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Il rappresentante del Governo italiano ammette l'esistenza di punti di debolezza nella sua posizione.
E spiega che in caso di accoglimento del ricorso di Sofri, Bompressi e Pietrostefani, si porrà il problema delle misure di carattere individuale volte ad eliminare le conseguenze di un ingiusto processo Strasburgo, 5 marzo 2003 - Per l'avvocato dello Stato, Francesco Crisafulli, che rappresenta l'Italia nel procedimento istruito da Adriano Sofri, Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani, alcune violazioni denunciate dai ricorrenti «potrebbero diventare oggetto di censura soltanto se ci si … mettesse in un'ottica che vuole che ci sia stato un dolo da qualche parte, che ci sia stato un comportamento volutamente scorretto».
Crisafulli ammette però l'esistenza di punti di debolezza nella posizione della difesa di fronte alla Corte di Starsburgo.
In particolare in riferimento alla dispersione delle prove.
«Effettivamente - osserva Crisafulli - le stesse sentenze dei giudici nazionali hanno stigmatizzato il fatto, riconoscendo che era riprovevole.
Questo non necessariamente comporta una violazione della Convenzione, però il punto che a me sembra meno forte è questo».
L'avvocato dello Stato chiarisce anche la questione degli effetti pratici di una eventuale sentenza di accoglimento del ricorso.
«In primo luogo, se la difesa lo richiede e se la Corte lo concede, il Governo dovrebbe pagare ai ricorrenti una così detta «equa soddisfazione», cioé una somma di denaro che compensa quella parte di violazione a cui non si potrà più, per ragioni fisiologiche, porre rimedio».
In ogni modo - continua Crisafulli - «la sentenza verrà trasmessa al Comitato dei ministri che controlla l'esecuzione delle sentenze della Corte e si porrà il problema delle misure di carattere individuale certamente volte ad eliminare le conseguenze tuttora perduranti della violazione».
«A questo punto si porrà il problema - e ci sono dei progetti in corso - di consentire la revisione del processo quando la Corte europea afferma che il primo processo si è svolto in violazione dei diritti della difesa».
«In questo caso particolare - commenta l'avvocato dello Stato - sarebbe un po' paradossale perché qui la revisione c'è stata, quindi ci sarebbe una seconda revisione.
Però - conclude - il principio potrebbe valere anche per questo caso qui».
E spiega che in caso di accoglimento del ricorso di Sofri, Bompressi e Pietrostefani, si porrà il problema delle misure di carattere individuale volte ad eliminare le conseguenze di un ingiusto processo Strasburgo, 5 marzo 2003 - Per l'avvocato dello Stato, Francesco Crisafulli, che rappresenta l'Italia nel procedimento istruito da Adriano Sofri, Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani, alcune violazioni denunciate dai ricorrenti «potrebbero diventare oggetto di censura soltanto se ci si … mettesse in un'ottica che vuole che ci sia stato un dolo da qualche parte, che ci sia stato un comportamento volutamente scorretto».
Crisafulli ammette però l'esistenza di punti di debolezza nella posizione della difesa di fronte alla Corte di Starsburgo.
In particolare in riferimento alla dispersione delle prove.
«Effettivamente - osserva Crisafulli - le stesse sentenze dei giudici nazionali hanno stigmatizzato il fatto, riconoscendo che era riprovevole.
Questo non necessariamente comporta una violazione della Convenzione, però il punto che a me sembra meno forte è questo».
L'avvocato dello Stato chiarisce anche la questione degli effetti pratici di una eventuale sentenza di accoglimento del ricorso.
«In primo luogo, se la difesa lo richiede e se la Corte lo concede, il Governo dovrebbe pagare ai ricorrenti una così detta «equa soddisfazione», cioé una somma di denaro che compensa quella parte di violazione a cui non si potrà più, per ragioni fisiologiche, porre rimedio».
In ogni modo - continua Crisafulli - «la sentenza verrà trasmessa al Comitato dei ministri che controlla l'esecuzione delle sentenze della Corte e si porrà il problema delle misure di carattere individuale certamente volte ad eliminare le conseguenze tuttora perduranti della violazione».
«A questo punto si porrà il problema - e ci sono dei progetti in corso - di consentire la revisione del processo quando la Corte europea afferma che il primo processo si è svolto in violazione dei diritti della difesa».
«In questo caso particolare - commenta l'avvocato dello Stato - sarebbe un po' paradossale perché qui la revisione c'è stata, quindi ci sarebbe una seconda revisione.
Però - conclude - il principio potrebbe valere anche per questo caso qui».
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