31 OTT 2001

Limes: "Nel mondo di bin Laden", un bilancio dopo 50 giorni di guerra

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 38 min

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Roma, 31 ottobre 2001 - Chi comanda oggi nel mondo? Chi ha l'autorità di sanzionare le trasgressioni all'equilibrio internazionale? Giuliano Ferrara lancia l'interrogativo dal convegno organizzato dalla rivista 'Limes' a bilancio di cinquanta giorni di guerra contro l'Afghanistan.

Un conflitto, constata il direttore de 'Il Foglio', che neanche dopo due mesi registra già ''una certa stanchezza''.

Tramontata l'epoca della Realpolitik che, pur non essendo il migliore dei mondi possibili, una qualche soluzione al tema del potere l'aveva trovata nel bipolarismo, a giudizio di Ferrara non resta che
una soluzione: ''La costruzione di una coalizione più larga possibile - spiega - è senza alternative.

In caso contrario, di fronte abbiamo la deriva della civiltà e la depressione internazionale''.Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione, Enrico Letta, ex ministro dell'Industria e deputato della Margherita, Marco Follini, presidente del Ccd, hanno partecipato al dibattito coordinato dal direttore di 'Limes, Lucio Caracciolo.''La geometria del potere è in crisi e la crisi degli Stati dipende dalla globalizzazione'', spiega Fausto Bertinotti, che poi prosegue: "Siamo davanti alla seconda globalizzazione.

La prima si è spezzata davanti ai popoli di Seattle e davanti all'11 settembre.

Questi due elementi sono i segni di una crisi.

La globalizzazione ha tradito i suoi obiettivi".

Ma la sue considerazioni si estendono anche alla coalizione occidentale, ritenuta dal segretario del Prc ''inefficace perché partigiana e quindi non in grado di risolvere i problemi''.''L'unica certezza di cui disponiamo per difendere le regole della convivenza è una larga e forte coalizione internazionale'' afferma Marco Follini.

Per il presidente del Ccd ritornano oggi le domande che non ci siamo fatti nel 1989.

E cioè ''quali conseguenze avrebbe avuto la caduta del muro sulla comunità internazionale e sul mondo occidentale.

La crisi ha significato un Atlantico più stretto ed un Occidente più unito, ma - si chiede Follini - quanta pazienza riusciremo ad avere? In questo caso sarà fondamentale avere il respiro lungo''.Ad invocare il ''mea culpa dell'Unione Europea sulla questione dell'Algeria'' è l'ex ministro dell'Industria, Enrico Letta.

''Quella vicenda è stata la quintessenza della nostra ipocrisia - aggiunge - Stavamo per rendere operativo un regime sul tipo di quello afghano''.Un atteggiamento da modificare al più presto, il nostro, perché, anticipa Letta, ''la presidenza spagnola dell'Ue proverà a rilanciare la vicenda euro-mediterranea con il vertice di Valencia.

L'Europa crede in questo progetto? E quanto è disposta ad investire? L'Italia - conclude - ha un interesse geopolitico fondamentale su questo fronte''.Antonella Caruso, esperta del mondo islamico presso l'Istituto Studi Mediterranei, espone la considerazione di fondo in base alla quale ''il fondamentalismo non e' l'effetto di una sconfitta, ma il frutto di una relazione mal definita su cosa significa esercitare la leadership su queste comunità''.

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