08 MAR 2023
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Podcast. I rischi della controversa riforma della giustizia in Israele, di Tania Groppi

RUBRICA | di Roberta Jannuzzi - Radio - 13:49 Durata: 19 min 30 sec
A cura di Guido Mesiti
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Questo è un podcast di Radio Radicale realizzato in collaborazione con le Riviste di Diritto pubblico comparato ed europeo.

A cura di Roberta Jannuzzi.

Lo scorso finesettimana per la nona volta decine di migliaia di persone sono scese in piazza in Israele contro il governo più a destra nella storia del paese e contro la sua riforma della giustizia che minerebbe l’indipendenza dell’ordine giudiziario e il sistema dei pesi e contrappesi fondamentali in una democrazia.

Domenica, il presidente della Commissione Costituzione, Legge e Giustizia della Knesset, Simcha Rothman, inizierà un'altra
settimana fitta di sessioni per far passare un'altra tranche della "riforma giudiziaria".

Le prossime quattro settimane, tra Purim e Pasqua, potrebbero essere cruciali.

Gli analisti sulla stampa israeliana prevedono diversi possibili scenari, avvertendo che queste sono comunque acque inesplorate per Israele.

I cambiamenti in atto in Israele con la riforma della giustizia secondo molti osservatori internazionali rischiano di eliminare l’unico freno effettivo al potere del governo e di indebolire profondamente l’unico corpo in grado di controbilanciare i poteri di una maggioranza.

Ad aggravare il contesto il dettaglio di un primo ministro attualmente sotto processo per corruzione, che ha nominato ministri con precedenti penali, e rivendica la legittimità di rovesciare il sistema giudiziario, nonostante le critiche che ora provengono da un ampio spettro politico e sociale.

Steven Cook, editorialista di Foreign Policy e senior fellow Eni Enrico Mattei per gli studi del Medio Oriente e dell’Africa presso il Council on Foreign Relations ha scritto: "Israele è su una traiettoria politica che la colloca tra gli stati illiberali nel mondo.

Affinità politiche basate sul nazionalismo, l’identità, l’antipatia per il liberalismo e l’ostilità verso i musulmani sembrano aver avuto un ruolo nel guidare i legami di Israele con una costellazione di paesi illiberali; in particolare Russia, Ungheria, Polonia, India e Brasile sotto l’ex presidente Jair Bolsonaro.

Naturalmente, queste affinità non sempre vanno nella stessa direzione.

La Polonia, a differenza degli altri paesi di questo elenco, è uno dei principali sostenitori dell'Ucraina.

Sarebbe impreciso suggerire che Israele è proprio come la Russia, che è proprio come l’India, che è proprio come l’Ungheria.

Ma ciò che sta accadendo (o può accadere) in Israele si allinea con ciò che è accaduto in altri stati illiberali, compresa la Russia.

I politici hanno svuotato, piegato e minato le istituzioni per bloccare il loro potere e perseguire politiche illiberali in nome di una causa apparentemente più grande, in particolare il nazionalismo, l'identità e la religione".

Secondo quanto sostenuto sul Financial Times da Eran Yashiv, professore di economia all’Università di Tel Aviv, "l’indebolimento di Israele come bastione della democrazia in Medio Oriente non è nell’interesse del mondo occidentale, e potrebbe diventare un pericolo".

Tania Groppi, docente ordinario di Istituzioni di diritto pubblico alla facoltà di Economia dell’Università di Siena, in questo podcast ci spiega la controversa riforma delle giustizia in corso in Israele.

Questa è la quinta puntata dei podcast di Radio Radicale realizzati in collaborazione con le Riviste di diritto pubblico comparato ed europeo.

Fonti audio: manifestanti durante la nona giornata di proteste a Tel Aviv; requiem di Jean Richafort.

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