Presentazione Rapporto Annuale Nessuno Tocchi Caino

Pubblicato il 26 Giugno 2005 da mb

Il 24 giugno 2005 a via di Torre Argentina a Roma, l'Associazione Nessuno tocchi Caino (diretta da Sergio D'Elia - Segretario di NTC) ha presentato il suo Rapporto 2005 sulla pena di morte nel mondo.

Erano presenti alla cerimonia diverse rappresentanze diplomatiche africane in Italia ed alcune autorità prestigiose del mondo politico sia italiano che africano, fra cui l'Onorevole Pier Ferdinando Casini (Presidente della camera), Emma Bonino (Europarlamentare), Cesare Salvi (Vice-Presidente del Senato).

Una platea di ministri e di illustri facevano parte dello staff che ha accompagnato l'Onorato Abdoulaye Wade ( Presidente del Senegal ), per assistere alla presentazione e per la consegna del premio " L' Abolizionista dell'Anno " che gli è stato attribuito.

Presentazione Rapporto 2005

Presentazione

Emma Bonino

Il Rapporto 2005 di NESSUNO TOCCHI CAINO, curato anche quest’anno da Elisabetta Zamparutti ed edito da Marsilio, è dedicato al Presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, autore della Prefazione e insignito del Premio “L’ Abolizionista dell’Anno 2005”, inaugurato quest’anno da Nessuno tocchi Caino quale riconoscimento alla personalità che più di ogni altro si

è impegnato sul fronte della moratoria delle esecuzioni capitali e dell’abolizione della pena di morte.

Abdoulaye Wade è stato eletto Presidente del Senegal il 19 marzo del 2000, dopo quarant’anni dall’indipendenza del paese e dalle prime elezioni giudicate veramente libere e imparziali dagli osservatori internazionali.

Il 7 gennaio 2001 è stata approvata una nuova Costituzione che ha concesso alle donne il diritto di possedere la terra e, dopo le elezioni politiche dell’aprile 2001, il Presidente Wade ha designato una Donna come primo ministro. Era la prima volta che accadeva in Senegal, un paese con una popolazione al 94 per cento musulmana.

La nuova Costituzione non fa riferimento esplicito alla pena di morte, ma afferma: ” L’essere umano è sacro e inviolabile.

Lo Stato ha l’obbligo di rispettarlo e proteggerlo “.

Il 15 luglio 2004, il Consiglio dei ministri ha voluto cancellare ogni margine di dubbio ed ha approvato un progetto di legge relativo all’abolizione completa della pena capitale. Lo stesso giorno, il Presidente Wade che lo aveva sottoposto al governo ha deciso di portarlo anche all’esame del Parlamento.

I fascicoli dei quattro prigionieri ancora nel braccio della morte senegalese sono stati inviati al Presidente della Repubblica che ha commutato le loro sentenze in pene detentive.

Il 10 dicembre 2004, nella giornata mondiale dei diritti umani, l’Assemblea Nazionale del Senegal ha approvato all’unanimità la proposta del Presidente della Repubblica Abdoulaye Wade che abolisce la pena di morte per tutti i reati in Senegal, il terzo paese africano a maggioranza islamica ad aver abolito totalmente la pena di morte.

Descrizione del Premio

L’ Opera in bronzo, creata dall’artista Massimo Liberti per il Premio ” L’Abolizionista dell’ Anno “, raffigura una terra a forma di palloncino sul quale sono seduti dei bambini pronti a volare più in alto e guardare lontano. Vista di fronte, l’ Opera pone in rilievo l’Africa, il continente - simbolo di una storia , quella di Caino e di Abele , che lì ha visto forse la sua rappresentazione più tragica, ma anche il luogo dal quale giungono al mondo sempre più forti segnali di nonviolenza e di speranza.

L’Opera è dedicata al Presidente Abdoulaye Wade, l’artefice dell’abolizione della pena di morte in Senegal, avvenuta il 10 dicembre 2004 , nella Giornata Mondiale Dei Diritti Umani.

Il Premio è stato consegnato dall’Onorevole Pier Ferdinando Casini, Presidente della Camera dei Deputati.

Fonte: Documentazione Nessuno Tocchi Caino.

Onorevole Pier Ferdinando Casini - Presidente della Camera

Onorevole Cesare Salvi Vice Presidente del Senato

Prefazione di Maitre Abdoulaye Wade “Perché ho deciso di abolire la pena di morte ?”

E’ a questa domanda che vorrei dare una risposta come prefazione al Rapporto 2005 dell’Organizzazione umanitaria Nessuno tocchi Caino.

Lasciatemi innanzitutto ringraziare dal profondo del cuore i dirigenti della prestigiosa Associazione che dirige Emma Bonino, parlamentare europea e militante instancabile dei diritti umani.

In effetti, la duplice scelta caduta sulla mia persona, da un lato, di insignirmi del premio “Abolizionista dell’Anno 2005” e, dall’altro, di farmi scrivere una prefazione alla presente opera, costituisce un atto di stima intellettuale che mi colpisce profondamente.

La persona umana è sacra. E’ inviolabile. Questa convinzione profonda, che risale ai primi anni del mio giuramento come avvocato del foro di Besançon (Francia, ndr) e al periodo della mia carriera di giurista, di avvocato e docente universitario, ha nutrito il mio impegno a cancellare per sempre questo castigo iniquo dall’arsenale giuridico del mio paese.

E’ per questo che non ho esitato il 15 luglio 2004 a fare una dichiarazione solenne al popolo senegalese, facendo ciò davanti al Consiglio dei Ministri del mio Governo, per chiedere l’abolizione pura e semplice della pena di morte. Il Senegal ha una lunga tradizione di rifiuto della pena capitale nonostante le disposizioni dell’articolo 12 del Codice del nostro paese.

In effetti, la giustizia del Senegal ha applicato la pena di morte solo in due occasioni: una prima volta, nel 1967, nei confronti della persona considerata responsabile dell’assassinio del deputato socialista Demba Diop nel Comune di Thiès e una seconda e ultima volta, nel 1968, per l’autore del tentato assassinio del Presidente Léopold Sédar Sengor, avvenuto presso la Grande Moschea di Dakar in occasione della preghiera dell’ Aid -el-Kabir (La Tabaski in Senegalese (ovvero) il sacrificio del montone, ndr).

Il mio predecessore, il Presidente Abdou Diouf, a sua volta , aveva espresso il desiderio di non fare mai ricorso alla pena capitale. Quindi, si comprende facilmente perché, ho assunto anch’io l’alto incarico, non ho potuto essere da meno dei due primi Presidenti del Senegal Indipendente.

In quanto docente universitario, avvocato e militante dei diritti umani, dovevo fare di più per assicurarmi che mai la pena capitale sarebbe stata applicata nel mio paese.

Nei valori sociali e culturali della nostra tradizione la vita è considerata come un dono di Dio che, solo lui, è titolato a riprenderla. E la sanzione tradizionale suprema per i crimini gravi non era altro che la messa al bando, che consisteva nel rinnegare e nell’allontanare per sempre dalla comunità il colpevole. D’altro canto, nell’Africa nera questa è una concezione diffusa. Gli atri paesi africani devono ispirarsi a questa scala di valori intangibili e abolire la pena di morte dalle loro rispettive legislazioni. Ai giorni nostri, la comunità internazionale è ben consapevole che si tratta di retaggio d’altri tempi e ciò fonda ampiamente la legittimità di una simile battaglia.

Io penso come il poeta Victor - HUGO, Principe degli abolizionisti,

che ” Non serve il boia laddove basta il carceriere ” e che la società ” Non deve punire per vendicarsi, deve correggere per migliorare”.

La pena capitale colpisce spesso le persone senza difesa, senza mezzi e senza scampo. E’ a volte pronunciata a seguito di procedure che non hanno le garanzie di un processo giusto e con possibili errori giudiziari dalle conseguenze irrimediabili per la famiglia del condannato e per la società.

La mia lunga esperienza di operatore del diritto mi autorizza a pensare che nessuno giurisdizione è al riparo dall’errore giudiziario mentre la morte estingue ogni possibilità di porvi rimedio.

La giustizia deve restare umana ed equilibrata per essere adeguata alla misericordia di Dio che offre all’uomo la possibilità di emendarsi. Occorre dare piena attuazione a questi principi che consacrano il diritto più elementare dell’uomo senza il quale l’esercizio di altri diritti e libertà fondamentali sarebbe illusorio.

Gli uomini e le donne e soprattutto i minori a cui la morte è imposta come punizione perché hanno commesso dei crimini gravi, non sono né dei mostri né esseri sbucati dal nulla. Essi sono la conseguenza logica e naturale delle nostre società, per come gli accade di diventare in ragione di dinamiche interne e influenze esterne.

E’ dunque sulle nostre società che bisogna intervenire perché non siano più tali da generare dei criminali.

Si tratta, da questo punto di vista, su scala nazionale come sul piano internazionale, di combattere la miseria, l’oscurantismo e l’ignoranza, ma anche di assicurare l’integrazione piena e completa di tutte le minoranze, siano esse etniche, culturali, politiche o religiose.

Qualsiasi altra soluzione, in particolare quella volta a sopprimere sistematicamente delle vite umane, si limiterebbe a prendere in considerazione le sole manifestazioni del male, ignorandone le radici profonde. La politica è uno spazio di libertà dove operano gli uomini liberi< che credono nell’uomo e nella dignità umana.

E’ per questo che ho scelto di fare una scommessa ottimistica sull’essere umano per tutto quello che in lui vi è di più bello e di più grande e affidando il resto all’immensa misericordia del supremo creatore dell’universo.

ABDOULAYE WADE

Intervista al Presidente Abdoulaye Wade

Abdoulaye Wade: un augurio

Premio Nobel della Pace ?

Staremo a vedere!

” Una figura assai particolare ” Più volte premiato da altre Istituzioni internazionali per il suo impegno per la democrazia e per il rispetto dei diritti umani in Africa e nel mondo

Ricordi e Premi

Premio Abdoulaye Wade (2001)

L’ 11 dicembre, Abdoulaye Wade ha ricevuto il ” Pégase- d’Or” ” (Pegaso d’Oro), distinzione attribuita ogni anno dalla regione italiana della Toscana (al centro -ovest del paese) ricompensando l’azione di una personalità Per la pace, la democrazia e la difesa dei diritti dell’Uomo.

A margine di questa cerimonia , il Presidente Senegalese si è visto ugualmente onorato di una altra maniera. L’ Antenna di Confcommercio (il Patronato Italiano) a Firenze ha deciso di finanziare l’apertura e la gestione di un bureau del turismo del Senegal nella capitale Toscana. Alla fine degli anni ottanta, il Senegal era stato costretto a chiudere alcune delle sue rappresentanze turistiche in Europa.

Distinzione

WADE, CAMPIONE DELLA DEMOCRAZIA

Il presidente senegalese Abdoulaye Wade ha ricevuto il 6 dicembre scorso, a Washington il premio Harriman per la democrazia. Questa premiazione é attribuita ogni dieci anni a delle personalità che hanno operato per la democrazia nel loro paese. Essa é consegnata dal ” National Democratic Institut ” , una istituzione legata al partito democratico americano e diretto da Madeleine Albright, già segretaria di stato del presidente Bill Clinton. Gli altri laureati sono, “ex aequo” per l’Asia, Xanana Gusmao, Presidente del Timor - Orientale e Corazon Aquino, delle Filippine ; il Cileno Ricardo Lagos per l’America del Sud; e per l’Europa dell’Est, il capo dello Stato Georgiano Mikhail Saakachivili , così l’ex- Presidente della Repubblica Ceca Vaclav Havel.

Abdoulaye Wade

Premio Nobel della Pace ?

Staremo a vedere!

Ricordi

” Una figura assai particolare “

Più volte premiato da altre Istituzioni internazionali per il suo impegno per la democrazia e per il rispetto dei diritti umani in Africa e nel mondo

Distinzioni su distinzioni

Se ne parla Abdoulaye Wade, decorato della pace

Il premio Félix- Houphouet Boigny per la ricerca della pace 2004 è stato assegnato, il 13 settembre, al capo d’ Stato senegalese, Abdoulaye Wade. Il presidente della giuria, l’ex segretario di Stato americano e Premio Nobel della pace (1973), Henry Kissinger, ha tenuto a precisare che questa distinzione gli è stato concesso “per il suo contributo alla democrazia nel suo paese e della sua mediazione durante le crisi e litigi politici che si sono svolti nella sotto- regione, così come la sua promozione del dialogo tra Stati”. Il comitato di attribuzione è composto di undici personalità usciti dai cinque continenti: Mario Soares, ex- presidente portoghese; Iba Der Thiam, ex- ministro senegalese dell’Educazione nazionale e primo vice- presidente dell’Assemblea nazionale; Mohamed Bedjaoui, ministro algerino dei Affari esteri e ex- presidente della Corte Internazionale di giustizia dell’AJA; o ancora l’Argentino Adolfo Pérez Esquivel, presidente della Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli, Premio Nobel della pace (1980).

Hanno voluto salutare gli sforzi del Presidente Wade

Non solo nel suo paese, dove la ricerca della pace nella Casamance ( regione - sud del paese, ndr) ha fatto notevoli progressi, ugualmente all’esterno, in Guinea -Bissau (paese confinante del Senegal nel Sud, ndr), in Mauritania (paese confinante nel Nord) o ancora nella ricerca di una soluzione alla crisi che scuote la Costa d’Avorio da tre anni, giorno per giorno. “La giuria si è mostrata molto preoccupata della situazione dell’Africa, dal numero di conflitti, delle crisi e della violenza che vi è, confida il segretario esecutivo del premio, il Mauritanese Alioune Traoré. Per questo che ha portato la sua scelta su un uomo di buona volontà, che predica la tolleranza e il dialogo.”

E’ la seconda volta che un africano ottiene il premio dalla sua creazione, nel 1989. Era stato rimesso a Nelson Mandela, congiuntamente con Frederik De Klerk , allora capo dello Stato sudafricano. Augurandosi di non dover attendere ancora quindici anni purché la giuria porta di nuovo la sua scelta su un africano, Alioune Traoré precisa : “non abbiamo la presunzione di dare delle lezioni, ma la nostra preoccupazione è che l’Africa sia capace di trovare nel suo seno degli uomini pronti a investirsi nella ricerca della pace . Senza quella, non c’è ne sviluppo ne democrazia.”

La ricompensa, che è dotata di una busta di 122 000 euro, di un diploma e di una medaglia, sarà consegnata al laureato (vincitore) durante una grande cerimonia che avrà luogo all’UNESCO, a Parigi, nel corso del primo trimestre 2006.

L’Istituto Gorée:l’ impronta di Abdou Diouf

  • In un discorso pronunciato durante la consegna del Premio Félix Houphouet- Boigny (ex-presidente della Costa d’Avorio- ndr) per la pace, attribuito congiuntamente nel 1991 a Nelson Mandela, presidente dell’ “African national Congress” (ANC)e Frederik De Klerk, presidente della Repubblica sudafricana,il direttore generale dell’UNESCO, Federico Mayor, salutava la “lucidità e il coraggio” di Abdou Diouf, presidente del Senegal, per aver preso “la decisione storica di aprire il cammino a dei paesi africani verso la democrazia, facendo del suo paese una terra del pluralismo e della tolleranza”.

Aveva autorizzato la tenuta nel 1987 degli Incontri di Dakar per la democrazia in Sudafrica, finanziate “Fondazione Danièle Mitterand” e il miliardario “atipico” Georges Soros.

“L’idea era di rompere l’isolamento del Sudafrica in relazione al resto del continente facendo incontrare degli “Afrikaners” sud-africani dell’interno e dei rappresentanti dell’ANC”, si ricorda Madeleine Mukamabano della “Radio France International” (RFI), che ha assistito all’intrattenimento con Thabo Mbeki e Frederik Van Zyl Slabert, capo dell’opposizione bianca nell’ “apartheid”. Per Federico Mayor, l’incontro fu “una manovra capitale nel momento in cui provocò un declino salutare nelle mentalità collettive. Da questa riunione è venuta l’idea di sviluppare un forum per il dialogo”.

Così nacque il “Gorée - Institute” la cui sede è sull’isola di Gorée, nel Senegal, fu inaugurata ufficialmente nel giugno 1992 dal segretario dell’OUA, Salim Ahmed Salim, e il presidente Abdou Diouf, in presenza di un certo … Abdoulaye Wade (capo di Stato attuale del Senegal, ndr). Tanti altri sforzi hanno contribuito a loro modo alla caduta dell’apartheid nel 1994.

  • Gorée Peace Institute ( Institut Panafricain de la Maison du Soudan)

  • Gorée è il famoso luogo dove praticamente vennero deportati milioni di negri verso le Americhe (tratta negriera).

Omaggio

all’Opera di M. Liberti M. BA

La terre est belle

parceque elle est ronde

Elle est belle

par son Symbole

Elle est belle

par sa Symbiose

Elle est belle

Parceque elle est grandiose

Elle est belle

par sa Noblesse

Elle est belle

Par son Histoire

pour Comprendre

La Vie

L’ Amour

La Paix

La Tolérance

Elle est belle

Parceque on y vit

Elle est belle

Par sa beauté

Elle est belle

Parceque elle est belle

(Une terre sans violence)


Locandina del film "La Goccia"Locandina del film “La Goccia”

Il 21 maggio 2003

presso la sede del Partito -Radicale, in via di Torre Argentino 76, si è svolta la presentazione del lungo metraggio del Regista - Produttore - Marco Lanzafame con Remo Girone intitolato “La Goccia”. Nutrito è stato il pubblico che ha seguito con molto interesse questo film, insieme al Segretario di Nessuno Tocchi Caino ” HANDS OFF CAIN “ Sergio D’Elia con alcuni critici. Il lungo metraggio, la “Goccia” è stato girato a Palermo.

Il film è definito come un contributo “di forte impatto emotivo,” per non dimenticare, come in molti paesi nel mondo, gli uomini uccidono nel nome dello Stato e delle sue leggi”.

Il film ha anche il pregio di affrontare il tema della giustizia nelle sue contraddizioni, con una riflessione di efficace attualità sulla macchina “giustiziaria”.

E’ un contributo molto importante e rilevante per lottare contro la pena di morte e dell’ingiustizia nel mondo, come ce lo ricordano. Ma spesso vengono anche condannati e giustiziati degli uomini innocenti. Nell’ambito dell’incontro abbiamo intervistato . Giampiero Mughini- Scrittore, Claudia Clemente- Produttrice e moglie del regista, · Marco Lanzafame - Regista- * produttore del fim “La goccia” , Sergio D’Elia- segretario * di Nessuno tocchi Caino

Giampiero MughiniScrittore, Giornalista, Critico di arte

Claudia Clemente Produttrice, moglie del regista

Marco Lanzafame Regista , produttore del film

Sergio D’Elia Segretario della Associazione Radicale “Nessuno tocchi Caino”


19.12.01

Colette Berthès

Président de la lutte pour la justice

J’ai écrit “La Machine à tuer”, pour raconter l’histoire d’Odell Barnes , exécuté au Texas le 1er mars 2000, Odell mon ami, cet homme généreux, paisible et drole, qui m’aidait à vivre.

Colette Barthés est Présidente d’un centre d’accueuil de demandeurs d’asile dans le Tarn-Garonne (France).

Elle a créé en 1999 l’Association “Lutte Pour la Justice”

qui se consacre à la lutte pour l’abolition de la peine de mort aux Etats - Unis.

Colette Berthés

Ho scritto “La Machine à tuer”( la macchina per uccidere), per raccontare la storia di Odell Barnes, giustiziato nel Texas il 1° marzo 2000, Odell il mio amico, questo uomo generoso, calmo e divertente che mi aiutava a vivere.

Colette Berthés è Presidente di un Centro di accoglienza di richiedenti di asilo nel Tarn-Garonne (Francia).

Ha creato nel 1999 l’Associazione “Lutte Pour la Justice” (Lotta Per la Giustizia) che si consacra alla lotta per l’abolizione della pena di morte negli Stati-Uniti.

LPJ-

216, chemin de Figarol 82170 Pompignan France. tel. 05 58 51 75 62

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