05 MAR 2002

Servizi: Presentazione libro di Gianni Cipriani, «Storia dello spionaggio in Italia»

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Un nuovo lavoro di ricostruzione tenta di fare luce sul ruolo e le responsabilità delle spie nella storia recente del Paese Roma, 5 marzo 2002 - Presentazione del libro di Gianni Cipriani "Lo stato invisibile - Storia dello spionaggio in Italia dal dopoguerra ad oggi" alla Sala del Cenacolo.

Partecipano Fabio Mussi, Valter Bielli, Carlo Mastelloni, Gianni Minà.

Modera Ennio Remondino.

Il collaboratore de L'Unità tenta, attraverso la rilettura di una parte della grande mole documentaria che la Commissione Stragi ha lasciato a disposizione degli storici e dei giornalisti, la ricostruzione dello
spionaggio politico nella storia delle istituzioni repubblicane.Gli infiltratiValter Bielli ritiene che il testo offra la possibilità di capire "come hanno agito le spie in Italia".

Si tratta, secondo l'ex membro della Commissione Stragi di "gente pagata dai servizi che non si limita solo a dare documentazione ma che interviene in prima persona in atti terrorismo".Tra i "tanti infiltrati, però emerge, grazie alle rivelazioni di Pecchioli, che il Pci ha passato uno dei suoi militanti perché si infiltrasse nelle Br la cui identità non è stata ancora rivelata" Le carte di Moro e i campi irlandesi di addestramentoRimane inoltre da chiarire secondo Bielli il ruolo di "Cossiga che interviene ancora oggi.

Proprio oggi che abbiamo da chiedergli più cose rispetto al passato, come ad esempio la questione di cui parla nel suo libro relativamente alle carte di Moro e ai campi irlandesi di addestramento per i terroristi".Il giudice Carlo Mastelloni entra invece nel merito delle questioni inerenti alla problematicità della ricostruzione storica a partire dai documenti disponibili.

"Essi - precisa Mastelloni - debbono essere letti criticamente", dato che i servizi di informazione che li mettono a disposizione "non danno mai niente per caso" e di solito tali documenti "riguardano cose che non possono più nuocere a nessuno".I servizi in ItaliaA partire dal materiale esistente si conclude che i "servizi militari erano organizzati con maggiore scientificità e seguivano i piani operativi Usa", dall'altra parte "poi abbiamo la Divisione Affari Riservati che era un servizio che non passava attraverso alcuna legislazione".Ci si imbatte poi in una "polizia parallela che era alle dipendenze dell'ufficio Affari Riservati di Federico Umberto D'Amato".

In appartamenti privati "lavoravano gruppi di agenti che rispondevano solo a Roma, agenti che contattavano fonti e pagavano persone denominate fiduciari, pagati", e infiltrati "nelle redazioni, negli uffici, nei gruppi anarchici e anche nelle formazioni di destra".Mastelloni, ripercorrendo il testo di Cipriani ricorda che "dopo un sequestro di materiale a Venezia, nel 1984, queste squadre si sciolgono".

In alcuni "elenchi sequestrati a Venezia c'era un agente soprannominato "Anna Bolena" che corrisponde ad Enrico Rovelli, noto Dj, infiltrato negli anni 60 in un gruppo anarchico".

Questo "Rovelli indicò poi la pista anarchica seguita dopo piazza Fontana".Sismi, Usa e Ordine NuovoLe "strutture del Sismi rispondono a dettami Usa", così la fonte Carlo Digilio, infiltrato in Ordine Nuovo "passa informazioni sull'evoluzione della struttura Ordine Nuovo" composta da militari e civili a due ufficiali del servizio d'informazione Nato nordeuropeo che aveva postazioni Italia, e che "non impediva azioni criminose".Mastelloni conclude che "Era paradossalmente tutto legale", di fronte alla situazione internazionale determinata dalla Guerra Fredda, e in questo senso "è erroneo il parlare di Stato parallelo".Piazza Fontana e dopo"Il 12 dicembre 1969 -ricorda Fabio Mussi - ero a Pisa con D'Alema.

Dal partito arrivò l'allarme perché era successo qualcosa di enorme".

Il Pci, secondo Mussi, "capì immediatamente che si apriva un capitolo nuovo e che c'era una strategia, e la risposta è stata politica e fortissima per tenere unito l'universo democratico e mobilitare operai e popolo".Meno fulminea la reazione nel "comprendere che stava crescendo il terrorismo rosso e le Br".

Mussi ricorda "di essere stato il primo ad aver usato su Rinascita l'espressione 'il partito armato', perché prima si è pensato che si trattasse solo di azioni di destre fasciste".In Italia negli anni 70 è successo "qualcosa di più grosso che non è successo nemmeno nella Germania del Muro, essa ha vissuto nella costanza della minaccia golpista".

Secondo quanto riferisce il libro di Cipriani anche "la violenza mafiosa non è stata solo criminale, la mafia è stata anche uno dei soggetti politici che hanno tentato di esercitare il controllo diretto sulla spesa pubblica, e le decine di migliaia morti di mafia" si inseriscono nello stesso contesto politico.Il ruolo del PciMussi ribadisce che "Negli anni 70-80 il Pci riuscì a unificare il fronte democratico e a respingere l'assalto terroristico e stragistico, non senza morti e feriti"."Dobbiamo parlare al passato?" si chiede Mussi, che relativamente agli aventi del 20 e 21 luglio 200,1 in occasione delle manifestazioni di contestazione al G8 chiede ancora: "Chi erano i Black Block? Quale era la decisione a catena alla Caserma Bolzaneto, e era vera la voce che si è fatto scappare Scajola sull'ordine di sparare?""L'Apparato"Gianni Minà si dice convinto che "l'apparato che ha permesso l'annientamento dell'America Latina, quello delle multinazionali, e che continua a spolpare questi paesi" ha addestrato "tutti i dittatori che hanno imperversato in quei luoghi e che erano militari istruiti alla Escuela de las Americas in Panama, o a Fort Benning negli Usa, dove hanno imparato la lezione e l'hanno messa in pratica".

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