20 FEB 2002

Federalismo: «La rivoluzione amministrativa del Titolo V della Costituzione» (con Giuliano Amato)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 53 min

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Secondo l'ex presidente del Consiglio la riforma del Titolo V della Costituzione ha «rovesciato» l'Italia.

«Ora bisogna capire se chi ha fatto e voluto questa legge sia consapevole ed intenda valorizzare ciò che ha fatto»Roma, 20 febbraio 2002 - Si può parlare di rivoluzione amministrativa del Titolo V? Giuliano Amato è convinto di sì.

«Questa legge - afferma - è per certi versi sovversiva di un centralismo che è stato il connotato caratterizzante del modo in cui l'Italia è stata conformata su modelli di tardo settecento-ottocento.

Ed è questo il momento nel quale con il massimo di
trasparenza ed anche di coerenza la storia è stata rovesciata».

Protagonista di questa rivoluzione, come spiegava Giuseppe Guarino in un articolo apparso sul Corsera solo qualche giorno fa, è il Comune.

Già con le leggi Bassanini, dalla 59 del '97 alla 112 del '98 («ai limiti - dice orgoglioso Amato - della Costituzione com'era allora»), le funzioni vanno tutte in basso, purché gli enti locali adeguino le proprie capacità.

Ora bisogna capire se «chi ha fatto e voluto questa legge sia in primo luogo consapevole di ciò che ha fatto e quindi valorizzi quello che ha fatto».

Se infatti è vero che la riforma del Titolo V attua per la prima volta in modo pregnante i principi di cui all'art.

5 della Costituzione, bisogna anche aggiungere che in questi mesi tutto ciò «non è stato sufficientemente valorizzato».

L'ex Presidente del Consiglio lo sottolinea, ed aggiunge: «Probabilmente anche per responsabilità mia».I tre principi su cui si basa la riforma del Titolo VCon la Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n.

3, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 24 ottobre 2001, è stata attuata una riforma radicale della distribuzione dei poteri legislativi e amministrativi, la più vasta che mai si sia avuta nel nostro Paese.

La riforma è basata su tre principi.

Il primo di essi capovolge l'ordine degli enti tra i quali i poteri sono distribuiti.

Al primo posto è stato collocato il Comune.

Seguono le Province, le Città metropolitane, le Regioni.

Lo Stato chiude l'elenco.Il secondo principio cardine della riforma riguarda il potere legislativo.

Sin qui la funzione legislativa era attribuita in via generale allo Stato.

Le Regioni potevano fare leggi solo in materie tassativamente elencate.

Il rapporto è ora invertito.

La funzione legislativa generale è stata trasferita alle Regioni.

Il terzo principio è che i Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome e stabiliscono e applicano tributi propri, oltre a disporre di compartecipazioni del gettito dei tributi erariali riferibile al loro territorio.

Le risorse complessive devono consentire ai Comuni, alle Province e alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche a esse attribuite.

Fare del federalismo una realtà, non solo una bandieraUna volta fatti salvi i principi, occorre verificarne l'attuazione.

L'impressione che si trae confrontando la dottrina formatasi in questi mesi ed i problemi sorti nel concreto è che ci sia un'evidente resistenza dello Stato - a prescindere da chi siede a Palazzo Chigi - a leggere la riforma federalista come federalista.

Eppure - osserva Amato - «abbiamo rovesciato l'Italia».

«Ancora non ci rendiamo conto di cosa abbiamo fatto, ma c'è una serie di conseguenza che dobbiamo pian piano metter a fuoco».

Per citarne solo una: oggi, in base alla nuova Costituzione, c'è un solo ente in Italia assoggettato al controllo preventivo della Corte dei Conti, ed è lo Stato centrale.

«Quindi evidentemente è il meno affidabile» - dice con ironia l'ex premier.La riforma, dunque, va difesa dalle interpretazioni che la snaturano.

Ragion per cui Amato scende oggi in polemica con il Ministro per gli Affari Regionali Enrico Lo Loggia.«Peculiare specificità della riforma del titolo V - osserva l'ex premier - è la sconnessione della funzione amministrativa da quella legislativa.

Essa radica la funzione amministrativa negli enti locali.

Il ministro La Loggia legge la riforma e dice: siccome su alcune materie lo Stato ha ancora una competenza legislativa di principi, quindi, c'è ancora l'amministrazione.

Questa - precisa Amato - è una lettura continuista di vecchio tipo centralista che rovescia il senso della riforma».

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  • Antonio Saia, direttore SSPAL

    <strong>Indice degli interventi</strong>
    0:00 Durata: 2 min 18 sec
  • Cinzia Dato, senatrice della Margherita

    0:02 Durata: 3 min 7 sec
  • Giuliano Amato, senatore Ulivo

    0:05 Durata: 51 min 30 sec
  • Proiezione video

    0:56 Durata: 9 min 16 sec
  • Amato replica alle dichiarazioni di La Loggia

    1:05 Durata: 1 min 29 sec
  • Antonio Saia, modera

    1:06 Durata: 5 min 11 sec
  • Collegamento da Bologna

    1:11 Durata: 10 min 50 sec
  • Vincenzo Cerulli Irelli, amministrativista

    1:22 Durata: 7 min 19 sec
  • Francesco Staderini, presidente della Corte dei Conti

    1:30 Durata: 13 min 8 sec
  • Giuliano Amato, conclude

    <p><strong>Gli effetti della riforma</strong><br> Il regime dei controlli. La soluzione degli enti locali<br> La Corte dei conti rivendica il controllo sugli atti delle Regioni<br> L'Avvocatura Generale chiede una «collocazione istituzionale più adeguata»<strong>I passi della riforma (dal sito dell'Anci)</strong><br> Presentazione Titolo V: la nuova e la precedente costituzione a confronto Note sul titolo V Documenti di indirizzo complessivo Controlli La commissione bicamerale La cabina di regia Ddl La Loggia Il rapporto con le regioni La nuova proposta di modifica dell'articolo 117 della costituzione (devolution)
    1:43 Durata: 9 min 10 sec