26 LUG 2001

Dall'archivio: Blitz nella sede del Gsf. Pannella l'aveva previsto, ma i comunisti...

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Il blitz di sabato notte nella scuole che ospitavano i manifestanti del Gsf a Genova è stato compiuto ai sensi dell'art.

41 della Legge Reale.

Nel 1978, i Radicali proposero un referendum per abrogarla.

Tra coloro che ne impedirono la soppressione, anche il Pci di Berlinguer.Non si placano le polemiche sul blitz di domenica notte nelle scuole di Genova che ospitavano i manifestanti del Genoa Social Forum.

La perquisizione, le presunte violenze e gli arresti operati dalle Forze dell'Ordine, hanno ricordato a molti "i tempi di Pinochet in Cile" e dato "la sensazione di essere in uno Stato di
polizia".

Tra i commenti più duri, quello del segretario di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti, che ha parlato di "una sospensione dello Stato di diritto".

In seguito agli eventi di sabato notte, l'Opposizione ha firmato la mozione di sfiducia nei confronti del Ministro dell'Interno, Claudio Scajola, richiesto un'indagine conoscitiva sui fatti (oggi bocciata dall'Ufficio di Presidenza della Commissione Affari Costituzionali) e l'istituzione di una commissione parlamentare d'indagine.

Nell'informativa urgente del Governo, lunedì scorso, il ministro Scajola si è difeso affermando che la perquisizione si è resa necessaria per precise segnalazioni ricevute dalle Forze dell'Ordine e che non si è trattato certo, come qualcuno ha detto, di "una ritorsione".

In particolare, il ministro ha spiegato che l'autorità locale di pubblica sicurezza ha disposto negli istituti una perquisizione ai sensi dell'articolo 41 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, dandone informazione preventiva all'autorità giudiziaria, pur non avendone l'obbligo.

Le giustificazioni del ministro, come si è detto, non hanno placato le polemiche, tuttavia riportano alla mente - forse più che il Cile di Pinochet - l'Italia degli anni '70 ed il periodo della così detta legislazione d'emergenza.

Il Tulps, la normativa che ha consentito il blitz di domenica notte, ovvero la così detta 'Legge Reale', è infatti la prima in ordine cronologico delle leggi eccezionali emanate per la tutela dell’ordine pubblico.

Varata nel 1975, diede il via al processo legislativo di emergenza che portò nel ’77 all’accordo fra i partiti dell’arco costituzionale e, successivamente, all'entrata del Pci nell’area di governo.

Nel '78 la Legge Reale fu oggetto di un referendum proposto dai radicali.

Proprio in quell'occasione il Pci (accanto a Dc, Psi, Pdup-Dp, Pli, Pri, Psdi e Svp) si impegnò in una dura campagna che impedì l'abrogazione della legge."Leggi come questa sono una spada di Damocle sulla testa di tutti noi.

Attenzione siamo in pericolo tutti".

Nel corso dell'ultimo appello al voto, l'11 giugno del 1978, Marco Pannella chiamava in causa soprattutto l'elettorato di sinistra, perchè in linea con "le sue tradizioni" votasse sì alla abrogazione di una legge "omicida e letteralmente barbara sul piano giuridico".

"Questa legge - dichiarava il leader del Partito Radicale - che il partito comunista secondo le sue tradizioni aveva giudicato 'omicida e letteralemente barbara sul piano giuridico', questa legge della quale i poliziotti, i Cossiga, ci hanno detto che era assolutamente inutile, se noi oggi la votiamo, votiamo perchè resti".

Parole che sembrano dette con il 'senno di poi'.

"Può accadere qualcosa di molto grave.

Intanto non avranno più interesse a cambiarla" - aggiungeva Pannella.

Sul fronte opposto si schierava invece il Pci di Enrico Berlinguer, che pure tre anni prima, aveva votato contro il varo della Legge Reale.

"Noi comunisti votammo contro di essa, perchè ne abbiamo criticato e ne critichiamo alcuni articoli, che sono sbagliati - precisava Berlinguer nel suo appello - e tuttavia, oggi vi invitiamo a votare 'no' alla sua soppressione.

Sarebbe insensato infatti abolirla senza avere prima sostituito questa legge con una legge migliore, cioè più rigorosa, più efficace e più rispettosa dei diritti costituzionali".

Si trattava dunque di una legge destinata ad avere vita breve.

"Una nuova legge già c'è, è pronta, - rilevava il segretario del Pci - ma la sua definitiva approvazione è stata finora impedita dall'ostruzionismo congiunto di radicali e missini.

E costoro hanno annunciato di voler proseguire nel sabotaggio di essa, anche dopo il referendum, quale che ne sia il risultato.

Prima o poi comunque la nuova legge sull'ordine pubblico passerà, ma intanto non si può rimanere privi di ogni legge, senza la vecchia e senza la nuova".

Berlinguer l'ebbe vinta.

Nelle votazioni dell'11 e del 12 giugno l'abrogazione della legge Reale sull'ordine pubblico ricevette un secco 'no' con il 76,5% contro il 22,3% dei sì.

A 23 anni di distanza, i fatti accaduti nella notte tra il 22 e il 23 luglio 2001 a Genova, sembrano soltanto l'ultimo dei capitoli di una nemesi storica che continua a mietere vittime e che comunque non è mai riuscita, non ad abrogare, ma nemmeno ad avviare un serio tentativo di riforma della legge in questione.

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