20 FEB 2002

TPI: Deportazioni in Kosovo, primi testimoni (+ audio)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 4 ore 21 min

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Sono iniziati oggi all'Aja gli interrogatori dei testimoni dell'accusa per la "deportazione" di 800.000 civili albanesi Ultimo aggiornamento: 20 febbraio 2002 h16.45 (CET)Durante la settima udienza del processo a carico di Slobodan Milosevic sono stati ascoltati i testimoni dell'accusa in relazione alla "deportazione" di 800.000 civili albanesi.

La testimonianza di Steven Spargo Il primo testimone di questa mattina, il secondo del processo, è stato uno degli inquirenti del procuratore capo Carla del Ponte, il poliziotto australiano Steven Spargo, che ha mostrato delle mappe geografiche sulle
vie di uscita dal Kosovo dei profughi albanesi durante la guerra.Durante il controinterrogatorio, Milosevic ha dimostrato che le mappe possono mostrare la concentrazione di civili in seguito ai bombardamenti Nato.

Per l'ex dittatore, quindi non si può parlare di 'deportati' ma di "profughi".

''Su queste carte si vedono strade, ferrovie, città, fiumi: ma quando la gente fugge dai bombardamenti - ha affermato Milosevic - usa strade, ferrovie, linee di comunicazione''Il primo testimone diretto delle violenze nel Kosovo L'accusa ha iniziato l'interrogatorio del secondo testimone della giornata, un contadino kosovaro di 49 anni, Agin Zegiri, del villaggio di Celina, che ha subito violenze da parte di esercito e forze di polizia serbe e ha perso 16 dei 18 membri della sua famiglia.

"La notte dei bombardamenti Nato, io e la mia famiglia siamo rimasti in casa"- ha raccontato.

"Siamo poi andati su una collina e lì abbiamo trovato poliziotti e soldati che hanno separato gli uomini, le donne e i bambini", "erano uomini con i volti dipinti di nero che ci hanno fatto mettere faccia a terra, un mio amico è stato ucciso davanti ai miei occhi e un soldato mi ha preso a calci sulla testa", "ci hanno fatto dirigere verso l'Albania".

"Ci hanno poi fatti salire su dei camion" "al confine ci hanno preso i passaporti, non sapevo nulla di quanto fosse accaduto alla mia famiglia" "Mi hanno poi ricoverato in un ospedale albanese a causa dei colpi ricevuti alla testa dai militari, tanto che ora sono invalido".

"La mia casa - ha proseguito Zegiri - è una delle poche che non sono state date alle fiamme".

Nel controinterrogatorio, Milosevic ha cercato di dimostrare che le azioni di violenza da parte dei militari serbi erano dovute alla presenza di unità dell'Uck.

"Quanti membri dell'Uck c'erano nel villaggio?", ha ripetutamente chiesto Milosevic cercando di far cadere in contraddizione Zegiri.

"Non capisco la domanda- ha risposto il contadino kosovaro - ho detto che membri dell'Uck a volte sono passati nel villaggio".

Il controinterrogatorio proseguirà domani.La testimonianza di Zegiri, oltre a provare atti di violenza da parte delle forze militari e di polizia serbe e deportazioni di massa, potrebbe anche dimostrare che le milizie serbe hanno bruciato villaggi, abitazioni ed edifici civili in concomitanza con i bombardamenti delle forze del Patto Altlantico.

Milosevic ha iniziato a raccogliere le prove contro la Nato quando era al potereL'ex dittatore jugoslavo ha finora affermato che gli orrori nei Balcani durante gli anni '90 sono da attribuire alla Nato e ha basato tutta la sua strategia difensiva sul ''tentativo degli Stati Uniti di prendere il potere nei Balcani''.

A tal proposito sta emergendo sempre più chiaramente che l'ex uomo forte dei Balcani aveva iniziato a preparare la sua difesa già mentre era al potere.

Le prime carte utilizzate infatti, hanno come base i documenti sui 'Crimini della Nato' pubblicati dal Ministero degli Esteri jugoslavo nel 1999 in due volumi che contengono le foto utilizzate da Milosevic per difendersi.

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