Critica e militanti

Buongiorno da critica militante oggi vorrei parlare di un libro uscito qualche mese fa che letto in questi giorni acquista un senso tutto particolare Peppino Ortoleva sulla viltà anatomie storie di un male comune Einaudi scrive
Ortoleva la viltà è spregevole perché è un venir meno ai propri impegni come i principi che si condividono si ostenta di condividere con i propri simili ci ricorda la tensione sempre irrisolta
Tra l'essere e il dover essere che sia l'affrontare il pericolo in battaglia con l'accettare le proprie responsabilità nella vita privata la tensione sempre irrisolta tra la rappresentazione di sé che si vorrebbe dare e comportamenti concreti e ancora sono vivi quei comportamenti caratterizzati da un cedimento alla paura all'opportunismo alla dedita al puro e semplice egoismo
Che implicano un andare al di sotto dei valori dichiaratamente Accolti di quei valori che meritano il pieno rispetto i comportamenti vili sono inoltre spesso ma non sempre accompagnati da un venir meno al proprio rispetto per se stessi con la ricaduta
Della vergogna che in un circolo vizioso può generare altra viltà Ortoleva
Propone di chiamare la vita semplicemente un banale un termine plurale dei significati che indica non solo colpa o vizio peccato una condizione quasi patologica ma tutte queste cose insieme e altre
E richiama soprattutto questo male il senso di responsabilità la possibilità di scelta non è ineluttabile
Come un sentimento la vita è un comportamento e un comportamento
Molto speciale molte azioni malvagie non richiamano su di esse il disprezzo mentre certe azioni che non sono nemmeno malvagio sì ecco la viltà
Comporta nella storia un dice Ortoleva peculiare intreccio tra giudizio morale repulsione tanto che Montaigne
Sede già in questa ignominia pubblica una condanna sufficiente senza il bisogno di comminare pene gravi di altro tipo e il disprezzo il disprezzo diciamo non passò che Dante dedica i cosiddetti ignavi acque infligge
Più nemmeno di una vera condanna l'anonimato ed è la vergogna
Che hanno della loro identità i traditori che anonimi vorrebbero restare non a caso di certo leva
Si trovano all'inizio e alla fine della cantica dell'inferno Ortoleva ci propone poi tre esempi di tra diverse civiltà accenno poco poco slittare la sua indagine nel tempo Tersite Pietro e Falstaff
Che differenza c'è nell'Iliade si chiede tra Tersite che dice
Andiamo via lasciamo Agamennone solo con i suoi privilegi e torniamo a casa con le natiche Achille che dice più o meno lo stesso
Achille è il bellissimo guerriero Tersite brutto e zoppo ma conta soprattutto lo Stato sa agli aristocratici spetta al coraggio mentre il popolo se non Thatcher merita
Disprezzo trattato dal codardo e bastonato quanto a Pietro rinnega tre volte Gesù come diario gli era stato predetto persevera quindi addirittura giura la figura chiave del nascente cristianesimo porta quindi su disse
La vergogna di una grande viltà la chiesa vuole fondarsi la volontà sta nel sostanziale accordo della tradizione evangelica
Proprio sulla fragilità e proprio su quella di chi si credeva più sicuro indebitamente superbo nei Vangeli non ci sono più né Achille Tersite e c'è addirittura un di un uomo che è stato anche gli debole sulla croce infine Falstaff che appare e scompare
Più volte nel tratto di Shakespeare e sempre in bilico diciotto leva tra la generosità e l'abilità tra la vita e un inimitabile candida franchezza anche tra la regge il board bello
E e che ha pure lui un corpo indimenticabile di grasso beone che di per sé dire al Comitato Falstaff figura di un mondo dove tutto è ormai instabile il mondo fuori squadra di Amleto
Dove la ditta comincerà a coincidere anche con quella coscienza ipertrofica su cui indagherà Dostoevskij mettendo in scena i suoi villi abietti ma l'instabilità era già nelle radici della visione cristiana che in sé non solo Pietro traditore
Ma Pietro Martire insieme molte martiri donne coraggio
Qui non è più questione di sesso e di Stato sta nel Medioevo il vero Torre la concezione aristocratica ma presto deve trovare giustificazioni di altro genere rispetto a quelle classiche
E coraggio e virtù guerresche e il rovescio quindi della Filt danno poi una storia diversa nella modernità
L'epoca dell'Esercito popolare di Palmieri della leva di massa dei codici militari che introducono il reato di codardia e pretendono quindi virtù eroiche
Dal fante che resta sconosciuto e senza gloria da un lato spiega Ortoleva nelle società moderne c'è il cittadino che deve pagare
Con la mobilitazione militare il prezzo della libertà dall'altro c'è il borghese che chiede solo di stare tranquillo nella vita privata che come un personaggio di Cecco prendete purché non succeda poi qualcosa contro la sua viltà insorgono
A tratti delle labili quanto estremistica aristocrazie belliche rivoluzionari di destra come di sinistra ma sembra fatale che nella società di massa l'ultima trasformazione della società borghese la vita si identifichi con la passività
Una passività che funziona anche come principio d'ordine anziché di disordine un cedimento al meccanismo burocratico che sottrae alla responsabilità della scelta ciò che in guerra può creare una mandare far salire
Quella marea di viltà che Primo levi vide nel razzismo
Dove la strage la delazione né la militarizzazione della società intera sono spacciate per eroismo o comunque per dovere Ortoleva osserva che molto si è insistito nelle analisi sulla
Ineluttabilità la razionalità di questi meccanismi elefanti Iacci organizzativi finendo per giustificare
In qualche modo la deresponsabilizzazione mentre dice sono i privilegi individuali gli scambi informali a lubrificare qualunque sistema organizzativo come ci insegnano
I grandi romanzieri da Balzac in poi ma nella modernità c'è anche un altro aspetto da considerare non si parla più solo di viltà in relazione alla sfera pubblica ma dal Settecento soprattutto nascita appunto dei dei grandi romanzi della Psicologia romanzesca si va definendo un opposto della viltà che non è solo l'ardimento tradizionale ma la franchezza la sincerità
è l'alternativa coraggio viltà non riguarda più solo i maschi anche se la storia classica e premoderno
è complessa Ortoleva ce lo fa notare anche per quel che concerne le virtù edilizi o in Mali femminili e al suo catalogo ognuno può aggiungere gli esempi che gli vengono in mente può aggiungere
A proposito di viltà pubblica e privata quella memorabile poesia di Gozzano invernale che si chiude sulla donna che dice all'uomo in fuga sul ghiaccio che l'abbandona vile glielo Sibilla
Si può giungere Lord Jim o nella classicità al cessi Archiloco che fugge abbandonando lo scudo
Una novella proposito di militari moderni la paura di De Roberto
L'ossessione della viltà il Pavese idee nei guai le riflessioni di leopardi sul rapporto tra un minore coraggio una maggiore capacità di immaginazione
Si può ricordare che più vacilla l'identità in una società mobile più per ritrovarle ed essere riconosciuti se disposti a bassezze in una specie di panico da crisi della presenza che oggi la viltà e la vergogna possono essere devastanti perché il privato e subito pubblico si può restare stare inchiodati per sempre
A un gesto senza oblio ripetuto infinite volte dai media
Che fa entrare magari in una spirale di ulteriore viltà quindi consiglio di oggi eh questo interessantissimo libro di Peppino Ortoleva sulla viltà anatomie storie di un male comune Einaudi a risentirci venerdì prossimo