Rassegna di Geopolitica. L'Italia e il sud del Mediterraneo: Libia, Algeria e Tunisia

Mantova dell'ascolto di radio radicale la rassegna di geopolitica di sabato ventisette luglio due mila diciannove oggi presentiamo l'ultimo numero
Nella rivista di geopolitica Limes il numero sei due mila diciannove da poco uscito
Titolo di quest'ultimo volume di rimessa dalle libiche all'Algeria affari nostri
Sottotitolo la risacca del Nordafrica in subbuglio incombe anche sull'Italia perché dobbiamo far pace con la Francia l'editoriale di quest'ultimo numero di Limes intitolato sull'occhio di Venere
Al Nord Africa noi italiani siamo così guardare con l'occhio pigro strabico strabismo distante divinamente auto compiaciuto come nella Venere di Botticelli
Ne derivano due opposte rappresentazioni geopolitiche la prima rappresentazione fino a ieri dominante immaginata quello spazio così prossimo sideralmente lontano
Lontano dagli occhi dal cuore dalla mente ininfluente al meglio esotico l'altra rappresentazione geopolitica oggi prevalente talvolta ossessiva lo designa invece quale incombente minaccia
Trampolino della invasione aliena che travolgerà la nostra civiltà spesso le percezioni si intrecciano contribuendo ad offuscare il CIPE visse il pensiero
Ma per quanto seducente lo strabismo di Venere e nemico del pensiero strategico
Fermiamoci un momento che con la lettura di questo editoriale di Limes il volume infatti è stato presentato il diciotto luglio scorso come detto a Roma presso il Centro studi americani
Nel corso della dibattito sono intervenuti Alessandro ha reso consigliere scientifico di Limes
Lapo Pistelli che direttore delle relazioni internazionali di ENI e l'ex ministro del presidente del consiglio Paolo Gentiloni
E poi naturalmente il direttore di Limes Lucio Caracciolo sentiamo proprio Caracciolo come presente l'ultimo numero di Limes il diciotto luglio scorso a Roma
Con la buona sera tutti molto brevemente credo che il titolo già dica molto dalle idee all'Algeria affari nostri
Intanto il perché delle Libia e credo che sia Authority dente e comunque per chi avesse dei dubbi basta guardare anche le carte che abbiamo lì in esposizione esistono non si sente si sentono
Scusami
Esistono come dicevo di fatto una quantità di territori contesi dalle varie milizie in Libia e siamo di fronte a un problema che a mio avviso appartiene alla categoria dei problemi che non hanno soluzione ma che devono essere gestiti non si può immaginare io credo ragionevolmente tempo breve una ricomposizione effettiva e non solamente formale di uno Stato libico ma si può immaginare che si deve credo lavorare chi meglio di tutti i presenti del presidente Gentiloni esperienza in questo e quindi ma che non ci vorrà dire qualcosa perché la situazione sul terreno sia riportata a Termini
Più pacifici quanto meno è più condivisi cosa non facile visto che in Libia in realtà approfittando del vuoto di potere sono entrate praticamente tutte le potenze del mondo quasi certamente tutte le potenze regionali
I turchi le mire Tiny sauditi francesi naturalmente noi italiani non mancano i russi gli americani cinesi e quindi insomma ce n'è per tutti i gusti
E questo rende il quadro molto più complicato anche perché dobbiamo considerare che la Libia o le riviere comunque uno spazio che molto più profondo di quello che noi tendiamo a considerare cioè la costa Cirenaica e Tripolitania è uno spazio che attraverso le profondità sahariane si indirizza verso il Sahel cioè verso la Fascia probabilmente dal punto di vista strategico ed economico più contesa e più agitata in questo momento del continente africano
E le schiume di quei Marosi si riversano poi sulle coste su Tripoli e purtroppo portano con sé la tragedia di migliaia decine di migliaia di persone
Che alcuni hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo noi poi ne facciamo una lettura perfettamente speculare alla realtà per cui immaginiamo un'invasione
Che per il momento parlo siamo oggi a metà luglio ha portato sulle coste italiane secondo le statistiche del ministro Salvini
Circa quattro mila forte forse qualcuno in meno persone che sono decisamente molto meno di quanto fossero fino a un paio d'anni fa e che a mio avviso ma è una mia opinione non configurano alcuna emergenza
Configurano invece una emergenza dal punto di vista del funzionamento del sistema politico istituzionale italiano ma non è questo il tema della conferenza
La Lidia dobbiamo sempre ricordarci allo è una nostra invenzione
Non è un dato di natura è frutto del penetrazione coloniale italiana in uno spazio ex sottomano
Iniziato sotto Giolitti ormai più di un secolo fa proseguito sotto il fascismo prima con le maniere molto spiccia attive di Badoglio coi con quelle più soft e più intelligenti di qui Balbo ma la sostanza è stata quella che abbiamo messo insieme
Due realtà a loro volta estremamente frammentate ma due realtà storicamente molto diverse come la Tripolitania e la Cirenaica che restano ancora oggi in qualche modo l'una contro l'altra armate
Più il retroterra Fezzan Lino che in realtà è sempre stato considerato una sorta di avamposto francese alla protezione del loro impero sai che hanno in particolare del Niger
E quindi tutto questo vi da già di per sé l'idea della difficoltà di tenere insieme in modo pacifico quel quadro
C'è riuscito a suo modo Gheddafi per diversi decenni anche intrattenendo un rapporto turbinoso ma alla fine proficuo per entrambi con l'Italia
E dopo il due mila undici siamo entrati appunto in questa fase estremamente critica in cui un paese molto ricco dal punto di vista energetico Leni qui rappresentata al massimo livello da Lapo Pistelli ne dà testimonianza
E anche non particolarmente povero visto che tutto sommato gli abitanti
Sono più o meno quelli di Roma e Milano sommati insieme in un territorio grande sei volte l'Italia quindi diciamo fino al due mila dieci due mila undici
Il reddito pro-capite libico era paragonabile a quello delle regioni diciamo medio povera italiane
Ecco tutto questo è cambiato dopo l'intervento
Voluto essenzialmente dai francesi ma realizzato essenzialmente dagli americani
Che ha ha aperto una strada che avrebbe dovuto condurre idealmente a una successione democratica e che come spesso accade caduto con il regime che si reggeva su un autocrate si è frammentato in mille pezzi
Però vorrei un riservare qualche parola in più sul caso algerino perché è meno noto tra l'altro è strettamente collegato anche per ragioni geografiche alla ex Libia
Ed è un caso di dimensioni probabilmente anzi sicuramente molto molto maggiori stiamo parlando di un colosso del più grande Stato africano
Di uno stato anche questo anzi ancora più ricco in risorse minerarie ed energetiche un grande spazio che fino a quando non è intervenuto Mattei
Non solo lui ovviamente faceva parte della Francia perché l'Algeria non era una colonia anche senza di fatto trattata come tale ma era parte del territorio francese
E quando i francesi hanno deciso perché si sono resi conto di non poter la cui attenere di abbandonarla si è aperta in Francia una ferita che ancora non si è del tutto ricomposta
è cronaca di questi giorni per esempio gli incidenti che ci sono stati in conseguenza delle partite di calcio che hanno visto la nazionale algerina vittoriosa d'altronde uno dei più grandi traumi
Identitari che la Francia ha vissuto negli ultimi anni è stata una partita Francia Algeria lo Stato fosse presente il presidente della Repubblica francese all'epoca Hall Hondt in cui cittadini francesi di passaporto tifavano spudoratamente Algeria sventolando le bandiere del paese avversario
A ricordare che evidentemente si può essere francesi in vari modi o non esserlo
Ecco
Quindi l'Algeria non è un paese
Lontano sotto nessun profilo quel che accade o potrà accadere in Algeria inevitabilmente si riverbera in Francia è già successo per esempio durante la cosiddetta seconda guerra di Algeria cioè la guerra civile che ha prodotto un numero immenso di vittime probabilmente cento duecento mila morti parliamo degli anni novanta quando con un colpo di Stato si impedire agli islamisti di vincere le elezioni che probabilmente avrebbero vinto
Ne conseguirono diversi attentati anche in territorio francese a Parigi
E quindi è chiaro che la Francia mantiene una sorta di diritto di sguardo così si dice sulla sull'Algeria
E noi siamo ricordati grazie anche a quello che ricordava prima Alessandro come un Paese che ha contribuito a staccare un pezzo di Francia dalla Francia e non proprio un pezzettino visto che
I chilometri quadrati dell'Algeria sono circa cinque sei volte quelli della Francia
Anche se la Francia era più interessate realtà al deserto dove compiva i suoi esperimenti nucleari ed estrema le risorse minerarie che non è dipartimenti costieri classici di Costantina Orano e dal cerchio
D'Italia a anche per la di sostegno alla lotta di liberazione nazionale algerina così viene definita dagli algerini
Costruito un capitale di simpatia in Algeria che forse non abbiamo utilizzato fino in fondo
Ancora oggi parlando con gli italiani che solo in Algeria si sente spesso dire ma insomma questi chiedono sempre una voi che cosa fate voi che cosa fate
Non ci lasciate soli con i francesi e naturalmente diciamo le risposte sono abbastanza rapsodica e per essere gentili
In conclusione tutto questo accade a poche centinaia di chilometri dalle nostre coste in alcuni casi in molti casi si riverbera direttamente sul territorio nazionale
Fra l'altro negli ultimi anni e mesi una parte dei flussi migratori che prima provenivano dalla Libia si sono spostati proprio sul fronte algerino il tunisino puntando in particolare verso la Sardegna
E questo evidentemente crea un'immediata creazione ma più in generale noi dovremmo ricordare che d'Italia ha un ruolo per giocare in Europa anche se non soprattutto per la sua collocazione in mezzo al Mediterraneo anche soprattutto per le sue radici mediterranee
Radici che fino a qualche tempo fa forse abbiamo un po'dimenticato se non addirittura spezzato
Immaginando il Mediterraneo come antitesi all'Europa e viceversa e quindi aderendo a un punto di vista quello tipico dei nordeuropei per cui diciamo sotto le Alpi comincia in qualche modo l'Africa e questo non credo che sia proprio quello che dovremmo fare soprattutto non è quello che credo almeno chi ha a cuore il futuro di questo Paese vuole immaginare c'è un'Italia che partecipa a un concerto per usare un termine antico europeo
Portando come dote fra le altre cose oltre a se stessa anche le influenze
E le conoscenze che ha o forse in alcuni casi dello edile aveva in quello che è stato per un lungo tempo uno spazio largamente italiano
Perché dobbiamo ricordare che fino alla guerra di Libia cioè quando vediamo cominciato immaginare di poter diventare una potenza coloniale naturalmente arrivando per ultimi
Comportando c'è anche un po'di conseguenza fino a quel momento lì le coste del Mediterraneo erano piene di italiani
Ce n'erano probabilmente tra Levantini nordafricani eccetera più di un milione e poi gradualmente sono stati espulsi cacciati o se ne sono andati
Un po'come i piedi neri francesi
E di questo fra l'altro si è persa anche traccia nei manuali scolastici come se fosse qualcosa
Che non sia mai avvenuto di cui dovremmo vergognarci
Quindi lo scopo ultimo di questo libro è di aver avvicinare gli italiani i nostri lettori a una realtà così importante così vicino a noi che noi invece abbiamo troppo lungo trascurato
Sono felice che a discuterne possono essere due amici così autorevoli ed esperti
Della materia e non solo come Lapo
Paolo Gentiloni così Lucio Caracciolo nel rappresentare il diciotto luglio scorso a Roma presso il Centro studi americani quest'ultimo numero della rivista di geopolitica
Limes torniamo allora la lettura proprio di quest'ultimo numero di Limes
Siamo all'analisi di Piero missina intitolato se fallisce la Tunisia per noi è un disastro
In quel piccolo lembo di terra compreso tra Libia e Algeria dal due mila undici si replica in scala la contesa tra superpotenze dell'area nord africano mediorientale l'ormai decennale contrapposizione tra Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti da un lato cantare Turchia dall'altro
Dalla rivoluzione dei gelsomini del due mila undici in poi l'influenza del nostro Paese verso Tunisi è drasticamente scemata
Per decenni abbiamo fatto a sportellate con la diplomazia francese per stabilire con il governo e con la società tunisini rapporti privilegiati
Rapporti che essi mantengono sistematici sul piano economico industriale ma sono più laschi in ambito istituzionale a causa del carattere sovente retorico e ondivago della nostra politica estera
Ovvio prosegue l'analisi di Limes ovvio che poi spuntino dei problemi
Sotto il profilo della sicurezza nazionale con la pressione migratoria che potrebbe spostarsi dalle spiagge libiche a quelle tunisine
E per la possibile infezione islamista con il potenziale rientro in Europa di migliaia di Foro in file terze tunisini reduci dalla Siria prosegue l'analisi di Limes dedicata alla Tunisia
La capacità del nostro Paese di insinuarsi nelle vicende tunisine ha cominciato ad minorile dalla fine degli anni Novanta
Pur mantenendo significative relazioni sul piano economico istituzionale l'Italia ha osservato soprattutto in occasione delle rivolte scoppiate a fine due mila dieci
E della conseguente caduta di Ben Ali
Ideale osservato lo svolgersi dei fatti tunisini imposizione defilata
è un grosso rischio sul piano più politico specie alla vigilia di elezioni presidenziali e amministrative che si svolgeranno il prossimo autunno
Un appuntamento decisivo perché è quasi dieci anni dalla rivoluzione le contraddizioni di uno sviluppo negato e di una povertà diffusa si stanno svelando in tutta la loro drammaticità
A contendersi il futuro del Paese prosegue l'analisi di Limes sono tre gruppi politici il movimento della rinascita innata
Il più moderato partito islamista Thai apponesse guidato dal premier Josef Cialente
E il partito ogni da Tunes creato e diretto dal figlio del presidente che si chiama affette Hide Essebsi oggi queste tre formazioni governano insieme malgrado le lotte intestine e i tradimenti
La fragilità del dialogo politico sta arrecando gravi danni allo sviluppo economico alle riforme promessi dieci anni fa
L'austera DT della ricetta scelta dal governo per affrontare la crisi economica
Ma le misure altamente impopolari hanno riacceso gli animi di una popolazione allo stremo che risente del crescente divario tra un Nord vocato al turismo e un Sud rurale
Lontano dagli standard minimi di sussistenza
A ciò si aggiunge il rischio di un contagio libico insomma siamo alla vigilia di una nuova ondata di insurrezione punto ti domanda questo è una sintesi ovviamente dell'analisi che firmata a cura di Piero Messina intitolata se fallisce la Tunisia per voi è un disastro
Su quest'ultimo numero Limes intitolato dalle Libia all'Algeria affari nostri nella sua analisi per Limes
L'autore Piero Messina ci ricordava che la Tunisia va verso elezioni legislative prima presidenziali poi nell'autunno prossima bene la notizia è questa del venticinque luglio scorso
Il presidente sepsi che è stato un po'il garante nazionale di questa pace sociale e politica che a resistito con tutte le difficoltà tra mille difficoltà in Tunisia negli ultimi anni ebbene che esse si morto il venticinque luglio scorso all'età dei novantadue anni
Quali sviluppi ne parliamo in chiusura della rassegna di geopolitica con questa intervista che abbiamo realizzato con Jean Leonard Touadì
C'è una rissa che collabora con Radio Radicale di per la quale cura la sua rassegna stampa africana
Perché in questo piccolo paese come la Tunisia importate cruciale e fondamentale importanti per quanto riguarda l'Italia il Sud mete
Sì è un Paese importante importante lo per motivi storici chiunque ha fatto un po'di studi classici ricorderà l'importanza di Cartagine nella storia
Di Roma e Cartagine
Dove sta l'attuale l'attuale Tunisia anche Iraq la capitale si possano vedere i resti della della romantica ma è stato un territorio sempre molto geograficamente vicino all'Italia
La Francia dicevo dell'Algeria che era il prolungamento naturale della Francia e si poteva dire della Tunisia che fosse il prolungamento naturale della Sicilia c'è sempre stato un via vai un di persone tra la Sicilia e il Tunisia c'era un importante colonia di siciliani che vivevano in questo Paese
E quando arrivo il momento delle conquiste coloniali dopo Bismarck dopo la Conferenza di Berlino tutti pensavano che questo territorio dovesse andare Alitalia proprio per questa presenza
Storica invece la Tunisia dubito s'ha dovuto subire il protettorato
Della Francia e divenne così una colonia francese quindi un Paese molto vicino ma molto vicino anche dal punto di vista di un paese come l'Italia che non è una grandissima potenza che può occuparsi degli equilibri del Pacifico dell'America Latina
Ma può esercitare un ruolo di mezza potenza laddove la storia e la geografia la posta e in rapporto con la Tunisia costituisce davvero un un un pezzo importante della politica estera della proiezione Esterna
Dell'Italia e di volo e dell'Europa attraverso l'Italia l'atto inizia quindi è un paese importa presso il piccolo sì ma anche con forti diseguaglianze sociali tu io detto poc'anzi
Geograficamente a molte differenze diciamo così con Nord forse più a Recco
Più legato al turismo e non solo del più rurale anche per un Paese piccolo sono differenze fondamentali vero esatto questa un fotografia anche di quelli che erano le politiche coloniali
La Francia Potenza colonizzatrice in Tunisia
Aveva diviso le sue colonie africane in Africa e noir e Afrique Floris e in Africa Pitti e in Africa inutile
E la Tunisia pure è stata divisa in questo modo qua c'era la Tunisia utile quella più ancorata ha l'economia le relazioni e la la cultura occidentale
E quella meridionale un po'di più all'interno degli equilibri del Sahel
E che per questo motivo ho avuto uno sviluppo minore rispetto a una grande poderosa per io intere poderoso periodo di modernizzazione che Habib Bourguiba
A portato avanti in Tunisia
Tutto quello però si è fatto al Nord nella parte settentrionale del Paese e non a discapito delle regioni meridionali e non a caso quando ci sono
Delle rivolte sociali li epicentri di questi rivolte sono proprio quegli Stati che sono state un po'la PAC la parte negletta possiamo dire così della modernizzazione
Mancata della Tunisia
Dalla caduta di Ben Ali e alla a seguito delle cosiddette primavere arabe mi rendo conto che è una sintesi necessariamente brutale per questioni di tempo ovviamente di palinsesto
A qual è stato il cambiamento più significativo si è espressa preparato della Tunisia come di un caso particolare coloro che esaltava lo dismisura le primavere arabe così non sono
Nemmeno d'accordo con quelli che oggi sottovalutano
Il risultato tunisino la eccezione tunisino all'interno del panorama delle cosiddette primavere arabe con paese
Che nelle difficoltà e nelle ambiguità che di cui possiamo parlare e dei sicari di essersi rappresenta anche queste ambiguità di una transizione che tutti quanti speravano in un certo modo ma che ha avuto molte ritardo la Tunisia è riuscita nonostante tutto a fare una transizione democratica
Ha avuto dei colpi molto duri possiamo parlare delle degli assalti terroristici per esempio del due mila e quindici ma anche quelli più recenti di due mesi fa
Quindi un Paese che ha dimostrato una grande solidità una società civile
Estremamente attive estremamente democratica aperta e combattiva che è stata lì molto vigile nel vegliare in modo che la la transizione democratica non potesse prendere strade strade diverse io non sottovaluterei il risultato tunisino
è un Paese che ha resistito all'assalto del fondamentalismo che è rimasto quindi un Paese laico e essersi stesso nonostante la sua alle alleanza ambigua con Ennahda
Ha fatto approvare recentemente una una legge sulla parità delle donne molto avanzata ma è così tante altre cose di della Tunisia quindi è un'eccezione che non dobbiamo esaltare ma che non dobbiamo nemmeno nemmeno sottovalutare perché ci dice che anche all'interno del mondo arabo è possibile fare un percorso di riforme all'insegna della laicità all'insegna dell'apertura pluralistica e democratica all'interno all'insegna della parità e delle riconoscimento dei diritti fondamentali della persona questo è quello che ci dice
La Tunisia nonostante tutto nonostante i pericoli geopolitici di questo contesto e nonostante la crisi economico che morde sulla carne viva di questo Paese la disoccupazione giovanile per esempio rappresenta un elemento
Di grande potenzialità di implosione sociale di questo Paese anche la Tunisia in misura minore come invece sta accadendo per molti altri Paesi in maniera anche più forte cruenta
è un terreno di scontro tra cui due diciamo così gruppo fanno parte diciamo così Arabia Saudita Emirati Arabi Uniti Egitto dall'altra parte cantare i rami per semplificare anche lì in missione a misurare sedi pronto questo tipo di confronto sì io penso che questa una delle insidie più grandi
Della transizione che si apre con la morte di essersi abbiamo due scadenze elettorali molto vicino ai sei dottore le lezioni legislative e le elezioni presidenziali che dovevano tenersi a novembre che invece dovranno tenersi prima addirittura settembre prima ancora delle elezioni legislative
E essendosi dicevamo delle della sua ambiguità certo punto fa un accordo con Ennahda si incontra colgano uscì all'hotel Bristol di Parigi tant'è che viene chiamata della borgata nella vulgata dell'analisi politica indetto inizia e l'accordo di Bristol e non si sa esattamente cosa si siano detti però da quel momento in poi c'è stata una grande collaborazione tra il partito e di essersi e Ennahda il che ha fatto sorgere dei malumori all'interno del partito piuttosto laico
Di essersi ma facendo questa alleanza molto probabilmente attagliato gli estremi all'interno di questo paese lau l'uscita di scena
Di essersi
In un momento di grande difficoltà politico per Ennahda rischia a mio avviso visto di grande attivismo delle forze mediorientali e la loro capacità di in mettersi nei processi politici come è successo in Sudan questo sicuramente la Grandi insidia
Che dobbiamo tenere temere da qui alle prossime scadenze legislative per adesso la transizione sta andando come previsto dalla Costituzione
Il presidente della della della della Camera dei deputati di cui Valente l'assembly de de compreso Anton Deep più aperte
è diventato il nuovo presidente però ecco bisogna vedere Kiska saranno i candidati da chi saranno sostenuto quanto la società politica tunisina potrà resistere ha questa capacità di influenza delle forze mediorientali
La transizione democratica il caso tunisino essa totalmente separate che ha ricevuto perfino premio Nobel nel due mila quindici che se non vado errato è stata premiata proprio la società si vive in prevalenza allergico collettivo che voleva essere veramente un effettivo riconoscimento
Era il due mila quindici a distanza di quattro anni
La comunità occidentale ha abbandonato la Tunisia al suo destino Lonero europea dire Stati Uniti eccetera
Qual è il rischio che poi ci sia come dire il timore di infiltrazioni il contatto diciamo così da parte della proveniente dalla Libia dalla destabilizzazione l'immigrazione in regola insomma qual è il rischio che adesso invece il Nobel della pace
Si rischia una risposta securitaria vorrei quasi come attizzare la retorica che domina il discorso europeo sulla Tunisia a parole anche quando si incontrano le autorità tunisini
Viene presentato come un esempio ma davvero si è visto poco in termini strutturale povero per sopportare le istituzioni e le autorità della Tunisia per consolidare appunto questi risultati si è visto ben poco ma si è visto ben poco da parte della Francia che avrebbe che ha delle responsabilità storiche se visto ben poco da parte dell'Italia che pure poteva riempire questo vuoto poteva direi quasi doveva riempire questo e questo vuoto tutto ciò non è avvenuto e davvero dobbiamo proteggere dobbiamo proteggere la Tunisia bolla vorrei dire così perché il contesto regionale e talmente in effervescenza ma drammaticamente in effervescenza se non salviamo la Tunisia dagli assalti dalle ricadute negative che verranno da una Libia in piena implosione proprio in questi giorni
Dalla crisi algerina dagli esiti
Assolutamente incerti non si sa cosa succederà
In Algeria è lanciata pochi giorni fa lei l'idea di una Conferenza nazionale ma la piazza non è soddisfatta tant'è che coloro che dovremmo dovrebbero portare avanti
Questa conferenza nazionale non rappresentano coloro che stanno in strada quindi continua a persistere anche in Algeria questa differenza tra la piazza e il look pouvoir così come viene chiamato quindi dobbiamo assolutamente salvare il soldato tutto inizia
Con questa intervista con se non altro di nostro collaboratore di Radio Radicale curatore della classico Samp africana
Si vede che la puntata di oggi della assicura di geopolitica una puntata diversa eccezionalmente lunga trent'minuti se volete potete ritrovarla Coloane come tutte le precedenti sul nostro sito internet radio radicale potenti slash rubriche la rassegna ti geopolitica
Un saluto e un ringraziamento per l'ascolto da Lorenzo ore