Critica e militanti

Buongiorno da critiche militanti ci sono libri che somigliano un po'ciò che descrivono che quasi corteggiano mimetica mente in maniera più o meno volontaria il loro oggetto sembra questo il caso di lo spleen di Pietroburgo dostoevskiano a doppia identità russa un saggio di Roberto Valle
Uscito di recente da Rubbettino Vallès professore di Storia dell'Europa orientale alla Sapienza e si resta ammirati anche un po'sconcertati dalla vastità dei dati storici culturali letterari che controlla
Il controllo forse non appare altrettanto saldo sullo stile
Ma proprio qui sta parte del fascino e della mimesi di cui si diceva lo Splendid dietro Burgo è un po'come l'Ottocento che racconta lutulento fangoso ingorghi atto
L'Autore affastella elementi eterogenei passa di continuo dal campo lunghissimo al dettaglio usa un indiretto libero dai contorni indefiniti pigia nella stessa pagina ritagli di giornale
Che i massimi sistemi parole
Altisonanti e pedestre a leggerlo si ha l'impressione di sprofondare nel fango delle strade pietroburghese poi d'improvviso di alzarsi in volo e di dominare dalla vetta geometrica di un palazzo cittadino tutta la vita circostante
Il tema è noto e e seducente la doppia identità russa appunto il suo legame con la città di Pietroburgo finestra gotica sull'Europa un tema
Filtrato attraverso l'immaginario dostoevskiano la stessa
Pietroburgo del resto è doppia così razionale così illuministica da diventare per contrappasso follemente fantastica e onirica Pietroburgo dice lo scrive che la città più astratte premeditata della terra
Che produce come reazione lo sprint con lo sprint
Che incontriamo già in Puskin nel
Byron ISMU riflesso criticamente dallo niente in e poi nel del divismo che arriva fino ai demoni costruire schiavista Prodi
Il contrasto tra la sofferta atrofia del singolo e la realtà ipertrofica del nuovo mondo metropolitano
Produce la rinuncia a una pienezza affettiva produce l'ipocondria la nomina insomma una reazione di difesa davanti a un mondo che non si lascia più umanizzare che è troppo vasto e schiaccia il singolo con la sua oggettività monumentale opprimente io sono solo e loro sono tutti dirà l'uomo del sottosuolo dostoevskiano
E la noia diventa così presto crudeltà sadomasochismo tendenza suicida o risentimento l'uomo contemporaneo si vendica anche per le offese che nessuno gli ha fatto dice Dostoevskij
Tutto questo da parte soprattutto di chi
Intellettuale ha una coscienza ipertrofica della propria
Mediocrità impotente e cioè
Da parte di chi conosce in fondo la propria fatale complicità con l'ineluttabile meccanismo del mondo moderno altra reazione possibile alla satira che il giovane dostoevskiano atta a Pietroburgo vorrebbe subito tentare ma la satira non è in fondo che una declinazione più di iosa dello spleen gli anni della giovinezza dostoevskiano sono gli anni del passaggio dai miti romantici acquiescenti istiga l'anello di collegamento dell'utopismo di furie
Quello coltivato nei circoli a cui aderiva Dostoevskij che gli costerà la deportazione
Herzen una specie di Teofrasto dei rivoluzionari capace di tracciare caratteri
Impeccabile vedrà già in questi giovani un'ambizione torbida impotente sbiadite c'è qualcosa di malato di febbrile loro come per gli entusiasmi nelle scomuniche del critico Bielli Kinski quali critico dopo aver
Esaltato il Dostoevskij esordiente di povera gente stronca era quello un poco Golia hanno che parla proprio del doppio del romanzo il sosia poi verrà per il grande scrittore l'esperienza dei lavori forzati della Cattolica la conoscenza
Della illimitata umiliazione in dominio in cui si possono sottoporre gli individui ma anche la registrazione dei monti e delle Sico dei compagni di sventura così diversi da Luís non invece
La descrizione
Di quella natura sconfinata cui Dostoevskij Dostoevskij se non sempre indifferente lui scrittore metropolitano che dice vale come Dante afferra avvinto l'attualità della cronaca
Nelle sue voci contraddittorie nelle sue polifonie per spingerla subito sullo sfondo dell'escatologia facendo slittare sotto il suo affresco appunto febbrile davvero
Della storia russa dell'Ottocento la biografia dello scrittore vale
Lo segue dalla condanna lavori forzati al periodo passato da soldato fino a quando rientra nella Pietroburgo mutata degli anni sessanta e gli anni degli estremisti e delle riforme ed è qui che si rivela il Dostoevskij
Sostenitore della comunità del suo lo parola chiave
Un Dostoevskij che non rinnega lo sviluppo della storia russa e vuole tenere insieme conciliando occidentali stile slavo figli istanze civili già civilizzatrice principio nazional-popolare insomma
Conciliazione intellighenzia e popolo non più scissione Oriente e Occidente cultura e civilizzazione questo
è un punto molto interessante perché smentisce la vulgata su una frattura netta tra la gioventù socialiste la maturità reazionaria che Dostoevskij
In realtà come Pietroburgo come la Russia resta doppio rappresenta una nazione che imita l'Europa ma insieme le traduce originariamente le idee lei estremizza dal punto di vista esistenziale le rende apocalittiche come evidenza che a Berlino
Rimandando le può in giro minacciose per Londra e Parigi una nazione in cui l'orgoglio e la vergogna si rovesciano di continuo l'una nell'altra tutto questo Roberto Valle
Ce lo mostra con continui richiami alle espressioni linguistiche russe e alla loro storia e anche per questo il suo libro è una vera miniera
Di suggestioni per il lettore ritroviamo il gergo studentesco di allora i neologismi Dost rischiano di le citazioni dalle riviste dagli ideologi dei casi di cronaca
E un confronto continuo tra la storia e politica e quella letteraria anche tra l'Ottocento al suo passato il suo futuro si vada al Medio Evo
E a vincolo da una parte finora Simmel le all'Othman dall'altra e geograficamente dai Garner da Edgar Allan Poe a Victor Hugo quindi il consiglio di oggi
Questo libro pieno si direbbe quasi saturo di storie di letteratura lo spendi Pietroburgo Dostoevskij la doppia identità russa di Roberto Valli editore Rubbettino a risentirci venerdì prossimo