Intervista a Graham Watson sulla revisione della direttiva sull'orario di lavoro, respinta dal Parlamento Europeo riunito a Strasburgo in seduta plenaria

Graham Watson Presidente dell'Alleanza dei liberali democratici e per l'Europa con lui vogliamo parlare della direttiva orario di lavoro il Parlamento ha respinto una proposta del consiglio che prevedeva una certa flessibilità detto no alle sessantacinque ore questi titoli delle
Pagine dei giornali di oggi il suo commento
Mi sembra difficile sei dopo tanti anni di dibattito al Consiglio tra venti Stati membri hanno trovato un accordo che il Parlamento lo respinge
Però è vero che esiste
Insieme
Al Parlamento non solo né al campo socialdemocratico ma anche nel campo del Petri forse che dicono no dobbiamo avere una politica sociale
Personalmente non sono un convinto dall'idea di fare questa politica a livello europeo
è anche una politica che si può fare a livello nazionale bisogna che ai Parlamenti nazionale hanno anche qualcosa a dire dunque non sono molto contento con il risultato delle foto Perrone
Sono convinto che quando si tratta di una conciliazione che
Si debba fare adesso
Tra il Parlamento e il Consiglio avremmo un risultato comma quattro col quale
Tutti possono vivere il suo Paese
Regno Unito è stato protagonista un certo senso di questa trattativa perché
Appunto che assumo portavoce di rimanere fuori diciamo tra le dal contesto tra giusti legislazione e europea
Per quali ragioni nel mio paese anche nel mio gruppo politico qui al Parlamento europeo c'è una forte preoccupazione sulla mancanza di competitività
Di concorrenzialità nell'economia europea
Noi dobbiamo far fronte a grande sfida in questo mondo alla sfida della produzione e l'o costa in Cina in Brasilia in India
E dobbiamo avere un un'economia flessibile per poter rispondere a questo nessuno vuol tornare nel passato
Nessuno vuole che
La gente lavorano settantasei ottanta ore la settimana però con una certa flessibilità bisogna tenere se vogliamo che in le nostre industrie
Sopravvivono
Al momento giusto con la crisi economica questa per appunto introdurre elementi di rigidità nel sistema del mercato del lavoro europeo me mi sembra di no
Grazie a gran voce