Incontri. La Corte Costituzionale "incontra" i vari mondi della cultura - Franco Marcoaldi e Giuliano Amato. Le parole della Costituzione, il decadimento del linguaggio pubblico e il dovere della riparazione
La gentili giudici della Corte sono un semplice cittadino colpevolmente a digiuno delle questioni giuridiche
E dunque mi perdonerete se il mio intervento potrà apparire ingenuo o a tratti addirittura incongruo
Visti i miei interessi ho sempre prestato una particolare attenzione alla lingua e la prima cosa che ho apprezzato in continuo ad apprezzare della nostra carta costituzionale
è per l'appunto la sua lingua così precisa secca persa
Non lontana anni luce da quella catastrofica antilingua per dirla con Giorgio quello che si è purtroppo imposta nel dibattito pubblico
Fumosa collo osa valga composta secondo l'intuizione divani dice
Di parole ameba di parole elastico utili ad essere interpretate nelle più diverse se non addirittura antitetiche accezioni
La lingua della nostra Carta al contrario proprio grazie al suo nitore va immancabilmente dritta al punto ciò che le consente di compiere felicissimi azzardi
In ordine alla qualità della nostra convivenza civile
Talvolta imprimendo uno sguardo talmente lungo da assumere toni profetici penso a quell'articolo nove anni particolarmente caro
Che recita la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e di tecnica tutela il paesaggio il patrimonio storico e artistico della Nazione
In poche e semplici parole ci vengono squadernati davanti agli occhi due principi irrinunciabili di una buona vista individuale e collettiva la libertà espressiva e non deve soggiacere a nessuna forma di stupire
E il congiungimento indissolubile di paesaggio e il patrimonio artistico culturale
Quale fondamento del bene comune
A ora so bene che la vostra Conte si è espressa più volte e meritoriamente sull'uno e sull'altro punto
Ma è altrettanto evidente che nella pratica quotidiana del potere in ogni potere
Entrambi siano messi continuamente in pericolo
Neppure la tragica situazione pandemica in cui siamo finiti
Ai fatti silenziato i più svariati e scellerati appetiti Idi ubris umana eppure se qualcosa può insegnarci l'attuale drammatica stagione che stiamo vivendo
E proprio l'impellente necessità di cambiare radicalmente il nostro punto di vista sulla realtà e dunque il nostro vocabolario
Perché solo cambiando le parole potremo cambiare il nostro modo di pensare a e allora proprio tornando profetico l'articolo nove della nostra Carta più in particolare alla sua seconda parte
Credo che dovremmo mettere sul piatto una nuova parola riparare dai molteplici significati uno più bello dell'altro basta consultare un dizionario
Riparare nel senso di proteggere ambiente patrimonio artistico da tutti gli scriteriati assalti che continuamente lo cingono d'assedio
Riparare nel senso di mettere al sicuro non è forse quanto avvenne al tempo dei nostri costituenti
Quando le nostre opere d'arte dovevano essere protette in luoghi al riparo dai pericoli o rischi di ogni genere
Riparare per provvedere a fare quando è necessario riparare per rimettere in buono stato una cosa rotta uscio parta o abbandona
E quanti sono i luoghi d'arte Sandri e non del nostro Paese lasciati in uno stato di colpevole
A ma riparare infine per eliminare quanto meno alleviare il male per correggere o limitare un errore che si è commesso risarcendo compensando scusandosi
Non è quanto dovremmo fare noi tutti ogni santo giorno che Dio manda in terra pensando a tutto il male fatto al nostro magnifico paesaggio alla nostra inarrivabile di cultura e non da ultimo alla nostra lingua sempre più bistrattata e vilipesa
Italo Calvino sosteneva che decadenza della lingua e decadenza della civiltà marciano di pari passo se questo è vero ed è vero dovremo iniziare anche a riguardo una colossale opera di riparazione
Aiutandoci anche con la lingua esemplare nella sua sobrietà precisa e puntuale della nostra amata carta costituzionale
La
Franco Marcoaldi parlando della Costituzione a immediatamente identificato come tema principale per lui
è un tema che gli è caro da sempre quello della lingua
Quello della buona lingua che essa esprimere il sì mi pare siano state queste le sue parole
Con nel frasario preciso secco terrazzo
Quando l'ho sentito ho detto a me stesso ma io queste avessero già queste parole che lui ha usato qui dove le ho lette
Le avevo lette qualche tempo fa in un suo prezioso libretto intitolato una certa idea di letteratura
Nella quale parla dei dieci scrittori che considera amici amici della sua esperienza di letterato e di Porretta
E questo libro ecco perché avevo colto qualcosa che già conoscevo si conclude con in cui esiste parole
Per cui insisto vale la pena prendere un foglio di carta e provare a scrivere quel che ci sta realizzando in testa
Qualcosa di vivo e nascosto che a tutti i costi vorremmo afferrare riportare alla luce trasferendolo appunto nella parola
Una parola quanto più possibile precisa secca essenziale
Questi erano ritratti della parola che Franco Marcoaldi si aspettava
Dalla letteratura questi sono i tratti della parola che trova nella Costituzione della Repubblica pensate a quanto è significativo questo parallelo la Costituzione della Repubblica non l'ha scritta
Un autore che sta esprimendo se spesso ciò che ha dentro ciò che di misterioso e nascosto porta in sé
L'hanno scritta oltre cinquecento italiani di molti anni fa che è vero nel farlo hanno usato un linguaggio che realmente avremmo trovato dopo
Nei testi legislativi Marcoaldi città utilizza molto l'articolo nove la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura della ricerca scientifica e tecnica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione sentite frasi molto Borelli con parole che tutte capiscono e non è un'eccezione è quasi tutta così ce ne sono altri
Non meno belli non meno espressivi dello stesso modo di esprimersi articolo trentatré
L'arte e la scienza sono libere
Il libero neri insegnamenti
L'articolo trentaquattro la scuola è aperta a tutti l'istruzione inferiore impartita per almeno otto anni è obbligatoria e gratuita
Non c'è difficoltà nel capire queste norme di legge sono tutte chiarissime
Semplici essenziali ora magari ripeto io con parole mie quel valutazione sensazione che aveva dato Marcoaldi come ce lo spieghiamo come ce lo spieghiamo
Sapendo benissimo che nella ricerca della spiegazione c'è il confronto tra cui il linguaggio quello che avremmo trovato dopo nella legge disperazione
Quella antilingua fumose dai con Losa che troveremo in leggi successive sarà
Già Calvino nel sessantacinque prima ancora di Marcoaldi e di tanti altri dopo annotare una
Una spiegazione radente non famoso convegno sulla lingua nella Costituzione il linguaggio nella Costituzione tenuto al Senato della Repubblica nel giugno del due mila otto Tullio De Mauro
Che come sapete è stato uno dei nostri più grandi linguisti
Ed era particolarmente interessato alla comunicazione tra la lingua dei pochi e la lingua dei più ed è Mauro ricordava in quell'occasione che in tv
La stragrande maggioranza degli italiani il sessanta per cento degli italiani aveva allora
Negli anni del dopoguerra quarantasei quarantasette quarantotto
Scarsa dimestichezza con dalla lingua italiana la maggior parte di loro parlavano soltanto il dialetto
L'italiano era la lingua corrente lui dice nel suo intervento in quel convegno
In Toscana nelle due grandi capitali Milano-Roma e in pochi altre parti del paese
La prima spiegazione e che uomini che avevano vissuto in quell'Italia che la conosceva no che sapevano da chi la costituzione doveva essere capita
Cercarono una lingua che tutti capissero
Tant'è vero che la Costituzione nonostante per i giuristi sia lunga ma lunga una definizione proprio da giuristi
Che si riferisce al fatto che tratta più argomenti di quelli che trattavano le costituzioni Borrelli dell'Ottocento
In primis tratta i diritti sociali nonostante i giuristi la considerino lunga questa una costituzione fatta da poco più di nove mila parole
Quindi quanto un lungo pezzo di giornale e fatta
Di parole comprensibili organizzate in frasi che mediamente sono di venti parole a frase
E per di più i lemmi
Le parole sono spesso ripetuto e sono poco più di mille
Sono quelli che fanno parte per oltre il novanta per cento
Del linguaggio comune ci sono inevitabilmente alcune parole che usano soltanto i giuristi tipo promulgazione
Ma sono rarissime
Linguaggio di tutti perché tutti capiscano questa è una spiegazione
Ma secondo me non basta
Perché a mio avviso
La Costituzione fu scritta così paradossalmente non perché era la costituzione di una società non ancora sufficientemente colta
Ma era così anche perché venne scritta da una Élite élite fatta da persone che provenivano da tutti i ceti sia chiaro che era Issa colta
Che conoscenza
L'Italia no
E che sapeva trarre con chiarezza dalla propria mente le parole più adatte per esprimere Ciotti V-Day ed hanno esprimeremo
Qui vale il confronto con ciò che accadrà dopo certo dopo sempre più e questo è un po'inevitabile
Scendendo dal livello della Costituzione a quello delle leggi il linguaggio diventerà necessariamente in buona parte
Il linguaggio dei giuristi il linguaggio dei tecnici perché si scenderà di livello e si esprimeranno situazioni obbligazioni Dini chili limiti tutti correlati a situazioni che non esigerà hanno un linguaggio più specifico ma voi sotto un linguaggio potrebbe avrebbe potuto essere molto meglio di quello che se non fosse stato vittima di un altro
Giudizio che io considero e credo consideri e convegni Marcoaldi dopo tornerò sulle ultime parole
Di di quel suo libretto ben peggiore di quello dei tecnicismi questo vizio è l'approssimazione
Il trasformare in parola scritta
Un pensiero che non si è neanche distintamente formato nella testa non fare l'esercizio che fondamentale prima di ogni scrittura
Che è quello della messa a fuoco progressiva e sempre più approfondita di ciò che davvero vogliamo dire
In assenza di che
Noi esprimiamo in parole il fluire nella nostra testa di pensieri e ancora confusi ancora in elaborazione ancora approssimati
Il linguaggio non a caso che esprime tutto questo
Immortalato anche nella nostra produzione cinematografiche italiana con il cioè volevo dire cioè volevo dire
Se io dico per quattro volte cioè volevo dire non ho mai detto quello che realmente volevo dire
Vi ricordo che avevo spiegato ai miei studenti che chi si accinge a scrivere qualcosa si mette nella condizione in cui si metteva a Michelangelo quando si poneva davanti un blocco di marmo
Dal quale Scalpelli Laratta dopo Scalpelli alta avrebbe estratto le forme delle sue figure
Ma quante Scalpelli l'arte ci vogliono perché da qual blocco pian piano esca esattamente la figura che uno a indenni
Io
Mesto e diceva Marcoaldi in quel libro identificando la proprio specificità dello scrittore
Nel portare alla luce quel qualcosa di misterioso trasferendolo nella parola ma questo trasferimento avviene quando la parola è secca
Precisa essenziale
Questo dovrebbero il più possibile ricordare oggi coloro che scrivono le leggi perché hanno obblighi anche superiori a quelli che a uno scrittore in fondo uno scrittore alla fine del suo sforzo può anche uscire esserne come Joyce nel suo Ulisse
A chi scrive le leggi questo non è consentito
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