nella polizia di Colorado Spring
Lungi dal limitarsi a tranquillo lavoro d'ufficio inizia a studiare il Ku Klux Klan per infiltrarsi
Naturalmente può farlo solo per telefono fingendo una voce bianca perché quando si tratta di incontrare i membri del gruppo razzista deve mandare un collega bianco che per di più prego
Il lavoro riesce tanto bene che rompe ammesso nel gruppo razzista
Di qui si sviluppa una storia che unisce dramma e commedia così doppiamente contraffazioni che allentano i toni tesi
Spike Lee non lesina nel mostrare la sua posizione radicale sì mentre mostra i membri del Ku Klux Klan in adorazione del film di Griffith Nascita di una nazione
Un classico del razzismo delle origini mostra anche la sintonia di quei sentimenti con l'America di Trump entrambi legati al motto America Frost
Il ritorno di Lars von Trier a Cannes dopo la sua messa al bando durata alcuni anni è dovuta certe sue pesanti dichiarazioni sul nazismo è stato segnato dalla presentazione di del caos già di
Piaggio psicanalitico nella coscienza di Jack lo Squartatore
Con il consueto stile fatto di macchina a mano colori invenzioni d'immagine di situazioni richiami pittorici von Trier presenta la storia di un personaggio scisso fin da bambino tra una vita apparentemente normale che una sindrome mortifere
Questa condizione compulsiva lo porta nella sua carriera delittuosa a uccidere decine di persone mentre cerca di costruire genere qual è la casa dei suoi sogni per la quale non trova mai il materiale giusto
L'incontro converge sorta di guida di Liliana verso gli inferi della coscienza punteggia la vita di Jack conducendola una drammatica fine
Un film potente conturbante eccessivo di uno dei registi più visionari della contemporaneità
A Cannes radio radicale Augusto Sainati
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