L'amministratore delegato del "Cane a sei zampe", Claudio De Scalzi, ha motivato la decisione sostenendo che "dal punto di vista tecnico e operativo" i sequestri disposti dalla magistratura hanno reso impossibile "proseguire l'attività … produttiva".
Motivazioni, quelle addotte da De Scalzi, che non hanno convinto Michele Marsiglia, presidente di Federpetroli, che ha tra l'altro dichiarato: "I pm non hanno imposto alcuna chiusura, ma la garanzia che si lavori senza inquinare".
Intanto, dal 25 aprile i lavoratori dell'indotto Eni presidiano i cancelli del COVA e la Val d'Agri sta scoprendo, suo malgrado, che un'intera economia ruota attorno alle attività di estrazione idrocarburi e che nessuna via d'uscita o sviluppo non dipendente dall'oro nero è stato creato in venti anni di royalties.
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