Rassegna delle riviste di politica e storia

Un saluto agli ascoltatori eccoci anche per oggi lo spazio della programmazione di Radio radicale in cui di parliamo di storie oggi per le nostre segnalazioni ci serviremo di due riviste partiamo
Dalla prima segnalazione che prendiamo dal bulino il numero due del due mila e venticinque che già di abbiamo ampiamente citato nelle scorse
E puntate di questa trasmissione le identità italiane ancora una volta oggi cercheremo di inseguire questo concetto che è diventato un concetto di uso comune nel dibattito pubblico nel dibattito
Politico ma da questa trasmissioni abbiamo cercato di fornire degli strumenti evaso il conto a voi per capire che cosa significa
Parlare di identità esplicitamente che cosa significa parlarne dal punto di vista della storia e il parliamo proprio della storia del nostro Paese facciamo un grosso passo indietro questa questa volta parli partiamo dal mille e cinquecento dal periodo del Cinquecento lo facciamo con questo l'articolo che ha questo titolo sentirsi italiani prima dell'Italia Guglielmo Alonge è il l'autore di questo
Di questo breve saggio molto denso ricercatore del Dipartimento di Lingue e letterature straniere culture moderne all'università di Torino
Scrive l'autore le guerre d'Italia del Cinquecento sancirono la perdita dell'autonomia per gli Stati italiani hanno un vecchio adagio diciamo anche
Dello studio della storia di questo periodo ai tempi delle scuole superiori perché qualche reminiscenza che divennero preda degli Stati italiani delle grandi monarchie europee lenta
Del Rinascimento con le sue glorie artistiche letterarie fu dunque umanità di decadenza dal punto di vista politico militare ed economico in questa prima annotazione importante questa contraddizione sembrerebbe ma prosegue l'articolo di aristocratici e i letterati della penisola non cessarono però in questa fase di ritenersi e di pensarsi come italiani di lottare per la libertà d Italia contro i barbari stranieri
Ciò nonostante non ci fosse un vero e proprio progetto di unità politica né una forza egemone alla quale aggrapparsi questo articolo scrive l'autore propone un archivio lo Gia del sentimento di italianità questo l'aspetto interessante di questo testo diffuso almeno a livello di élite tra le corti della penisola prima della nascita di un vero e proprio Stato italiano indagati le diverse maniere di pensarsi italiani appartenenti a un universo comune di riferimento sul piano linguistico e culturale ma in qualche modo anche
Parri politico
E che l'autore qui non aggiunge un'osservazione che lascia naturalmente sullo sfondo la lascio sottintesa l'idea di stato di Stato nazionale del cinquecento del Rinascimento all'idea molto diversa da quella che poi si sviluppa nell'Ottocento con i moti
Insieme professionali con i motivi e che vedono il protagonista un Maudit altre fasce della popolazione oltre quelle dell'aristocrazia ai ceti borghesi ma anche altri soggetti e la idea dello Stato la idea di sovranità cambiare fino a diventare anche un elemento critico nella prima parte del Novecento ne abbiamo parlato tante volte cioè il mutamento dell'idea
Di nazione è un mutamento che è stato anche osservato a lungo e in profondità dagli storici qui il ragionamento è un altro ma questa precisazione forse è utile per inquadrare poi davvero il tema di cui parliamo prosegue l'autore accanto a questo a quanto elaborato da Machiavelli e Guicciardini che sono appunto
Gli esponenti maggiori di questa idea di italianità di cui si parla in questo saggio ci furono altri modi di immaginare la penisola
Nella cornice più ampia di una dominazione spagnola e imperiale o al contrario sotto la guida della monarchia francese ci fu questa ambivalenza in questi secoli
Un momento di crisi divertita dell'autonomia politica le guerre orrende con l'acca davanti
Del Cinquecento finirono paradossalmente per essere un laboratorio i possibili futuri e contribuirono a rafforzare un'idea collettiva a questo punto un'idea che rimase tuttavia prerogativa di una ristretta cerchia di aristocratici senza mai riuscire a evolvere sul piano discorsivo dal piano discorsivo quello fattuale
L'Italia di Machiavelli e di Guicciardini questo il capitolo successivo di cui vi leggiamo qualche passaggio
Naturalmente vale la solita raccomandazione leggeri integralmente questi testi che non vi segnaliamo solamente a scopo divulgativo scrive l'autore nelle pagine nelle ultime pagine del principe Machiavelli fa un appello all'Italia
Ritenendo che i tempi siano ormai maturi per la comparsa di un principe nuovo destinato al liberale la penisola dai barbari stranieri aperte virgolette volendo conoscere la virtù di uno spirito italiano
Era necessario che la Italia si riduce sì nei termini presenti senza capo Sanza capo Sanza ordine battuta spogliata lascerà Corsa un recitazione da Machiavelli
Scrive l'odore come gli ebrei oppressi dagli zii sì come i Persiani dai media o ancora comitive esci ai tempi di Teseo anche gli italiani al culmine della miseria politica
Ebbero la possibilità di rilanciare il loro destino comune affidandosi a un Redentore tra virgolette
E in qualche modo tutto in chiave prodotto nazionale il discorso di Machiavelli dice l'autore che si rammarica dell'assenza di una Fanteria italiana a livello per esempio di quella spagnola o Svizzera
Lamenta la debolezza dei capi della classe dirigente della penisola
Ma non rinuncia a ribadire ha qualità interni secca degli italiani percepiti come in qualche modo assimilabili tra loro e considerati aperti virgolette
Superiori con le forze con la destrezza collo ingegno chiuse virgolette precetto occorre precisarlo dice l'autore
Il Segretario fiorentino non aveva in mente una Italia permanentemente unificata ma soltanto una temporanea alleanza tra Stati della penisola in chiave anti straniera e questo importante appunto
In merito alla precisazione che abbiamo fatto poco fa
Non tanto diverso era poi l'approccio di un altro grande letterato diplomatico fiorentino di quegli anni Francesco Guicciardini che nei suoi scritti nei ricordi ma soprattutto nella Storia d'Italia propone una visione ben precisa del contesto italiano pensato e descritto in senso unitario nonostante la divisione politica in tanti stati è stata rally come si diceva
A scuola notissime sono le prime pagine dell'opera in cui fiorentino traccia un affresco
E per molti versi idealizzato
Della penisola alla vigilia della calata di Carlo ottavo re di Francia avvenuto a sconvolgere negli equilibri a dare inizio a sessanta anni di guerre
Brutali a porre così fine all'autonomia del mondo italiano dei secoli precedenti
Poi prosegue
Nel descrivere lo stato dell'Italia Guicciardini la presenta abbondantissima
Di abitatori di Mercatanti sia direi che se e ne esalta la vitalità culturale in opposizione ai barbari oltre montani ancora una volta definire l'altro diventa funzionale a pensare se stessi in maniera coesa è un passaggio importante
Di questo ragionamento a costruire una propria identità benché fluida
A darsi dei confini dei contorni a porre in evidenza gli elementi aggreganti rispetto a quelli dispersivi non sorprende in tal senso che per Machiavelli come del Guicciardini
Il momento di crisi sancito dalle invasioni
Straniere diventi il punto di partenza
Per una riflessione più matura articolata sulla appartenenza dei vari Stati italiani a una costruzione in qualche modo condivisa una comunità di destino la citazione non esplicitata ma è una citazione tra l'altro che richiama anche alla attualità forse immaginaria ma certamente non soltanto figlia di una estromissione gioverà altra citazione implicita un analogo sentimento di italianità
Si ritrova in altri autori della stessa generazione di Machiavelli che adottarono però una prospettiva diversa il principe nuovo attorno a cui si sarebbe dovuto aggregare il progetto di rinascita della penisola
Non era un principe italiano ma un principe straniero un progetto diverso che l'autore ci spiega disillusi ma forse più lucidi
Del segretario fiorentino in quegli uomini si rivelarono in fondo più Machiavelli anni di Machiavelli
E e furono capaci di prende congedo dal sogno di un mondo italiano autonome così come furono capaci altresì di esplorare l'esistenza di altre possibilità credere nel destino di un'Italia che manteneva una certa autonomia coesione all'ombra non troppo opprimente della Spagna o della Francia dipende dai loggionisti di questi ragionamenti italiani al servizio di potenze estere che tramare o no non per cacciare il barbaro ma per servizi di luglio al fine di mantenere quella tanto agognata
Libertà d'Italia insomma in tal senso
Non diversi furono quei tredici guerrieri italiani protagonisti della disfida di Barletta
Mille cinquecento tre che pur non rinunciando sentirsi tali contrapposizione ai tredici cavalieri francesi combatterono sotto le insegne spagnole il che non impedì loro poi di diventare secoli più tardi illustri antesignani dei patrioti ottocenteschi nel lettore Fieramosca di Massimo D'Azeglio
In fondo tutti i maggiori letterati italiani prosegue l'autore del Cinquecento ragionano in modo più o meno esplicito questo è importante
Sulla situazione politica della penisola Baldassarre Castiglione per esempio che fu un uomo di maneggi diplomatici
Oltre che di penna nel suo Libro del Cortegiano sottolinea come oramai anche dal punto di vista della maniera di vestire
I cortigiani italiani si erano a sue fatti ad indossare capi alla foggia dei francesi o di tedeschi degli spagnoli o ancora dei turchi la perdita della propria autonomia politica coincide cioè con un tracollo identitario
Ecco l'adozione di mode straniere anche nell'abbigliamento vero e proprio augurio di servitù citazione
Eppure sotto quei panni stranieri molti di loro non cessarono di sentirsi italiani è che qui la riflessione sulla perdita di identità anche nel vestire anche in altre in altre questioni ci ricordava che tante e tante riflessioni che a volte vengono fatte e forse forma superficiale perché l'Autore nota qui che poi al profondo tanti anche nel Cinquecento non non cessarono di sentirsi italiani prosegue poi il saggio con un altro capitolo dal titolo buoni italiani al servizio dei barbari un altro passaggio siamo ancora molto lontani indietro nei secoli ma questo passaggio ancora
Di interesse salito sul trono imperiale da soli diciannove anni il giovane
Carlo quinto d'Asburgo
Futuro dominatore di un'amplissima costellazione di possedimenti in Europa e nelle Americhe sui quali non calava mai il sole si trovò di fronte un'esitazione territoriale complicata una corte divisa in clan nazionali
Catalani aragonesi fiamminghi tedeschi in un contesto turbolento in cui ognuno perseguiva la propria politica spesso in contraddizione con gli interessi regionali degli altri gruppi il giovane sovrano Scelsi come arbitro un italiano
Il piemontese il mese Curino Arborio di Gattinara
Figura di grande carisma spiega attrezzata ai contemporanei per la sua incrollabile fedeltà alla famiglia Asburgo
E per la sua straordinaria capacità di lavorare e gestire situazioni complesse Gattinara non apparteneva a nessuna delle fazioni della corte
Anzi perseguiva un proprio autonomo disegno politico riuscendo spesso a imporre le proprie opinioni diplomatiche già nel mille cinquecentosedici in un testo profetico dice l'autore indirizzato allora giovane ristagna Gattinara aveva esposto chiaramente la sua visione di una monarchia universale con al centro la penisola italiana si trattava di un progetto certamente ancora radicato nell'immaginario medievale ma per molti aspetti ambizioso innovativo in contrasto con l'idea tradizionale d'impeto l'importanza scrive l'autore del cancelliere piemontese attestata dalla testimonianza di un pratico protagonista dell'epoca che ebbe modo di osservare Gattinara in prima persona
Dalla corte imperiale tra la corte papale pochi anni dopo stiamo parlando dell'ambasciatore veneziano Gasparo Contarini poi cardinale di Fania a di fama all'interno della Julia leader delle Vangeli ISMU italiano
E qui c'è la situazione è un passaggio su Carlo quinto e sulle sue aspirazioni
Poi che diventa ho fatto con Gwen Tocci arriva anche anche l'autore il logo lo seguiamo in questo poi magari giungevo qualcosa dopo la citazione che non vi leggiamo alto in italiano più o meno antico anche se alcune alcune parole sono tradotte
Gattinara ebbe un ruolo importante scrive ancora l'Autore nel difendere presso imperi presso l'imperatore per esempio l'interesse di Francesco secondo Sforza duca di Milano si tutto per ragioni di ordine gioco
Più la volontà di lasciare l'Italia all'italiana assicurandosi nel contempo la fedeltà incombe incrollabile di queste e Little italiane alla causa imperiale ma c'erano anche altri interessi familiari personali di atterrare riuscì a costruire un piccolo Stato signorile tra il Piemonte e il Ducato di Milano facendo leva sulla sua duplice
Su duplice ruolo di signore locale di principale rappresentante degli Asburgo d'Italia parentesi
E sempre rischioso ma naturalmente l'autorità equilibrio nel raccontare le cose
Però diciamo è importante ricordare appunto
Che proiettare l'idea per esempio della italianità che noi siamo abituati a conoscerli nel cinquecento in questi contesti
è davvero è davvero complicato ecco diciamo questi interessi muovevano questi protagonisti appunto poi mettevano sullo sfondo era anche una retorica ad alcun modo per interloquire con Carlo quinto veniamo infatti tra poco che cosa che cosa succederà
La volontà di questi italiani per esempio di Cattinara a servizio di monarchi stranieri di fare della penisola il teatro pressoché esclusivo di operazioni militari e questo anche poi ha fatto discutere molto e diplomatiche batte il conflitto tra gli Asburgo e i valori dipende ovviamente da scelte strategiche che da un sentimento di attaccamento dice l'autore alla propria terra d'origine tuttavia penserebbe imprudente sottovalutarlo c'erano anche là dove ragioni più materiali era nella penisola che uomini come Gattinara avevano le loro terre i loro possedimenti e le loro reti di clienti portare la guerra in Italia come altri hanno raccontato relativamente alla storia cinquecento poi fu una scelta avventata per molti versi perché c'è proprio la guerra portava anche guadagni ma portava anche all'epoca grandi distruzioni
Più avanti quando ci avviciniamo un po'più ai particolari che saltiamo veniamo a un nodo importantissimo per la storia del cinquecento questa illusione di poter gestire la l'Italia in questi termini si infrange
Quando si infrange con il sacco di Roma del mille e cinquecentoventisette da parte dei Lanzichenecchi al soldo degli Asburgo
E ormai sono arcinote le tracce lasciate ancora visibili nella città di Roma di questo fatto terribile tremendo cui Intimissimi
Il vecchio cancelliere sapeva come giocare la carta della socievolezza italiana che si coagulano comunque attorno a un'identità culturale e linguistica la delusione però di Castiglione dopo i drammatici eventi del sacco di Roma
Nella campagna per esempio di pamphlet tanti romani qualche strada Gattinara dal suo entourage fu inversamente proporzionale alla grande fiducia che riposto il lui fin dal suo arrivo in Spagna tre cose
Sono complesse il sacco di Roma fu un momento davvero terribile per l'Italia e in particolare per la città di Roma
Andiamo la conclusione di questo breve saggio i casi presi in esame ce ne sono altri che abbiamo saltato
Sono rappresentativi dice l'autore di una generazione di aristocratici italiani oggi diremmo la classe dirigente della penisola dei primi decenni del Cinquecento
Che pur scegliendo per ragioni anche di carriera di fortuna personale di entrare nel servizio dichiarando i sovrani europei non rinuncio a perseguire una sua idea d Italia
Certo non l'idea di Machiavelli o quella di Guicciardini non l'idea che la sarebbe stata secoli più tardi di Mazzini
Garibaldi o Cavour e qui torniamo alla citazione
Della unità di e destino o come altro sia evoca e neppure l'Italia che almeno dal punto di vista culturale si sarebbe imposta con la controriforma ovvero l'Italia del Parma
I tempi d'altronde non erano maturi anche qui bisogna bisognerebbe sciogliere per capire bene che cosa s'intende ma comunque a confrontarsi furono un'Italia dell'imperatore unitaria dei cristiani Simo
Così veniva chiamato il re di Francia nonostante tutto grazie a questi italiani al servizio dei barbari Cervelli in fuga cinquecenteschi Ski scherza l'autore a emergere fu in Italia con una sua Priscilla
Fisionomia geostrategica con una consapevolezza del può proprio ruolo trainante su scala europea dal punto di vista culturale
Artistico letterario e soprattutto un'Italia con un senso di appartenenza almeno a livello di élite
E di condivisa identità insomma fatti gli italiani del restava da fare elitarie ma occorreva fare in realtà pure gli italiani perché come è stato detto
Proprio una riga sopra stiamo parlando di una élite e queste idee non circolavano nelle altre e facili degli altri
Cit sociali comunque una riflessione su questa idea che attraversa i secoli
Che ha radici lontana e profonde davvero di interesse rintracciarla in questo saggio di guglie alloggio
Sentirsi italiani prima dell'Italia trovate questo saggio sul mulino il numero due del due mila e venticinque il titolo chiarissimo le identità italiane che che abbiamo più volte citato facciamo un salto molto complicato
Veniamo al novecento il filo per legare insieme oggi
Le nostre citazioni davvero fragile ma ci proviamo lo stesso prendiamo il non mollare quindicinale posta azionista ringraziamo sempre l'attività di Enzo marzo che animatore di queste iniziative on line stiamo parlando del non mollare centosettantacinque del primo settembre due mila e venticinque Eric dice Bam mosse quali ci torneremo anche magari su questa su questa frase chi vuole la bomba atomica punto di domanda a a rispondere a questa domanda e Luigi Einaudi sul Corriere della Sera il ventotto marzo mille e novecento quarantotto siamo a l'indomani della tragedia dello sconvolgimento della Seconda guerra e che non è solo per la immane tragedia della Shoah ma che si chiude con l'utilizzo da parte di romane di due bombetta atomiche sul Giappone un un argomento di realtà Angela il clima politico internazionale nei primi anni del dopoguerra e in qualche modo ci riporta alla al concetto che in qualche modo emerso nel saggio che abbiamo già detto quello che accade in Italia dopo il sacco di Roma del mille e cinquecentoventisette
Scriveva Luigi Einaudi all'alba del nuovo equilibrio ventotto marzo mille novecentoquarantotto alla domanda sei contro l'uso della bomba atomica
Non c'è un uomo al mondo che non risponda sì le incertezze i dissidi sorgono soltanto quando si continua domandando quale mezzo efficace proponi contro quell'uso il mero divieto accertato sottoscritto da tutti gli Stati sovrani in una solenne convenzione internazionale sarebbe quel mezzo
Suppongo che tutti si sia d'accordo nel ritenere che un patto internazionale il quale puramente e semplicemente fascista il divieto agli Stati contraenti
Di ricorrere all'uso della bomba atomica sarebbe uno dei tanti pezzi di carta destinati quando sorgesse la necessità di applicati a finire nel cestino della carta straccia
Lo stile anche di Luigi Einaudi e un po'fa parte di quella identità che abbiamo rivisto in altri protagonisti lontani culturalmente e politicamente da Luigi Einaudi ma messi insieme dalla dall'ingegneria politica di Marco Pannella nello stile però ed è simile confrontabile a quello di Ernesto Rossi per alcuni versi quello di Gaetano Salvemini per un rinnovato patto Kellogg patto del mille novecentoventotto mille novecentoventinove naturalmente infranto tragicamente come abbiamo detto
Il quale mettesse al bando dell'umanità il patto
Sos diciamo in estrema sintesi
Impegnava i sottoscrittori a a bandire l'uso della guerra naturalmente non andò così
E un patto simile acquisto il quale mettesse al bando dell'umanità gli stati gli uomini arredi fabbricare o di e di usare la bomba atomica sarebbe senza e si Kanza sottoscritto tutti gli stati manouche Marebbe affatto la in cui tu Udine di cui i popoli sono pervasi
Al suo pensiero che nonostante il divieto la famiglia azione del micidiale congegno continui ed anzi crescerebbe il sospetto che taluno stato malintenzionato
Fiducioso nella buona fede altrui si prepari ad ascoltare inopinatamente l'avversario
Quasi preveggente
Ah ma prosegue più avanti Einaudi non basta scrivere sui giornali dopo una serie di considerazioni che saltiamo perché poi sono anche legati al momento in cui scrive non basta scrivere sui giornali gridare alle piazze sulle piazze improprio abominio contro la bomba atomica
Scritture discorsi non servono a nulla finché non si siano chiaramente indicati i mezzi sufficienti a fare osservare il divieto vi è un criterio in base al quale
Soltanto si può giudicare se alle parole corrispondono intenzioni serie proposi di incisi
Veramente ad allontanare dall'umanità il grande flagello il dilemma è si vuole che il divieto agisca intro l'ambito della piena sovranità degli stati rinunciatario all'uso dalla bomba atomica ovvero
Si riconosce che il divieto presuppone una rinuncia alla sovranità medesima
Il passaggio è molto importante dal mio punto di vista perché si pone ancora una volta in questa diciamo così generazione anche se è un concetto molto criticabile e criticato questa generazione di protagonisti della vita politica culturale italiana
Il tema della sovranità nell'immediato dopoguerra viene visto come davvero un elemento da tenere a bada qualcosa diciamo proprio evocando l'argomento di cui parliamo radioattivo
Se si parte procede prosegue Einaudi se si parte da una premessa di conservare la sovranità piena degli Stati firmatari è inutile procedere oltre quel patto sarebbe ipocrita servirebbe soltanto alimentare sospetti a celebrare il fatale cammino verso la distruzione della civiltà umana inutile
Fare seguito al bando la promessa di ogni singolo Stato di non fabbricare l'arma vietata
Validissima la cerimonia della distruzione delle bombe esistenti Arci vana la obbligazione sottoscritta rilasciati ispezionare proprie fabbriche da commissioni di periti internazionali incaricati di andar cercando sospette fabbricazione
I prodotti atti ad essere poi insieme combinati per ottenere la deprecata ma pattuizioni promessi obbligazioni così fatte furono già sperimentati
Dopo la prima grande guerra contro la Germania vinta
E non impedirono che dieci anni fa siamo nel mille novecentoquarantotto la Germania si presentasse al mondo formidabili mente armata anzi amatissima in mezzo a nazioni quasi disarmate prosegue
Toccando anche temi dell'attualità di allora andiamo facciamo un salto in avanti andiamo avanti giocoforza e riconoscere che finché si rimanga nei confini del concetto degli Stati sovrani la proibizione dell'arma atomica eccolo utopia
Poi chi ogni Stato ha il diritto hai il dovere di vivere di difendersi proibizione di iscrizioni servirebbero solo a tessere reciproci inganni ad accelerare ricerche
A moltiplicare esperimenti allo scopo di essere i primi a possedere le bombe sufficienti per prendere alla sprovveduta il nemico il problema non si supera se con la rinuncia alla sovranità militare
Da parte di Stati sì cioè con la rinuncia alla sovranità la prima esigenza prosegue Inaudi ancora è quella di il trasferimento ad un corpo internazionale ovvero superstato
Sia pure per il momento nel mille novecentoquarantotto dice limitato né i suoi scopi
Del del possesso di tutte le materie prime
Di tutti i giacimenti di minerali atti alla produzione della bomba atomica nessuna fabbrica dovrebbe esistere Ford quelle appartenenti all'ente internazionale atomico il quale dovrebbe trarre il suo personale da tutti gli Stati aderenti in condizioni di parità un monopolio e vedete che un liberale
Classico come cachet definire Einaudi non ha scrupoli a definire elementi regolatori naturalmente l'importanza davvero vitale come il tema del tentativo del controllo della prolifica della proliferazione delle armi atto non non ha paura di ricorrere a strumenti consapevolmente con che controllano diciamo
Tutti gli aspetti di una certa attività ed è anche un esempio da questo punto di vista di di capacità di utilizzare gli strumenti di pensare gli strumenti politici questa questa è la la la ultima citazione di oggi in conclusione e scrive Einaudi ho cercato di dimostrare che il Patto internazionale da solo non serve
Che una condizione necessarie invece quella di trasferire il trasferimento della proprietà e degli
Per cui tutto ciò che serve la sua produzione ad un ente internazionale superiore ai singoli Stati è condizione possibile ed è essa sufficiente domanda chiude con un punto di domanda esaurito
Nel mille e novecento quarantotto come questa citazione gridiamo anche oggi
La trasmissione egli Occhiuto ha vinto la settimana prossima