Durban, Conferenza Onu contro il Razzismo 02 Settembre 2001 : Interviste ai Protagonisti
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Interviste a: Pierluigi Castagnetti, Delegazione Parlam. Italiana a Durban; Maryan Ismail Mohamed, Presid. Ong Donne in Rete Milano; Angela Scalzo Presid. Sos Razzismo Italia; Alioune Badara Gueye, Resp. Nazionale Immigrati CGIL; Antonio Stango,Editore e Presid.Comitato Helsinki; Piero D'Onofrio Fotograto Regista, Delegato Associazione Movimondo; Tandika Kandwire, Directeur UN Research Institute Social Development; Felix Madu Magistrat Commission des Droits de l'homme Minist. de la Justice - Cote d'Ivoire; Madame Makhfouss Forum Organisation Union Avvocats Arabes; Kansika Monshengwo, Forum Delegation Irland; Abdoul Karim Sané, Présid. Conseil de Hannover (Germania); Pierre Sané- Sous Direct.General des Scienses Sociales et Humaines (Unesco)
Durban, 02 Settembre 2001 - Proseguono i lavori della Conferenza Mondiale contro il Razzismo accentrati soprattutto sulla questione Israelo - Palestinese, e sulla decisione degli Stati Uniti di ritirarsi o meno dalla conferenza, a seguito della risoluzione estremamente severa nei riguardi di Israele da parte del Forum delle Ong.
ll deputato Pierluigi Castagnetti ha sottolineato la positiva ed attiva presenza delle ong italiane nella città Sud Africana . Ha constatato la ragionevolezza delle richieste da parte dei loro delegati soprattutto sulla ratifica delle direttive europee in materia di immigrazione: la parità di trattamento dei lavoratori stranieri e la tutela dei diritti umani. L’onorevole Castagnetti non nega comunque, la tendenza italiana a ritardare la ratifica europea. Dichiara inoltre di approvare l’atteggiamento moderato delle organizzazioni non governative italiane sulla questione Medio - Orientale, con la completa assenza della equazione sionismo uguale razzismo sollevata da alcune ong non europee. L’Onorevole ribadisce: “Non condivido l’ annuncio del ritiro della delegazione americana dalla conferenza per protesta contro le posizioni di alcune ong, i governi devono assumere le loro responsabilità e le ong hanno il diritto nel definire pareri non condivisibili.
Riguardo l’assenza di capi di stato occidentali, ad esclusione della Lettonia, si ritiene molto deluso, ed evidenzia l’ importanza della partecipazione di tre ministri europei: Il Belgio, La Germania e L’ Italia. Sottolinea infatti, i loro interventi particolarmente efficaci sulla questione Medio - Orientale con un appello al dialogo delle parti. Castagnetti ricorda: “c’è la necessità di un dialogo fra i governi industrializzati e non. Il divario tra ricchezza e povertà nel mondo è diventato un problema non eludibile ormai”. In riferimento alla immigrazione in Italia, si augura che i propositi di Bossi sulla attuazione di una nuova legge sull’immigrazione non avranno seguito e confida nel senso di responsabilità del collegio dei ministri: “l’accoglienza e l’ integrazione sono le problematiche che hanno tutti i paesi industrializzati e che necessitano di mano d’opera”.
Maryan Ismail Mohamed dichiara di avere una impressione positiva della conferenza anche se non nega le grosse difficoltà esistenti. “La riunione preliminare delle ong è stata complessa e travagliata, ma ho constatato la presenza di persone molto attive e determinate per una risoluzione comune”. Inoltre Ismael Mohamed Maryan ribadisce: “I diritti umani sono a tutt’oggi calpestati, ovunque in questa nostra terra, ed i gruppi africani presenti alla conferenza sono decisi nel far riconoscere la schiavitù come un crimine contro l’umanità, questo incontro di Durban è solo l’inizio di un lungo cammino”.
Angela Scalzo, Presidente Ong Sos Razzismo Italia - Segretaria Nazionale SOS Razzismo Italia
Nel corso dell’ intervista Angela Scalzo ha posto l’accento soprattutto sulla questione Israelo - Palestinese e sull’irrigidimento delle ong israeliane nello stabilire un documento comune che riconosca i diritti negati ai palestinesi, senza perciò negare quello che è stato l’olocausto per gli israeliani. Sottolinea inoltre perplessità sull’atteggiamento della delegazione americana e israeliana e si augura comunque, un esito positivo della conferenza. Al termine della intervista la delegata italiana ha voluto sottolineare la grossa esperienza umana che ha avuto partecipando a questa conferenza, venendo a conoscenza di problematiche e realtà nel mondo del tutto sconosciute a lei, come il problema delle caste indiane e quelle giapponesi.
Alioune Badara Gueye, Cgil - Responsabile Nazionale Immigrati
Alioune Gueye evidenzia le problematiche sorte già a Ginevra con la conferenza preparatoria, soprattutto sul riconoscimento della schiavitù africana come un crimine contro l’ umanità.
Ricorda l’importanza della Conferenza Mondiale contro il Razzismo a Durban città del Sud Africa, paese da poco liberato dall’ apartheid. Alioune Gueye esorta i partecipanti a lottare questa battaglia contro il razzismo anche se non dimentica che il cammino è ancora lungo. “Tutti i paesi africani devono ricevere i risarcimenti - sottolinea l’esponente della CGIL - quattro secoli di schiavitù hanno tolto grosse risorse economiche ed umane a questi paesi, la tratta degli schiavi è stato un crimine contro l’ umanità, e quindi gli americani devono risarcire i paesi ed i parenti delle vittime che hanno subito questa ingiustizia”.
Antonio Stango, Editore e Presidente - Comitato Helsinki
Nel corso dell’ intervista Antonio Stango pone l’attenzione sul ruolo delle ong all’interno della conferenza rilegata soprattutto nel criticare il comportamento dello stato israeliano durante i lavori.Sottolinea il fatto che nessuno ha ricordato il problema dei diritti umani esistente nel mondo, l’occupazione del Tibet da oltre 50 anni da parte della Cina, ed infine ha fortemente criticato la politica dello Zimbabwe che stà attuando in questi mesi nei confronti della minoranza bianca. Concludendo l’intervista Stango ricorda l’ urgenza di dialogo tra le varie parti, per il raggiungimento di una soluzione comune.
D’Onofrio si sofferma sul nuovo progetto che stanno realizzando in Sud Africa: una scuola di fotografia a Soweto. Motivo di questo progetto è soprattutto la forte richiesta di professionisti nel campo giornalistico. Il progetto prevede anche la realizzazione di un museo sulla storia del Sud Africa attraverso esposizioni fotografiche del fotografo Half Khumalo e da lavori realizzati dai giovani diplomati. Direttore di questa scuola sarà lo stesso Half Khumalo, famoso fotografo sudafricano, che ha testimoniato attraverso la sua professione dagli anni’50 ad oggi tutte le vicissitudini della sua antica terra.
Tandika Kandwire, Directeur UN Research Institute Social Development Ex - Directeur de Codestria
Tandika sottolinea: “l’importanza storica di questa conferenza, è basata non sulle soluzioni che andremo a prendere, ma sulla questione che nell’agenda internazionale sia inserita la tematica del razzismo, che non è un problema solo dell’Africa, e dei neri, ma Universale”. Sollecitato sulla questione dell’immigrazione Tandika ricorda: “il primo problema è che parliamo tutti i giorni della liberalizzazione del mercato, ma è più facile far entrare delle banane in Europa che un senegalese in Europa, è bizzarro: hanno liberalizzato il prodotto delle banane e del cacao ma nello stesso tempo hanno chiuso le porte alla gente che vende questi prodotti.Il secondo problema è quello della gente che è già nel paese europeo che ha molti, problemi a Ginevra per esempio, io vedo come i neri sono umiliati e maltrattati”. Evidenzia inoltre: ” Ogni volta che gli africani hanno posto il problema del colonialismo, gli europei hanno sempre inteso che fosse rivolto solo agli Stati Uniti, ma è il vecchio continente che deve prendere una posizione, non finanziariamente ma moralmente, sulle questioni dell’ apartheid, dello schiavismo e del colonialismo”.
Felix Madu, Magistrat Commission des Droits de l’ homme - Ministere de la Justice - Cote d’ Ivoire -
Sollecitato sull’andamento dei lavori della conferenza il magistrato della Costa d’ Avorio dichiara: “Io ho molte speranze sull’esito di questa conferenza, spero che al termine dei lavori si adotteranno delle soluzioni molto concrete da parte della comunità internazionale, al fine di lottare efficacemente in tutti i paesi il razzismo. Invitato a dare un giudizio sullo scandalo dei bambini schiavi in Costa d’Avorio il magistrato dichiara: ” sì, qui mi date l’occasione di spiegare quello che è realmente successo, perché la situazione della Costa d’Avorio oggi è particolare.
C’è innanzitutto il fatto che il paese ha vissuto un colpo di stato brutale. I politici ed il popolo ivoriano hanno contribuito assai efficacemente ed in maniera evidente, affinché la transizione militare prendesse rapidamente fine, e l’ hanno fatto in condizioni e nelle circostanze assai calamitose. Per spingere i militari a lasciare il potere durante l’esito delle elezioni, c’è voluta la ribellione del popolo nelle strade e il tributo che il popolo ha dovuto pagare è stato molto alto.
I numeri dei morti si aggirano a 300 su tutto il territorio. Quello che non si deve dimenticare, è che i politici che lottano per la conquista del potere, cercano sempre di strumentalizzare dei fatti per poterli utilizzare a fini propri. Riguardo il famoso traffico dei bambini dovete sapere che la Costa d’ Avorio ha una situazione molto particolare dove praticamente tutte le etnie del paese, si ramificano con i paesi confinanti. Ognuno si installa e lavora per proprio conto, specialmente nel campo agricolo, e con i mezzi che le nostre polizie hanno nelle frontiere, non possono impedire a qualcuno che è in Costa d’Avorio, e che ha dei parenti nel Burkina Faso o dei parenti nel Mali, di spostarsi per una visita di piacere a dei cugini o altri parenti. Certi studenti partono dal Mali, lasciano il Burkina Faso per venire in Costa d’Avorio e molti senegalesi stanno già nel paese, ma non lavorano nel settore agricolo e durante le vacanze se ne vanno con il contributo di quelli che sono rimasti in Costa d’Avorio per iscriversi a scuola in Senegal. Invece riguardo la campagna, il governo non ha prestato attenzione che i bambini che arrivavano non erano sempre figli degli agricoltori. Nella regione di “Bouaflè” sotto il regime di Felix H. Boigny, ci sono state delle comunità burkinabè impiantate molto prima dell’ indipendenza, quindi ivoriani a tutti gli effetti. E questo mi fa piacere, hanno creato delle città, non proprio delle città, ma dei villaggi assai importanti, con dei nomi come “Kaoutoubou” - “Kadiogo” , cosa che troviamo nello stesso modo in certe regioni dell’ ovest di “Betè” , dove troviamo dei villaggi oggi con nomi come “Konakro”. Per questo motivo che tutte le popolazioni convergono verso le zone forestali. Ed è proprio nella regione di “Bouaflè” che hanno scoperto che tutti quei bambini che arrivavano per lavorare nelle piantagioni non erano parenti dei proprietari di queste terre. Quando tutto è venuto alla luce, immediatamente sono state prese delle misure restrittive al punto tale che oggi, non potete lasciare il paese, portare un bambino minorenne senza che abbia un lasciapassare Ufficiale dove i parenti e le autorità del paese d’origine dichiarino esattamente dove il bambino risiederà. A seguito di questi provvedimenti tutti si sono riversati nelle ambasciate, per poter fare accertamenti sull’ origine dei bambini. Credo che siano stati scoperti solamente 500 bambini che risiedevano nel paese per motivi di vacanze, per gli altri purtroppo, la verità era ben lontana.
In questa breve dichiarazione Madame Makhfouss sottolinea: ” la delegazione americana decidendo di ritirarsi ha fatto una cosa non intelligente”.
L’ intervista è accentrata sull’ intenzione della delegazione americana di ritirarsi dalla conferenza, Kansika sottolinea: ” E’ una occasione perduta per poter discutere, sono presenti tutti i paesi del mondo, i lavori continueranno e avremo il nostro programma d’ azione per lottare il razzismo”. Sulla questione Israelo - Palestinese il delegato sottolinea la necessità di fare un’ altra conferenza specifica su questo problema.
Sané all’ interno dell’ intervista ricorda gli scopi delle Ong che rappresenta con la realizzazione tra l’ altro, di progetti rivolti ai bambini handicappati della regione di Tambacounda in Senegal.
In relazione alla Conferenza ribadisce l’ importanza di partecipare ” dobbiamo partecipare con i nostri fratelli bianchi e prendere delle decisioni con loro, il razzismo non è solo in Europa ma è in tutto il mondo, ma quello che dobbiamo più temere è quello intellettuale, perchè è quello più pericoloso” . Rivolto alla stampa mondiale infine dichiara : ” L’ Africa non è solo l’Africa della miseria, ma è l’ Africa della cultura, della educazione. Faccio un appello a tutta la stampa mondiale, che deve iniziare a smettere di rappresentare in modo negativo il Continente Africano”.
Pierre Sanè ribadisce: ” Ad ogni conferenza c’ è un processo di negoziazione dove la gente parte con prospettive differenti, e l’ obiettivo della conferenza, è il riconciliare tutte le divergenze affinchè si trovi un consenso generale. Spero che il ” consensus ” andrà nel senso della giustizia, spero che il consenso andrà nel senso della storia, e con la consapevolezza che è assolutamente necessario riconoscere i crimini del passato, e rendere giustizia alle vittime, e prevedere le riparazioni economiche sia per i paesi africani che i discendenti degli schiavi in America”. Invitato a dare un giudizio come difensore dei diritti umani, l’ ex segretario di Amnesty International dichiara: ” la battaglia non è mai terminata, qui per l’ istanza, quello che ci aspetta è di voltare pagina, con leggeri gesti posti dagli stati che hanno beneficiato dalla tratta degli schiavi; bisogna rapidamente voltarsi verso le forme moderne di razzismo, le azioni devono essere prese dalla comunità internazionale per andare avanti. La conferenza è ancora in corso, ci sono ancora 5 - 6 giorni di lavoro, e penso che ci sia una volontà da parte di tutti i partecipanti di trovare una soluzione. Spero che con la buona volontà troveremo le soluzioni: questo è sicuro”. Sollecitato sulle sue aspettative relative al suo nuovo incarico presso l’ Unesco Pierre Sanè evidenzia: ” è una missione che va ancora una volta a coprire il rispetto e la protezione dei diritti umani. Ma è altrettanto un programma di scienza sociale che permette di comprendere meglio, attraverso la ricerca, la dinamica sociale attuale, la dinamica di trasformazione sociale, di trasformazione del mondo, e come assicurarsi che questa dinamica di trasformazione sociale non sia ancora una volta a danno dei più deboli”.
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