Rassegna stampa estera

Voi giovani ascoltatori di radio radicale mercoledì diciotto settembre questo è l'appuntamento con la rassegna dalla stampa internazionale a cura di David Carretta due temi che cercheremo di approfondire quest'oggi rimane d'attualità la questione Iran dopo l'attacco contro le installazioni petrolifere in Arabia Saudita sabato
L'interrogativo e quale sarà la reazione americana del presidente Donald Trump vi proporremo un editoriale dal Financial Times ieri l'Iran si è imbarcato in una provocazione
Pericolosa ma una rappresaglia pesante degli Stati Uniti rischierebbe e provocare una guerra totale in Medio Oriente
Vedremo anche un editoriale da Libération che punta il dito contro la rigidità di Donal Trump alla sua decisione
Di ritirarsi dall'accordo sul nucleare e poi di attuare una strategia della massima pressione nei confronti della Repubblica islamica
Su questo vi proporremo anche il Washington post Trump si è infilato in un buco che ha scavato da solo con l'Iran è il giudizio del quotidiano americano
L'altro tema di cui torneremo a parlare la politica italiana la notizia del giorno anche per i giornali di la decisione di Matteo Renzi
Di lasciare il partito democratico e lanciare un nuovo movimento centrista vedremo fra Shawn Times con Miles Johnson l'ex premier Matteo Renzi
Lancia un partito secessionista dal Pd non ovviamente
In termini politici territoriali
El Pais invece quotidiano spagnolo ieri tornava occuparsi di Matteo Salvini ed il suo freddo inverno questo il titolo
Il leader della Lega sconfitto quest'estate il privato di parte del suo apparato di propaganda infiammerà le piazze per fare pressione sul governo in un momento delicato per l'Italia
Lehmann infine oggi già in prima pagina ripercorrere questa imprevedibile mortifere era dal punto di vista politico Estate italiana
Nel momento in cui il presidente francese atteso a Roma la
Le monde ripercorre la crisi attraversata dall'Italia nelle ultime settimane per il quotidiano francese
L'arte del false piste del depistaggio e dei ribaltoni di alleanze in Italia è stata portata all'estremo ma cominciamo dalla questione Iran con gli attacchi sabato contro le installazioni petrolifere in Arabia Saudita
Con l'editoriale di ieri del Financial Times dal titolo L'Iran c'è imbarcato in una provocazione pericolosa ma si legge già nel sottotitolo una rappresaglia pesante degli Stati Uniti rischierebbe di provocare una guerra totale in Medioriente
Scrive il quotidiano della City lo scontro tra Stati Uniti e l'Iran rischia di finire fuori controllo se gli attacchi del fine settimana
Contro installazioni petrolifere in Arabia Saudita sono stati effettivamente lanciati da degli alleati dell'Iran
Questi attacchi segnerebbe una escalation avventata sia in termini di resistenza di Teheran alle pressioni americane
Sia per quanto riguarda la lotta per la supremazia regionale con il suo grande rivale saudita l'incidente spiega Franz von Times a rivelato anche la vulnerabilità dell'industria petrolifera saudita malgrado enormi spese militari e l'influenza che l'Arabia Saudita continua ad avere sui prezzi globali del greggio malgrado il boom del petrolio chez il quello di fratturazione negli Stati Uniti
La pressione sul presidente Donal Trump per lanciare una rappresaglia potrebbe essere irresistibile ma anche se difficile una reazione più saggia sarebbe di cercare un modo per una dei escalation della situazione
I feroci Ontani si ricorda che rimangono molti interrogativi sugli attacchi di sabato alcuni dicono
Che questi attacchi siano partiti dal territorio iraniano il che equivarrebbe a un atto di guerra se invece i responsabili sono gli alleati dell'Iran
Non è ancora chiaro se dei doni siano stati lanciati dai ribelli aiuti dello Yemen o se dei missili siano stati sparati dalle milizie pro iraniane in Iraq in questo secondo caso la sostituì soffi istigazione degli attacchi suggerirebbe
Che siano stati condotti con l'assistenza dell'Iran
Sulle gli attacchi sono effettivamente partiti dall'Iraq alleato degli Stati Uniti questo complicherebbe anche la risposta americana
Ad ogni modo la probabilità maggiore che questo attacco sia stato condotto da tecnologia iraniana per colpire i nemici di era non prendere di mira al cuore dell'industria petrolifera saudita è una provocazione più grave che e sequestrare petroliere nel Golfo a battere droni americani come accaduto negli scorsi mesi
Gli attacchi dell'Iran fino ad ora erano stati attentamente e calibrati queste invece sembra essere un pericoloso errore di calcolo il comportamento dell'Iran e inscusabile ma va anche detto che difficilmente può essere definito imprevedibile
La causa profonda per i fan asciutta INPS di questa crisi rimane la decisione improvvisa di Trump di ritirarsi dall'accordo sul nucleare con l'Iran che per quanto imperfetto e per quanto firmato nell'era Obama
Rappresentava un raro successo della diplomazia globale
La strategia della Casa Bianca della massima pressione cioè strangolare l'economia dell'Iran nella speranza di costringerlo a rinegoziare l'accordo sul nucleare
Ah sì provocato il tracollo delle esportazioni petrolifere iraniane ha provocato una recessione economica ha innescato una crisi valutaria
C'è anche la guerra dell'ombra che viene condotta da alcuni alleati americani in particolare Israele contro gli alleati iraniani sciiti in Siria Libano Iraq
Ma va anche ricordato scrive Fraktion Times che Teheran aveva promesso di rispondere a tutto questo e aveva detto chiaramente che in caso di embargo petrolifero avrebbe trovato un modo per rispondere bloccando l'esportazione di petrolio di altri attori in questo contesto Trump non potrebbe potrebbe non essere in grado di evitare una rappresaglia militare contro l'Iran come invece era riuscito a fare lo scorso mese
Ma malgrado la massiccia provocazione liste civiche farebbero bene a mostrare moderazione una risposta dura infatti rischierebbe di rafforzare i falchi in Iran e accelerare la spirale dell'escalation
Per fare marcia indietro rispetto all'escalation occorrerebbe trovare un modo per tornare passo dopo passo l'accordo sul nucleare del due mila e quindici un incontro tra tramite il presidente iraniano Hassan Rouhani questo mese sarebbe stato un buon inizio
Purtroppo però tranne considera queste ipotesi come una semplice foto porzioni tipo il presidente francese Manuel Marco ha proposto una linea di credito da quindici miliardi di dollari per aiutare l'economia regnano a recuperare le perdite petrolifere in caso di pieno rispetto dell'Iran dell'accordo sul nucleare ma le imprese difficilmente useranno questa linee di credito
Fino a quando gli Stati Uniti continueranno a minacciarla di tagliarle fuori dal sistema commerciale dollaro insomma per evitare una guerra totale in Medioriente ora è necessario fare concessioni il vero pericolo eh che nessuna delle due parti sia pronta a farle per prima così tra l'altro il farà sciolta in cinque sto editoriale di ieri Libération punta in modo più diretto il dito contro la decisione del presidente Tramp di abbandonare
L'accordo sul nucleare in un editoriale di ieri dal titolo rigidità quando si cammina con una torcia in una polveriera non bisogna stupirsi se poi un giorno c'è un'esplosione
Questa torcia quella che Donal Trump Tara brandito dal suo ingresso la Casa Bianca si è concretizzata con la cancellazione dei fragili equilibri tra potenze
Che erano stati pazientemente organizzati dal suo predecessore Barack Obama al termine di un minuzioso negoziato Obama e i suoi omologhi dell'Unione europea erano infatti riusciti a ottenere dai Mullah
Un accordo che limitava il rischio di vedere l'Iran dotarsi dell'arma nucleare da sempre dall'alto del suo grattacielo newyorkese del mille miliardi Dario auto promosso specialista della geopolitica
Definiva questo accordo con me un inginocchia mento di fronte al regime di Teheran
Arrivato al potere ha dunque deciso di rompere l'accordo lo specialista dei di il degli accordi diceva che avrebbe portato l'Iran la resipiscenza infliggendo una nuova serie di sanzioni
Ma il settore immobiliare e la geopolitica mediorientale
Non sono proprio la stessa cosa sono due cose diverse scrive Libération
Per ora la rigidità tram piana a in realtà soprattutto incoraggiato le fazioni più estremiste che governano l'Iran
è probabile che l'attacco che ha colpito le installazioni garante col gigante saudita del petrolio sia risultato indiretto di questa ripresa delle tante tensioni
Non che l'Iran regime oscurantista repressivo aggressivo possa presentarsi con me
La vittima la sua azione perniciosa come effetto di destabilizzare sistematicamente una zona del pianeta attraversata dei conflitti da cui dipende anche gran parte della prima di John amento petrolifero globale
Confrontato questo situazione il Presidente americano esita sulla condotta da temere bisogna sperare che il suo gusto dell'escalation sia solo verbale
E che la sua replica probabile questa volta sia attenta mente misurata così tra l'altro liberazione nel suo editoriale di ieri
E a puntare il dito contro Trump e anche il Washington post in un editoriale dal titolo Trump si è infilato in un buco che ha scalato da solo con l'Iran
Scrive il quotidiano americano lunedì c'erano notizie contrastanti su chi abbia lanciato devastante attacco contro gli impianti petroliferi sauditi sabato
Anche se i ribelli Minniti uti hanno rivendicato l'attacco l'Arabia Saudita e gli Stati Uniti hanno detto che non veniva dallo Yemen
Entrambi hanno accusato l'Iran ma senza fornire prove definitive quel che è certo
E che l'attacco rappresenta un'escalation maggiore nel conflitto nel Golfo Persico e che il presidente Trump che ha provocato la crisi con la sua campagna di massima pressione contro l'Iran sembra aver perso la capacità di tenere l'Iran sotto controllo
L'Iran è impegnato da anni in aggressione in Medioriente inclusi i fronti Iraq Siria Libano e Siria
Ma la decisione di Trump di uscire dall'accordo che limita al programma nucleare iraniano
E di applicare nuove sanzioni durissime
è stata una provocazione nei confronti dell'Iran che in un modo inescusabile ma prevedibile
Ha reagito rafforzando le sue digressioni il tentativo degli Stati Uniti di bloccare tutte le esportazioni di petrolio iraniane
Cosa che ha inflitto un duro colpo all'economia di per sé era un atto di guerra virtuale Teheran in a prima risposto con gli attacchi alle petroliere nel Golfo
E ora è arrivato questo sorprendente raid dal cielo contro le installazioni petrolifere saudite
La capacità di Trump di rispondere in modo efficace severamente limitata rispetto ai precedenti presidenti americani pochi scrive il Washington post credono le sue parole e così perfino la presentazione di prove sulla responsabilità iraniana rischia di non convincere gli alleati più stretti degli Stati Uniti
I Paesi europei che si sono che in passato si erano unite al gli interventi americani per rendere sicuro il Golfo oggi sono molto riluttanti a farlo perché temono che Trump li trascini in una guerra
E anche alcuni degli alleati dell'America più duri nei confronti dell'Iran non vogliono un conflitto pilotato da un Presidente americano erratico instabile
Che ha già cancellato rappresaglie militari all'ultimo minuto
Non si può per il Washington post non rispondere a questi attacchi ma la migliore risposta potrebbe essere quella non militare
Trump rischia infatti di rafforzare i suoi problemi strategici agendo in modo avventato gli Stati Uniti devono prima chiarire chi è responsabile dell'operazione e come è stato condotto l'attacco e poi rendere l'informazione pubblica
Nessuna rappresaglia militare americana dovrebbe essere condotta senza aver consultato prima al congresso
Trump conclude il Washington post ha di recente è sembrato riconoscere il buco che si è scavato da solo in Medioriente quando ha aperto alla possibilità di rispondere positivamente
Al tentativo francese di mediare una faccia a faccia con il presidente iraniano Hassan Rouhani
Domenica Trump invece si è contraddetto per l'ennesima volta negato di aver offerto un incontro senza condizioni anche se era stato proprio lui
In passato a parlare più volte di un incontro senza precondizioni
Questo conclude il Washington post esattamente quel tipo di incoerenza che favorisce l'escalation dell'Iran e lascia Trump virtualmente isolato
Così il quotidiano americano in questo editoriale vedremo naturalmente
Nei prossimi giorni le novità gli impatti vengono analizzati da diversi giornali rischi per l'economia mondiale per il calo della produzione petrolifera anche se l'Arabia Saudita ha detto che sarà in grado di riprendere la produzione alla pieno livello in due tre settimane
Il feroce pancia un'analisi su o come stiano cambiando le guerre in Medioriente e sull'uso sempre più diffuso dei doni per per per condurre attacchi Passi metri circa noi per chiudere però vogliamo tornare ad occuparci anche della politica italiana ovviamente notizie del giorno Matteo Renzi che se ne vada il Pd crea un nuovo partito
I Fab Show Time sottratta la cosa con un articolo di Miles Johnson l'ex premier Matteo Renzi lancia un partito secessionista la rottura con il PD sposta gli equilibri di potere nella fragile coalizione nata appena due settimane fa Matteo Renzi uscito dal Pd per creare un movimento politico centrista spostando gli equilibri di potere dentro la fragile coalizione
Al governo Renzi ha detto che continuerà a sostenere l'acqua dizione del PD con il Movimento cinque Stelle ma dovrebbe portarsi nessun nuovo partito trenta parlamentari
Indebolendo così l'influenza del leader del Pd Nicola Zingaretti inoltre d'ora in poi Renzi avrà anche la possibilità di far cadere il governo Conte se dovesse ritirare il suo sostegno lasciare il Pd per scrive il Financial Times è una scommessa per il senatore quarantaquattrenne visto che la sua popolarità è quella del centrismo politico i minimi in Italia
I critici di Renzi dicono che la sua mossa potrebbe aumentare il rischio di elezioni e questo potrebbe riportare al potere la legga e il suo popolare leader Matteo Salvini
A proposito di Salvini va segnalato il Paris che ieri pubblicava un'analisi dal titolo il freddo inverno di Matteo Salvini il leader della lega sconfitto quest'estate privato parte del suo apparato di propaganda cerca di infiammare le piazze per far pressione sul governo
Il leader della Lega Matteo Salvini la scorsa settimana ha partecipato a Porta a Porta mitico programma di RAI uno condotto da ventitré anni dal giornalista Bruno Vespa era la sua prima grande intervista dopo l'apertura della crisi di governo c'erano tutti i presupposti per far pensare
A un successo di pubblico
Ma la trasmissione ha registrato uno share in calo del sei per cento rispetto allo stesso format dello scorso anno Salvini eroe del pubblico e re assoluto della platea mediatica perde un po'del suo magnetismo
Il calo di share in tv e quasi identico al calo nelle stime di voto registrato dai sondaggi per la lega dopo l'uscita dal governo questa è la prima conseguenza della spallata
Di San Gemini che costringe il leader della Lega rischia ripensare interamente la sua strategia per affrontare un lungo inverno fuori dal governo trasferendo le tensioni
Nelle piazze in un momento delicato per l'Italia con il vento a favore del resto questo è quello che Salvini sa fare meglio così tra l'altro il Paese
Nel mondo invece dedica una sorta di speciale all'Italia in occasione della visita oggi
A Roma di Manuel Marco
Ah c'è un articolo dedicato buona questo il tentativo di riallacciare i rapporti in prima pagina però viene richiamato un altro articolo a pagina ventidue ventitré in cui si ripercorre tutta la crisi estiva un'estate politica imprevedibile e mortifere ascrive l'Hammond la principale vittima Matteo Salvini
Però brilla ante Jerome butterei nel nel suo attacco difficile non risentire una sorta di vertigine di incredulità di fronte alla nascita del governo Conte due
Come è possibile che hanno avvocato piuttosto scialbo
Unanimemente considerato come la marionetta della lega dei Cinque Stelle sia riuscito indossare gli abiti di statista come possibile che il Presidente del Consiglio che rivendicava il suo essere populista fino a poche settimane fa oggi si applaudito a piene mani a da Bruxelles e dei mercati
Per quale miracolo Matteo Salvini ha perso la sua scommessa aprendo la porta al ritorno della sinistra
Come spiegare che Luigi Di Maio che in febbraio andava a incontrare i gilet gialli sia diventato ministro degli esteri di un Governo che intende riconciliarsi con la Francia si appresta a ricevere macro a Roma
La democrazia italiana può essere un mondo in cui le certezze non durano ma mai l'arte della dissimulazione dei ribaltoni di alleanze è stata spinta così lontano come nel corso di queste ultime settimane estive
Ci fermiamo David Carretta un buona giornata con Radio Radicale