11 OTT 2002

Iri: «Privatizzazione in Europa» (con Tremonti, Prodi, Megginson)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 6 ore 38 min

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Per il presidente della Commissione europea il ciclo delle privatizzazioni si è quasi «esaurito» ed ora bisogna fare i conti con il fatto che «non tutto quello che è privato è bello».

Tremonti: «Il Governo attuerà il programma»Roma, 11 ottobre 2002 - Dopo una fase di stallo, che ha caratterizzato gli anni 2000 e 2001, è probabile che ci sarà una nuova ondata di privatizzazioni, in Italia e in Europa.

Almeno secondo il professor William Megginson dell'Università dell'Oklahoma.

In effetti, Romano Prodi, presente alla stessa conferenza sulle privatizzazioni in Europa svoltasi oggi
nella sede dell'accademia nazionale dei Lincei, la pensa diversamente.

Il ciclo delle privatizzazioni - per il presidente della Commissione europea - si è quasi «esaurito» ed ora bisogna fare i conti con la constatazione che «non tutto quello che è privato è bello».

Prova ne sia il caso Enron, che manifesta la necessità di rimediare agli «errori del capitalismo».

Ripercorrendo il «fenomeno storico» delle privatizzazioni, Prodi nota che quanto avvenuto in Italia rende il nostro Paese, in termini di privatizzazioni, secondo soltanto alla Gran Bretagna.

Il presidente della Commissione rammenta i nove anni trascorsi alla guida dell'Iri e sottolinea che per quanto fatto tra il 1992 e il 2000, l'Italia ha conquistato il record europeo di privatizzazioni in termini quantitativi e numerici.

Purtroppo, osserva l'ex presidente del Consiglio, «non sempre è stato possibile privatizzare lasciando le imprese protagoniste a livello europeo».

Nel caso italiano a determinare questa situazione sono state le caratteristiche del capitalismo nazionale.

A livello europeo gioca un altro handicap: l'impossibilità per le imprese di assumere dimensioni continentali che le mettano in condizione di competere sui mercati internazionali.

«La nuova sfida - secondo Prodi - è quella di creare nuove regole», ovvero armonizzare il diritto Ue, per consentire ai mercati di sostenere lo sviluppo delle imprese.

A questo proposito, il presidente della Commissione Europea ricorda che le proposte presentate da Bruxelles su questioni come il brevetto europeo e l'Opa vengono di fatto bloccate per motivi vari dai governi nazionali ed anche la liberalizzazione dei mercati finanziari «procede con difficoltà enormi».

Inventario e prospettive di Giulio TremontiAltre parole da Giulio Tremonti.

Il ministro dell'Economia e finanze assicura che «il governo intende procedere nelle privatizzazioni secondo quanto delineato nel Dpef e nel patto di stabilità».

In particolare, Tremonti insiste sul fatto che il processo di privatizzazioni non si riduce alla sola cessione di pacchetti azionari in mano pubblica.

Se così si pensasse sarebbe - osserva Tremonti -come «scambiare la parte per il tutto».

In realtà, le privatizzazioni rappresentano un processo molto più articolato che, per esempio, comprende «la mutazione della forma giuridica da ente a società per azioni».

«Questo - rileva l'esponente della Casa delle Libertà - realizza in sé un patrimonio di valori privatistici in termini di etica, struttura di bilancio e di efficienza».

Un caso concreto è la traformazione dell'Anas in società per azioni.

In poco meno di venti minuti Tremonti cita moltissime forme.

Dalla eliminazione degli enti inutili alla esternalizzazione dei servizi, dalla cessione degli stock immobiliari alla creazione di nuove società, come la Infrastrutture Spa.

I quattro cardini di MegginsonTornando alle affermazioni di Megginson, va detto dei quattro cardini che a suo parere dovrebbero rappresentare i motivi principali di una ripresa del processo.

Un motivo di carattere economico consiste nel fatto che non ci sono alternative alle privatizzazioni.

Il secondo «imperativo», di carattere fiscale è che le vendite da parte dello stato consentono maggiori entrate senza aumenti della pressione fiscale e tagli dei servizi.

Una ragione di carattere industriale è che in un mercato globale ed europeo è impossibile la coesistenza di troppe società che si occupano di uno stesso business, magari di servizi come acqua ed elettricità.

Infine - conclude Megginson - le privatizzazioni sono essenziali per evitare la «bomba pensioni».

E' «un sistema insostenibile, - afferma - che necessita di un sistema basato sui fondi pensione».

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