"Verso un'altra televisione"

Che nasce da un una sorta di colloquio tra Federico Ciano che non è presente questa sera e l'onorevole Andrea Borri
Presidente nella scorsa legislatura dalla Commissione di vigilanza sulla RAI
Dico che era potuto presentare un'ora fa allo stemma diciamo dell'editoria della cultura fra la cultura poi per una serie di
Disguidi e inghippi lo presentiamo con un po'di ritardo Pirlo stendendo il movimento giovanile
Abbiamo l'onorevole bordi con noi
Dottorato Valente che direttore dei del della rete regionale dei TG
Abbiamo in sala
Presidente dottor Roberto Zaccaria che considerano i quattro della RAI
Ed è una riflessione che facciamo sulla
Televisione verso un'altra televisione come dice il titolo del libero
Edito dalla Eric
Mondadori
Io quindi non è che non ci siano soldo era proseguito onorevole Borri per
Che ci definisca questa altra televisione a cui pensiamo e poi successivamente
Prendono la parola i covalente poi ci sono la possibilità di fare domande di fare un botta e risposta poi come al solito si animerà la serata con le persone che passano partecipano quindi la parola all'amico Andrea Borri per descriversi verso quale altra televisione noi stiamo andando
Ho perso il quale altra televisione vorremmo andare perché non ha detto che stiamo andando
Questo libro in realtà sono poco più di cento pagine di una intervista che ferì crociano ha fatto a me
Poi corredate da queste cento pagine da un po'di documentazione
Quindi è un libro grosso ma in realtà
Avrebbe più propriamente meritato una veste più dimessa per usare il carattere che ha
Cioè quello di una riflessione su questi temi di cui spesso si discute della televisione
Radio televisione ma inutile nasconderci ma che la televisione l'argomento di maggior
Peso
La mia opinione è che spesso non si non si hanno dati reali c'è molto conformismo e molta approssimazione
Su questa materia tutto è semplificato c'è un pubblico contrapposto al privato il motore sommario
Qualcuno aveva interesse a immaginare un pubblico che deve fare alcune cose concepite come cultura o informazione di tipo istituzionale in privato che può fare tutto quello che vuole
C'è chi fa riferimento a realtà di altri paesi quasi sempre in modo improprio se non diametralmente opposto rispetto a quello che avviene negli altri Paesi cioè c'è un coacervo di interessi attorno a questa materia che sono interessi economici molto forti e interessi evidentemente politici anche che secondo me sono stati vissuti nel nostro Paese in modo un po'conformisti che non sufficientemente approfondito
Anche nel dibattito che abbiamo fatto prima
Credo che vada ribadito un concetto il concetto è che noi diamo messo in piedi un sistema pubblico privato che non ha riscontro in nessun altro Paese del mondo
Per quanto riguarda per esempio di limiti in cui un soggetto privato può essere nel sistema radiotelevisivo
Negli altri Paesi le televisioni lo private sono tutte le televisioni locali le quali si possono associare fra di loro e dar vita forti entità che trasmettono per alcune ore del giorno dei programmi comuni ma c'è un pluralismo di base garantito dal sistema specie come punto di partenza
Inoltre chi è proprietario di televisioni e non può essere non può gestire la pubblicità non può gestire le sale cinematografiche non può produrre non può distribuire cioè c'è una divisione di compiti che da noi cose cui da noi non si discute nel non si parla neanche
Dove ci sono televisioni nazionali private
Un soggetto non può avere più del venticinque per cento cioè del quarto di una sola rete nazionale da noi facendola passare come normativa antitrust abbiamo stabilito che nessun soggetto può avere più di tre reti nazionali
Da noi si parla di televisione privata come se fosse il campo riservato all'imprenditoria pura e semplice come se fare televisione fa informazione fosse la stessa cosa che occuparsi di qualunque altro attività economica
Se si introduce qualche concetto di regolamentazione o di idea di governo tra virgolette del sistema scatta subito ecco la reazione come se si volesse imbrigliare su un piano su un piano così di di di di di di blocco preventivo la libertà di intrapresa che è garantita dalla Costituzione il servizio pubblico in questa situazione è portato a competere
Ah compete non meccanismo in cui il risultato viene Mido misurato sulle quantità dell'ascolto
è un po'inevitabile che in questa situazione il servizio pubblico perda di vista la sua identità propria di servizio pubblico e venga trascinato in una competizione che è più basato su dati quantitativi che non su dati qualitativi questa è la situazione secondo me è di oggi che a mio giudizio esige uno sforzo anche sul piano politico ma prima ancora sul piano della riflessione per cercare di farla supera io mi sono occupato della questione con riferimento soprattutto al servizio pubblico alla RAI
E non sono tenero nei confronti della RAI anzi dico che c'è uno slittamento del servizio pubblico radiotelevisivo
Sul versante della competizione senza la capacità e lo sforzo di riflessione
Adatto alla nuova situazione in cui viene a trovarsi la RAI però devo riconoscere che la RAI indotta in questa situazione dalla carenza di una disciplina del sistema complessivo che la mette in forte difficoltà
Io se dovessi parlare di una nuova televisione introdurrei alcuni semplicissimi concetti
Di base
Che sono questi
La televisione non è un mezzo di comunicazione come gli altri nella legge Mammì per esempio
Quando si tratta di stabilire un limite alla concentrazione di un soggetto da parte di un soggetto nella proprietà dei mezzi di comunicazione
Si parla del limite di tre reti
Se consentite se il soggetto a più di X di carta stampata tralasciando visse i settimanali come se non fossero importanti quanto i quotidiani non può avere più di due se A Y di carta stampata un po'vecchio di uno se ha zeta più Dizeta Licata stampate
Cioè in sostanza si tratta la materia come se la televisione fosse la stessa cosa
Dei giornali del cinema del teatro dei settimanali come se la televisione invece non fosse un mezzo di comunicazione dotato di una sua specificità
Che ormai viene universalmente riconosciuta esserne di tipo particolare rispetto a tutti gli altri mezzi di comunicazione e lo ripeto sempre lo dico anche qui
L'ospite le spettatore poste in condizioni di estrema passività rispetto alla sua collocazione di fronte agli altri mezzi di comunicazione non c'è non c'è cioè un atto di volontà che induce a comprare un libro andare al cinema o a vedere comunque uno spettacolo o comprare un giornale qui la televisione arriva in casa
Ha uno spettro enorme di ascolto coinvolge soggetti diversi strutturati forti ai soggetti deboli normalmente si parla dei minori ma ci sono anche gli anziani
C'è un ascolto spesso comunitarie familiare e soffermarsi su questi temi non è essere solo preoccupati di vecchie tradizionali questioni che interesso non mondo noi vicino
E anche affronta interni Cicno Memmo de né in termini attuali la specificità del maggiorato televisivo così come avviene in molti altri Paesi
Tutto questo mi sembra che sia soltanto lasciato all'enunciazione di principio non ci sia stato finora uno sforzo effettivo per vedere la televisione nel sistema misto che si è determinato anche sotto questo riguardo l'alta considerazione che voglio fare è questa
Fino adesso tutto nostro dibattito si è svolto sulla base della diritto fondamentale garantito dalla dalla Costituzione che stabilisce che ogni soggetto e libero
Ha il diritto di esprimere il proprio pensiero con ogni mezzo cioè la televisione è sempre stato visto sotto l'aspetto della libertà di espressione del pensiero si sta facendo strada e credo che sia un discorso politicamente interessante anche se ha bisogno di essere affinato indubbiamente sul piano giuridico
L'idea che accanto al diritto di esprimere il proprio pensiero c'è anche un corrispondente diritto
Delle persone che ricevono la comunicazione ad essere rispettate come destinatarie della comunicazione cioè si sta nelle società più strutturate più evolute in questo campo evidenziando anche che a fronte del diritto indiscutibile che nessuno mette in discussione dei di ogni soggetto di esprimere anche quindi attraverso la televisione il proprio pensiero c'è anche un corrispondente diritto dei cittadini ad avere una comunicazione corretta non inquinata
E quindi ad essere riguardati come destinatario di una destra di una comunicazione che abbia determinati requisiti proprio di un'asta democratiche sia rispettosa del identità delle persone
In sostanza quello che ma anche la presa di coscienza che il sistema radiotelevisivo deve basarsi su alcune questioni di fondo che devono valere per tutti quanti questa divisione fra televisione pubbliche televisione privata che spesso diventa una disputa stucchevole inammissibile secondo me tra un servizio pubblico è un soggetto privato che di fatto si è posto alla pari del servizio pubblico come se avesse la stessa dignità e la stessa
Lo stesso carico di funzioni assegnato al servizio pubblico questa contrapposizione fra due tronconi
Del sistema radiotelevisivo
è una siepe è una situazione del tutto insufficiente occorre rendersi conto che lo spettatore lo stesso
Che ha gli stessi diritti per alcune questioni di fondo sia nei confronti del servizio pubblico che delle emittenti private e che il sistema radiotelevisivo deve essere riguardato nel suo complesso
Al limite non è importante la qualità pubblico-privato di chi trasmette e più importante che nei fatti si è riconosciuta la rilevanza pubblica del sistema di comunicazione in un paese quindi anche in relazione al dibattito di questi giorni
Non è che ci sia difesa della posizione attuale della RAI e delle sue tre reti al limite la RAI potrebbe scendere anche due reti o anche ad una sola rete a condizione che questo avvenga a favore di una pluralità di soggetti e cioè ci sia un un pluralismo garantito dei fatti
E che la collettività di alcuni strumenti di governo tra virgolette del sistema radiotelevisivo nel suo complesso
E che non sia non ci sia da un lato uno stanco servizio pubblico troppo vicino al sistema politico dei partiti e dall'altro lato il regno della imprenditoria pura
E il tutto in questo questo cocktail viene presentato come la vivacità di un Paese che si sta liberando da Ding da lacci e lacciuoli andando verso
Formenti di di poi di nuove esperienze se guardiamo alla qualità della informazione ma in genere delle trasmissioni radiotelevisive in questi ultimi anni
Io non mi sono mai iscritto fra i catastrofisti ho sempre
Difeso la televisione come mezzo positivo di comunicazione previsto come per la straordinarietà della efficacia del mezzo delle potenzialità che il mezzo a impositivo per lo sviluppo di una società ma se dobbiamo fare un esame di questi ultimi anni
Di vita televisive il nostro Paese osserviamo con un po'di preoccupazione che sta prevalendo il dato quantitativo soldato qualitativo che c'è la ricerca comunque dei dello sbalordimento dell'avvento eccezionale allo scopo di atterrare ascolto
Che c'è una situazione in cui la qualità viene
Indubbiamente messa in secondo piano rispetto agli aspetti
Dell'ascolto e quindi all'aspetto quantitativo
Ecco io ho espresso in questi termini il quadro di carattere più generale nel libro ci sono del osservazioni più preciso ovviamente c'è anche un po'di riferimento alla cronaca agli
Avvenimenti se il libro si legge abbastanza bene perché Breve
E scorrevole lo si deve alla capacità di Federico ci hanno che oltre siccome adesso è una persona che ha le idee molto chiare su questi argomenti e anche un buon giornalista ha avuto la capacità di fare un libretto che almeno il pregio di essere c'è di poco di poter esser letto con con un certo se in modo non pesante
E quindi non trova in modo non troppo impegnativo come è giusto che sia trattandosi di un tema come quello della televisione che è fatto di immagini che appaiono e scompaiono con la velocità che proprio del mondo in cui viviamo
Ma l'assenza di Federico Ciano autore e coautore insieme a porre del libro
Spiazza un pochino il ruolo che mi era stato affidato in questo dibattito ma tuttavia credo mi competa una parte non irrilevante
Vorrei intitolato Corciano il suo libro verso un'altra televisione ecco quale televisione verso quale televisione immagina Borghi che ci si debba muovere ecco a me pare giustamente ha ricordato la cosa fondamentale cioè una televisione che sia rispettosa più della libertà di espressione
Che non più della che della libertà di espressione del diritto di tutti ad essere informati e quindi sostanzialmente una televisione non di parte
Una televisione per quanto ancora può valere questa parola che sia pluralista
Se non formalmente obiettiva visto che ormai tutti quanti sappiamo che l'obiettività non esiste e non vorrei annoiarvi sul grande tema della conoscenza
Traguardo irraggiungibile all'uomo come insegna la storia del pensiero umano da da circa due mila anni
Ma se non obiettiva almeno onesta e cioè fondata sostanzialmente su quella coincidenza tra professionalità e etica che a mio parere fondamento mai superato del giornalismo democratico
Insomma una televisione tanto per arrivare a temi politici che sia l'esatto contrario di quello che di recente il direttore di Canale cinque
A coerentemente definito come uno strumento di raccolta di ascoltatori da vendere agli inserzionisti pubblicitari
Esattamente quello che la RAI diventerebbe qualora il processo di smantellamento di quello che resta del mito dello stato sociale degli anni della ricostruzione dovesse arrivare anche in questo campo
Troppo pochi minuti fa il direttore della RAI ha sottolineato i pericoli gravi di una simile prospettiva dal canto mio ho visto che qui siamo in una sede culturale o meglio siamo in una sede di cultura politica vorrei cercare di disegnare per quanto è possibile i perché storici
Che ci inducono a credere che la sconfitta di una televisione pubblica in Italia avrebbe conseguenze gravissime per la democrazia italiana
Per le sue per la sue capaci possibilità di rappresentanza e di comunicazione dei ceti popolari
E soprattutto per il movimento cattolico che di questi ceti dopo il crollo dell'ideologia marxista dei ceti popolari è ormai la più autorevole se non unica espressione il che sottolinea siamo in sede di partito e lo diciamo chiaramente la responsabilità del partito per i gravissimi errori che nel recente passato sono stati commessi
Parlo della legge Mammì e dell'inutile sacrificio dei ministri della sinistra DC che rifiutarono la corresponsabilità di quell'errore un errore culturale prima ancora che politico venendo alla cronaca se a Reggio alla festa dell'Unità in qualche modo si è né cercato di intonare per la RAI un de profundis
De profundis intendiamoci non nel senso di un funerale per una entità che per una per una esistenza che ancora ben forte ben radicata ma piuttosto nel senso etimologico vero de profundis amavi atte dove organizzate orazione Spread cioè come un'indicazione indicazione
La festa d'amicizia di Pesaro dovrebbe rispondere alla proposte di questo libro pronunciando un consapevole confiteor
Una missione del peccato e anche se si può una ferma volontà a non più cadere in tentazione
Perché non vi è dubbio che il mondo cattolico in questi anni che ancora in questi ultimi mesi ha fatto un po'come i sauditi figlio di Isacco
Ha rischiato di vendere il suo diritto di primogenitura per un piatto di lenticchie
Su quello che queste lenticchie sono storicamente inutile insistere perché tutti lo sappiamo benissimo sono nell'accezione migliore il desiderio di non colpire al cuore uno dei pochi interlocutori possibili politici possibili per la democrazia cristiana e cioè i socialisti
Nella peggiore la gratitudine per piccoli favori elettorali per la disponibilità a concedere degli spazi
Per prediche generalmente non troppo ascoltati per il rifiuto a pressioni o assunzioni richieste mai concesse per riprese impossibili tutto quello insomma che guasta nel passare degli anni
E usura un lungo rapporto nato in sede politica
Ma ben altro peso questo è il io credo che sia importante per il movimento cattolico sapere capire ben altro peso e portata aveva e ha tuttora io mi auguro il diritto di primogenitura per capirlo secondo me bisogna sia pure in modo veloce visto l'ora siamo arrivate in qualche modo rifarsi alla storia
è un ritorno necessario sempre ma tanto più in un momento come l'attuale in cui il partito non può che per rinnovarsi che rimotivare
Un credibile appello ai liberi forti e rinsaldare le sue antiche radici di movimento popolare
I cattolici dunque i cattolici come tutti sappiamo sono stati espulsi dalla storia della comunicazione
Col finire del secolo dei Lumi
Quando i laici parlavano in tutta Europa il linguaggio forte della nazione
Cinta muraria a tutela dei grandi interessi della rivoluzione industriale della classe dominante che era nata da questi interessi cioè la borghesia la chiesa con il Vaticano primo celebrava il più inascoltato dei suoi concisi
L'Europa ballava danzava sulle note del Ballo Excelsior
In la sua incondizionata fiducia nel progresso la scienza positiva confondeva la povera Technology ottocentesca il microscopio la fotografia al telegrafo il telefono
Con la soluzione di quel problema irrisolvibile di cui dicevo prima e cioè la possibilità dell'uomo di conoscere da questi valori dominanti nasce storicamente la grande stampa europea
La stampa europea la stampa laica la stampa borghese fondava su due pilastri due pilastri portanti il primo è invia e il primo pilastro è l'impresa e quindi l'etica borghese del guadagno
Il secondo è il progresso scientifico che sembrava garantire il raggiungimento del mito dell'obiettività attraverso la tecnologia
Se questi furono gli elementi dominanti della nascita di grandi giornali europei ancor più lo fu Rino lo furono per quanto riguarda l'Italia dove la classe economica dominante e cioè la borghesia fu prima la protagonista dell'unificazione storica del Paese e poi della sua industrializzazione e dove
La questione romana il non expedit né letti né elettori marginalizzato radicalmente i cattolici e con i cattolici i ceti popolari che essi rappresentavano unità nazionale progresso scientifico
Etica del guadagno libertà di espressione efficienza tecnologica questi furono i valori forti su cui la grande stampa borghese fondò le sue fortune dal Corriere della Sera alla stampa
E i cattolici per l'unica preziosa voce della maggioranza popolare rimase in quel periodo la stampa parrocchiale i settimanali diocesani le poche voci di tutela dei diritti delle comunità locali
I ceti popolari tagliati fuori dalla partecipazione politica analfabeti e quindi non utenti della comunicazione dovettero attendere la resistenza per entrare come giusta informa maggioritaria nello stand
Quando nel cinquantacinque
Capricci capito a Milano di organizzare la prima mostra mostra dei cattolici nella Resistenza iniziando il processo di riappropriazione culturale di una grande esperienza politica
Che l'anticomunismo di quegli anni aveva cercato di cancellare Giuseppe Lazzati dimostrò con un discorso di grande interesse storico che era stata la resistenza era stata davvero l'ultima guerra Dean per l'indipendenza e l'unità nazionale
Perché all'unità geografica aveva finalmente aggiunto L'Unità sociale e politica del nostro Paese
Ai rappresentanti della politica laica e risorgimentale restò come era ovvio la minoranza della rappresentanza politica in Parlamento
Ma restò la pressoché assoluta maggioranza nel sistema di comunicazione mentre la maggioranza reale del Paese rimase per molti anni senza voce adeguata
I ceti popolari cioè entrati vittoriosamente nello Stato rimasero fuori dal portone di via Solferino
Ci furono è vero tentativi generosi prima di tutto l'immissione di molti di noi nella professione quelli che sono anziani come me ricordano queste esperienze
Ma e parlo proprio per esperienza diretta
Fu soltanto il tramite il che ci fu concesso al Corriere come alla stampa come tutti i giornali laici fu soltanto quello delle capacità professionali individuali mai quello della titolarità culturale e politica ci furono qualche tentativo
Generoso e intelligente per esempio quello del giorno non a caso specchio
Per la comunicazione di quella politica di rottura degli schemi borghesi della produzione industriale che Mattei aveva generosamente tentato con legni con l'opinione e con la riga dirvi ritratti rivitalizzazione delli ieri e ci furono ancora i tentativi del quotidiano cattolico prima quello generose utopistico di Raniero la Valle e quello più modesto che tentammo attorno al sessantotto infine ci fu la creatura di Donzelli quella famiglia Cristiana che per affermarsi di fronte ai colossi laici come L'Espresso o Panorama fu costretta a mimetizzarsi a lungo come stampa parrocchiale e a far e a vendersi nelle parrocchie
Ma il monopolio resistente e tuttora resiste tant'è vero che l'ultimo nato della più gloriosa famiglia della stampa laica in Italia e cioè la Repubblica Conserva ancora oggi tutti caratteri storici della grande stampa borghese
Si rivolge cioè a un'élite economica e culturale del Paese è fortemente connotata di laicismo politico e culturale
In definitiva in Italia la stampa popolare non c'è mai stata ed è questa forse bisognerebbe dire molte volte l'ho detto in polemica con Giovanni
E forse è questa la ragione di fondo della scarsissima diffusione dalla carta stampata nel nostro Paese visto che alla clamoroso processo di sviluppo del nostro Paese non ha fatto seguito uno sviluppo della lettura dei quotidiani che sono rimasti più o meno allo stesso numero di una ventina di anni fa
E a questo punto della storia della comunicazione nel nostro Paese che si inserisce il tentativo intelligente e generoso
Di un gruppo di cattolici Bernabei in primo piano ma anche Gennarino i Fabiani Roma no tutti quelli che in fondo hanno inventato la televisione
Il la grande intuizione culturale questo gruppo fu quella di capire che tanto la stampa aveva caratteristiche storiche incompatibili con la cultura dei ceti popolari e dei cattolici
E tanto radio e televisione erano geneticamente espressive di quella maggioranza senza voce
Che fino a quel momento non aveva trovato altri sfoghi di comunicazione perché non è qui il caso di fare un'analisi completa basterà ricordare che il mezzo consentiva ad esempio di superare l'ostacolo dell'alfabetizzazione che era stato il grande ostacolo
Nel rapporto tra i ceti popolari e la carta stampata nell'Ottocento che aveva una sua carica etica e didattica che in un certo modo e con il sorriso dei laici ne faceva la naturale erede del pulpito parrocchiale
Ma soprattutto era nata e cresceva come impresa pubblica espressione coerente della maggioranza parlamentare e politica del nostro Paese immune dalle ipoteche della logica economica dell'impresa
Certo il pluralismo comporta e storicamente ha comportato il pericolo della lottizzazione visto che non c'è Federico Ciano userò una sua citazione ormai diventata famosa e mi pare molto pertinente
Dicendo della lottizzazione quello che dice un detto cinese cioè che quando il saggio indica il cielo con un dito
Gli sciocchi guardano il dito e non guardano il cielo credo che questo sulla lottizzazione possa bastare il problema e tagliare il dito e non guardare il cielo ma veniamo noi
Dicevo come reagì il sistema politico laico dell'informazione al progressivo affermarsi della nuova forma di comunicazione
Per molti anni come ricorderete snobbando la rifiutando i suoi uomini migliori accusando la televisione di rubare spazio alla cultura alla cultura ma soprattutto soprattutto accusando la dirigenza RAI di togliere pubblicitari sparsi eccetera a quella che veniva considerata il monumento della comunicazione intoccabile
Nel tempo
Questa disattenzione ha favorito la nascita e la crescita nella tv prima pubblica e questo è un dato che io ritengo importante ha favorito la nascita e la crescita della tv pubblica della prima Vera qualificata generazione di giornalisti cattolici
Così da assegnare per anni il mezzo con valori nuovi e contrapposti ma altrettanto forti rispetto alle esperienze della stampa laica e di fatto diciamolo brutalmente per quanti innesti cattolici siano stati fatti nella stampa laica essa è rimasta sostanzialmente laica
E per quanti innesti laici siano stati fatti nella tv pubblica geneticamente essa è rimasta segnata dalla cultura popolare è cattolica
Ma fino ad ora
Ho identificato due Poli due termini generici come stampa e tv cioè due situazioni storiche e culturali vorrei precisare sto avviandomi alla fine non non preoccupante vorrei ora precisare ma anche di questo
Che di questo si tratta e cioè di due posizioni diverse non di due realtà culturali diverse
Visto che noi crediamo che il mezzo non è il messaggio e che lo strumento tecnico continua ad essere il servitore del principe e cioè e ancora affidato alle scelte alle scelte dell'uomo ora il sistema laico della comunicazione di fronte al successo di questo modo radicalmente diverso di fare informazione
Con un lungo processo che tutti conosciamo prima clandestino poi attraverso una serie di pressioni politiche è inutile ripetere queste cose ha dato vita a una nuova televisione che nata ed è tuttora
A sua immagine e somiglianza e cioè la televisione commerciale
Che la Fininvest sia l'erede legittimo della stampa borghese evidente per una serie di motivi
è lecito alcuno privilegia l'impresa fa coincidere Letizia della libertà con l'etica del guadagno
Fin dal principio ha coinvolto i grandi pilastri dell'informazione laica da Giorgio Bocca una Montanelli a Mario Cervi per citare i più nobili
E questo coinvolgimento non è stato affidato a un'efficienza economica o a un'efficienza tecnica perché sierico come voi ricorderete questi pilastri che avevano sta e della informazione laica che ne hanno snobbato la televisione di Stato
Aderirono a Rete quattro quando Retequattro era una televisione assolutamente tecnicamente ed economicamente del tutto irrilevante del tutto irrilevante
Ha stretto infine e questo mi pare il problema politico più importante
Ha stretto legami inevitabili e forti con la forza politica chiede laicismo risorgimentale si proclama ha ragione erede legittimo e cioè il socialismo riformista
Ecco questo era e io continuo a sperare te spero che continui ad essere il diritto di primogeniture che il movimento politico dei cattolici ha in parte svenduto con la legge Mammì
E che ancora oggi rischia di svendere senza rendersi conto che la fine della tv pubblica in Italia rischia di far tacere quel diritto alla parola
Che i cattolici popolari italiani avevano finalmente riconquistato dopo centocinquant'anni di silenzio
E qui è sparito chiuse
Se qualcuno del qualcosa ecco fra
Pato tardi perché avevo citati tutto siamo credo che sia
Posso testimonianze
Nasce il grande giornalismo popolare con Bernabei i tentativi dei cattolici erano stati molti e generosi tutti affidati ho citato proprio la stampa diocesane e alle stampa all'informazione locale oltre i tre esempi dell'avvenire
Di Famiglia Cristiana del giorno in un altro senso
Per accettare questa situazione italiana in cui c'è il dominio di alcuni gruppi di potere c'è questa nuova ideologia terrificante inquinante diaboliche che sarebbe alla fine l'unica ideologia che emerge dal crollo delle ideologie che poi tecnicamente non è un'ideologia ma completamente mitologia l'ideologia del della del profitto dalla logica appunto aziendale questa questo tessuto connettivo che con una colla come un blob invade le coscienze e tutte le piccole o macro realtà
Ora
Vorrei dire e ad esempio la legge Mammì d'accordo se si sviluppa sta nel Paese una coscienza molto forte
Riguardo al ruolo della televisione come e della radio e quindi della radiotelevisione vorrei prendere tutti e due gli aspetti di questa azienda come Serviziopubblico di questa realtà
Ormai industriale ma anche storica perché appartiene a una storia della nostra società nella quale ci sono terminati i in assoluta influssi di culture punta cattolica culture periferiche
Se noi ci rendessimo conto di questo valore è se noi ci rendiamo conto invece della legge Mammì che passata così forse inosservata ci siamo ritrovati come un boomerang queste realtà di cui oggi stiamo discutendone appunto le rotture e le storture dico
Non è detto che un domani noi possiamo abrogarla questa legge Mammì riformare una nuovo opinione nuove discussioni nuove proposte e quindi questa logica di fatalismo verrà nel più breve tempo possibile smantellata io vedo troppa passività ecco di fronte a quattro cinque dieci venti cento persone che sembrano appunto dominare in Italia insomma un faccia mi nuovi gruppi di potere
Siamo tornati forse i primi a livello di coscienza molto indietro noi
Nell'asta
Ma io
A me è capitato di occuparmi ormai da diversi anni di questi temi
Con lei indicato Marco fosse anche la fortuna di non
A vedere di non far parte della famiglia dei comunicatori cioè non sono un giornalista e non faccio parte del mondo i giornalisti
La mia sensazione che
Noi abbiamo perso
Dopo io vorrei riallacciarmi alla bellissima relazione che ha fatto Leonardo Valente
Dopo la stagione della
Primato secondo me dei cattolici nella nella televisione
Perché la RAI ben al di Bernabei che oggi si comincia a
Recuperare a rivalutare in piangere anche da parte degli accaniti oppositori di un tempo ha pur sempre rappresentato ci provano strumento di crescita non indifferente sul piano civile e culturale del nostro Paese
E secondo me è stata gestita commisura rispetto alla penso di monopolio in cui le ai si vorrei vedere sul piano siccome tutto è relativo se fosse possibile sul piano storico e quindi la Cina e qualche altra forza politica che oggi vediamo muoversi sulla scena della politica nazionale che avesse avuto quest'opportunità come l'avrebbe gestita
Bene abbiamo avuto la legge di riforma della RAI che cosa ha significato ha significato il passaggio dal governo del Governo al governo del Parlamento
Della RAI
Quindi attraverso la Commissione di vigilanza con tutte pure distorsioni che sono venute e il pluralismo lo legata lottizzazione la politicizzazione insito in questo sistema che poteva tutto sommato rappresentavo mento di garanzia
Sempre in chiave politica in una fa certa fase storica ma che poi successiva mentre si è dimostrato un
Uno strumento inefficace rispetto al progredire della televisione come strumento di grande comunicazione che non sopportava più vincoli di vicinanza troppo stretta con il sistema politico
Ecco è da questa fase in poi probabilmente che non abbiamo perso le iniziative la capacità progettuale è sufficiente
Ma direi anche a mio giudizio l'analisi ci dei dati la professionalità in chi si doveva occupare di queste questioni a livello
Politico intendo dire a livello di quadro generale
Abbiamo sempre concepito le televisioni private come qualcosa dei televisioni locali come qualcosa a cui è riservare una piccola concessione sull'onda delle rispetto dovuto e della simpatia dovute al localismo
Nessuno ha riflettuto sul fatto che per esempio negli Stati Uniti come io voglio ricordare sempre
La televisione per il la è nata nell'ambito locale ed Enrico cosa mente locale e per ciò stesso è disseminata nel territorio quanto a partecipazione diffusione della proprietà eccetera lì almeno le leggi del mercato
Consentono a concorrenza effettiva
C'è il mito del pluralismo per cui si parte dal livello locale cercando di impedire il monopolio se c'è un solo soggetto si fa di tutto per questo è un altro soggetto che sia in grado di competere almeno questo è un modello
Che ha in sé degli elementi di vitalità che gli consentono di progredire di avere almeno quel tanto di vicinanza con la base sociale del Paese
Ma dobbiamo sempre concepito invece nel dibattito politico
La televisione locale come qualcosa di irrilevante invece sulla televisione locale che potevamo costruire un sistema alternativo e complementare Rispetto direi più complementare rispetto al sistema ad rispetto al servizio pubblico
E noi
Come parte politica
E sensibili a questa esigenza
Di partecipazione di base non abbiamo commesso un errore madornale
Perché abbiamo soggetti su tutto a criticamente a una falsa concezione per cui la televisione per essere televisione doveva avere grandi dimensioni grandi capitali
E per cui occorreva la concentrazione per fare che cosa abbiamo accettato ne hai fatte che si facesse la concorrenza direttamente alla RAI al servizio pubblico da parte di un soggetto privato
Sarebbe come se qualcuno di noi si alzasse dicesse Io sono pari
Alla RAI e non solo ma si arrabbiasse perché la RAI in qualche momento pretende di essere leggermente pari
E vi si è questo ingiusto che per competere con la radio ha bene tre reti come la RAI e poi non sopporta nessun vincolo ma chi l'ha detto che è un soggetto deve essere messo in condizioni di parità nei confronti del servizio pubblico radiotelevisivo
Bene su queste questioni che sono questioni che vanno ben al di là della vicenda RAI della vicenda televisiva ma siccome attengono alla concezione di sviluppo di un Paese di una comunità credo che noi siamo stati ampiamente deficitarie e quando qualcuno sosteneva queste questioni veniva così un pochino
Emarginato perché era passato quasi come un maniaco per cui aveva visto i suoi questi suoi pallini ecco che in realtà cui sono secondo me niente più che il riferimento a quanto avviene in altri Paesi un'alta considerazione che faccio è questa
In altri Paesi
Per
Fare televisione occorre chiedere una concessione anche da noi si parla di concessione
Ma la concessione poco più che una formalità burocratica PC tratta di fare le gomitate di presentarsi con la posizione giusta e gli agganci giusti
E poi sul campo si conquista poi arriva la concessione che dal riconoscimento di una conquista effettuata sul campo
La concessione che significato qua
Ha il significato di di a chi esercita un'impresa radiotelevisiva attenzione che tu sì con la libertà propria dell'impresa agisce in un campo che però io
Comunità organizzata ritengo un campo di particolare rilevanza pubblica non puoi fare completamente quello che vuoi
Devi tener conto che c'è uno dei quadri di riferimento degli obiettivi sì da raggiungere ma anche dei limiti da rispettare
Io mi riservo quindi in sostanza io collettività in modo democratico e scorrevole siccome residenza dei tempi di disegnare questo quadro e nel momento in cui ti do la concessione ti devo anche dire quello che tu puoi e devi fa anzi devi fare per garantire quello che bene o male è pur sempre un servizio oggi invece accettiamo l'idea che a fronte di una RAI tenuta a fare alcune cose per legge ci sia lo spazio riservato dei soggetti il quale con tutte le libertà senza nessun vincolo possono anche pubblicamente come è stato ricordato prima
Enunciare la teoria
Che le impresa radiotelevisiva è una impresa al servizio delle altre impresa nel senso che fa comunicazione
Per conto delle altre impresa in una logica puramente commerciale
Quindi trasmette pubblicità come se infine nei fatti è così di questa impresa fosse produrre
Più pubblicità possibile poche il fine è quello di fare pro dell'impresa ecco di fare profitti quindi vede più polista possibile con i programmi quindi finalizzati
Alla pubblicità con la la ricerca dell'ascolto più idoneo a veicolare la pubblicità e quindi con un sistema nel suo complesso
Che inevitabilmente tende verso una privatizzazione di questo tipo con effetti trascinanti dico mai tipo disastroso anche nei confronti del servizio pubblico privo di riferimenti certi
Per quanto riguarda le risorse il quadro complessivo e inevitabilmente quindi a rimorchio di una tendenza di carattere generale nei confronti all'interno della quale servirà a trovare possiamo secondo me ancora recuperare alcune cose affermando il principio della centralità del servizio pubblico
Tralascio il capitolo di come dovrebbe secondo ma in questo momento anche cambiare il servizio pubblico in molte delle sue espressioni ma che succede un capitolo a parte
Ma possiamo anche recuperare siccome qualcosa di importante per quanto riguarda la concezione della impresa radiotelevisiva privata
Ora le televisioni locali non sono televisioni privati più piccole di quelle grandi sono qualcosa di radicalmente diverso è soltanto la concezione perversa
Che ha perché si è affermata secondo anche la logica dalla FRT del Berlusconi berluschini
Per cui lei in prese televisive private sono sotto Berlusconi e qualcosa di meno importanti più sono piccole e meno sono importanti
La realtà invece non sta in questi termini la realtà sta nel fatto che la televisione locale ha una sua identità precisa che anche dal punto di vista economico è un dato estremamente rilevante
Come i giornali di provincia sono stati i primi a chiudere spesso in pareggio i loro bilanci
Anche le televisioni locali nel momento in cui fanno con professionalità sufficiente un servizio alla comunità locale sono insostituibili in quell'ambiente
Perché la gente avrà sempre bisogno di sapere quello che avviene a livello generale ma anche quello che viene a casa propria
E al limite direi che più sono piccole o comunque identificate con una come comunità definita queste televisioni più sono rilevanti e importanti anche dal punto di vista economico
Credo che qui dobbiamo abbiamo ancora degli spazi politici per recuperare una presenza autentica
Che faccia crescere il sistema nel segno di un pluralismo vitale legato a situazioni che hanno una loro intrinseca validità
Ma anche qui vedo scarsa attenzione vedo predominante l'alto concetto che benché vada e di sufficienza di confronti queste piccole dimensioni
E non capire invece che da queste piccole dimensioni e rispettata l'autonomia e collegate anche sul piano di un discorso più generale può anche venire un tentativo serio
Di rigenerazione del sistema e qui secondo me che può venire una strategia secondo la nostra impostazione di riforma del sistema radiotelevisivo nell'attesa che questo mostro creato dalla
Concentrazione corsi tra legge Mammì Possa ragionevolmente senza crociate
Come dire su punitive sul piano personale essere smantellato perché è qualcosa che fa la situazione politico accettazione radiotelevisiva italiana senza riferimento neanche lontano la situazione di ogni altro Paese riferibile al nostro quanto a
Dimensioni storia e livello di evoluzione politica culturale
Io mi sono sfogato mici arrabbio sempre su queste questioni però amici appassiono anche ogni tanto mi trovo a casa mia quando sento insomma denunciare certe cose
Vorrei che
è il nostro partito
Avesse la capacità un po'di voltar pagina in questo campo ultimissima esternazione io ho votato la legge Mammì solo perché c'era la questione di Cipro
E anche perché mi è stato detto che poi la lotta sarebbe in mancanza
La legge Mammì secondo me è uno Stato è stata giustificata con lo stato di necessità
Siccome è di moda
Ah non soltanto di modo è importante
Della necessità di riforme del sistema politico l'esperienza della questione radiotelevisive della legge Mammì secondo me
è un'esperienza
Molto interessante ed esaminare anche da questo punto di vista ricordo brevemente l'ho detto anche nel dibattito che quando timidamente primi ministri delle Poste democristiani galvanico Vittorino Colombo
Abbiamo tentato di fare i disegni di legge che secondo la sentenza del le sentenze la Corte Costituzionale dovevano partire dall'ambito locale sono stati bloccati da quella corrente di pensiero
Che non voleva limiti alla nascente televisione privata e il individuava nell'ambito locale un ambito troppo riduttivo per una presenza televisiva derivata quelle forze politiche lo ha detto lui prima
Principalmente il partito socialista hanno posto come condizione per la partecipazione al governo che non se ne facesse niente di legge di quel tipo leggi di quel tipo cioè che partisse dall'ambito locale
Arrivati a un certo punto quelle stesse forze politiche hanno posto come condizione per la partecipazione al governo che si facesse una legge il cui contenuto è stato scritto nei particolari nel programma di governo
Per la verità del Governo precedente a quello che pure realizzato la legge
Ora credo che questo sia l'esempio
Dei condizionamenti che il dovere del procedere attraverso governi di coalizione possono essere portati da una forza politica che usi con spregiudicatezza il potere che questa situazione di consente nel dibattito ho detto che però conclusi in questi termini
Che la situazione politica di oggi è una situazione politica all'insegna della incertezza dell'evoluzione
Con il rischio di tutto questo comporta ma accanto ai rischi ci possono anche essere delle opportunità
Tra le opportunità io vedo quel libertà maggiore rispetto a prima di poterci Spinal mente sottraeva dei condizionamenti che se ulteriormente li accettiamo non facciamo qualcosa nell'interesse del Paese al quale pure spesso ci sempre ci riferiamo giustamente siccome noi facciamo riferimento utile anche alla storia dei valori che vogliamo rappresentare