«Aldo Moro - L'attualita' di un uomo». Convegno alla Luiss con Massimo D'Alema e Marco Follini

Benvenuti grazie per essere qui a nome della LUISS del corpo docente della Luiss
Lei gli studenti della Luiss e del personale per l'università
Do il benvenuto a tutti
Per questo incontro
Mantenendo
è assolutamente necessario
In memoria di Aldo Moro
Della sua figura la sua storia di quanto lui ha fatto le pratiche della memoria non voglia di ricordare
Per capire non è una pratica che riscuotere grande fortuna oggi
Proviamo spesso crogiolarsi nel chiacchiericcio del gossip
Onere modeste schermaglie di una contrapposizione senza grandi prospettive
Parlare di Moro trasfigura la sua storia e confrontarsi con qualcuno
Che ci interpella molto seriamente non c'è vita molto spesso di essere imbarazza
Nessuno credo possa avere nostro di oggi per i tempi in cui successo i fatti luttuosi ma credo che il nostro sia si sia grande per uomini come Moro
Che interpretano una gran parte della storia di questo Paese interpretano con intelligenza compassione con grande lucidità
Oggi soprattutto in cui la modestia complessivo all'istituzione che viviamo
Ci fa rimpiangere molto alcune situazioni di alcuni uomini che avevano su un altro imprevidenza
E la passione quelle di aprire la discussione di aprire delle prospettive
Ecco perché ha un senso senso vero parlare oggi di Moro parlare ai giovani
Proprio perché ai giovani va dato a una prospettiva diversa da quella che possono leggere quotidianamente con ogni probabilità
Per aiutarli avere una voglia crescente d'impegno il gusto della passione
E per costruire delle ragioni
Che aiutino a sperare indipendentemente anche dalla mediocrità delle contingenze
Nell'augurarle buon lavoro a tutti io ci teneva parola gli organizzatori di questa giornata
E quindi prima di introdurre
I relatori
Chiudiamo De Martin il presidente vicente politiche
San Camillo De Martino
Per uccidere universitaria gioca anche il dottor Celli io aggiungo qualche breve considerazione che mi sembra doverosa
Per sottolineare il senso di questa iniziativa dal punto di vista dell'università e soprattutto della facoltà di Scienze politiche in effetti questa iniziativa si scrive pienamente nel quadro delle iniziative culturali che una Università di scienze sociali come la LUISS e specialmente una facoltà di Scienze politiche
Deve saper promuovere o o promuovere come in questo caso insieme
Alla fondazione Formiche per adempiere dovere istituzionale di fornire ai giovani elementi di conoscenza e di discernimento sulle figure che hanno arricchito il pensiero politico del nostro Paese concorso a fondare consolidare le istituzioni democratiche
Aldo Moro è certamente una di queste figure che merita il pieno titolo un'attenzione specifica
A maggior ragione naturalmente per il tragico sacrificio della vita che questo protagonista dei nostri primi trent'anni di Repubblica subito per mano di un terrorismo vile senza futuro
Un terrorismo che pur cerco nella follia di un progetto politico fondato sulla violenza perché privo di adeguate basi culturali
Ha lucidamente colpito per lo più figure chiave del sistema democratico penso tra l'altro retorico Ashley che è stato mio maestro
Quelle figure cioè più aperti al dialogo e alla mediazione quelle in grado di interpretare una visione alta della politica
Come arte capace di tenere insieme sintetizzare le esigenze autentiche di interesse generale di interesse comune
Pur nel rispetto della fisiologica dialettica di una società pluralista
Oltre al dovere del ricordo e dello studio che compete ha una sede accademica
è da sottolineare come dice anche l'invito all'incontro di oggi l'attualità di Aldo Moro
Specie pensando al suo contributo alla redazione della Costituzione e alla ricchezza della sua testimonianza politica fino al sacrificio
In effetti
è stato fondamentale il contributo è l'apporto di Aldo Moro ai lavori relazione della carta costituzionale
Che ora si vorrebbe da qualcuno stravolgere in modo superficiale e disinvolto a colpi di maggioranza
Quando invece è stata alla base di un patto faticoso ma lungimirante e largamente condiviso
Che dovrebbe continuare ad essere la garanzia più prezioso da salvaguardare pur con gli opportuni aggiornamenti per un'armonica convivenza democratica
Ed è stato certamente ricco il pensiero politico di Aldo Moro
Non certo proclamato con lo slogan semplificati e populisti come sono purtroppo spesso oggi di moda ma attento a ricomprendere valorizzare le istanze migliori della società
Nella consapevolezza della fatica della democrazia
Ma anche della speranza che non deve mai venire meno in chi crede nel libero ragionevole confronto
Ecco perché vale certamente la pena offrire soprattutto ai giovani a oggi una occasione alta di riflessione come questa che segue quella realizzata nel due mila tre dalla scuola di giornalismo la nostra facoltà nel venticinquesimo avesse
Oro
Mi fermo qui perché spetta ai qualificati autorevoli testimoni e protagonisti previsti dal programma che vivamente ringrazio entrare nel merito e approfondire la figura di questo grande statista
La parola al direttore del rivista formiche Paolo Messa
Bongiorno tutti desidero Chiodini grazie i presenti i ragazzi che hanno scelto di trascorrere questa mattinata con noi per parlare di Moro ringrazio ovviamente la Luis che è stata promotrice attenta d'iniziativa un po'anomala per i motivi che vedremo nel corso di questa giornata
Un ringraziamento anche a tutte le persone le aziende che hanno contribuito alla realizzazione di questo piccole vento
Che è importante perché noi viviamo in una realtà che consuma notizie informazioni in tempi rapidissimi direi mediati
Per quello che è successo ieri è già storia forse già dimenticato e quindi ricordare Moro tornare indietro con la memoria di ventotto anni più
Può sembrare anomalo e tanto più uno può apparire
Se si tratta di ricordare una figura che è così diversa da quelle che oggi animano la scena politica
La sua problematicità
Quella di Moro sembra fare a pugni con la semplificazione cui tutti siamo oggi abituati
Anche per parlare un po'più facilmente con l'opinione pubblica
Eppure noi crediamo
Che la figura di Moro la sua testimonianza
Possono rappresentare un punto di riferimento ancora vivo e ancora attuale e quindi di lo speech mostro di di formiche e che la giornata di oggi possa servire a tanti di noi
Giovanni per
Seminare un ricordo di una testimonianza che possano far de guida nella percorso di crescita e di affermazione di ciascuno di noi e penso che i relatori di oggi ci possono offrire come dire gli spuntini migliori per un dibattito efficace buona giornata grazie a tutti
Grazie al dottor messa a questo punto il programma prevedeva la parte diciamo storica della del nostro incontro ma ragioni sopravvenuto rispetto al momento in cui è stato predisposto il programma suggeriscono con tutta evidenza di dare la precedenza alla parte per così dire politica del nostro incontro perché gli onorevoli Massimo D'Alema e Marco Follini sono chiamati fra poco ad adempiere al loro dovere costituzionale NR
Sembler e deve leggere il nuovo presidente della Repubblica e quindi ringraziandoli molto per la loro disponibilità alla loro presenza diamanti tutto la parola loro cominciando da Massimo D'Alema
Chiedo scusa l'onorevole D'Alema si commenta pensa alla poc'anzi Agnese Moro mi permetto di dare un saluto a nome di tutti
E vi ringrazio anche se non non erano i miei programmi di frazione di aprire questo convegno diciamo forse non c'era neanche questa drammatica con urgenza nel senso che il voto in sostanza abbastanza lontano da Napoli ma comunque
Ringrazio per essere stato invitato non certamente qui per fare una relazione Moro perché penso che una relazione su Aldo Moro verrà da chi certamente per la forza degli studi ottenerla
Eredità politica di Moro ha più titolo di me ma per alcune considerazioni
Sull'attualità
Del pensiero di Moro e sul significato della sua azione col
Io credo che
Abbiamo avuto diverse in diverse occasioni modo di tornare a riflettere su un mondo in diversi momenti della vicenda politica nazionale
E oggi certamente tornare a riflettere sul Moro sulla sua opera sul ruolo che egli ha svolto come protagonista
E possiamo pur dire protagonista principali di almeno un ventennio storia repubblicana
Significa tornare a riflettere sul primato della politica
In una stagione nella quale come è stato ricordato
La politica
A via via assunto il significato deteriore
Di una pratica di potere
Priva di respiro e priva di legittimazione
E la politica ci è apparsa in tanti momenti in questi anni
Come commissariata da altri poteri
Più legittimati al svolgendo il ruolo di regolare i processi sociali i conflitti e di garantire il futuro della società
Ora io credo che in modo
Non solo commosso ma anche assai acuto proprio Agnese Moro abbia un bel saggio pubblicato da formiche ripreso anche questa mattina sul Riformista
Abbiamo affrontato
Il cuore del problema che cosa è l'agire politico che cosa è stata l'idea della politica
Di cui Moro è stato portato
La politica e al tempo stesso coscienza della necessità cioè consapevolezza dei vincoli e delle costrizioni
Dei dati d'irriducibili
I rapporti di forza la storia la collocazione del nostro Paese
Lungo la frontiera tra Est e Ovest
E i limiti della guerra fredda
La realtà
Di una democrazia fragile
La presenza di un grande partito comunista insieme risorsa del Paese anche limite rispetto alla possibilità di un'alternanza normale al governo delle classi dirigenti
La politica è dunque coscienza della necessità
Ma nello stesso tempo
Volontà di non rinunciare agli spazi di libertà
A libertà non intesa come avventura non come negazione
Il picco
Ma come capacità di agire in questo quadro per spostare in avanti
Per accompagnare e dirigere un processo di trasformazione una evoluzione democratica del nostro Paese
Moro ebbe
Forte
Questo vestito questo impegno
Accompagnare un processo di evoluzione democratica del nostro Paese
Che senza negare le condizioni di difficoltà
La realtà oggettiva entro la quale questo processo poteva muoversi tuttavia aiutasse a spostare in avanti
Rapporti di forza
Condizioni dello sviluppo democratico dell'Italia
Egli ebbe molto forte il senso di marcia di questo processo
E non a caso lo rese protagonista
I due stagioni fondamentale
La stagione del centro sinistra
Cioè dell'allargamento dell'area di governo al Partito Socialista superamento del centrismo
E la stagione cosiddetta della solidarietà nazionale del compromesso storico tornerò su questo punto che egli tuttavia interpretò
In modo originale
Sia pure con tutte le sfumature talora anche le ambiguità sul modo di presentare i processi politici
E tuttavia la interpretazione Moro Thea della solidarietà come avvio di una terza fase nella storia del Paese appare per molti aspetti più realistiche ai più profetica di quella che prevalse nel Partito comunista italiano cioè dell'idea del
Professor sto
Anche perché mentre il compromesso storico si apriva a rischio di una interpretazione
Unificante quindi non occidentale non dialettica della democrazia cioè l'idea di un blocco delle grandi forze popolari
Idea Moro perde la terza fase
Puntava piuttosto ad una legittimazione reciproca in grado di aprire una stagione nella quale la dialettica normale delle classi dirigenti l'alternarsi di forze diverse al Governo potesse dispiegarsi
In un quadro di sicurezza democrat
Il senso di marcia dunque fu quello del consolidamento della democrazia
Attraverso la piena legittimazione delle grandi forze della sinistra
In un quadro che fu per Moro un quadro
Europeo in Atlantis
Quadro delle grandi scelte degasperiana la collocazione internazionale dell'Italia
Europeo ed attuare anche qui in un equilibrio tra questi due poli la collocazione internazionale dell'Italia che non sempre esattamente coincidono
E ogni qual volta la posizione dell'Italia si è squilibrata nel senso di un prevalere dell'Atlantis anche a danno della scelta europea questo ha provocato un danno così come un'idea della scelta europea sganciata dalla scelta atlantica sarebbe irrealistica ed
Ed è dunque in quel quadro internazionale
In quale modo si è mosso dentro quei vincoli tuttavia con la chiarezza di una direzione di marcia quella di una inclusione nel sistema democratico
In quella grande parte della società a che si riconosceva nelle forze della sinistra
Forze che storicamente erano state escluse dal governo del paese
Da una lunga storia italiana che prima aveva conosciuti i limiti della democrazia liberale e poi il fascismo
Una storia che non aveva riconosciuto un ricambio democratico delle classi dirigenti
Che non aveva conosciuto una sinistra di governo come altri Paesi europei un Paese nel quale la Democrazia cristiana era come clienti
Disse con una punta di civetteria condannata a governare e condannata ad essere in qualche modo alternativa assistesse cioè forza in grado di promuovere un processo dinamico
Senza quel normale ricambio delle classi dirigenti che e invece il meccanismo del dinamismo politico che aveva funzionato nelle grandi democrazie europeo
Entro questi limiti Moro fu il grande protagonista del cambiamento
Naturalmente il cambiamento politico Lugli
Non ebbe il Miami il carattere e la forzatura volontaristica
In questo io credo Moro fu l'interprete di una concezione della politica
Di una politica intesa più come intelligenza delle cose comprensione cioè dei processi di fondo
E coraggio
Nel guidare questi processi di cambio
Più che non un'idea della politica come intervento come
Azione dall'alto
Costrittiva
Una visione questa che nella storia democristiana è stata più legata all'esperienza Fanfani ha
In Moro ha sempre prevalso un'idea della politica come comprensione dei grandi processi
Sociali culturali
E capacità di accompagnare questi processi
La politica dunque non soltanto come esercizio della libertà ma anche come capacità di costruire la dimensione della mediazione
Mediazione politica a nella letteratura corrente attuale diciamo gode di una cattiva fama siamo un Paese nel quale molto spesso
La brutalità dello scontro politico
Viene presentato come l'espressione di una moralità più altri
Come se soltanto nella violenza dello scontro si esprimesse la moralità della politica dall'altra parte l'altra polarità il compromesso deteriore
Ogni compromesso deteriore ogni compromesso e visto come deteriore
Prevale una logica semplificata che nel corso di questi anni appunto
Si è mossa tra le due polarità
Quella della un'idea del bipolarismo come delegittimazione reciproca spesso all'insegna del violenza e della volgarità
E dall'altra parte la condanna di ogni dimensione del compromesso come criterio inciucio entrato nel linguaggio nazionale si tratta a mio giudizio questa visione della politica tra queste due polarità si tratta di una regressione culturale civile paurose primo ottobre
C'è il minimo dubbio
E anche da questo punto di vista tornare alla lezione Moro perde la politica come mediazione
L'idea che c'è un primato della politica perché senza la mediazione politica il conflitto è semplicemente il conflitto tra gli interessi e le passioni allo stato primordiale
Ed è compito della politica invece costruire quella dimensione del beni comuni che fa sì che le diversità si riconducano ad un progetto condiviso
è compito della politica fare sì che il conflitto Possa avvenire in un quadro di regole di valori di principi condivisi
Il che non svuota il confine allora Ende utile
Lo rende compatibile con lo sviluppo democratico
Questo è stato io credo
Grande miracolo delle classi dirigenti che sono venuti i primi Dinoi cioè dei della generazione dei padri
I quali se però fare in modo che in questo Paese che pure era attraversato da contraddizioni da conflitti così a Spring forse di più aspri in un Paese occidentale per la presenza di un grande partito comunista
E anche per la presenza di una componente di destra antidemocratica che è sempre stato un tratto della storia italiana tuttavia questo Paese in cui la democrazia aveva queste fragilità ha saputo progredire proprio perché il conflitto è avvenuto dentro un quadro di regole valori di principi condivisi
E direi che la grande debolezza del stagione della cosiddetta Seconda Repubblica sta proprio nel fatto che invece nuovo compromesso democratico si è compiuto
Nuovo fondamento non si è realizzato
E noi viviamo diciamo i limiti di un'esperienza che giorno per giorno
Oggi è uno di questi giorni diciamo
E alla ricerca degli aggiustamenti necessari perché poi una grande democrazia deve sopravvivere
La l'esperienza che abbiamo alle spalle un'esperienza nella quale invece questo quadro era un quadro
Condivise aveva un fondamento storico
E che naturalmente lo rendeva anche piogge un fondamento storico comunque io ho ricordato qualche giorno fa
Cerimonia in provincia di Ravenna
Mio padre che era un dirigente e parlamentare del partito comunista
E che era sicuramente avversario della democrazia cristiana tuttavia aveva fatto la Resistenza a fianco del segretario grazie stia il che creata nel conflitto politico tuttavia un'affinità i valori e umana che nessun conflitto avrebbe potuto nascerà
è chiaro che la Seconda Repubblica non ha conosciuto questo fondamento
Ed è che in ed è molto più difficile costruire un fondamento comune
Attraverso un'azione politica e culturale che non trovarselo nella storia il che certamente ha reso anche più semplice il lavoro dei nostri padri
Ma Moro fu uno degli uomini che lavorarono a tenere vivo questo fondamento
E a fare funzionare
L'attenzione e il dialogo il confronto come condizione dello dello sviluppo del progresso del mondo
La stagione
Io credo che tutto questo in particolare negli anni che vanno dal mille novecentosessantotto fino alla sua uccisione
è stata una delle stagioni più straordinarie della storia politica italiana che lo ha visto protagonista
In questa stagione egli ha costruito
Quella trasformazione quel mutamento della politica italiana
Che fu poi brutalmente interrotto dal suo assassini
Egli fu cioè l'uomo che aveva progettato una nuova stagione della nostra democrazia
E anche per questo l'assassinio di Moro segna la fine di quella Repubblica dei partiti
E la stagione che è venuta dopo gli anni ottanta sono stati una lunga agonia
Lunga ma la forza propulsiva di quella Repubblica dei partiti era finita
Il giorno in cui Moro fu assassinato ponendo così di fatto fine alla stagione della solidarietà
E al progetto di una terra
Egli
Egli aveva legato la ricerca della solidarietà ad un progetto come egli stesso disse anche nel consiglio nazionale della DC del mille novecento del luglio del settantaquattro di stabilizzazione
Voglio ricordare qui quel passaggio che lo considero molto importante
L'Italia si trovava di fronte ad una grave crisi economica
Mentre mentre nel sessantotto sessantanove
La crescita del Paese avveniva nel quadro di un ottimismo sullo sviluppo
E Moro
Accompagnò
Con una strategia del dialogo e dell'attenzione per la stagione
Alla metà degli anni Settanta
Di all'indomani della crisi energetiche eccetera
Ci si trova di fronte ad una grave crisi dell'Italia
In cui le parole che diventano attuali nella politica non sono più dialogo e attenzione ma sono necessità necessita di una stabilizzazione del Paese e quindi di una politica solitario
E Morrone leggo la necessità di una politica di solidarietà ad una
Analisi estremamente cruda
Una frase che voglio citare che a mio giudizio molto significativa perché ha una sua qualche attualità
La posta in gioco è la nostra la nostra Alitalia
Esclusione
Dal novero dei protagonisti dell'economia e della politica mondiale
Il nostro ripiegare
Verso una forma una cronisti che asfittica di autarchica principio di impoverimento dedicate ai
Cioè lui la percezione grande del fatto che mutare dello scenario internazionale
L'avvio i primi segni di quella globalizzazione dell'economia poi ha dato suoi frutti
L'esplodere di una crisi energetica che mette in difficoltà soprattutto Paesi come il nostro trasformatori di materie prime
Mettono a rischio i Blues il ruolo dell'Italia
Sulla scena internazionale
E che di fronte a questo
Occorre uno sforzo di salvezza che non può essere altro che uno sforzo solidarietà nazione
Per questo occorre guardare al PCI come valido importante interlocutore nel suo ruolo di opposizione Moro non prospettata il governo
Lui l'idea di una dialettica delle forze sia pure dentro il quadro di una comune responsabilità rimase ferma anche nella stagione estrema del suo ente
E
Tutto questo avveniva nel quadro di una politica di distensione internazionale che rende Eva certamente possibile questo avvicinamento
Ma che modo interpretava giustamente a mio giudizio come una politica che tuttavia non avrebbe
Eliminato il bipolarismo
Anzi la distensione in qualche modo aveva necessità dei blocco come condizione di una politica stazione
La politica riscrizione disse se sprigiona alla lunga Energie destinate ad avvicinare i popoli in misura prima impensabili a breve e medio termine presuppone una certa rigidezza e una certa delimitazioni di confini un equilibrio
D'altronde apportatore di pace
C'era in lui cioè una idea della politica di distensione
Che non sconfinava nella illusione di uno sgretolamento dei blocchi ma che vedeva anzi fase intermedia una certa necessaria rigidezza del bipolarismo internazionale
Che d'altro canto diciamo ispirò la politica estera italiana persino con qualche eccesso di realismo nei confronti anche della dottrina brezneviana dice nel senso che e il gruppo dirigente della Democrazia Cristiana anche l'esercizio della sovranità limitata
L'altro campo venne considerato come un male tollerabile
Perché in qualche modo questa rigidezza dei blocchi era una presupposto di una politica di discrezione
Appunto quei vincoli quelle costrizione entro le quali l'agire politico entro il quadro geopolitico
Ma entro questi limiti non c'è dubbio che la stagione estrema di Moro è una stagione anche caratterizzata da una forte impronta riformista
Io credo che questa impronta riformista
Risulta con molta chiarezza dai suoi ultimi interventi politici in modo particolare
Quello che gli disse nel settantasei nel marzo del settantasei al congresso della Democrazia Cristiana delineando una nuova frontiera della politica
E cioè quando guardando ai ai gran le grandi trasformazioni della società italiana
Con coraggio
Anche il primato della politica sta appunto in questa capacità di guardare ai grandi mutamenti della società la cultura disse un grande compito di autentica promozione umana ci sta davanti
Chi può negare che il riconoscimento del valore della donna la sua reale indipendenza ed eguaglia sia un problema non l'invisibile a questo punto cruciale per lo sviluppo storico
Chi può ignorare la forza dirompente della gioventù ed un diritto di successione rivoluzionaria che non può essere né aggirata anni contestata da false promesse
Chi può disconoscere il peso radicalmente nuovo che i lavoratori hanno nell'organizzazione sociale il loro incomprimibile diritto di non essere mero strumento di una supremazia di classe cioè
Direi una visione lucida delle grandi dei grandi fenomeni sociali dirompenti delle contraddizioni che attraversavano la società italiana siamo alla vigilia del settantasei
Cioè l'emergere del protagonismo femminile anche come bisogno di indipendenza di libertà femminile una rottura tra generazionale
Che assume un segno persino rivoluzionario nel rapporto tra le generazioni e
Il peso della questione sociale del protagonismo dei lavoratori insomma la politica si misura con nuove sfide sociali non c'è soltanto un bisogno di stabilizzazione solidarietà
Ma c'è anche la necessità di un'opera di promozione ma
E io credo che questa impronta riformista
Nella stagione estrema del suo impegno politico che d'altro canto riprendeva e cose di straordinaria modernità che Morolla detto di fronte al sessantotto di cui fu uno degli interpreti più acuti nel cogliere il valore rivoluzionario di quella rottura
Cambiamento profondo della società che veniva avanti io credo che questa impronta riformista
Ci riconduce ad una dimensione della politica nella quale
Il riconoscimento della necessità
L'impegno per garantire un equilibrio democratico
I limiti di un bipolarismo che non ammettono
Diciamo vie di fuga rispetto alle responsabilità internazionali
Tuttavia si Cozzi devono conciliare con la capacità di promuovere innovazione sociale liberazione umana e con la capacità di aprire spazi ha nuovi protagonisti
Io credo che
Questa lezione riformista primo sia egualmente importante come la sua lezione un grande statista democratico
Fu uno statista consapevole della necessità difende il ruolo occidentale fu moderato da questo punto di vista un'espressione che è tornata di moda e che spesso viene applicato in modo improprio senso
C'è un estremismo che si autodefinisce moderato dal nulla fu un moderato
Ma fu un moderato riformisti cioè consapevole del fatto che la democrazia
Ha bisogno per sopravvivere per progredire
Di misurarsi con le grandi sfide del cambiamento con i bisogni sociali emergenti e quindi di spostare in avanti gli equilibri della società non soltanto di Mantini conserva ma di spostare in avanti specie
E credo da questo punto di vista ecco questo ci restituisce l'immagine compiuta di che cosa significa primato della
Significa difesa della democrazia significa una visione del destino della nazione italiana
Significa capacità di riconoscere un ruolo a tutte le forze che sono
Chi governa e chi si oppone in un quadro di principi condivisi ma significa anche capacità di promuovere il cambiamento
Innovazione istituzionale il cambiamento sociale la promozione umana
Perché altrimenti la politica diventa gestione del potere gestione dell'esistente per Moro uno spunto mai questo ma fu l'impegno per portare avanti nelle condizioni possibili un grande progetto storico
Grazie molto e Massimo D'Alema per questa incisiva testimonianza della volta di Marco Follini
Ma temo che Massimo D'Alema abbia già detto quasi tutto
Io comincio da lontano ma non troppo lontano
Nel mille novecento settantuno
Aldo Moro poteva essere il Presidente della Repubblica
Aveva indotto i c'era una condizione parlamentare tale per cui
Larga parte dell'opposizione gli aveva fatto sapere
Che avrebbe votato per lui
Una parte del suo partito lo sosteneva
Lui stesso si trovò al bivio a dover decidere
Cosa fare di quella maggioranza
Numerica
Forse anche politica
Che però non corrispondeva al suo disegno di unità
Del paese e del suo partito
Si svolse un'Assemblea dei deputati democristiani
Moro fece del suo meglio perché da quell'Assemblea non scaturisse un indicazione
Né di divisione del suo partito né di prevalenza della sua persona
Scelse di chiamarsi fuori
Per non dividere
E credo che in quell'episodio ci sia molto di Moro
Il suo senso delle istituzioni
E il suo senso del limite
Quel senso delle istituzioni oggi lo andiamo cercando non sempre riusciamo a trovarlo tante volte lo sentiamo lontano
Io credo che quello spirito istituzionale
Debba riprendere suo corso
Ogni volta che l'ora avviso da qualche parte anche lontana dalla mia
Registro una condizione
Più favorevole all'esperienza democratica del nostro Paese
Oggi io quello spirito istituzionale
Lo colgo un po'dentro un mio avversario che Massimo D'Alema e mi fa piacere il clero
Oro aveva
Il senso del contrasto
Tra la fragilità delle strutture politiche e la forza quasi dirompente delle passioni politiche
E stava per così dire a cavallo
Ma questa fragilità e questa forza
Questo dilemma lo attraversava non si spiega Moro
Se non si fa
I conti sul divario che correva
Tra la pochezza dei numeri delle forze materiali che erano a sua disposizione
E la straordinaria grandezza e ricchezza
Delle idee
Di quello che si chiamerebbe il suo soft power
Determinò grandi corpose concretissime conseguenze politiche
A partire da numeriche erano poca cosa e qualche volta erano quasi irrisi
Nell'Italia delle grandi potenze dei blocchi che si scontravano
Moro somigliava un po'allo Stato dalla Città del Vaticano
Lo stato disarmato ma dotato di una grande capacità influenza all'epoca nella DC idolo sei assommavano tessere
Congressi organizzazione forza numerica
Imponente
Quaranta per cento di più
E Moro era rintanato del piccolo lembo di territorio di una correnti Lina
Numericamente esigua che però aveva una straordinaria capacità come ho detto di influenza e di condizionamento in qualche modo guidava processo politico è a cui veniva riconosciuta questa titolarità
Da coloro che nei tempi più facili vantavano invece la forza dei loro numeri e dei loro apparati
Certo giorno
L'onorevole Lima si avvicinò a Moro
Dicendogli che contava di aderire alle sue posizioni politiche e Moro rispose c'è tempo e in questa risposta credo che ci sia un altro pezzo importante della sua biografia e del suo rapporto con uomini e cose
Con la democrazia cristiana Moro ebbe un rapporto
Molto intenso
Ma anche molto meno facile molto più sofferto di come la retorica successiva lo ha descritto
Un molto attento all'unità della DC ma coltivo in tutti i passaggi anche quelli un po'più scabrosi
Nel sessantadue altra elezione quirinalizia si dette da fare
Perché al Quirinale andasse Antonio Segni
Perché Segni garantiva
Per così dire coprendo la frontiera di destra coprendo la frontiera il dubbio se non addirittura della contrarietà verso l'incontro con i socialisti la possibilità che quell'incontro poi si realizzasse
Non ebbe timore nel sessantaquattro nel prendere le difese che considerava giuste e doverose istituzionalmente doverose del generale De Lorenzo
E via via fino al settantotto quando la tessitura dell'unità nazionale passò attraverso
La coltivazione
Metodica sistematica realizzata con pazienza certosina di tutte le opinioni anche quelle che erano più lontane dalla sua e a cui lui dedico molto tempo e molta curiosità
Nello stesso tempo c'era verso i difetti del suo partito
Ma grande in sofferenza
Fastidio per una certa mediocrità per una certa sordità
Che accompagnava tanta della sua predicazione politica Moro e autentico nel sessantotto quando all'indomani della sua sconfitta e della sua defenestrazione
In vari passaggi del Consiglio nazionale poi nel congresso
Aggredisce con parole molto forti la maggioranza che si è formata senza e contro di lui anzi con l'esplicito mandato di fare a meno di lui
E Moro è autentico va detto pur nella costrizione
Nel carcere per il pr
Quando
Da quel covo scrive lettere di fuoco che sono l'espressione non solo di uno stato d'animo ma anche di una convinzione profonda
Non aveva mai un senso propagandistico della politica
Per lui lo ha ricordato prima
Per garantire la perpetuazione del primato
Ma la consapevolezza che fuori dal confine democristiano c'era un'Italia che doveva in qualche modo essere rappresentate e di cui la DC doveva sapere farsi carico proprio per la condizione p obbligo di governo nella quale si trovava
Quando si trovò a redigere la difesa di cui in Parlamento del pronuncia un discorso molto forte che viene sempre ricordato non ci faremo processare non consentiremo la pubblica piazza di avere il sopravvento
Quel discorso
Nella prima redazione era molto tecnico molto Accetti Colcera
La ricostruzione di tutti i fatti gli avvenimenti le circostanze
Che militavano a favore della innocenza di cui come fu Paul provata
E solo dopo solo in una seconda stesura aggiunse quell'annotazione sul processo che poi ha fatto epoca Area tracciato una scia
Nella quale ci siamo infilati tutti a ogni volta che si è parlato della DC e del rapporto con la violenza di quegli anni tutti ci siamo aggrappati a quella frase che però venne dopo
E non per caso perché non apparteneva alla visione di Moro l'idea di una classe dirigente che fa quadrato che si chiuda testuggine
Che
Sfida
Con un atto di volontà politica la sfida era subita non era cercata
Alla sfida che veniva opposta alla DC
Era giusto era doveroso
Reagire con forza
Ma la forza come dire trovava il suo naturale confine
Nell'esercizio della pazienza e nella scelta di
Non scivolare mai lungo un crinale che potesse essere interpretato anche solo interpretato come arroganza
Con il Partito comunista Moro aveva un rapporto meno complice
Di come è stato descritto dopo meno complice di quanto non dica la leggenda consociativa meno complice di quanto non racconti quella statua ha maglie di Moro con L'Unità in tasca
Anche qui mi rifaccio alle considerazioni che ha svolto prima D'Alema la disputa in quegli anni
Era tra quanti immaginavano il rapporto tra le grandi forze politiche come destinato ad un epilogo comune
Il regime visto da chi si opponeva
Ma anche nella visione della dirigenza o almeno di una parte della dirigenza comunista
Un'alleanza duratura tra le grandi forze popolari un'alleanza
Destinata a tenere il campo per molti anni forse per un tempo indefinito
E invece il Moro c'era più
La consapevolezza che si stava attraversando una difficoltà
Quella difficoltà richiedeva di cucire insieme
Le grandi forze politiche con il filo sottile della politica di solidarietà nazionale e poi e poi di lì in avanti si sarebbe dipanata un'altra storia che sarebbe stata la storia di una sfida civile leale ma forte e chiara
Tra le grandi forze che erano chiamate
Ad avverare la profezia del bipolarismo
Dopo che avevano attraversato
In regime di contrapposizione
Una fase che veniva definita addirittura di bipartitismo imperfetto
In questo quadro Moro aveva la consapevolezza che occorresse allargare quanto più possibile l'Area democratica
Perché la grande difficoltà della politica stava qui da nella ristrettezza delle basi su cui poteva fare affidamento la classe dirigente del Paese
Qui era finita l'esperienza liberale
Del notabilato giolittiano alla vigilia del fascismo di qui si doveva cercare di ricostruire affrontando una grande difficoltà
Ma verso il Partito comunista non c'era l'offerta del governo insieme
C'era la garanzia e la legittimazione del fatto che potessero loro governare con le loro forze se ne fossero stati capaci se ne avessero avuto il consenso
Se i numeri e le condizioni politiche fossero stati dalla loro parte
Moro non è l'alfiere di una strategia consociativa
è il profeta di un'alternanza che poi si è realizzata in modo
Molto scombinato
Ma che resta come un appuntamento a cui prima o poi dovremo arrivare rimettendo insieme questi due valori
Quello del confronto tra opinioni diverse e quello della convivenza delle opinioni sotto la volta delle stesse istituzioni per loro la democrazia è il valore dell'avversario per questo era così forte della sua attenzione la sua curiosità agli altri
E un'altra delle frasi che lo riassumono meglio è quella che lui pronuncia
Pochi giorni poche settimane prima del rapimento quando dice rivolto ai comunisti per quanto ci siamo confrontati per quanto ci siamo divisi qualche cosa di voi
è rimasto dentro Dinoi e altrettanto si può dire all'incontrario
Nel settantasei Moro elabora la sua politica a partire dalla constatazione che le elezioni le hanno vinte in due le ha vinte la DC e le ha vinte il PC
E avendo le vinte gli uni contro gli altri gli uni evocando il sorpasso degli altri tenendolo
Si tratta di evitare che i due vincitori sì immobilizzi una vicenda
Noi oggi
Abbiamo il rischio dell'immobilismo senza la certezza per la vittoria e allora invece
Si doveva quadrare il cerchio tra un risultato elettorale
Che dava due indicazioni diverse
E la necessità per la politica di elaborare quella difficoltà e divenirne a capo
Io introduco un ricordo personalissimo
All'epoca
Io dirigevo la rivista dei giovani che si chiamava per l'azione
La solidarietà nazionale cominciò con la elezione di Ingrao alla presidenza della Camera
E io che come tutti i giovani ero
Mediamente impulsivo forse un po'meno della media ma non troppo
Scrissi un editoriale per dire che mi sembrava che fosse un passo troppo in là un passo
Troppo generoso verso l'opposizione
E dalla segreteria del partito fui richiamato allora
C'era la cricca di Shanghai come veniva chiamata non troppo affettuosamente
La corte dei collaboratori del segretario Zaccagnini
E uno di questi lo dico subito non era Pisanu
Mi chiamò e mi rimproverò perché quel testo andava come dire oltre il segno e sembrava un'eresia
E allora io andai a trovare Moro
E chiesi
Conforto e chiese aiuto
E Moro mi spiegò che io ho sbagliato naturalmente siccome era un uomo molto gentile non mi disse che sbagliano però io capite
Quello era il suo pensiero
E però avevo diritto a sbagliare e dovevo essere tutelato dal partito nella mia possibilità di compiere altri errori
E dunque lui chiamo segretario del partito e disse che non c'era nessuna ragione
Di arrabbiarsi con la rivista dei giovani ancorché la rivista dei giovani avesse scritto e sostenuto un argomento che non era il suo
C'era una grande curiosità
Verso questo universo giovanile e in poi è diventata una moda ma allora era una curiosità rara
Moro la coltivava con grande assiduità da professore universitario fece in Parlamento una battaglia perché i parlamentari potessero continuare a insegnare nelle università cosa che era molto controversa partito dell'innovazione diceva
Che occorreva sancire l'incompatibilità e lui invece vedeva in quella incompatibilità il rischio di un allentarsi di rapporti
Che lui invece era molto dedicato a costruire a vivere con intensità era un uomo di potere e con la dimensione del potere aveva fatto
I conti fino in fondo e che tuttavia credeva abbastanza poco
Nel riparo che il potere offre a quanti lo esercitano sia pure in parte
Era un uomo che credeva molto nelle parole
Credeva nella pazienza
E credeva nella lentezza
E io vorrei dire che nella politica qualche volta la lentezza può essere un valore
Noi abbiamo perso in questi anni
L'idea dell'interesse generale l'abbiamo persa perché siamo tutti dediti a rincorrere l'attualità con un affanno forse degno di miglior causa
Forse se invece recuperasse mo'questo sentimento del tempo lungo questa capacità di investimento
Questa idea che la partita non si gioca
Come fosse tutto il calcio minuto per minuto richiede un'elaborazione più complessa richiede uno sguardo che va da più lontano forse questo
Un po'ci aiuterebbe
Tutto quello che
Stato considerato molte volte un difetto in Moro un difetto di capacità realizzativa un difetto di prontezza di riflessi una sorta di
Atteggiamento qualche volta agli antipodi della
Modernità che veniva celebrata probabilmente va recuperata invece come una grande virtù civile
Vedo che oggi è tornato di moda l'argomento
Dello scirocco vento di scirocco che soffia nella politica italiana
Da qualche ora a questa parte
E Moro spesso è stato descritto come l'uomo dello scirocco ma io credo che
O se più vera la definizione che ne diede
Un suo intelligente collaboratore Corrado Guerzoni che
Disse di Moro è un prussiano nato in Puglia questa era la sua caratteristica
Ogni cambiamento doveva
Nella sua visione associare a sé i convincere i conservatori e questo richiedeva molto tempo ma quel tempo era il tempo della persuasione il tempo della cucitura
Era un uomo di forte volontà tutt'altro che un rassegnato nulla a che vedere con la rappresentazione un po'caricaturale che ne è stata fatta
Ma nello stesso tempo un uomo
Non troppo ottimista del tutto incapace di ostentazione
Di però
Di Marco Damilano
Appena uscito sui democristiani immaginari si racconta un episodio
E molto emblematico di quando nel sessantatré celebrata la pace tra Moro e Fanfani dirigente della spessa ci Cardini decise anche qui in maniera postmoderna che la pace dovesse essere rappresentata in un bel manifesto in cui Moro e Fanfani sorridenti si davano la mano
E la DC
Affliggeva nelle piazze quel manifesto con la parola d'ordine con Moro e Fanfani oggi e domani
Moro impedì fisicamente che quel manifesto fosse affisso nelle piazze italiane
E mantenne in quegli anni era segretario del partito in tutti gli anni successivi quelli della sua crescita politica istituzionale un atteggiamento di grande sobrietà di grande misura in questo c'è una simpatica dialettica con Fanfani
Quando un giorno Moro e a Fanfani voleva bene
Andò in una libreria antica e comprò una copia del memoriale di Napoleone a Sant'Elena e glielo mando
Pensò di avere fatto un gesto garbato Fanfani si inviperiti
Di rimandò il libro spiegandogli che lui forse non era Napoleone ma comunque non era destinato a Sant'Elena interpretò quel gesto come fosse un offesa ma in realtà in quel gesto c'era una grande gentilezza Moro ebbe nemici fortissimi
Si è
Ricordano spesso le sue conversazioni con Kissinger il giudizio sprezzante che ne diede
Ma per tornare a cose più italiane io ricordo una campagna di stampa velenosissima dalle colonne del tempo dalle colonne
Te lo specchio il settimanale che allora andava per la maggiore
E però ebbe anche molti interlocutori è una grande capacità di trovare curiosità in ambienti nuove fu lui a mettere al centro della riflessione dei democristiani dell'epoca
La nuova condizione giovanile la protesta operaia la questione femminile tutti argomenti che erano come dire fuori alla pratica quotidiana
Per la gran parte di noi di loro forse dovrebbe dire più propriamente
Ebbene una visione di politica internazionale che suggerisco di non dimenticare perché un uomo molto attento non soltanto alla centralità del Mediterraneo ma anche al risveglio del mondo arabo e ne colse i segni prima quando nulla lasciava presagire
Che potesse crescere
In quegli ambienti tutto quello che nel bene e nel male cresciuto e rappresenta oggi nell'agenda del mondo una grande prioritarie per qualche verso una grande emergenza
E infine Moro aveva il senso chiaro
Della fragilità del potere democristiani
Non immaginava
Una durata infinita
E comunque sapeva
A fronte di quanti anche dentro la DC
Pensavano di poter vivere a lungo di rendita
Che le condizioni
Dell'esistenza stessa
Del suo partito
Dovevano essere riaffermate giorno per giorno
Con intelligenza
Stando sulla corda e accettando di stare sulla corda e avendo la consapevolezza che si stava su una corda tesa dalla quale poteva anche capitare di precipitare
Negli anni in cui la DC
Sembrava infinita
E destinata a durare in eterno
Una parte del mondo democristiano si acconcia va a quella idea con sollievo
Un'altra parte la contrastava
E Moro era alla testa di questa opinione
Anche a rischio di essere appunto
Poco felice nell'azione di propaganda
Ma più capace di interpretare l'evoluzione del Paese
Il più capace di immaginare dove quella evoluzione avrebbe portato
Qualche tempo dopo
Pintor scrisse
Che temeva il rischio di morire democristiano e non voleva morire democristiano
Qualche anno prima
Moro scrisse il destino non è più se non in parte in piccola parte nelle nostre Nanni
Aveva ragione Moro ha vinto Pintor ma credo che le ragioni di Moro siano più che mai attuali grazie
Grazie molte anche a Marco Follini per questa testimonianza è così viva di tratti essenziali della personalità
Di Aldo Moro da parte di chi lo ha conosciuto da vicino e ci ha potuto offrire anche alcuni significativi ricordi personali
Passiamo alla seconda parte del nostro incontro
Quello dedicato alla riflessione diciamo degli storici
Grazie ancora l'onorevole D'Alema
Dunque dicevo
Passiamo alle due relazioni di carattere storico che sono affidate due autorevoli colleghi come Francesco Malgeri della facoltà di Scienze politiche della Sapienza
E a Luciano Pellicani che
Componente della nostra facoltà di Scienze politiche alla Luiss
Comincia Francesco Malgeri grazie alla disponibilità grazie
Il titolo di questo nostro incontro ci invita a riflettere come già è stato sottolineato sull'attualità di Aldo Moro
Ecco debbo confessare che ho sempre trovato difficoltà ad attualizzare una vicenda storica un personaggio convinto come sono che ogni vicenda ogni uomo al figlio del suo tempo
Ed ha vissuto il suo tempo anche nel quadro di un contesto storico politico e sociale particolari
Tuttavia andando a ripercorrere il pensiero e l'opera politica di Moro
Mi sono anche convinto che questo richiamo alla sua attualità appare tutt'altro che opinabile
E le indicazioni che possiamo cogliere nei suoi scritti nel suo itinerario politico ci offrono
Alcune linee guida direi che alla luce della realtà politica che stiamo vivendo risultano significativi strumenti di riflessione di orientamento per la classe dirigente del nostro Paese
Già molte cose sono state dette dei due esponenti politici che c'hanno preceduti
Queste indicazioni le cogliamo i potremmo dire sin dei primissimi interventi di Moro nel dibattito politico nazionale e nella fase che vede la costruzione della democrazia repubblicana ecco c'è un primo aspetto su cui vorrei soffermarmi che riguarda la concezione che Moro ebbe del rapporto tra la politica l'uomo e la libertà
Nell'estate del quarantacinque sulla rivista Studium scriveva
Il gioco instabile degli equilibri politici gli ultimi gli urti aperti o velati degli interessi i compromessi inevitabili con la forza son cose certo necessarie
Ma che si arrestano di fronte alla soglia inviolabile dello spirito umano il quale conosce gli eroismi della vita morale le creazioni fantastiche le estasi religiose gli ardimenti del pensiero bisogna che la politica si fermi in tempo per non guastare queste cose bisogna che essa riconoscendo
Volontà onestamente i suoi limiti lasci all'uomo il possesso esclusivo di questo suo mondo migliore intimo ed originale
E aggiungeva senza politica senza sana libertà politica manca l'uomo l'ambiente nel quale costruire il suo mondo manca la libertà necessaria per essere libero ma se la politica vorrei essere tutta la vita
Se una sola e sia pure essenziale libertà lavora per esaurire le altre più vere è sostanzialmente costruttive l'uomo finisce
L'uomo finito che la vita rete la sua chiarezza e ricchi
Ecco a mio avviso c'è già molto Moro in questo in questo brano del mille novecentoquarantacinque c'è soprattutto quella suo ansia profonda che non che mirava a non vedere valicare i dalla politica che pur giudica elemento essenziale della società
Né della stessa libertà i confini che appartengono alla sfera più intima dell'uomo che riguardano la sua dimensione complessa e misteriosa ricca i fermenti ricca di intelligenza e c'è la paziente ricerca di un equilibrio sociale che doveva servire per costruire la casa di tutti piove tutti fossero in grado di esprimere le potenzialità del proprio lavoro delle proprie idee
Un secondo aspetto del pensiero di Moro che mi sembra opportuno richiamare anche direi nella sua attualità
è la visione della laicità della politica e dell'esigenza soprattutto per il cristiano di vivere interpretare il proprio ruolo di uomo di fede
Devoto alla Chiesa del voto alle istituzioni ecclesiastiche pure geloso dell'autonomia e dell'impegno del cristiano sul piano temporale
E nel sessanta su sessantadue al congresso di Napoli della democrazia cristiana
Con quel suo linguaggio lucido e conseguente che direi solo un giudizio superficiale poteva giudicare astruso o involuto
Moro ebbe ad affermare l'autonomia e la nostra assunzione di responsabilità
è il nostro correre da soli e il nostro rischio e il nostro modo personale di rendere un servizio e di dare se possibile una testimonianza di valori cristiani nella vita sociale
E nel rischio che corriamo nel Quarin nel carico che assumiamo ce la nostra responsabilità morale e politica
E l'adempimento di un dovere costituzionale
E Moro fu anche è stato già sottolineato un costruttore di democrazia di una democrazia ispirata alla giustizia sociale al valore della persona umana di una democrazia che doveva tradurre che doveva tradursi in un anno non un organico sistema di valori
E la su una visione della democrazia che nella costruzione della carta fondamentale dello Stato egli volle caratterizzare anche nel nome dell'antifascismo
Un antifascismo che lui non matura nel confronto con lo squadrismo agrario dell'Italia settentrionale né con le asprezze del fascismo repubblicano di Salò
Messi era temprato come avvenne per altri esponenti della Democrazia Cristiana penso a Dossetti a Taviani a Mazzei
Nel clima aspro e duro della lotta di liberazione è il suo antifascismo fu soprattutto un abito mentale una reazione al fascismo inteso come lui stesso del ebbe a sottolineare come apposta sia del cristianesimo dal suo spirito di umanità di libertà e di giustizia
Quindi valore della persona umana solidarietà sociale antifascismo
Costruiscono in qualche modo i tre motivi ricorrenti dell'impegno politico di Moro con la convinzione che i cattolici spettasse una funzione importante nella costruzione del nuovo Stato nazionale garantendo non solo le libertà civili
E politiche ma rispondendo anche alle esigenze sociali del Paese e al rispetto della dignità dell'uomo
è indubbio che Moro visse il periodo della costituente come un momento fondamentale della sua esperienza politica già è stato ricordato
Soprattutto come momento di confronto di dialogo aperto franco costruttivo fora uomini e ideologie io rientra menti politici diversi
Una realtà che in qualche modo è saltava la sua attitudine al dialogo un'attitudine che favorì la realizzazione di una Costituzione condivisa
E ed è un'attitudine anche come ha ha sottolineato Giorgio Campanini che rimarrà sino alla fine la prima caratteristica di Moro e in una certa misura la chiave per la comprensione della sua vita e forse della sua morte
Il disegno politico di Moro si impernia sulla convinzione che lo Stato democratico avrebbe trovato una sua effettiva saldezza soltanto con il riconoscimento pieno di tutti i cittadini
Con la loro accettazione dei principi fondamentali che reggevano la democrazia
E e c'è infine la convinzione che solo attraverso questa accettazione questa condivisione si potesse dire concluso il lungo e travagliato processo dell'unificazione nazionale del Paese
E in questa operazione a mio avviso Moro per molti aspetti viene a continuare a completare l'opera avviata da De Gasperi
Noto come in De Gasperi preoccupazione costante full a ricerca l'esigenza di porre la le basi di un assetto democratico del Paese
Educando il Paese al rispetto delle regole della democrazia di una democrazia vissuta anche nei suoi aspetti formali penso alle libere competizioni elettorali alla libertà
Civili e politiche e questi questi aspetti
Queste libertà
De Gasperi le definiva le certezze essenziali a cui bisognava ancorarsi ecco se in De Gasperi fu prioritaria la necessità in qualche modo di gli abituare gli italiani all'esercizio della democrazia
Per condurre anche il mondo cattolico fuori tali alcune suggestioni o da alcuni richiami che che facevano guardare anche con
Diciamo con simpatia a regimi di tipo autoritario
In Moro sembra prevalere la necessità di ampliare le basi dello Stato di far sentire partecipi della vita dello Stato e delle scelte politiche una massa di cittadini a lungo esclusi dalla gestione della cosa pubblica
Fu al congresso di Napoli del gennaio sessantadue in quel discorso che durò circa quattro ore se non se non ricordo male
In questo in questo congresso a un Morro riuscì ad offrire una ulteriore intensa riflessione sul ruolo che un partito di ispirazione cristiana era destinato a svolgere nella società italiana
E cioè intese evidenziare la natura del suo partito la sua vocazione sociale la sua preoccupazione il suo interessamento alle posizioni più debole più esposte
Moro pone l'accento in questo discorso su coloro disse che devono salire da acquistare più peso nella vita sociale
E aggiunse quasi a voler definire la fisionomia e la natura della democrazia
Cristiana
Che il suo partito era un partito di popolo
Insomma un partito che con le parole di Morro riaffermava queste sue radici popolari questa sua vocazione ad essere un partito della gente tra la gente sensibile
Alle molte articolazioni di un organismo sociale ricco di molte pieghe di molti e di molti angoli che certamente la svolta politica del centrosinistra da Luís
Preparata proposta proprio al convegno al congresso di Napoli e poi realizzata fu il riflesso di questo orientamento e fu da lui realizzata anche nella difficile ricerca dell'unità del partito come già
è stato sottolineato dal senatore Follini c'è questa sia in occasione di questa vicenda politica sia in occasione poi della dei governi di solidarietà nazionale del mille novecentosettantotto questa sua insistente azione per convincere i più riottosi tra i suoi compagni di partito ad aderire ad una linea che lui riteneva in quel momento fondamentale
Quasi a prendere per mano il partito e guidarlo verso certe scelte che non erano da tutti interamente condivise
E non a caso Moro fu anche alla fine degli anni Sessanta lo ha ricordato prima D'Alema
Anche il senatore Follini
Fu forse tra i pochi nel clima della contestazione giovanile accogliere la realtà del Paese compiere un'analisi penetrante della Società italiana e delle inquietudini
Giovanili del movimento delle donne dell'emergere di un clima di contestazione di protesta che non andava respinto e demonizzato mandava compreso interpretato
Cioè in Moro una è eccezionale capacità potremmo dire nel sentire questi segnali che maturano dalla società civile
E e pochi in Italia seppero allora cogliere con altrettanta lucidità queste inquietudini
Di fronte ne alle quali Moro indicò al suo partito una politica per i tempi nuovi cercando di cogliere le ragioni di quella che di Fini una umanità che vuol farsi e del motto irresistibile della storia
Ecco nel Moro di questi anni si coglie la lucide la lucida intuizione che la realtà sociale e politica del nostro Paese il suo costume
La sua mentalità la sua cultura il suo modo di rapportarsi di fronte agli antichi valori e alle antiche certezze stava subendo una straordinaria modificazione
Ebbe ad affermare nel profondo è una nuova umanità che vuol farsi il motto irresistibile della storia e l'affermarsi di ogni persona in ogni condizione sociale dalla scuola al lavoro in ogni luogo del nostro Paese in ogni lontana e sconosciuta regione del mondo
E l'emergere di una legge di solidarietà di eguaglianza di rispetto di gran lunga più seria è cogente che non sia mai apparsa nel corso della storia
E insieme con tutto questo ed anzi proprio per questo si affaccia sulla scena del mondo l'idea che al di là della stessa prudenza e dello stesso realismo
Una legge morale tutta intera senza compromessi abbia avvalere dominare la politica perché essa non sia ingiusta e neppure tiepida e tardiva ma intensamente umana
E infine non possiamo non cogliere è quella sua idea della politica come complessa e a volte sofferta opera di mediazione e di confronto
Un'idea di cui abbiamo forse la più straordinaria manifestazione alla metà degli anni settanta quando più acuta si manifestò la crisi sociale del Paese e la crisi della stessa democrazia cristiana
E fu allora che seppe riprendere per mano il suo partito e guidarlo verso quel Progetto politico che come è stato già ricordato il richiamo la terza fase invitandolo
Invitando il partito a ragionare a misurare i passi con l'attenzione al delicato rapporto tra istituzioni società forze politiche e con la capacità di leggere
I tempi nuovi che stavano avanzando vedendo a vent'addensarsi
Le nubi di una crisi politica sociale istituzionale che era possibile affrontare son soltanto con gli strumenti dell'emergenza
Direi che c'è un tremore a una sorta di tremore quasi di presentimento nei suoi discorsi e nelle sue analisi in questi giorni che sono i giorni bui giorni violenti degli anni di piombo quando il paese divenne teatro di violenze di morti anche ingiuste anzi senz'altro ingiuste e e quando sembrò che spinte irrazionali violente potessero avere il sopravvento su un costume del nostro popolo che era anche fatto di rispetto e di dignità di tolleranza di civile convivenza
E che era un costume che aveva resistito anche nei momenti più difficili ad aspri della storia della Repubblica che aveva conosciuto fasi acute fasi di contrasti molto
Molto violenti alle forze politiche che avevano costruito il nuovo Stato repubblicano egli si rivolse per gestire questa emergenza per gestire la crisi dell'ordine democratico e chiese una tregua
Era una crisi che andava affrontata appellandosi anche a quella capacità che il suo partito aveva mostrato anche in passato
Quella capacità di sapersi adeguare a situazioni nuove
Evidenziando una flessibilità che senza smarrire il collegamento con le sue radici ideali aveva acconsentito per più di trent'anni la guida della vita politica del del paese Morri si richiamò a questa flessibilità la nostra flessibilità disse ha salvato fin qui più che il nostro potere la democrazia italiana
E questo invito ai parlamentari democristiani nel nella riunione dei gruppi parlamentari nel febbraio del mille novecento settantotto
Particolarmente significativo perché è un invito rivolto in gran parte a parlamentari riottosi ad accettare una collaborazione politica
Che in qualche modo sembrava contraddire tutto il passato storico del del del partito
E diciamo che questo invito assumendo in qualche modo anche il significato per Moro di una sorta
Di testamento politico la terza fase già è stato ricordato non era molti la interpretarono diversamente in quel momento non era
In realtà
Appunto come spesso si poteva leggere sulla stampa una sorta di razionalizzazione del compromesso storico
E dell'alleanza politica tra Democrazia Cristiana il Partito comunista era invece l'intuizione della esigenza di superare all'interno della democrazia dei partiti
Un sistema politico che non consentiva più un ordinato sviluppo democratico cento insomma nell'ultimo Moro alla vigilia del di quell'orrendo delitto che ferì profondamente l'anima e la pietà del paese c'è in questo ultimo Moro un presentimento una intuizione
Che occorresse cioè il concorso della solidarietà di tutte le forze democratiche
Per apportare correzioni a un sistema che doveva adeguarsi ai cambiamenti anche tumultuosi che avevano attraversato la società italiana tra gli anni sessanta e gli anni se
E direi che probabilmente fu questa felice intuizione accostati la vita perché nella lucida e spietata analisi i suoi assassini intesero colpire non solo una personalità politica
Che più degli altri aveva la capacità di guardare al di là delle contingenze quotidiane
Ma non è improbabile che si giudicasse ero necessario colpire anche quella straordinaria umanità quella sensibilità e disponibilità al dialogo al confronto al rispetto alla tolleranza delle idee al Trullo
Il senso pieno della democrazia intesa come costruzione quotidiana con le sue esigenze di mediazione e di ricerca
In altre parole
Le straordinarie qualità umane e politiche di un uomo che ha certamente lasciato un segno importante e profondo nella storia
E la Repubblica ma che dal da quel maggio del mille ottocento novecentosettantotto ha lasciato anche un voto incolmabile grazie
Grazie molte rosso Malgieri per questa efficace ricostruzione del pensiero politico di Aldo Moro
Che ha ricostruito anche partendo da alcune pagine da cui traspare proprio la radice
Piano ideale
Culturale suo pensiero politico adesso è la volta di Luciano Pellicani
Io ho un grande vantaggio perché le cose essenziali sono state dette
Sulla figura di Moro
Mi limiterò a fare un codicillo chiamiamolo così una riflessione margine
A l'affermazione che ha fatto Massimo D'Alema
Riguardante il clima politico ideologico
Degli anni in cui Moro o però e soprattutto degli anni setta
Gli anni che per Moro si conclusero con la tragica morte
Diceva giustamente D'Alema che erano gli anni in cui la politica veniva concepita come quando era effettivamente politica cioè quando aveva un valore forte come un violento scontro fra parti sociali partiti sindacati soggetti eccetera
E giustamente D'Alema ha preso le distanze da questa concezione della politica come scontro è come violenza
Sicché Moro
è stato effettivamente la vittima di un certo clima politico ideologico per quello appunto degli anni settanta
Ma vittima di quello che egli Ortega sette chiamava ai di epilettici
Dicevo Ortega ma è possibile che la vita politica deve essere ridotto allo scontro fra parà litici epilettici
Bisognerà pur trovare una soluzione alternativa un modo diverso di concepire la politica
E nella figura nell'opera
Di Aldo Moro ci sono elementi appunto che e che sono stati messi in evidenza da coloro che mi hanno preceduto
Elementi che vanno in questa direzione nella direzione di sfuggire a questa tenaglia
Orribile che ha insanguinato poi l'Europa
Lo scontro appunto fra una concezione immobili Istica delle istituzioni della realtà sociale politica economica religiosa è una concezione epilettica frenetica
Concezione per cui bisogna fare tabula rasa per così dire di tutto ciò che esiste per ricominciare
Tutto di nuovo
Moro è stato il loro un martire dalla democrazia liberale vissuta alla luce dei principi dei valori cristiani ma pur sempre democrazia liberale
Ed è stato una vittima degli epilettici dell'epoca
Nel caso specifico le Brigate Rosse nel caso specifico coloro che hanno rappresentato l'ultima stagione in qualche modo dello spirito rivoluzionario che per quasi duecento anni ha dominato anzi ossessionato quasi tutta l'Europa e buona parte del conto
E buona parte del pianeta Terra
Comincia questa frenesia da epilettici
No nel mille settecentottantanove produzione francese Band nel mille settecentonovantatré quando i giacobini si impossessano del potere schiacciando i girondini che pur rivoluzionari erano e proclamando che era iniziato lei era della felicità universale la quale si sarebbe arrivati solo a condizione di un periodo di transizione dominato dall'accoppiata virtù terrore ma il programma
Era anche gli anni in cui giacobina Saint-Etienne diceva che cos'è la repulsione significa tutto distrugge per tutto ricominciare daccapo chiaramente
Le Brigate Rosse avevano preso molto sul serio questa concezione della politica come tabula rasa eccome annientamento della realtà immonda e quindi rigenerazione una rigenerazione che ti chiedevo ovviamente un po'di cadaveri e ahimè ventesimo secolo soprattutto di cadaveri grazie a queste idee orribile un'idea che lo si trova anche nella non solo a sinistra ma si trova anche nel nazismo
Sogna purificare la società bisogna distruggere diceva Goebbels tutta la società non deve rimanere una pietra dell'ordine insiste
Solo quando quest'operazione di distruzione sarà possibile poiché l'operazione di costruzione Aldo Moro fu il simbolo naturalmente da abbattere da distruggere delle Brigate Rosse che appunto
Si muovevano in questo solco insanguinato del della rivoluzione concepita appunto come palingenesi rigenerazione che richiedeva però nello stesso tempo lo scatenamento dall'audience l'ultima violenza ovviamente poi la pace universale esportazione l'ultima guerra santa per così dire come diceva Engels
Seguito dalla quale poi inizierà il millenario regno della libertà
Moro è stato uno di quegli italiani gli uni politici che è sfuggito sostanzialmente a questa logica che concepiva ovviamente il destino del Paese non in questi termini in termini di scontro frontale in termini di difesa ad oltranza dico ostinata dello statu quo sono emersi in maniera chiara ma che adesso non abbiamo le rivelazioni gli elementi riformisti ci detrazione del pensiero di Aldo Moro
E sono emersi anche gli elementi che lo rendono in qualche maniera attuale nel senso che fino a quando uno dei militari non incominceremo tutti o quasi tutti a concepire la politica come uno scontro reale fra interessi e valori
Scontro leale che non implica affinché che richiede prima di tutto la legittimazione degli altri raggiungi nazione gli avversari come diceva Follini sotto la cappa e delle stesse istituzioni che devono essere considerati dei valori delle conquiste di civiltà da tutti i quali che siano le fedi politico religiosi fino a quando non arriveremo a questa a questa meta per così che poi lamenta di Aldo Moro non solo di Aldo Moro Collina grazie a Dio
Ebbene fino a quando non raggiungeremo questo questo risultato ebbe ci troviamo sempre distante da
Una concezione direi sana della politica non malata no morbosa
Una concezione della politica che
Ragiona in termini di di possibili ci sono i vincoli nella realtà ci sono i compromessi stato detto giustamente che una delle virtù della democrazia è compromesso ricordo che il mio zio che era un comunista
Al cento per cento forse al centouno per cento mi diceva Emma la Costituzione quello era un compromesso e quindi come tale no svalutata come evidente da Costituzione è nessun compromesso fra principi e bollette se dobbiamo vivere uno stesso spazio sociale portandoci dietro tutte le nostre diversità per forza il compromesso dev'essere ecco non può essere diversamente se non c'è la guerra civile
E cioè era colui che voleva in qualche maniera
Creare le condizioni oggettive per sfuggire alla logica dello scontro frontale ma le Brigate Rosse voleva una rivoluzione le Brigate Rosse ragionavano in questa maniera
Prima facie uno può pensare ma questi erano proprio stupidi poteva mai pensare loro poche centinaia di giovani gli attivisti e cerca di rovesciare il sistema di Vittorio unisce il mondo intero ciclo ragionavano in questa maniera però il gene molto semplice
Ce ne sono vari ma una chiarissima
Nel mille novecentodiciassette nel febbraio del mille centodiciassette a Zurigo Lene intendere una conferenza in cui disse l'evoluzione non faremo nulla fare un senz'altro le generazioni
Qualche settimana dopo lo zarismo era collassato e inizia il ciclo rivoluzionario bolscevico quindi Fran
Un piccolo partito in esilio che sconosciuto ai più è riuscito poi questo la storia ci dice a sconvolgere il monte interi bene i brigatisti non c'erano le stesse mani dagli saremo la scintilla l'Iskra scusi si chiamava appunto la rivista
Dei rivoluzionari una delle riviste rivoluzionari russi non riusciremmo sostanzialmente a rovesciare sistema saremo il detonatore in definitiva di un di un'esplosione che non potrà essere più controllate che si concluderà ovviamente con la distruzione della democrazia borghese del sistema capitalistico dell'immondo imperialismo americano
Moro era troppo importante in quel momento perché non fu diventasse l'oggetto diciamo delle attenzioni particolari
Lo ricordiamo non solo perché è stato una vittima un martire dobbiamo dire della democrazia è una vittima degli epilettici di quel tempo ma anche perché ci lascia un'eredità che è quella che è stata già sottolineata da coloro che mi hanno preceduto incominciare a concepire la politica in termini anche di scontro duro ma sempre all'interno di alcuni principi di comuni valori condivisi
Concludo ricordando che già negli anni Cinquanta Guido Calogero uno di quelli che si rifiutava di considerare la politica lo scontro fra analitici ed epilettici diceva
Noi riusciremo ad Italia usciremo dalla situazione in cui ci troviamo quando accetteremmo una cosa elementare è fondamentale ogni partito si chiamerà partito
Cristiano Partito Socialista Partito conservatore Partito Democratico ma dietro subito dopo quella quel quell'Emma deve apparire l'altro lemma liberale
Che vuol dire regole base alle attuali
Discutiamo dialoghiamo e costruiamo qualcosa in comune grazie
Grazie anche a Luciano Pellicani per questo intervento molto incisivo nel darci anche così le radici di questa concezione palingenetiche a folle che ha portato al sacrificio di Aldo Moro
Abbiamo così concluso le prime due fasi quella delle testimonianze politiche delle testimonianze accademiche adesso c'è un terzo momento del nostro incontro che dedicato alla ricostruzione diciamo dell'uomo Aldo Moro attraverso la parola di tre testimoni del mondo a vario titolo del mondo dei media
Se non ci sono obiezioni da parte
Gli altri due gradi per primo la parola Gad Lerner che sono che ha problemi di mobilità urgente
Prego
Perché gamete buongiorno a tutti io sono venuto da Milano e debbo che scappa chi subito
Fondamentalmente per portarli questo foglietto che considero a un pezzo importante della mia vita
Venti sette ventotto anni dopo non li ho contati ed è un foglietto che comincia così ambienti vicini alla famiglia Moro Cipro negano di pubblicare il seguente appello
Era il diciannove aprile del mille novecentosettantotto io avevo ventitré anni stavo a Lotta continua
Il quotidiano Lotta continua e abbiamo avuto questi incontri per noi praticamente del tutto inediti ho conosciuto Giovanni Moro
In quei giorni abbiamo ha frequentato dei vescovi abbiamo e quando ci sia arrivato questa
Richiesta
Direttamente dalla famiglia ma non non erano ambienti vicini alla famiglia e alla famiglia che ci chiedeva di pubblica quest'appello
Noi sentivamo di compiere un passaggio esistenziale prima che culturale politico per noi era davvero un passaggio all'età adulta
Mi fa specie pensando anche gli interventi di D'Alema di Follini prima fedele come oggi a quell'età lì più o meno siamo coetanei dalle ma forse qualche anno di più Follini credo ne abbia uno meno di me
Insomma
Guai se qualcuno ci avesse trattato dai ragazzini a quel tempo noi eravamo adulti e le scelte che abbiamo fatto allora per questo ha portato il foglietto
Le scelte che abbiamo fatto allora erano scelte di persone adulte non di ragazzini e ciascuno ne porta ancora oggi le responsabilità e un peso nella sua biografia che naturalmente con il tempo che è passato
Abbiamo la possibilità e quindi anche il dovere di guardare con distacco con serenità in un confronto che non è più accesso o ideologico ho condizionato da interessi ma insomma
Intorno a quel dilemma trattare o non per tale viene prima la vita di un uomo o viene prima la sacralità della funzione dello Stato
Ammesso e non concesso che questa sacralità della funzione dello Stato fosse effettivamente messa in pericolo mi ricollego alla ricostruzione molto efficace di Pellicani dall'attacco delle Brigate rosse ovvero l'eventualità di di un gesto di clemenza piuttosto che il
Una unilaterale cenno di riconoscimento nei confronti queste Brigate Rosse davvero avrebbe costituito un pericolo concreto per la democrazia italiana
Non non voglio adesso rispondere a questa domanda
Voglio di questo appello che pubblicammo ricordare qui soltanto i nomi di alcuni firmatari si va da alcuni vecchi comunisti come Umberto Terracini Lucio Lombardo Radice
Ad una serie di teologi illustri come von Balthasar come se non come Juke molto Manna si vada una decina di vescovi italiani tra i quali il vicepresidente della CEI dell'epoca e quasi tutti i vescovi pugliesi ma anche altre figure importanti della Chiesa Clemente IVA il vescovo Bettazzi a sacerdoti come Luigi Di Liegro
Giuseppe Alberigo fino al presidente dell'Azione Cattolica Mario Agnes al presidente della Fuci e accanto a loro trovate Norberto Bobbio Giulio Einaudi Franco Basaglia
E tanti tanti altri non importa Gianni Baget Bozzo
Ecco
Questo per me resta un passaggio personale l'incontro con la famiglia Moro l'indice la decisione che
Già
Era maturata dentro alla nostra esperienza
Di fronte a le azioni terroristiche delle Brigate Rosse e cioè del fatto che le persone non potevano essere svuotate della loro umanità ed essere considerate soltanto dei simboli la vita umana aveva un valore superiore a quello della controversia politica
Di fronte ai primi feriti ai primi morti ammazzati questo aveva cominciato a maturare dentro di noi era impossibile spersonalizzare
Conflitto nel quale pure credevamo io continua ancora oggi a chiedere nel valore democratico del conflitto ma non puoi disumani giardino ecco in quel passaggio io credo che ci sia una domanda che oggi ancora non abbiamo affrontato un poco mi spiace che nei bellissimi interventi che hanno ricostruito la figura la personalità di Aldo Moro questa domanda sia stata lasciata ancora in sospeso
Vi propongo davvero per il trentennale di darcelo questo appuntamento sereno tranquillo distaccato non abbiamo con le madri
Più di dimostrare io avevo ragione tu avevi torto io oggi ancora sono intimamente e profondamente convinto che avessero ragione i firmatari di questo appello
Sono ancora intimamente convinto che avesse ragione Bettino Craxi
All'epoca nel mille novecentosettantotto e credo che molte persone
Che hanno vissuto
Come me
Una evoluzione politica culturale ma molte persone mi riferisco anche di quelle più direttamente impegnati in politica con buoni anche di grande responsabilità istituzionale ne sono certo sono cambiate
Da questo punto di vista hanno sviluppato una concezione della politica e della relazione tra individuo è stato che è diversa da quella di quel periodo che slegata da
Le ideologie di quei partiti
Di massa che ancora erano organizzati decisivi in questa dialettica democratica nella quale si è perduta la vita di Aldo Moro
Io non mi dilungo sulle ragioni per cui resto
Legato a quelle
Un uomo già adulto di ventitré anni li
Considero l'incontro che ha fatto la sua pubblicazione questo appello un passaggio importante della mia vita qualcosa che mi resta per l'oggi
Che ha consolidato dei legami e trovo dei tratti comuni ancora oggi fra le diverse personalità che lo firmarono cattolici laici
Della sinistra e non non a caso io credo nuove anche culture politiche
Ma non contingenti nell'immediato sono maturate da quel laico incontrarsi su alcuni primati
Adesso nel nel nostro rapporto appunto con lo Stato e con la politica ma vi dicevo non voglio soffermarmi sugli argomenti ma invece proporvi il tema che è stato questo già ricordato tipicamente di Moro
Direi del nuovo professore universitario che curioso della relazione con i suoi studenti prima ancora che dell'uomo politico ed è questo mistero
Italiano che corre sotto traccia
Al quale gli storici hanno spesso dato nomi diverso il più suggestivo dei quali fosse il sovversivi Isma'
L'antipolitica l'incapacità delle istituzioni di come dire contenere le spinte
Della società che talvolta appunto
Fuoriescono dalle regole e diventano un moto o violento e minaccioso ecco in quella frattura
Che muovo studiava
Io credo che ci sia qualche cosa che è andato avanti e che è continuato assumendo forme diverse assunto per certi periodi la forma più terribile sanguinosa che è stata quella della lotta armata e degli anni di piombo
Ripeto senza voler risponde alla domanda se davvero
Fossero paragonabili quelle Brigate Rosse ai bolscevichi in un epoca dal punto di vista culturale non c'è dubbio di sì Pellicani dal punto di vista della concezione
Della propria funzione storica ma insomma
Io do del post bellico alla fine la prima guerra mondiale la credo la crisi dello zarismo è qualcosa di diverso dall'Italia
Florida degli anni settanta
Replica
Lo ha scagionato la legge certamente alla siamo d'accordo infatti in cui sì la domanda io me la pongo soltanto perché mi interessa cosa noi avremmo dovuto fare
Allora se noi dovevamo considerare Mario Moretti un Lelli in oppure no perché da questo derivava evidentemente anche il comportamento la possibilità meno di accedere ad un atto di clemenza per esempio pur di salvare la vita di un uomo ma vi dicevo che su questo tema
Del sovversivi Isma'della frattura rispetto al sistema politico dell'antipolitica
Di una retorica che poi ci sia anche costruita molto ambigua di una Paese reale e il Paese legale di una società civile conto la partitocrazia
O l'oligarchia stiamo ancora oggi ad arrovellarci in forme diverse e l'intera le ricomposizioni culturali il preallarme un locale armonie cioè noi dobbiamo ricostruire il senso Morteo
Spesso dimentichiamo che ancora aperta quella non dico con la generazione del sessantotto o del settantasette
L'anno prima c'era stato Luciano lama cacciato fuori dall'università di Roma non dimentichiamolo nel febbraio del settantasette ma in forme diverse questo trauma non è ancora il composto e non è quindi un problema interno al sistema politico italiano quello di ritrovare questa armonia ma è un problema che riguarda anche il rapporto con la società italiana in parte ancora tagliata fuori per questo io concludo trovare incontri come quelli che io feci all'dei proventi diciannove aprile settantotto trovare capacità di sintonia su principi e valori fondamentali
Oltre i recinti e gli steccati dei singoli mi sembra qualche cosa che ci interpella ancora oggi per cui io chiudo davvero con la proposta se non è l'anno prossimo che sia il trentennale ma sediamoci e ragioniamo su quel dilemma della trattativa
Grazie Gad Lerner per la testimonianza incisiva è anche per questo la sollecitazione a riflettere speriamo di poterlo fare magari in questa sede in occasione di un prossimo anniversario Luciano Pellicani voleva
Sì perché è l'invito a riflettere su un tema come questo ovviamente non può essere rifiutato però vorrei ricordare due cose
Un fatto è un se vogliamo un principio il fatto è che Andreotti si trova di fronte a un problema ci sarebbe stata la sollevazione degli agenti di polizia di polizia e dei carabinieri quelli muoiono è invece il Moro perché Moro viene salvato
E quindi basta basterebbe solo questo per capire perché non fu possibile soluzione diversa poi c'era l'intransigenza del Partito Comunista Italiano per ovvie ragioni non poteva assolutamente manifestare una qualche simpatia nei confronti di quelli che erano schegge impazzite dalla stessa idea perché però aggiungono un'altra cosa che è di elementare scusate se si cede una volta mi sancito recente
Quindi anche l'usciere di via di Piazza del Gesù
Una volta che è stato arrestato lo Stato deve cedere e quindi è un ricatto permanente come conseguenza questo lo aveva già spiegato Errico Malatesta
Evidentemente è un anarchico poco letto e poco studiato quando appunto si poneva lo stesso interrogativo che tu hai sollevato
Punto di vista degli anarchici diceva guardate se voi incominciate a fare atti terroristici contro i campi i sovrani eccetera quelli poi
Si difenderanno avranno un sistema di sicurezza particolarmente efficiente dovette scendere scendere scendere fino a quando arriverete va al comune cittadino
Alla rovescia lo Stato se cede una volta
Dovrà accedere Sempre perché tutte le vite umane hanno lo stesso valore non si può far emergere mi rendo conto che la così atroce ma purtroppo è questa grazie
Cioè c'è materia c'è materia per ragionare ancora magari occasione dedicata adesso cresciamo a Marco Bellocchio che
Se vuole
Beh
Ha già detto Zanetta morta una
Ho fatto un film che assolutamente come valore storico non ha nessun valore storico perché totalmente infedele però esprime
Credo un'esigenza che parte dall'anno in cui è stato concepito per stato fatto questo è molto importante
Praticamente rappresenta nel film la liberazione di Aldo Moro perché evidentemente esprime in me che allora ero un uomo che seguiva
Da comune cittadino di non non seguivo più la politica insomma leggevo i giornali e partecipavo emotivamente moltissimo a quella tragedia evidentemente oggi come nel momento in cui mi è stato chiesto di fare un film su Aldo Moro
Proprio ha prevalso questa necessità di questa infedeltà bile bè interpretare questa infedeltà io vi interpretare perché io ora presentato non tanto un personaggio come questo della brigatisti del tutto inventata la quale alla fine
Fai in modo che Moro sia libero ma evidentemente è un'esigenza ideale è un'esigenza appunto collegabile a quello che dicevi tu prima al fatto che sia vero che c'erano delle condizioni politiche che impedivano però diceva Gatti in molti altri casi gli ostaggi sono stati liberati e il lo stato non è andato in frantumi insomma quindi non è così assoluto quello che lei diceva però quella
L'aver rappresentato in modo del tutto inventato ed infedele la liberazione di Moro assieme anche al dato storico di Moro ucciso dalle Brigate Rosse e commemorato in San Giovanni di fronte a tutta la classe politica da da un Papa in agonia e chiaramente è perché me lo sono chiesto tante volte perché mi sono riconosciuto questa libertà proprio perché oggi non allora perché la storia di allora la storia di allora ma oggi come se rappresentasse rappresenti per me proprio una dimensione di libertà di possibilità
Di radicali riforme che partono però sempre da una realtà umana più che oggettivamente politica che penso siano assolutamente necessarie
Per perché questa non soltanto questi tagli insomma questa nazione possa andare avanti
Questa necessità questa ribellione e l'unica cosa importante che io volevo ribadire e Chioin qualche modo e mi sono riconosciuto la libertà di rappresentare nel film tutto qua
Per fare testimonianza autenticamente di grande valore in questa sede quindi credo che si aggiunga i materiali approfondire
Occasione a cui abbiamo fatto poc'anzi riferimento adesso tocca a Tommaso Labate
Giornalista
Riformista ma vorrei anche sottolineare che è laureato in questa facoltà e con una tesi su Aldo Moro
Io della vita sono davvero emozionato perché mi sono reato proprio qua davanti e ho scelto di fare una tesi sul caso Moro quando siamo anche la eco degli ultimi diciamo gli ultimi morti di dei di brigatisti si era ormai spenti suonato nel settantanove Aldo Moro la moto e settantotto e diciamo due con un con un po'di vergogna metto che mi sono appassionato diciamo inizialmente all'aspetto quasi giallisti cosa la vicenda
Diciamo be passandolo completamente affezionano diciamo anche all'uomo
All'uomo Moro di cui ho faticato non poco nonostante diciamo la mole di testimonianze dirette indirette raccolte
A a qualificare a sintetizzare bene come ha fatto diciamo la la figlia Nenni in questo ritratto che ho letto anche il libro e le ha fatto per Rizzoli purtroppo uscito troppo tardi perché non potessi citare nella tesi
E la sintesi della della signora Moro in pezzo che anche il giornale per cui scrivo pubblicato oggi mi sembra effettivamente molto efficace perché partendo da questo discorso che Moro pronunciò nel settantasette al Teatro Massimo se non sbaglio di Benevento
Sintetizza due elementi fondamentali cioè il Moro come uomo della necessità e soprattutto come uomo della libertà
Dell'uomo e il politico che voleva che il suo partito ce la decisi capisse e soprattutto si facesse capire
E paradossalmente ho ho trovato che lo stesso discorso che la signora Moro ha ha utilizzato per diciamo per isolare questi elementi efficacissimo della personalità del del padre ed è lo stesso discorso che Massimo D'Alema cito nel suo di Pridi scorso di presentazione del Governo alle Camere previdente
Isola non è però un altro passaggio diciamo altrettanto fondamentale che ha citato anche Follini poco fa parlando del rapporto fra diciamo fra due monolitico non potevano sembrare diciamo guardandoli da lontano la Democrazia Cristiana il Partito Comunista Moro disse non è mancata in questi anni una reciproca influenza tra le forze politiche
Quale che sia la posizione della quale ci si confronta qualche cosa rimane di noi negli altri e degli altri noi cioè io credo che questo aspetto citato anche da Follini nella sezione dedicata alla politica valga anche in questa che è la sezione dedicata all'uomo anche perché diciamo l'uomo Moro il politico Moro il padre di famiglia il nonno Moro un aspetto che l'utente ma diciamo a sottolineare che ha ripreso più volte di cui anche regista Bellocchio
Ha tenuto in debito conto nelle nel film siano diciamo figure complementari vivi di una personalità molto complessa ma che sottolineo diciamo due aspetti della politica e dell'umanità che ancora oggi sono validissimi cioè la il riconoscimento di un avversario
è la legittimità da dare a quell'avversario perché essi possano diciamo su quelle basi dialogare che piombo che D'Alema ha sottolineato che oggi la mediazione non gode di buona fama e aggiungo io purtroppo neanche di buona stampa ma sottratti fondamentali che diciamo racchiudono ancora oggi l'eredità di un uomo tornando all'interrogativo diciamo che che ha fatto Lerner prima diciamo anch'io sono venuto oggi carico di curiosità per sentire se ci fossero sviluppi sul tema diciamo cambiamenti in linea su quello che fu il tema fermezza trattativa stato BR nessuno dei due
Mi è parsa un po'una mezza notizia la l'affermazione di di Luciano Pellicani e e soprattutto uno dei problemi che si pose diciamo fra i partiti democrazie che sarei partito comunista
E e l'apertura diciamo di un canale serio anche perché John ci furono dei frangenti i chiave per esempio Andreotti citò ha nel suo discorso alle Camere
Il suo grande stupore nel vedere a San Lorenzo
Le bare la folla diciamo di fronte a delle bare degli agenti di scorta uccisi da Adamo quindi questo lascia intendere che bene o male i margini per muoversi
Su quel su quel filone di un canale politico preciso erano diciamo ridotti a zero Pecchioli nel nel nel in uno speciale di non spendo il famoso speciale di Zavoli disse chiaramente ISEE
Se la DC tratta noi diciamo dalla maggioranza
Però questo non vuol dire che non ci furono diciamo e alla fine emersa ero
Altri tipi di diciamo di possibili contatti e l'intervento del Papa l'intervento umanitario la croce rossa
è quella che diciamo in certo qual modo fu la fermezza flessibile cioè la sintesi della democrazia cristiana diciamo attuò la fine
Fu forse secondo una delle interpretazioni storiche anche quella che ruppe l'asse interno alle Brigate Rosse che permise diciamo la loro estinzione se se così vogliamo dire però tutto questi muoveva diciamo in in tantissimi drammi umani prima
Quello di Moro cura della sua famiglia però diciamo per ricordare personaggi che diciamo forse troppo velocemente lascia del dimenticatoio non era un dramma quello del professor Franco Tritto che piangeva al telefono sentendo sentendola
Voci del brigatista che gli segnalava le ultime volontà di mo'una telefonata ripresa Phelan di cui abbiamo testimonianze dirette che ancora oggi lascia venire i brividi
E tutto questo si mossero diciamo Democrazia Cristiana il Partito comunista visti come monoliti e e soprattutto si muove in un contesto in cui il conflitto sociale negli anni precedenti aveva diciamo
Forse in quel momento esaurito tutta la sua spinta propulsiva però lasciava diciamo un'Italia sfiduciata Arsieni partitiche nelle istituzioni e in questo contesto uomini della DC e del Partito Comunista iniziano anche sulla scia di quello che era il Moro il il lo lo stratega muore un dialogo reciproco stesso Fortebraccio dei suoi corsivi dell'Unità che si si riferiva alla democrazia cristiana parlando come lor signori spiegò apertamente che si trattava di un partito di uomini gli uomini veri con cui bisognava o bisognava dialoga altro capitolo diciamo la spinta diciamo il pungolo che a sinistra arrivò da Lotta continua e dal manifesto
Senza tralasciando diciamo le luci famoso album di famiglia della della Rossanda io ricordo anche un'intervista che il ventitré enne Lerner diede a un altro martire che era Walter Tobagi su quelli della sera
In cui diciamo i i solo l'elemento russo nella sovietico nella diciamo nella nella lotta e nella politica delle delle Brigate Rosse
Naturalmente in in tutto questo forse chi sa le bandiere bianche le bandiere rosse nelle piazze il dramma di Moro contribuirono potevano rappresentare l'occasione per diciamo riallacciarmi tra comunisti democristiani
Fini che forse si erano interrotti diciamo dopo la resistenza forse del quarantotto e questa penso che oggi sia l'eredità politica di Aldo Moro da raccogliere che ancora si può raccogliere voi della famiglia
Diciamo scriveste che alla fine di tutto che la famiglia si chiude nel silenzio e chiede silenzio e che sulla vita e sulla morte di Aldo Moro avrebbe giudicato la storia sulla morte
Bisognerà aspettare forse il trentennale di cui parlava l'ENEL ma sulla vita penso che comunque lo dico con tutta l'umiltà di chi non era neanche nato la storia abbia dato bene o male un giudizio quasi unanime
E da ultimo diciamo ha ricordato Follini prima visto che diciamo un tema di stretta attualità
E l'ipotesi che Moro andasse al Quirinale ventilata nonna volta concretamente che fu quella del settantuno in cui Moro ciò con la sua partita e fece il bel gesto diciamo tenendo a cuore le istituzionale Rita della DC ma anche durante il sequestro ci fu chi dalla stampa propose di eleggere Moro Presidente da Repubblica nel caso la storia
Non si concluse dopo la morte di Moro perché se non sbaglio fu proprio Bettini nel discorso di insediamento diciamo a dire se non fosse stato ucciso sarebbe non Luís mai io a parlare oggi da questo scranno
Io non ho altro da aggiungere vi ringrazio l'antichissimo di avermi ascoltato
Complementi complementi a Tommaso Labate che ne ha fatto di strada devo dire anche solo suppose sulla base di radici solide che si sono formate in quei tre anni di permanenza in questa facoltà
C'è qui anche il dottor Nicola Rana io vorrei chiedere se
Vuole aggiungere qualche parola Nicola Rana è stato tra le persone più vicine ad Aldo Moro e quindi mi sembra preziosa questa occasione per avere una sua testimonianza
Noto che è stato un gesto temerario quello di accettare un invito tanto affettuoso quanto impegnativo
Impegnativo credo per chiunque
Certamente per McQueen compra in questa sede all'obitorio doveroso di una testimonianza chi morosa umile densa di soggezione al ricordo
Mi sono chiuso dal mio riserbo assoluto in primo luogo perché rivendicano il mio diritto al dolore
Nella fedeltà peraltro addio un ideale mandato di me parlerà alla storia intendo i tempi della storia che Moro annoia aveva lasciato e in tale mandato confidando nella interpretazione autentica del suo pensiero
Gara che odia la memoria scrive Mino Martinazzoli prevede doverose cerimonie
Diffusione rievocazioni
Giusto così ma risulta improbabile che incontri convegni e ricordi riescano a restituirci un grumo di verità
In più in quella tragedia ed assumere finalmente la grandezza di Aldo Moro sul paragone dell'attualità politica
La giornata di Aldo Moro non è finita mi ripeteva spesso Ciriaco De Mita aggiungendo egli ci insegna la sua testimonianza il suo tentativo di comprendere di penetrare l'intreccio così complesso e contraddittorio della nostra storia
E insieme il suo costante aggancio ai principi ed ai valori fondanti
Io mi limiterò soltanto a delineare alcuni aspetti di Moro nella sua più vera dimensione umana che si è incrociata nel lontano mille novecentocinquantasette con la mia storia personale
Parafrasando Leonardo Sacha se allora mi avessero detto che a Moro che Moro avrebbe cambiato la mia vita
Con insolenza tipica degli anni giovanili forse non avere creduto ne avrebbe sorriso invece è stato così dopo la morte di Moro non mi sono non mi sento più libero di immaginare in quell'anno dunque mille novecento cinquantasette cominciai a collaborare con lui sviluppando un rapporto sempre più stretto di assistenza politica universitaria e non sono e già questo costituisce un po'eccezioni al suo tradizionale modo di vivere l'esperienza della sua quotidianità in maniera separata
Una specie di Porta singola per ciascun momento la politica all'università la famiglia il tempo libero
Nella storia al posto di Moro sarà compito degli storici riconoscerlo stabilirlo
Innanzitutto Moro era un convinto democratico un cattolico praticante ma aperto al dialogo
Sul piano politico era senza dubbio un innovatore attento serio senza retorico
Scroto una forma nuova
Sul piano umano mora era persona mite sempre rispettoso delle opinioni degli altri anche se non condivise disponibile al dialogo e costantemente proteso a cercare dimensione umana dei suoi interlocutori
E questo lo so che aspetto che il film del maestro Bellocchio ha efficacemente messo in
E vorrei qui quasi per inciso notare che quando il carceriere di Moro parlano della grande dignità del prigioniero non fanno alcun riferimento ad un ipotetico baratto tra dignità e sopravvivenza
Moro aveva colto nelle loro menti motivazione Crozza non uno spiraglio per lady Merli ma l'opportunità di aiutare la politica italiana a capire la durezza del problema che sfuggiva alla comprensione oltre che di quei politici dei cosiddetti analisti dei sociologi tra in cronico ritardo
Nel mondo nel memoriale Moro hanno il mio vivo stupore è stato che non trovare alcuna di queste di queste complesse valutazioni nei dibattiti parlamentari a di coglierli grigi e privi di vibrazioni umane come non mai
Per quanto Moro non avessi incarico operativo operativi di governo o nelle istituzioni responsabilità giuridiche dirette di gestione organizzativa del partito come Zaccagnini Andreotti Forlani
Moro era di fatto il massimo ispiratore
La guida illuminata ma soprattutto il Garante accettato e riconosciuto
Di quello straordinario progetto politico che concepito in funzione dell'allargamento delle basi della democrazia prevedeva il coinvolgimento del partito comunista italiano di Enrico Berlinguer
E questo per unire in un patto di solidarietà nazionale e forze popolari democratiche di matrice cattolica e di matrice comunista
Per tentare insieme di fronteggiare la complessa crisi economica e politica che l'Italia attraverso una Krishna quiz da forti tensioni da un durissimo scontro
Un grande disegno quello di Moro osteggiato sia sul piano internazionale che in Italia da settori diversi con motivazioni diverse ma con un unico obiettivo fermare Morrone
E fermare Moro solamente Moro bastava la storia ma ha dimostrato affermare quel disegno
Ancora alcuni cenni sulla personalità di Aldo Moro
In più di un'occasione Italo Mancini ha detto che è morto
E ha detto di Moro come le più Pio e più laico degli uomini politici
Moro non si faceva bello sono parole di Mancini dei panni archeologici come troppi spesso fa egli è andato avanti con una spietatezza
E spregiudicatezza sembrano aggettivazioni poco adeguati dallo stile di Moro ma era così dato avanti con una spietatezza e spregiudicatezza razionale che lascia attoniti
Ho potuto notare dice Mancini che Moro andasse avanti stupefatto da una specie di miracolo di pensiero
Pensate che in tutta l'opera si riferirà alle lezioni di filosofia del diritto c'è una sola citazione diretta un solo nome Giorgio Del Vecchio maestro del diritto alla filosofia neri
E tutta un'impresa del pensiero che si autoalimenta nelle vie più abituali dell'uomo in uno originalità singolarista in così in modo chiudendo l'anno accademico mille novecentoquarantacinque del mille novecentoquarantadue il corso di filosofia del diritto presso l'Università di Bari
Gli uomini dovranno pure stare di fronte al diritto e hanno sparato in una posizione di più o meno appunto pessimismo
Loro dolore non sarà mai pienamente confortato
A questa insoddisfazione di questo dolore solo la spesso insoddisfazione dell'uomo di fronte alla sua vita
Il dolore dell'uomo che trova di continuo ogni cosa più piccola di quanto vorrebbe e concludeva forse il destino dell'uomo non è più realizzare pienamente la giustizia mi abbia vere perpetuamente della giustizia fame sì
A me sembra un grande vertici Aldo Moro non è personaggio da celebrare una ricordare solo nei momenti speciali quale le ricorrente del suo rapimento nel suo assassinio per mano dei terroristi e lo delle sue idee come della sua politica ed ha la sua straordinaria capacità di confrontarsi con gli altri conviene discutere sempre tanto ricco è stato un campo di riflessioni da lui svolta e tuttora largamente dagli indagare la giornata di Moro penso a De Nitto prosegue oggi ora per continuare con voi grazie
Grazie di cuore Nicola Rana per questa sofferta preziose testimonianze personale che arricchisce a maggior ragione questo nostro incontro che adesso si conclude credo sia stata una mattinata effettivamente utile soprattutto direi per i studenti della facoltà che hanno avuto una occasione non facile per riflettere sulle grandi questioni della convivenza civile democratica ecco penso che potremo assumere impegno per proseguire in questa riflessione magari in occasione di qualche altro momento anniversario ma credo che stamattina abbiamo davvero avuto qui non si testimonianze che valeva la pena sentire
Io maggior ragione ringrazio coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo incontro oltre che la rivista Formiche anche la dottoressa Anna Mazzone che è stata magna pars per riuscire rizzare
Arrivederci alla prossima occasione