Notiziario Vivere & Morire

Poi un giorno e benvenuti alla prima puntata del notiziario vivere morì dedicato ai temi dell'eutanasia del testamento biologico e della libertà terapeutica e studia Pietro Rizzo Moretti collaborazione redazionale di Rosa marca in questa puntata parleremo di un documento del Comitato di bioetica della Catalogna in Spagna nel quale si raccomanda la legalizzazione dell'eutanasia
Andremo poi a vedere due casi molto simili di eutanasia in Gran Bretagna Canada sempre in Gran Bretagna parleremo di un interessante studio sulle decisioni di fine vita
E e concluderemo con due studi italiani sulla testamento biologico e sull'accanimento terapeutico
E quindi cominciamo dalla Spagna il comitato di bioetica della Catalogna ha pubblicato un documento nel quale si raccomanda di modificare il Codice Penale per depenalizzare l'eutanasia sempre che questa sia praticata nei casi di malattie gravi o terminali e con il consenso scritto del malato
Nel documento nel quale il comitato ha elaborato un appello al ministro della Salute il comitato si dice favorevole alla pratica dell'eutanasia per i pazienti terminali o con patologie irreversibili che soffrono in maniera insopportabile
Con l'obiettivo di dare loro una morte dignitosa che evita sofferenza
Deve rimanere assolutamente proibito per esempio praticare l'eutanasia negli anziani che non sono gravemente malati ha detto il dottor Rochele almeno l'uno dei firmatari del documento
Nella grande maggioranza dei casi l'eutanasia si applica pazienti che moriranno comunque entro una settimana qualche giorno soffrendo in maniera inutile a concluso almeno vol
E andiamo quindi in Gran Bretagna
Un uomo che aveva aiutato la moglie malata di esclusi multipla suicidarsi e per questo condannato a nove mesi di prigione è stato scarcerato un giudice della Gran Bretagna gli ha infatti concesso la sospensione condizionale per un anno
Devi marci cinquantotto anni il diciannove settembre del due mila cinque era rientrato a casa a casa aveva visto sua moglie con una busta di plastica in testa che cercava di togliersi la vita per la terza volta
La signora marce aveva detto e scritto numerose volte
Del suo desiderio di morire devi Marcella in quell'occasione l'aiuto stringere i lacci della busta di plastica che già la stava soffocando per poi tenere la mano negli ultimi istanti della vita e la moglie
In un primo momento focus atto di omicidio accusa poi cambiata in assistenza al suicidio il giudice che lo ha scarcerato nella leggervi la sentenza si è rivolto così amarci
Lei è stato un marito che non solo nutriva un profondo amore per sua moglie ma anche a aveva una disinteressata devozione verso di lei
Peccato che al momento della morte invece di poter magari vivere il proprio lutto in pace ricominciare pian piano la la sua vita sia stato arrestato con l'accusa di omicidio
è andata meglio invece ad un altro uomo questa volta in Canada al centro di una vicenda molto simile andrebbero Girón è stato infatti condannato a tre anni di condizionale con condizionale ma nessun giorno di carcere per aver tentato di praticare l'eutanasia
Sulla moglie nel luglio del due mila cinque maggio non aveva cercato di soffocare la moglie affetta da da alla data sia di Friedrich con una busta di plastica
Ha però chiamato la polizia prima della morte che poi si è verificata in ospedale tre giorni dopo
Il giudice ha detto che le azioni di Bergé Ron erano chiaramente motivate dall'amore per la donna e i date le circostanze non avrebbe dovuto essere condannato al carcere
Nella sua sentenza del giudice anche raccomandato al legislatore una revisione della legge in merito al suicidio assistito e all'eutanasia
Come dire i giudici cercano di porre rimedio ad una deficienza legislativa che vorrebbe l'eutanasia
Equiparata all'omicidio anche in casi magari di sofferenza estrema di malattie terminali ma è un privilegio che spetta solamente a quanto pare i britannici e canadesi infatti la nostra giustizia continua a rimandare una decisione sul ricorso presentato da Beppino Englaro per poter cessare il trattamento di sostegno vitale alla figlia Eluana in stato vegetativo da oltre quattordici anni
Sarà infatti rinviata a metà novembre a causa dell'indisponibilità di un giudice
L'udienza davanti alla sezione famiglia della corte d'appello civile di Milano in cui si sarebbe dovuto discutere della missione della testimonianza di alcune persone
Pronti ad affermare che l'one in più di un'occasione avrebbe detto che nel caso di lesioni come quelle che poi ha riportato la soluzione migliore sarebbe stata proprio quella di staccare la spina e se si pensa che il ricorso era già arrivato alla Cassazione che si era appunto rifiutata di decidere per questioni formali
E che ora siamo già al secondo grado del secondo tentativo verrebbe da pensare male spetta ai giudici canadesi britannici e comunque di altri Paesi nostri sembrano davvero paralizzati dalla paura di decidere su questa materia ma ritorniamo alla Gran Bretagna dove secondo uno studio della Brunel University di Londra
Pubblicato sul numero di ottobre di palliativi nerissime i medici britannici aiutano a morire circa due terzi dei malati terminali cessando il trattamento di sostentamento vitale o somministrando antidolorifici che accorciano la vita
Ma lo fanno solo quando credono che la morte sia imminente e dopo essersi consultati con i pazienti familiari e gli altri medici
L'autore della ricerca Clive sì il a interpellato oltre ottocento medici ha prodotto e quindi ha prodotto le uniche cifre certe sulla diffusione di queste pratiche fra i sanitari britannici
Contrariamente però a quanto si può pensare avverte l'autore lo studio dimostra che i medici britannici prendono più precauzione dei loro colleghi all'estero
La stragrande maggioranza del novantuno per cento dei medici ha infatti detto che le proprie azioni non hanno accelerato la morte di più di una settimana percentuale che invece si abbassa notevolmente in altri stati europei americani che ha australiani
I medici britannici sempre secondo questa ricerca sono anche più aperti nel parlare a parlare di decisioni sul fine vita dei loro colleghi in altri Paesi dove l'eutanasia è illegale
Ma non è discutono così spesso quanto i medici i di quei paesi dove l'eutanasia invece legale
E veniamo all'Italia con un interessantissimo studio del GiviTi il gruppo per la valutazione degli interventi in terapia intensiva secondo cui il testamento biologico è già in parte diffuso fra i pazienti ricoverati in terapia intensiva
Secondo la ricerca infatti per l'otto per cento dei pazienti che entra in terapie intensive medici rianimatori hanno a disposizione un testamento biologico
Le prime non definitive elaborazione dello studio sono state presentate lo scorso diciannove ottobre in via preliminare in un meeting del gruppo scientifico appesa a Rho e riguardano tre mila seicentoquarantotto pazienti deceduti in ottantaquattro unità di terapia intensiva
Ma che nel due mila cinque anno appunto trattato oltre venti mila pazienti
Inoltre l'ottanta per cento dei pazienti studiati questi sono stati considerati non in grado di esprimere un consenso valido al piano di cure al momento della missione in terapia intensiva a causa dell'alterazione della coscienza condizioni di estremo stress o per l'anestesia
L'indagine del GiviTi secondo questa indagine risulta che per oltre il novanta per cento dei casi alla missione era stata decisa e attuata una terapia piena con tutti i trattamenti intensivi disponibili questo impegno massimo iniziale
Applicato in tutti i pazienti che presentano una condizione estremamente critica ma che potenzialmente
Era reversibile una limitazione di uno o più trattamenti intensivi decisa al momento dell'ingresso del paziente invece avvenuto solo nell'otto per cento dei casi
E ha riguardato sia i pazienti in cui si attendono migliori risultati da trattamenti meno invasivi sia i pazienti morenti
Nessuna limitazione delle cure intensive è stato assicurato a oltre il sessanta per cento dei pazienti fino al momento del decesso a maggior parte di essi è morta precocemente per la gravità delle condizioni e prima che le cure potessero mostrarsi efficace
Nel restante quaranta per cento dei pazienti deceduti vi è stata una limitazione dei trattamenti intensivi
Queste decisioni avvengono più tardi nel decorso clinico quando la prognosi infausta diventa evidente la motivazione più spesso riportate quella di evitare trattamenti senza alcuna prospettiva di dare giovamento
La frequenza con cui vengono prese decisione di limitazione di trattamenti intensivi è molto variabile terapie intensive italiane ma anche dove ciò non avviene praticamente mai queste decisioni non modificano la mortalità laddove non vengono praticate limitazione dei trattamenti intensivi non muoiono meno pazienti ma muoiono più tardivamente probabilmente peggio con un'inutile prolungamento dell'agonia
Però la limitazione appunto degli sforzi terapeutici queste decisioni sul fine vita che sembrano risultare appunto da questo studio non sembrano essere sufficienti secondo un'altra ricerca il cinquantasette per cento di medici riconosce che nella prassi clinica è frequente osservare situazioni di accanimento terapeutico
Per il trentasei per cento si tratta di un'eventualità POF poco frequenti
Però attenzione solo il due per cento solo per il due per cento dei medici non si verificano mai o quasi mai situazione di accanimento terapeutico beh un dato abbastanza abbastanza sconcertante
Sono alcuni dei dati appunto che emergono da un'indagine dell'associazione A buon diritto e che sarà presentata il prossimo ventitré novembre a Roma
I dati che abbiamo anticipato hanno dichiarato Luigi Manconi Andrea Polanski presidente e direttore dell'associazione
Evidenziano un vuoto normativo preoccupante l'accanimento terapeutico emerge come una pratica ampiamente diffusa come un nodo irrisolto rispetto al quale il legislatore deve predisporre strumenti adeguati a tutela del paziente a buon diritto l'associazione auspica dunque che il Parlamento approvi quanto prima una legge sul testamento biologico tenendo conto di una domanda ineludibile rispetto alla quale
Come documenta la ricerca il parere della classe medica e largamente favorevole
E e ci associamo in pieno a questo invito dell'associazione A buon diritto bene termina qui il notiziario vivere morire risentirci e domenica prossima per radio radicale Pietro Yet Moretti