Sono stati discussi i seguenti argomenti: Cultura, Italia, Libro, Lingua, Museo, Storia.
La registrazione audio di questa puntata ha una durata di 25 minuti.
Rubrica
18:00
9:35 - CAMERA
15:30 - SENATO
9:30 - Parlamento
11:00 - Camera dei Deputati
11:45 - Camera dei Deputati
12:30 - Senato della Repubblica
13:30 - Camera dei Deputati
13:30 - Senato della Repubblica
13:40 - Camera dei Deputati
professore
Radio radicale bentornati a nuovo appuntamento delle parole e le cose siamo in compagnia di Giuseppe Antonelli benvenuta radio radicale Giuseppe buonasera grazie dell'invito
Allora siamo qui per parlare del tu ultimo libro edito da Mondadori collana le scie il museo della lingua italiana innanzitutto inizia un po'col descriverlo i nostri radioascoltatori
è un libero che non tradisce diciamo alle attese
Per per come è strutturato per come diciamo suddiviso è un viaggio è un vero e proprio museo un museo di carta che in qualche modo cerca di colmare la mancanza di un museo vero e proprio e ed è innanzitutto anche un diciamo un'immersione nella parola stessa museo perché nella vulgata insomma usa qualcosa di fisso di immobile qualcosa che uno va a vedere per capire quello che c'è stato in passato invece questo libro
Ci connota immediatamente all'interno della nostra contemporaneità così stringente
Il significato di essere
Diciamo tutti quanti aderenti a questa grande comunità Italia offrono se così vogliamo chiamarlo allora innanzitutto o la curiosità di capire questo libro
Come nato cioè quand'è che è nata l'intuizione di rimettere questo museo tra le pagine
Ormai tanto tempo fa era il due mila tre
La Società Dante Alighieri riuscivo a organizzare agli Uffizi nientemeno che alla Galleria degli Uffizi a Firenze una grande mostra sulla storia della lingua italiana
Il direttore scientifico fu individuato nella figura di Luca Serianni che il mio maestra accademico dunque fummo chiamati
Quattro all'epoca giovani allievi di Serianni c'è anche Matteo Motolese Lucilla Vezzoli Stefano Telve a immaginare questa grande mostra che doveva prendere un intero corridoio degli Uffizi e li cominciamo un po'pensare a come si poteva tradurre in oggetti
Una materia che di per sé sembra astratta come la lingua
E dal momento in cui quella mostra è finita in cui la mostra è stata smontata tutti i pezzi rari unici che erano stati chiamati per cui la mostra sono stati riportati alle sedici
Le strutture interattive informatizzate che avevamo immaginato per coinvolge il pubblico sono state smontate nonostante che ci siano state altre edizioni più o meno ridotte di questa mostra ma sono quella sensazione lì
Di vedere smontare lavoro di questo genere
E rimasta dentro di me per tanto tempo allora
A questo punto ho cercato di immaginare invece un museo stabile un museo come ce ne sono e ce ne sono stati per altri grandi lingue di cultura il più grande era quello della lingua portoghese che si trovava a San Paolo del Brasile e che
Ahimè è stato distrutto qualche anno fa da un grande incendio nell'introduzione parto proprio da quella
E di immaginarlo sulla base diverso ovviamente da quella che era stata la mossa del due mila tre ma proprio come una struttura architettonica quindi ho cominciato con l'immaginare il fatto che dovrà essere di tre piani e nel libro si apre proprio con lo spaccato come disegnato da un architetto di questi tre piani
E l'italiano antico al piano terra e poi via via salendo l'italiano moderno e l'italiano contemporaneo ho immaginato una struttura piuttosto simmetrica e geometriche in cui ogni piano
Avesse cinque sale e ogni sala cinque pezzi esposti dunque il risultato è questo libro il Museo della lingua italiana che è una sorta di Storia della lingua italiana in sessanta oggetti
E sono sessanta oggetti quindici sale se se non se non ricordo male e e però questo viaggio parte diciamo da un da un luogo che una una catacomba parte da Roma anche diciamo questa partenza l'ho trovato abbastanza originale perché anche nel mio settaggio mentale che con le parole ci lavoro che le parole di studio le ho studiate anche all'università
La lingua italiana diciamo una sorta di e nascita abbastanza improvvisa secondo me nell'immaginario collettivo ad un certo punto cioè il latino no e poi improvvisamente iniziamo a parlare italiano cioè le inflessioni dialettali le diversità regione per regione
Però ho trovato molto interessante andare proprio alle origini e questo viaggio che parte da una catacomba secondo me
è forse il modo migliore per innanzitutto per scoprire per conosce perché questo è un libro che
Diciamo fa assumere anche più consapevolezza annui come lettori hanno come giornalisti come autori ecco allora l'inizio di questo viaggio un inizio che un po'spiazzato
Sì
Prima ancora cioè un'altra scelta che
Potrebbe essere spiazzante ma voleva essere spiazzante per il lettore questo libro e appunto il catalogo di un museo che non c'è io ho detto sessanta oggetti ma in realtà gli oggetti sono sessantadue perché prima di entrare e subito dopo essere usciti
Dunque prima di entrare nell'italiano antico e dopo essere usciti dall'italiano contemporanea si terrà salati prevede o cerca di prevedere scherza sulla previsione del futuro ci sono due stanze una chiamiamola vestibolo una chiamiamola congedo in queste due stanze ci sono due motorini quindi io ho immaginato questo
Lettore che io guido come in un'audioguida di quelle che si mettono nelle cuffiette quando si entra nei grandi musei
Avendo introdotto dopo la la storia della lingua italiana e in la prima cosa che si vede davanti Punzi
E poiché non ci sono sorprese
Questo perché volevo che ci fossero immediatamente dei correlativi oggettivi di alcune parole chiave
Il sì è la parola che Dante usa per individuare quella che noi oggi chiamiamo la lingua italiana prima ancora che esistesse l'Italia come entità politica
Là dove il sì suona
Il ciao è una parola che è diventata di tutta gli italiani molto più di recente ma poi ha fatto rapidamente il giro del mondo e dunque identifica come saluto una italianità internazionale
Ecco dopo arco questo primo spiazzamento che però voleva anche dare l'idea
Di una mostra non tradizionale il grande sforzo che io ho fatto è stato quello
Di immaginare non solo documenti manoscritti stampe libri ma di immaginare degli oggetti di uso anche comune Molinette un pallone da calcio la radio un telefono per dare l'idea di una lingua viva tutto comincia dentro la catacomba perché questo graffito di con modi lilla un testo che ormai molti studiosi ritengono a pieno titolo in volgare e quindi nell'antenato della lingua italiana in quella lingua che ormai non è più latino
Ed è un testo anteriore a quello che tradizionalmente invece considerato l'atto di nascita nella lingua italiana Sauro che le terre il placito capuano conservato peraltro l'abbazia di Montecassino insegno da più di vent'anni e l'Università di Cassino fiction guardo la pazzia più volte a settimana
Questo testo è un testo graffito
Piccolo graffito sul muro
Di questa catacomba e ci dice di una realtà che se non altro è intermediato appunto scherzando sul fatto che da un momento all'altro si è passati dal latino all'italiano assolutamente non è stato così non lo è stato per nessuna lingua neolatina
Perché addirittura non c'è mai stato uno stacco generazionale cioè non c'è mai stato un figlio una figlia che potesse dire sui genitori
Tupac relativo io parlo volgare perché questa trasformazione è stata lenta e soprattutto c'è voluto molto tempo perché gli stessi parlanti ne acquistò la consapevolezza si rendessero conto che la lingua che parlava non era più un latino cambiato ma era un'altra cosa
Ecco Paesi questo capitolo si conclude anche qui con un
Un'immersione nella quotidianità perché tu scrivi questa lingua così marcatamente volgare allora alluderebbe
Alla presunta rozzezza del destinatario raccontando questo deve e Vaime deterrente che qui nel contemporaneo giochi molto su questi due binari all'interno di questo museo sì io volevo che fosse proprio una maniera per introdurre
Direi anche fisicamente attraverso stanze corridoi sale per introdurre un pubblico il più possibile ampio alla conoscenza della storia della nostra lingua ci sono anche in ogni sala dei capitoli c'è un pezzo l'esposizione che è riservato per pubblico più giovani mi immaginavo ragazzini delle medie e delle superiori e in questa esigenza di divulgare dispiegare nel modo più chiaro e
Di raccontare direi perché io ho cercato sempre di alternare racconto e spiegazione un elemento molto forte era far sentire il legame che cede ancora vivo tra la lingua antica e la lingua contemporanea per cui ad esempio nel caso di questo breve testo graffito nella catacomba di comodità non dice Regillense cripta bucce
C'è la possibilità che questo testo l'abbia scritto un sacerdote un prete per ricordarsi di dire a bassa voce una parte della liturgia e allora io dico sarebbe una specie di posti tra graziato sulla pietra però con una cosa che mi ci attacchiamo davanti a noi per ricordarci qualcosa
Oppure potrebbe essere invece che un prete più giovane l'abbia scritto per prendere in giro un prete più vecchio che non si adeguava la nuova maniera di dire la liturgia e dunque mostrava una certa rozzezza forse anche linguistico lo stava prendendo in giro
Con questo modo volgare appunto di esprimersi allora
Io non tifo né per la Roma né per la Lazio ma citavo alle scritte malevole la sia i gambi ore che erano apparse quando la Roma aveva vinto l'ultimo scudetto proprio giocando su una presunta rozzezza dell'avversario
Ecco interessante vedere ovviamente toccheremo altre altri sale di questo di questo libro interessante vedere però come
Ci sono queste intersezioni anche con i medium Dimas sa ovviamente e e di come poi la lingua cambia ad esempio che siamo in radio parleremo un po'di radio perché è chiaro che cambia la percezione pubblica non tanto della lingua ma anche del del modo con cui si enunciano le parole nel modo con cui si sta ovviamente
Attenti a la pronuncia alla tonalità e e a tutto quanto il resto questo è un un salto temporale che compiamo siamo pass diciamo partita legata con Bergamo alla radio anche perché il nostro tempo non ci consente di di diciamo di visitarlo tutto questo museo
Però a mio avviso è interessante anche la capacità che tu hai all'interno di questo volume di rendere queste stanze non solo delle stanze e delle sale di un museo ma parafrasando anzi citando un vecchio album di Guccini sono stanze di vita quotidiana e questo
Diciamo rende questo libero anche una sorta di vademecum per tutti i giorni perché poi è veramente un ritratto della nostra identità la parte della radio a me è piaciuto particolarmente perché inizia proprio
Dal a diciamo dall'atmosfera intorno la radio che ovviamente
Nel periodo che va dal mille centoquaranta almeno centosessanta era il mezzo di comunicazione per eccellenza era il mezzo di trasmissione delle notizie della narrativa di tutto quanto quello che si muoveva
E però diciamo quel panorama che si si radunava intorno alla radio ne dava a mio avviso anche senso rispetto alle parole che uscivo nelle parole che venivano dette
E qui a un certo punto la lingua cambia funzione da dall'essere diciamo esclusivamente un diciamo un insieme di regole fonetiche di stratificazioni storiche diventa in qualche modo prodotto di massa allora questa famiglia riunita davanti alla radio e forse dopo
L'avvento della televisione della comunicazione di massa si è un po'dispersa e questa dispersione secondo de ha causato una modificazioni ancora una volta del linguaggio sia della comunicazione che del linguaggio familiare
Io ho appunto cerco di raccontare oltre che di spiegare per cui circo anche a volte di coinvolgere tramite delle soluzioni narrative il lettore di questo libro che io immagino come il visitatore del museo penso ad esempio ad una donna una popolana accusata di stregoneria nel Cinquecento
Bellezze Ursini viveva qui vicino Roma che scrive un suo memoriale autografo e io li addirittura la faccio raccontare in prima persona quando lei all'inizio di questa confessione dice scusate la mia ignoranza e oppure immagino di essere tra gli spettatori che all'alba andavano in piazza del Campo a Siena per sentire San Bernardino predicare
Era proprio prima che aprissero le botteghe nel freddo nell'umido di questo agosto del mille quattrocentoventisette nel caso della radio vengo rispondere alla alla tua domanda non ho avuto bisogno di immaginare nulla perché questo è un racconto di mio papà
Lui racconta che loro non avevano i soldi in famiglia per avere la televisione fino dal sessantotto direttore all'in piedi dal sessantotto e quindi mi raccontava loro hanno quattro figli di questa famiglia che si riuniva intorno alla radio la sera
Per ascoltare o l'opera lirica mia nonna piaceva tanto o il raggio trama quindi immaginando quello che stava succedendo nella scena
E un'altra esperienza siamo in radio e questo mi piace raccontarla e quella che ho vissuto in prima persona quando ho cominciato a lavorare per Radiotre perché lì c'erano ancora i primi tempi in cui andavo delle sale attrezzate per il radiodramma con tutti gli effetti la porta per farla circolare
Sui cardini per fare in modo che ci fosse questo realismo fonetico
La radio ha cambiato di molto l'italiano la RAI è stata usata immediatamente come strumento di propaganda politica dal fascismo
Però ha avuto anche il lato positivo di esporrei a una lingua italiana
Tutte quelle persone che vivevano nel dialetto che non erano in grado di leggere e di scrivere il tasso di analfabetismo era molto alto nella prima metà ancora del Novecento in Italia dunque
La radio ha contribuito molto così come poi ha fatto la televisione così come oggi sta facendo internet per quanto riguarda l'italiano scritto
Ecco tra l'altro mi sembra che in questi giorni si celebra il decimo compleanno delle moti con questo è anche un'altra dimensione che è presente all'interno di questo libro hai accennato celato ad internet in qualche modo c'è l'idea della comunicazione rafforzativa alle volte no io metto un cuore o un sorriso
Una trombetta per dichiarare che sono felice
Però diciamo anche qui paradossalmente c'è una sorta di dividi viaggio all'indietro perché in verità la scrittura in sé per sé la comunicazione e la lingua
Diciamo cercava di raccontare sempre ed esclusivamente con le parole lo si gli status emozionali oggi si ritorna un po'indietro da questo punto di vista a livello grafico forse perché diciamo che le morti con diventa diciamo
Una possiamo dire una postilla una chiusura un elemento di chiusura del ragionamento però diventa anche una sfera ampissima di interpretazione un cuore non si sa cosa sia un sorriso non si sa sia per dileggiare o per essere sinceramente divertiti insomma linguaggio grafico e la scrittura non sempre hanno lo stesso significato e significante
No io chiudo con una sala dedicata a quello che chiamo letta Aliano quella ENI è in realtà una è che a volte leggiamo come i quella di e-mail di e-book e la e di Elettronica
Questo e italiano ha una serie di vantaggi il primo dei quali fatto tornare a scrivere le persone che ho avevano smesso perché si comunicava tramite il telefono e si ci si informò tramite la televisione
O non avevano proprio mai imparato uno siano mai abituati a scrivere quindi questa è una grandissima novità certo come si scrive
Non si scrive nello stesso italiano scritto tradizionale è un elemento di rottura è proprio questo delle faccine o dei disegnini
Uno dei pezzi che io espongo in questo museo è un pupazzetto
Che corrisponde la faccina che piange dal ridere
Anche in questo caso rimaniamo in ambito familiare perché non l'ho preso la mia figlia di otto anni e l'ho fotografato
Se riuscirò a sì certamente perché questa faccina che piange dal ridere perché un grande dizionario della lingua inglese nel due mila quindici ha dichiarato questa facile che piange dal ridere parola dell'anno
E allora che un disegnino potesse essere considerato alla stregua di una parola
Beh mi ha molto colpito perché vuol dire che la nostra idea stessa di Paola la nostra idea stessa allora di lingua o per lo meno di lingua scritta sta cambiando in effetti se ci guardiamo intorno per esempio limosi sono quasi sempre presente ormai nella comunicazione
Nelle reti sociali dei nostri politici
Ci sono più e voci che parole i limoni rafforzano o sostituiscono gli slogan questo è un cambiamento al quale dobbiamo prepararci così come quello dettato dalla interazione tra uomo e macchina cioè potrebbe essere che di nuovo la lingua scritta sia tra lasciata a favore del fatto che ci mandiamo UCI manderemo messaggi vocali e che chiederemo
Al nostro operatore vocale di trovare presumo che le cose sarà anche interessante vedere come gli studi sull'intelligenza artificiale sapranno diciamo cogliere ancora questo
Prima di concludere c'è
Diciamo e e leggendo questo libro
Mi è tornato un po'in mente un pezzo del dibattito pubblico c'è l'ossessione in qualche modo da qualche da qualche anno a questa parte insomma di ribadire l'aspetto dei dei confini dell'identità nazionale diciamo un motto che va molto e prima gli italiani così come va in Francia prima i francesi insomma c'è sempre qualcuno che gratis fare per primo e allora però fu forse diciamo una stanga interessante potrebbe essere prima l'italiano perché forse
Il grande diciamo il grande sconfitto di questa fase storica e proprio la lingua italiana nel nel suo significato più ampio perché ad un certo punto difendere la correttezza linguistica la correttezza stilistica il il discorso esatto diventa quasi un aspetto dileggiato Orio da parte della massa diceva bene su tutti con centri su un congiuntivo o su una sulla preposizione o su un termine gergale nella comunicazione pubblica ecco forse un museo servirebbe proprio a questo a capire che che tutto quanto questo è funzionale ad una salute complessiva della cosa pubblica dello stato delle relazioni e anche della nostra stessa identità
Un museo sperando che questo museo prima o poi sia veramente realizzato e che diventi non solo un museo virtuale immaginario non museo concreto musa servirebbe a ricordarci che la lingua è qualcosa nel quale noi viviamo quotidianamente
La la lingua e appunto come l'aria che respiriamo e che la lingua
è mutata nel corso della nostra storia insieme ai nostri costumi alla nostra società alle nostre abitudini alla nostra idea di famiglia però questo museo serve anche a ricordare un'altra cosa che le lingue in realtà non hanno confini io fin dall'inizio
Ricordo come ci siano in italiano molte parole che mi ormai non riconosciamo più per cerniere ma che in origine erano straniere condono diciamo cugino quando noi diciamo mangiare condono diciamo burro stiamo usando delle parole che ci sono arrivate attraverso
L'antico francese o il provenzale
Quando noi diciamo albicocca udivano stiamo usando parole che ci sono arrivate attraverso lingue arabe
Quando noi diciamo bistecca stiamo usando la parola inglese anche se non ce ne accorgiamo e quest'ultima arrivata più di recente per contro io riporto tra i vari pezzi da museo una lettera della regina Elisabetta prima scritta in italiano ci son testimonianze che Elisabetta prima conosceva l'italiano perché l'italiano nel Rinascimento in una lingua di grandissimo prestigio
Internazionali a lungo rimane fino a tutto l'Ottocento una lingua molto usato nella diplomazia internazionale
E c'è il Fiorino la moneta eclissi comincia viene da sorridere perché si comincia da Benigni e Troisi il sette un Fiorino FIAT siete dove siete quando come cosa state portando un fiore Honda e però per ricordare che tramite la fortuna delle compagnie commerciali italiane o comunque delle varie città italiane nel Medioevo si sono diffuse nell'essi commerciale finanziario tantissime parole italiane prima tra tutte banca
Che in origine era proprio il banco il banchetto del cambiavalute e allora ricordiamoci che questa permeabilità questa capacità che le lingue hanno di prestare perché si parla di prestiti linguistici parole di prenderne altre in prestito è una straordinaria ricchezza si teme tanto per le sorti dell'italiano riguardo alla lingua inglese beh a tutti gli effetti
L'ultima edizione del dizionario Devoto-Oli riporta non più del tre per cento di parole inglesi mi pare che insomma forse non sono pochi siamo possiamo ancora ben stare tranquilli
Ecco chiudere questa nostra conversazione con la sala undici che riguarda le istituzioni visto che Radio Radicale poi di fatto la radio delle istituzioni perché c'è una riflessione molto interessante proprio sulla Costituzione
E la Costituzione ovviamente viene sempre prese ad esempio ne abbiamo la Costituzione più bella del mondo sembra quasi una sorta di condanna non si può cambiare non si può diciamo
Effettuare non si possono effettuare con facilità delle modifiche però possiamo dire che tutte quante le modifiche almeno insomma io un po'me li sono passate studiate che sono state iscritte sono state portata all'attenzione del popolo italiano con i referendum avevano un diciamo un un connotato simile ovvero erano scritte in moto in modo drammaticamente
Differente rispetto al testo originale
Nel senso c'era una pletora di tecnicismi anche nell'ultimo referendum costituzionale che abbiamo votato
Venivano in qualche modo soppressi e venivano usati sempre termini come soppressione abbattimento
Che sono proprio antitetici rispetto all'impianto che che tu racconti che potete leggere della nostra carta costituzionale uscendo dal fascismo c'era l'idea non non solo di creare un una carta costituzionale che potesse essere letta da tutti indipendentemente dalla propria condizione sociale ma c'era anche l'idea di utilizzare dei rafforzativi verso quelle che erano state delle criticità del sa dire in quei periodi pensiamo le arti la libera scienza la parcella democrazia parlamentare
E questo diciamo forse la Costituzione gara e la più bella del mondo proprio perché ogni parola a un'importanza storica band definita e ed è interessante che voi tutto il dibattito linguistico che nei racconti poi
Io ho usato una periodizzazione che non è quella c'è una divisione tra italiano antico moderno e contemporaneo che non è quella che di solito si usa nelle storie della lingua italiana nei manuali
Ciò ha tenuto a trovare delle diverse cesure dei diversi momenti di snodo in particolare faccio cominciare italiano contemporaneo piuttosto tardi perché appunto questa che tu hai descritto è la prima sale al terzo piano
Italiano contemporaneo per me e per come allestito questo museo per quello che troverà il visitatore è cominciata la Costituzione
Cioè comincia da un'idea di una lingua di tutti e per tutti come il grande linguista Tullio De Mauro ha definito la lingua della costituzione che è stata pensata
Usando soprattutto il vocabolario di base cioè le parole più comuni e più condivise della lingua italiana con una sintassi molto semplice dei periodi molto brevi rispetto a quelli dell'italiano giuridico e quindi
Come a simboleggiare una condivisione nuova appunto democratica all'interno delle
Fondamenta di questo nuovo Paese che si stava creando dopo la tragedia del fascismo
L'idea dunque è quella di un italiano contemporaneo che comincia quando gli italiani e le italiane cominciano a usare la loro lingua la lingua nazionale perché non ci dimentichiamo che appunto per secoli
è vero che ne abbiamo una lingua letteraria che addirittura possiamo far cominciare da Dante che viene codificata nel primo Cinquecento da umanista veneziano che si chiama Pietro Bembo ma di fatto la gran parte degli italiani e delle italiane ha vissuto in dialetto fino alla metà del Novecento
Ed è dalla costituzione che si mette in moto quella riflessione sull'educazione linguistica democratica come la chiamava Tullio De Mauro e con il boom economico con i grandi mezzi di comunicazione di massa cui tu facevi riferimento prima
Comincia pian piano l'italiano diffondersi tra tutti gli italiani e le italiane a diventare la lingua quotidiana
Degli italiani e delle italiane ma la cosa interessante e che questo non comporta la tanto temuta morte del dialetto Pasolini ma anche molti altri negli anni Sessanta fino ai primi anni Settanta
Temi vano che la diffusione dell'italiano avrebbe mortificato questa grande ricchezza della nostra cultura della nostra storia che sono i dialetti così non è successo perché oggi nelle ultime indagini dell'Istat ma ormai da qualche anno
Italiani italiana era disposta a come parli in famiglia e come parli tra amici rispondono
Sia in italiano che in dialetto
è la nostra esperienza di tutti i giorni mescoliamo o alterniamo la lingua nazionale il dialetto
E in questa maniera nuova linfa questa è una cosa su cui insiste molto anche Andrea Camilleri insieme al servizio di qualche tempo fa nuova linfa arriva la lingua che continua a rinnovarsi a rappresentare
La nostra la nostra comunità
Bene allora siamo veramente in conclusione noi ringraziamo ancora Giuseppe Antonelli per essere stato con noi il museo della lingua italiana edito da Mondadori grazie Giuseppe grazie a te grazie a tutti gli ascoltatori
Grazia Luciana Bruno che ha curato la regia di questa trasmissione a voi che ci avete ascoltato il seguito fino a questo momento rimanente comuni perché continuano le trasmissioni di radio radicale
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