Passagio a Sud Est - Supplemento del giovedì

Buongiorno da radio radicale Buongiorno da Roberto Spagnoli bentrovati all'appuntamento con il supplemento settimanale di passaggio a sud est supplemento di giovedì venticinque aprile del due mila diciannove un supplemento che dedichiamo questa settimana interamente al Kosovo perché vent'anni fa i propri Queen queste settimane in questi giorni
Erano in corso i bombardamenti della NATO che colpivano in particolare la Serbia Ava che colpirono anche il Montenegro e le truppe serbe in Kosovo era l'ultima fase del conflitto del Kosovo che era scoppiato l'anno precedente
E che portò poi i con la sua conclusione dopo settantotto giorni di bombardamenti della NATO a innescare tutta una serie di processi politici che avrebbero portato alla caduta di Milosevic e quindi a un cambio di politica in Serbia ma che poi avrebbero condotto anche di lì Armando alcuni anni all'indipendenza del Kosovo una una situazione quella del Kosovo che e aperta resta aperta ancora oggi in particolare in Papi in questi mesi le relazioni tra Belgrado e Pristina attraversano un momento particolarmente difficile mano e questa mattina vogliamo proporre alcuni articoli che abbiamo trovato pubblicati in questi mesi da in vari siti che si occupano di di Balcani di Europa sudorientale di ex-Jugoslavia
Che ci riportano un po'al conflitto di vent'anni fa dunque alla condizione dei profughi kosovari che trovarono in particolare
Rifugio in Macedonia
Alla alla questione del dello stupro usato anche in Kosovo come vera e propria arma di guerra una questione che è una ferita ancora aperta che solo adesso si sta cominciando con molta lentezza
A a cercare di rimarginare
Ma anche la condizione anche un una utile riflessione sulla condizione attuale e di quelli che furono i profughi serbi che si trovano in particolare dimenticati in Montenegro
E poi l'importante articolo pubblicato dal il scritto dal vicedirettore di internazionale Jacopo Zanchini sulla lezione inascoltata del Kosovo per quanto riguarda il nazionalismo
Ma cominciamo dal cominciamo dal mille novecento novantanove
Dopo l'inizio dei bombardamenti della NATO il ventiquattro marzo di quell'anno centinaia di migliaia di albanesi del Kosovo vennero cacciati dalle loro case e moltissimi rifugiarono nei paesi vicini in Macedonia alle condizioni di vita
Nel campo di blasé erano particolarmente difficili e su questo c'è il racconto di una testimone oculare ne rimane Camberri
Che era una profuga ma nello stesso tempo lavorava anche come operatrice umanitaria negli nei campi questo testo questo questa testimonianza racconto che è stato pubblicato dalle Curie dei Balcani il trentun marzo scorso che è stato ripreso e tradotto in italiano
Da dal sito di Osservatorio Balcani Caucaso www punto balcanica a questo punto orga derivare cambia riparte dalla il ricordo da dal ricordo di quando con la sua famiglia lascio il Kosovo Pristina il quartiere di dar Dania
Al momento giusto il quarto giorno di bombardamenti prima dell'esodo di massa
E poiché racconta appunto dei profughi che arrivavano in Macedonia arrivavano in treno in macchina decine di cento a decine centinaia
E si ammassavano nel campo di Blas confine macedone il capo della vergogna la mia memoria occultato quelle immagini sono le foto mi ricordano delle scene a cui si preferirebbe non avere assistito per paura di non essere più in grado di liberarsi da quel doloroso ricordo
Come nota Vallejo con giornalista del quotidiano svizzero letta persone onorevoli persone semplici famiglie un tempo felici impiegati pubblici della Capitale donne della campagna bambini malnutriti perché già sfollati interni in Kosovo danesi
Vicini i miei vicini quel giorno tendevano le mani aspettavano del pane
La specie umana un poliziotto con guanti di cuoio nero segnava il numero di immatricolazione sulla mano di un rifugiato alcuni poliziotti con mascherine davanti alla bocca sorvegliavano il campo proteggendo sì dalla puzza forse dalle malattie
Il campo di Brazzà era come l'inferno nei primi giorni dell'esodo la dignità umana veniva ridicolizzato umiliata calpestata violata un cameraman che aveva lavorato nell'aprile del mille novecentonovantanove
Per l'UNHCR mi ricordava recentemente come il campo di Blatt era stato trasformato velocemente in un centro decente grazie all'aiuto delle ONG e delle esercito
Più tardi il campo è stato svuotato in una sola notte quando le autorità macedoni hanno deciso senza chiedere il parere dei rifugiati di mandare questi indesiderabili questi intoccabili ai quattro angoli della Terra grazie a dei convogli umanitari
Noi eravamo fortunati vivevamo in una casa anche se abbiamo dovuto lasciare la nostra e affittare questa sulle colline di Skopje
E che la capitale dalla Macedonia
Lavoravamo nei campi profughi ma la sera rientravamo in una casa che non era la nostra eravamo dei rifugiati
E poi ne rimane gamberi parla appunto degli aiuti umanitari che erano stati organizzati del suo lavoro che consisteva nel raccogliere e testimonianze delle persone che arrivavano dal Kosovo e quelle che vivevano sotto le tende del campo di stanco veloce
E poi ancora il con come lentamente si cercava di ricostruire una una vita nei nei campi come si cercava di organizzare con le ONG che facevano del loro meglio i volontari che facevano il giro delle tende offrendo assistenza e conforto
E poi appunto di quando lasciava il campo a fine giornata il cancello si chiudeva dietro di loro rientravano a casa
Dove mio suocero scrive ne rimane Camberri aspettava che gli racconta Massimo dei drammi del caos delle tragedie dei giochi dei bambini nel campetto da calcio improvvisato all'interno del campo
Delle donne col foulard sul capo degli anziani con la pelle grinze cosa di berretto tradizionali in feltro bianco mio suocero sapeva
Che prima o poi avremmo parlato dei membri della nostra famiglia anche loro sarebbero
Arrivati
Formavamo conclude Neri il racconto di Vienna rimane gamberi una famiglia di rifugiati felice felici di non essere dietro la recinzione felici soprattutto di essere vivi
La condizione di vita dei dei campi sono la testimonianza di regni ne rimane Cambieri particolare appunto perché testimonianza di di un profuga dunque in fuga dal Kosovo ma anche di operatrice nei nei nei campi particolare appunto a Lazzeri era stanco merci
In anche in Kosovo come in qualunque altra guerra nei Balcani purtroppo nelle guerre jugoslave la cosa è stata particolarmente efferata
C'è stato il problema dello dello stupro dello stupro usato come vera e propria arma di guerra e ne scriveva il ventisei novembre dello scorso anno Pietro Aleotti
Il suo esigevano al punto net partendo dalla dalla testimonianza di Brasilia Krasniqi Goodman
La donna che appunto pochi mesi fa ha interrotto per sempre un silenzio durato quasi vent'anni tanti quanti ne sono passati dalla fine della guerra in Kosovo rompendo un tabù che sembrava insormontabile
La carne che Igor Man
è stata infatti la prima donna kosovara parlare pubblicamente della violenza sessuale subita durante la guerra nel mille novecentonovantanove quando era ancora minorenne
L'ha fatto nel corso di un'intervista televisiva rilasciata nell'ottobre scorso all'emittente pubblica kosovara RTI K durante la quale ha ricostruito la propria vicenda personale
Per due decenni
Scrive Pietro Aleotti le vittime di abusi sessuali sono state le vittime nascoste della guerra quasi fossero un indotto di secondaria importanza
Eppure i numeri sono terribili pur mancando stime ufficiali
Numerose fonti accreditano in diverse migliaia forse addirittura venti mila le persone per lo più donne sottoposte a violenze sessuali perpetrate per la maggior parte da appartenenti alle truppe militari e paramilitari
E ai corpi di polizia serbi una cifra spaventosa se si considera che e sarà presente il cinque per cento dell'intera popolazione femminile
Lo stupro dunque non sia configurato come fatto occasionale individuale quanto piuttosto come atto sistematico come vero e proprio strumento di guerra un crimine per lo più finalizzato alla pulizia etnica paragonabile alla tortura e persino all'omicidio
Per anni le vittime hanno mantenuto il proprio segreto nel timore di essere stigmatizzate da una società conservatrice patriarcale come quella kosovara
Al punto di rinunciare a supporto medico psicologico sono moltissimi casi di suicidio e ancora oggi a rifiutarsi di fare domanda per avere accesso al previsto sussidio statale
Visto da questa prospettiva il gesto della carne che Goldman assume dunque un significato simbolico e sociale di primo piano
Tracciando quell'esempio che auspicabilmente porterà altre vittime a farsi avanti favorendo anche lite l'inizio dell'iter giudiziario
Ed è proprio qui proprio sul piano giudiziario nota Pietro Aleotti che si registrano i ritardi più clamorosi al punto che il rapporto stilato da Amnesty International nel due mila e diciassette per ricostruire lo stato dell'arte parla apertamente di giustizia negata
E un una un ritardo della giustizia legato a doppio filo non solo la mancata volontà politica ma anche come sottolineato proprio da Amnesty International al sostanziale disinteresse delle forze appartenenti alle missioni internazionali l'unica
La missione legale della riunione europea Leo l'ex e ma in particolare appunto e poi anche naturalmente in questo quadro si inserisce la cultura dell'impunità che sembra tre che prevale tuttora il serve che impedisce di fatto la persecuzione dei responsabili dei crimini lì di guerra
E il risultato di tutto ciò è desolante malgrado siano ben tre le Corti d'aver giurisdizioni in Kosovo sui presunti crimini di guerra ovvero il tribunale internazionale per la ex Jugoslavia la Camera speciale per i crimini di guerra di Belgrado e le corti kosovare
I processi completati ad oggi sono pochissimi quattro intentati dell'ormai sciolto Tribunale internazionale due dalla Camera speciale di Belgrado tre dalle corti kosovare ma i risultati sono ancora più sconfortanti perché i processi sono terminati complessivamente con due sole condanne e gli stessi due poliziotti serbi accusati del non stupro
Della Krasniqi Goodman sono stati assolti
Emerge nel dunque conclude Pietro Aleotti sui giorno il punto net
Quindi un quadro in cui in Kosovo le vittime di abusi sessuali potranno avere riparazione perché sono state fatte anche delle leggi ma difficilmente potranno avere giustizia
Sembra esserci però una consapevolezza sociale nuova sono sempre più frequenti i casi di vittime che si recano nei centri di assistenza accompagnate dai mariti
E una statua realizzata con venti mila medagliette militare riprodurre un volto di donna è stata eretta nel due mila e quindici nel centro di Pristina a rappresentare le donne stuprate come martiri di guerra dello stesso anno l'artista kosovara
Macché taccia Fabre IPA ha appeso cinque mila vestiti su degli stendibiancheria in un campo da calcio a simboleggiare la fragilità e la purezza delle sopravvissute alle violenze anche i simboli hanno la loro importanza Pietro Aleotti articolo pubblicato nel novembre scorso da is giornale punto netta i le condizioni quella che erano vent'anni fa le terribili condizioni di vita dei profughi kosovari in particolare nei campi in Macedonia la questione degli stupri tinge di stupri di guerra ma anche i rifugiati serbi che sono a tutt'oggi vent'anni dopo dimenticati in Montenegro
Fuggiti dalle loro terre in Kosovo
Per loro il Montenegro è stato un rifugio prima di diventare un vicolo cieco una trappola venti anni più tardi non hanno ancora alcun diritto e sopravvivono come ombre amministrative respinti sia da Pristina sia da Podgorica sia da Belgrado è questo
Su questo c'è l'interessante reportage diciamo Arnold era l'ora c'è studente pubblicato dalle Curie dei Balcani il quattro aprile
Tradotti in italiano da Osservatorio Balcani Caucaso anche questo lo trovate su www punto balcanica Oko sul punto orga
Deren Angels Lenna partono dalla testimonianza della famiglia di gli obici a Trifonov Riccia
Che vive in un quartiere de che accoglie rifugiati serbi del Kosovo sorto nel due mila e quattro piccoli mobili due piani finanziati da fondi internazionali che si trovano poco sotto il monastero di Giorgieri stupori sulle alture che dominano Behrami
Ma che però rischiano di vedersi anche togliere alla fine di quest'anno quella quella casa
Il Montenegro nel novantanove appariva come un'oasi relativamente sicura oltre a ricevere un alloggi rifugiati erano presi in carico dall'Alto Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati
In un primo momento i serbi del Kosovo non erano dei rifugiati ma degli sfollati interni in un Paese che stava scomparendo la Repubblica federale della Jugoslavia che ha letto con riuniva Serbia Montenegro e Kosovo e però e con il tempo tutto è peggiorato e praticamente adesso i profughi serbi di allora sono bloccati non possono andarsene dal Montenegro non possono fare nulla hanno riescono a trovare lavoro non ci sono possibilità di aprire un'impresa perché ci vogliono soldi hanno uno status giuridico del tutto del tutto improbabile ma è anche impossibile pensare al momento a un ritorno un ritorno in Kosovo sono trascorsi vent'anni dal conflitto mai postumi dei combattimenti pesano ancora sulle relazioni tra le due coloni con un comunitario oggi all'incirca cento mila serbi vivono ancora in Kosovo di cui due terzi neutrali sparse a sud del fiume IBAR le nuove istituzioni ci sono state le nuove istituzioni messi in piedi dalle Nazioni Unite ma i tentativi di dialogo sono stati sabotaggi ogni volta dai nazionalisti dei due campi
Perché questa puntuali e l'importate l'interessante reportage di ci hanno Dera Laurent Jocelyn per
Le cui e dei Balcani che trovate tradotto in italiano su balcanica a questo punto perché racconta appunto la difficili condizioni dei rifugiati serbi di mi dal Kosovo dimenticati in Montenegro
è possibile però immaginare anche una convivenza tra serbi e albanesi in Kosovo c'è l'esempio dell'est del Kosovo dove la coesistenza è possibile sono oltre trenta mila i serbi
Che vivono in questa in questa in mezzo ad una popolazione a maggioranza albanese H mensa i bambini delle due comunità
Vanno insieme
A scuola
E c'è l'interessante reportage di minimizza Chubb Rillo pubblicato anche questo originale mentre da copia dei Balcani nell'ottobre dello scorso anno
Ripubblica tradotto in italiano da balcanica a questo punto organi ne avevamo già parlato in una puntata di passaggio a sud est
Questo articolo nell'est del Kosovo dove la coesistenza possibile abbiamo anche l'incanto sulla nostra pagina Facebook dove ritrovate anche gli altri articoli che citiamo in questa supplemento settimanale di passaggio a sud-est
E vi rimandiamo alla lettura dove appunto si si vede come che una se c'è abbondanza c'è un uomo la volontà di farlo e se c'è disponibilità è possibile immaginare una convivenza tra etnie che sono sempre state
Contrapposte che hanno vissuto vent'anni fa una guerra sanguinosa che un conflitto sanguinoso che lascia gli strascichi ancora oggi e e allora a proposito della conflitto del Kosovo molto interessante ed l'ultima
La citazione che facciamo l'articolo del vice direttore di Internazionale Jacopo Zanchini pubblicato su internazionale punto it che parla della lezione inascoltata del Kosovo sul nazionalismo e Zanchini ricorda come il ventiquattro marzo punto nel due mila diciannove in occasione del ventennale dell'inizio dei bombardamenti della NATO il presidente della Serbia Aleksandar Vučić d'si sia commosso fino alle lacrime ricordando nella città di mici il bombardamento della NATO contro il suo Paese
Ma in occasione del ventesimo anniversario oltre le lacrime di wc dice
Ci sono stati in Serbia anche altre manifestazioni come quelle di alcune decine di attivisti serbi che hanno voluto ricordare le migliaia di vittime civili tra gli albanesi del Kosovo in quel conflitto circa dieci mila con una commemorazione
Nel centro della capitale
Belgrado
Bombardamento della NATO sulla piccola Jugoslavia di Milosevic fu solo l'ultimo dei conflitti nei Balcani ma in realtà nota giustamente gli ha Zanchini
Il decenne il decennio di guerra in Jugoslavia era cominciato proprio in Kosovo da quella provincia meridionale della Serbia abitate in maggioranza da albanesi era cominciata l'ascesa del burocrate comunista slavo da Miloshi e dice
Che aveva deciso di interpretare i sogni di egemonia della comunità più popolosa della Jugoslavia i serbi e di costruirci sopra una carriera politica fondata sul nazionalismo
Il discorso di Milano cervice del mille novecentottantanove a Kosovo Polje nella piana dei Merli per celebrare il seicentesimo anniversario della sconfitta contro i turchi del principe serbo Lazar di fronte a un milione di servi accorsi da tutto il Paese
Annunciava già delle battaglie proprio in un periodo di crescente tensione tra serbi e albanesi che vivevano nella provincia
Ma perché la dissoluzione della Jugoslavia comincia proprio in questa provincia e Jacopo Zanchini lo lo spiega appunto in questo lungo articolo su internazionale
Il Kosovo gli albanesi erano circa un milione seicento mila i serbi circa duecento mila
Dopo decenni di dominio dei serbi nella pubblica amministrazione già dal mille novecentosessantotto il presidente Tito aveva deciso di allentare la tensione sulla Provincia e di garantirle maggiore autonomia a livello culturale amministrativo e linguistico
C'è il processo aveva portato la Costituzione del mille novecentosettantaquattro che riconosceva oltre alle sei repubbliche della Jugoslavia due Province autonome all'interno della Serbia e il Kosovo e la Vojvodina
Ma questa concessione di Tito aveva aumentato i timori dei serbi che si ritrovavano in minoranza in una provincia dove consideravano che ci fossero le radici della loro cultura anche simboliche che consideravano terra Sante culla della loro nazione
Ma quando Slobodan Milošević e la leadership politica e militare di Belgrado decisero di affrontare le tensioni nate dopo la morte di Tito negli novecentottanta tra le repubbliche dalla Jugoslavia
E la grave crisi economica che attraversava il Paese cercando di imporre il potere della Serbia alimentando il nazionalismo sia dei serbi che vivevano in Serbia sia di quelli delle altre repubbliche province dalla Jugoslavia cioè in Croazia Bosnia Erzegovina e Kosovo
Simbolicamente dovevano quindi cominciare dalla Provincia a maggioranza albanese
Fu così che dai primi anni Ottanta si mise in moto un meccanismo impazzito
In cui l'aggressivo nazionalismo serbo alimentava le voglio indipendentiste dei croati degli sloveni che a loro volta davano nuovo alimento le paure dei serbi di vedere il proprio popolo smembrato in tre indipendenti entità statali
Qui Zanchini città lo storico Iodice Pieri e Lecce il suo fondamentale libro le guerre jugoslave da leggere assolutamente lettura fondamentale per tutti coloro che vogliono capire cosa sono state appunto le guerre jugoslave degli anni novanta
Nel marzo del mille novecentottantanove prosegue Jacopo Zanchini l'autonomia del Kosovo voluta da Tito fu di fatto sospeso da Mila OSCE vice di diritto lo fu nel settembre del novanta centinaia di decreti privavano gli albanesi della provincia non solo dell'autonomia
Ma anche di gran parte dei loro diritti a partire da quello di usare la loro la loro lingua madre
Perquisizioni arresti di massa e torture divennero realtà quotidiane fu la strategia di Milosevic sul Kosovo a convincere la Slovenia la Croazia che non si poteva trattare con la leadership più leadership serba
E a intraprendere dunque la strada verso l'indipendenza anche perché va detto questo lo aggiungo io nel frattempo a Zagabria era al potere un altro nazionalista come Franjo Tudjman
Capire qual è stato il ruolo del Kosovo nella fine violenta della Jugoslavia spia dice Zanchini scrive da chi mi aiuta anche a capire gli altri conflitti degli anni novanta il loro epilogo e anche alcune delle ragioni dell'intervento della comunità internazionale
In quella guerra
E e e né fondamentale il concetto su cui insiste gli a Coco Zanchini è che il contesto non va dimenticato il contesto in cui nacque quella guerra
Non è non è quello che è successo in Italia punto il contesto è stato dimenticato e Zanchi non a caso cita il manifesto il supplemento speciale al ventesimo anniversario del bombardamento della nato ne abbiamo parlato anche tra l'altro proprio a supplemento
In questo supplemento di passaggio a sud-est
Dove si parlano
Dove si dimenticano delle presente le vittime civili albanesi della repressione di Milosevic nonostante oggi si apre un'infinità di documenti su quanto accaduto e decine di processi al tribunale dell'Aja
Che aiutano a ricostruire le responsabilità dei singoli dirigenti
Gli ha Zanchini ne cita l'editoriale di Luciana Castellina secondo il quale quando il Kosovo fu la prima guerra che si è combattuto sul ruolo europeo dalla fine del conflitto mondiale e Castellina l'avevamo notato anche noi sembra dimenticarsi la Croazia
La Bosnia Erzegovina Vukovar Sarajevo Tuzla sherpa abbina c'è e il genocidio di Srebrenica
Anche qui si prescinde completamente dal contesto jugoslavo e internazionale la Jugoslavia ricorda Zanchini era una repubblica federale composta da sei repubbliche
Che in base alla Costituzione del mille novecentosettantaquattro avevano anche diritto di secessione e autodeterminazione
Il Kosovo non era una repubblica ma una provincia è vero ma non lo era anche per questioni più politiche che giuridiche gli albanesi del Kosovo erano visti come fratelli di quelli oltre confine quindi sospetti
I kosovari a più riprese avevano chiesto di essere riconosciuti come Repubblica stando più numerosi di montenegrini e più o meno quanto gli sloveni
è chiaro quindi che la questione del Kosovo estremamente complessa e lo diventa ancora di più dopo le altre guerre balcaniche dopo dieci anni di violenta apartheid imposta dammi l'OSCE vice sulla Provincia
Nessuna delle potenze coinvolte e nel conflitto del mille novecentonovantanove avrebbe voluto l'indipendenza del Kosovo nei Paesi europei negli Stati Uniti
Furono la guerra e la polizia etnica e gli spaventosi massacri caduti in Kosovo tra novantotto e novantanove a dare legittimità un'indipendenza che nessuno a parte i nazionalisti albanesi pretendeva come esito del conflitto
Prova ne sia che neppure gli accordi di Kumanovo del novantanove
Firmati alla fine della guerra della NATO contro la Jugoslavia prevedevano l'indipendenza del Kosovo
Ma chi avrebbe potuto obbligare i kosovari a vivere sotto il giogo di Belgrado dopo dieci anni di apartheid repressioni
E un anno di spaventosi massacri pulizia etnica quando tutte le repubbliche jugoslave incluso il piccolo Montenegro nel frattempo erano diventati indipendenti o lo sarebbero diventati a breve
Non è qui il caso di ricostruire nel dettaglio la storia di quegli anni ma ragionare su alcuni fatti fondamentali
Da quando era comparsa l'UCK cioè la guerriglia albanese e da quando i suoi membri avevano cominciato a compiere atti di guerriglia principalmente contro le forze di sicurezza serba i
Senza disdegnare azioni contro i civili serbi presunti collaborazionisti
La repressione delle autorità serbe in Kosovo si era fatta ancora più violenta e indiscriminata
Ma per avere un'idea della gravità della crisi e dei metodi delle forze di sicurezza serve
Già un anno prima dell'intervento della NATO basta leggere quello che scrive Human Right Watch su un unico episodio del mille novecentonovantotto a titolo di esempio e poi prendere le cifre dei profughi e sfollati in Kosovo nel novantotto e nel novantanove e qui
Da chi incita appunto i documenti di Human Rights Watch del DNA cita appunto i dati sugli sfollati e profughi
Quindi prosegue analizzando i dati di profughi e sfollati è giustificato affermare e ci fosse una grave emergenza umanitaria in Kosovo provocata da una violenta offensiva indiscriminato delle forze serbe come reazione sproporzionata
Alle azioni di guerriglia dell'UCK e che quest'offensiva continuo e si aggravò durante tutto il mille novecentonovantotto mentre si moltiplicavano gli avvertimenti della comunità internazionale Miloshi Alice
E le trattative per cercare di fermare un conflitto che ogni giorno cresceva d'intensità
Lemaire l'emergenza umanitaria minacciava la stabilità e la tenuta dei paesi vicini in particolare la Macedonia
Ancora Zanchini poi prosegue scrive che per avere un'idea di cosa sia stata l'espulsione attraverso il terrore di quasi metà della popolazione del Kosovo si possono vedere i dati dell'UNHCR sugli sfollati all'interno della provincia
E su quanti arrivarono nei paesi vicini giorno per giorno in quei mesi della primavera di vent'anni fa
Altri dati altre tabelle riportate
Jacopo Zanchini che ancora più avanti ricorda come solo oggi abbiamo una lista delle vittime di quella guerra con nomi e cognomi si chiama Kosovo memori Book ed è stato creato dall'Humanitarian law Center di Belgrado e da quello di Pristina
Ma al di là delle fredde definizione del tribunale delle nude cifre
Scrive Zanchini per avere un'idea di cosa accade in Kosovo dopo il ventiquattro marzo novantanove si può leggere il ricordo di alcuni sopravvissuti al massacro di passa SEL posto se lo
Dove il trentun marzo di quell'anno centonove kosovari albanesi furono sterminati a sangue freddo dall'esercito e dalla polizia della Serbia con l'aiuto dei paramilitari è un esempio tra i tanti crimini accertati
Per i quali nel due mila nove sono stati condannati militante di militari dirigenti serbi non solo durante questa offensiva militare
Parti anche un'operazione parallela per occultare le prove dei crimini commessi l'operazione per distruggere le prove l'Appiani ficcata i più alti livelli politici e militari di Belgrado occuparsi delle guerre dei Balcani senza tenere conto di questo prezioso materiale
Testimoniale e
Processuale significa rinunciare a capire come si sono svolti i fatti
E qui arriva al nocciolo della questione Zanchini il prezzo del nazionalismo etnico una riflessione merita di essere fatta sul prezzo del nazionalismo e della guerra pagato dalle popolazioni civili è evidente che anche i serbi hanno sofferto nei conflitti dei Balcani
E che anche contro di loro sono stati commessi dei crimini e cosa ancora più grave è che alcune che alcune loro comunità sono state cancellate per sempre da luoghi in cui vivevano da secoli e che alla fine delle guerre la Serbia è stato il paese della Regione che ha colto il maggior numero di profughi dagli Stati vicini
Questo è stato il prezzo della guerra volute dei nazionalisti serbi dall'esercito jugoslavo e dalla leadership di Belgrado e poi anche dei nazionalisti croati albanesi
Il frutto della scelta di armare le minoranze serbe in Croazia in Bosnia e le comunità serbe in Kosovo della creazione delle milizie
E delle repubbliche serve autoproclamò proclamati in Krajina nella parte della corazza occupata dei serbi e in Bosnia
La logica della pubblica pulizia etnica del nazionalismo etnico è inesorabile imporla agli altri significa in qualche modo giustificarla e considerarla legittima fino a che non si ritorce contro chi l'ha promossa
I serbi in Kosovo prima della guerra erano circa duecento mila oggi è difficile stabilire quanti siano perché il censimento del due mila undici è stato boicottato da gran parte della minoranza serba
Ma secondo le stime si calcola che siano trecento mila centotrenta mila persone
Su circa duecento mila di prima della guerra una vicenda simile avvenuta anche durante la guerra in Croazia con la creazione e poi la fine dello staterello secessionista dei serbi di corazze la cosiddetta Repubblica serba di Krajina
Fondata sulla cacciata decorati dal territorio il risultato finale è stato che dopo il conflitto la minoranza serba nel Paese è passata dal dodici virgola due per cento e la popolazione
Nel novantuno al quattro virgola tre del due mila e undici
Ma in tutto questo c'è appunto anche una sinistra radicale intellettuale giornalistica scrive Zanchini
E che in Europa che vede il male solamente quando c'è di mezzo l'occidente o ci sono di mezzo gli Stati Uniti e i loro interessi perdendo l'occasione di un dibattito serio e approfondito
Sul tema dei diritti umani della protezione delle popolazioni civili degli interventi internazionale di Fini ultimamente messi in crisi dalla guerra in Iraq nel due mila e tre
Ma che non ha certamente perso di attualità in questi ultimi anni come dimostrano i casi drammatici della Siria e della Birmania solo per fare due esempi purtroppo è uno strabismo antico
Però sarebbe forse utile a ragionare su come questo tipo di interpretazioni di lettura della storia recente si riflettono sull'Europa e sull'Occidente di oggi
Una realtà in cui tornano il nazionalismo etnico il razzismo l'intolleranza l'antisemitismo e l'islamofobia
Jacopo Zanchini vicedirettore di internazionale la lezione inascoltata del Kosovo sul nazionalismo
è un lungo articolo molto interessante lo trovate l'incauto anche sulla pagina Facebook di passaggio a sud-est ne abbiamo letto alcuni passaggi ma vi consigliamo di leggerlo
Tutto ha interamente perché aiuta molto a capire e a riflettere anche sui limiti di anche di una certa sinistra it che si riflette anche in alcune cose che abbiamo letto in questi in queste ultime settimane in particolare sul manifesto a proposito del conflitto del Kosovo con a questa citazione
Ricordando di che tutti gli articoli che abbiamo citato li trovate sulla nostra pagina Facebook la pagina Facebook o di passaggio a sud-est si conclude questo supplemento settimanale il giovedì venticinque aprile del due mila e diciannove
La nuova puntata per la nuova puntata di passaggio a sud est dopo quella speciale del giorno di Pasqua l'appuntamento è per domenica sera domenica ventotto aprile come sempre alle ventuno grazie per l'ascolto un saluto da Roberto Spagnoli è un buon proseguimento una buona giornata in compagnia di radio radicale