10 GIU 2002

Francesco Cossiga: Conversazione con Massimo Bordin e Marco Pannella

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 26 min

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Cossiga e Pannella a Radio Radicale parlano della mancanza del plenum alla Camera, del ruolo del presidente della Repubblica e ricordano le tragiche circostanze dell’assassinio di Giorgiana MasiRoma, 10 giugno 2002 – Il direttore di Radio Radicale Massimo Bordin intervista l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

Interviene il leader radicale Marco Pannella.

In studio: Alessio Falconio.Sciopero della sete“Preannuncio un nuovo sciopero della sete”.

Con queste parole Marco Pannella, intervenuto telefonicamente nel corso dell’intervista, spiega il senso del Satyagraha radicale
che va avanti da 58 giorni, per chiedere che sia finalmente risolto il problema del plenum della Camera.I radicali chiedono “solo che l’ultimo atto necessario alla Costituzione” si compia.

Cioè che “la Camera decida quello che vuole”, decidano ad esempio “che sono in 617”, ma si esca subito dal “mercato delle vacche”.Il messaggio alle CamereIn questo senso sarebbe risolutivo un messaggio del presidente della Repubblica alle Camere.

Anche per far sì che questo uso “non venga mandato in desuetudine a discapito di esternazioni che oggi vengono fatte tutti i giorni”, con un “Ciampi che tutti i giorni parla”, ma che non utilizza la via istituzionale del messaggio auspicata dai radicali.

Oltre tutto, “mandare in desuetudine il messaggio renderebbe inutilizzabile il messaggio stesso”.

E ciò “può gettare un’ombra di illegittimità sul successore che vorrà esercitarlo”.Le dimissioniFrancesco Cossiga concorda quindi sulla necessità di chiudere con la vicenda della mancanza del plenum della Camera dei Deputati e “di fronte alle assurdità alle quali si assiste, come la lentezza per eleggere i giudici della Corte Costituzionale”, non c’è altro mezzo “per fare casino” che annunciare le dimissioni da senatore a vita.“Lo stato di diritto è stracciato sotto molteplici aspetti”.

Cossiga aggiunge che in uno stato dove ci sono “100 mila intercettazioni telefoniche all’anno, rispetto alle 500 dell’FBI” “è in pericolo la libertà”.Dittatura per difendere la democraziaL’ex presidente della Repubblica si dice ancora persuaso che “per difendere la democrazia talvolta è necessaria la dittatura”, e se da una parte ammette di aver commesso delle ingenuità divenendo “uno dei fondatori dell’emergenzialismo”, dall’altra le “leggi di emergenza al limite legalità, che servivano contro il terrorismo, sono divenute la cultura del paese”.12 maggio 1977: strage e stato d’assedioIn particolare, relativamente alle tragiche circostanze della manifestazione radicale del 12 maggio 1977, in cui fu uccisa Giorgiana Masi, Cossiga confessa di non aver avuto in prima persona l’idea di proibire le manifestazioni.

L’ordine fu dato “perché l’aveva chiesto il comitato interministeriale, il quale – ricorda - mi ha anche insultato perché faci fare troppe dimostrazioni in quel periodo”.

Certo, precisa, “l’ordine l’ho dato io”.La verità – puntualizza Marco Pannella – è che se ci fossero stati tre o dieci morti, sarebbe stato esteso una sorta di stato d’assedio in tutta Italia”, mentre “la certezza del diritto va fatta valere proprio durante le emergenze”.

Cossiga da parte sua invece insiste nel ritenere che “la libertà vale sempre ma con alcune sospensioni”, attuabili nei momenti di grave conflitto sociale.Moro e D’Urso“La libertà di Aldo Moro però non c’è stata”, ricorda il leader radicale.

E a nulla sono servite le “sospensioni” adottate dal ministero degli interni nei giorni del sequestro dell’allora presidente della Dc.

“Avevo convinto – rivela Pannella - Zaccagnini a convocare il consiglio nazionale”.

“Lo aveva convinto anche Fanfani”, aggiunge Cossiga, ma il problema da risolvere, prosegue Pannella, per spiegare la tragica fine di Aldo Moro, è capire il ruolo “dell’ultra protetto ancora oggi Giovanni Senzani”.I radicali, conclude Marco Pannella, “impedendo poco dopo l’assassinio di D’Urso, impedirono un ulteriore tentativo di colpo di stato”.

Nella ricerca della “strage in senso tecnico” sta tutto il significato del tentativo di avvicendamento politico “che c’era politica nella fermezza”.

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