01 MAG 2002

TPI: Kosovo, gli attacchi ai convogli di profughi

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 4 ore 41 min

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I testimoni diretti delle violenze in Kosovo racontano delle violenze perpetrate dalle milizie serbe nei confronti dei profughi e della pulizia etnica del Kosovo durante i bombardamenti NATOL'Aja, 1° maggio 2002Perparim Isufi, un kosovaro 22enne di etnia albanese del villaggio di Mazgit (municipalità di Obilic), ha raccontato la deportazione verso la Macedonia e le violenze dei militari serbi nei confronti dei rifugiati, che erano costretti a dirigersi verso la Maccedonia o l'Albania su dei treni "stracolmi".

Emin Kabashi, un intellettuale che ha "fornito aiuto all'Uck", ha testimoniato
sulle violenze dei miltari serbi sui convogli di profughi.

Anche Gani Haradinaj, un impiegato nella stazione termoelettrica di Obilic, ha parlato delle violenze sui convogli di profughi e della sua detenzione nel carcere improvvisato nel villaggio di Smrekovrika, dove sono stati torturati e uccisi molti kosovari di etnia albanese.

La testimonianza di Perparim IsufiIl 27 marzo 1999 Perparim Isufi, che all'epoca aveva 19 anni, e la sua famiglia sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni.

In seguito donne e bambini sono scappati verso Pristina poiché il villaggio era stato circondato.

Gli altri si sono rifugiati in un villaggio vicino.

Il teste, dopo aver sentito raffiche di spari durante la notte, ha deciso di scappare a Pristina.

Lungo il tragitto ha visto un veicolo con tre uomini che indossavano uniformi della polizia ed erano armati fino ai denti.

Le milizie hanno quindi iniziato a sparare sul gruppo di profughi, uccidendo quattro donne.

I rifugiati sono stati poi costretti a "salire su treni stracolmi" di persone e scortati dalle milizie serbe verso la Macedonia.La testimonianza di Emin KabashiEmin Kabashi, un kosovaro di etnia albanese, dottore di ricerca in Letteratura albanese ha raccontato che i suoi vicini di casa lo hanno avvertito che le milizie serbe lo stavano cercando per ucciderlo, dopo che nelle vicinanze del suo villaggio erano state uccise 44 persone.

Il teste ha quindi deciso di scappare verso Pristina e si è unito ad un convoglio di profughi.

Le milizie hanno bloccato il convoglio durante il tragitto, hanno separato gli uomini dalle donne e dai bambini, hanno chiesto denaro.

I documenti di identità delle donne sono stati distrutti e gli uomini sono stati portati in una casa.

Il giorno successivo i soldati hanno intimato agli uomini di scappare: "Avete chiesto l'intervento NATO? - hanno detto i militari serbi, secondo quanto raccontato dal testimone - Ora andate via, andate in Albania o in Macedonia.

Chi non vorrà andare via, sarà catturato, questa è la Serbia".

Kabashi si è diretto verso l'Albania, dietro indicazione dei militari serbi, e ad un posto di blocco il teste ha visto che il suo nome era presente su una lista insieme ad altri di persone che conosceva.

I militari gli hanno chiesto altri serbi e gli hanno detto che se non fosse immediatamente diretto verso l'Albania sarebbe stato uccisoLa testimonianza di Gani HaradinajGani Haradinaj, di Stanovc i Eperm nella municipalità di Vucitrin, ha raccontato l'attacco delle milizie serbe durante i bombardamenti NATO al suo villaggio e in particolare ha testimoniato sulle violenze nei confronti dei profughi.

Il teste è stato infatti arrestato dai militari e portato nella prigione 'improvvisata' di Smrekovrika, dove è rimasto per "venti giorni".

Dopo aver subito maltrattamenti di ogni genere è stato costretto a firmare "una falsa dichiarazione" in cui era scritto che era "un terrorista dell'Uck" e che aveva "compiuto molti attacchi terroristici".

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